giovedì 2 giugno 2011

Salto nel buio

Calotta polare, sommergibile nucleare “Roma”, 1 giugno 2025, ore 11,00.

Il sommergibile nucleare “Roma” si trovava in immersione sotto la calotta polare a trecento metri di profondità, procedeva nel più assoluto silenzio a trenta nodi guidato dall’infallibile sistema di navigazione gestito dai computer di bordo. In camera di manovra, trovandosi in una esercitazione a carattere esclusivamente scientifico e non militare e non essendo dunque necessario rispettare la consegna del silenzio, il lavoro del personale veniva accompagnato ed allietato dal sottofondo musicale delle note della quinta sinfonia di Beethoven…..tutto si svolgeva come da copione, tutti gli apparati di bordo funzionavano regolarmente e l’atmosfera che si percepiva era di estrema rilassatezza. Il Comandante Antinori stava sorseggiando una tazza di caffè scambiando quattro chiacchiere con il suo secondo Ufficiale il Comandante Vittori: gli argomenti di conversazione erano sempre gli stessi nel piccolo mondo chiuso del sommergibile…..la casa, i figli, le vacanze, il campionato di calcio. Ognuno di loro sapeva tutto di tutti…..erano a forza di navigare assieme, diventati come una grande famiglia ed il loro legame era stato ulteriormente rafforzato dall’incredibile avventura che avevano vissuto assieme, un paio di anni prima. Il sistema del doppio equipaggio adottato dalla Marina Statunitense per garantire un equipaggio sempre “fresco” ai loro sommergibili, in Italia non era mai stato adottato…..il “Roma” apparteneva ad un solo ed unico gruppo di uomini che lo curava e coccolava come una creatura propria. Quando l’equipaggio riposava in porto….lo faceva anche il battello che per l’occasione veniva manutenzionato e rimesso a punto. Nei due anni appena trascorsi, la situazione nel Mediterraneo non si era affatto calmata: l’integralismo islamico continuava purtroppo a fare proseliti, soprattutto tra i diseredati del terzo mondo e gli attentati terroristici non avevano ormai più fine. L’unico fattore, dopo l’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran, che fino a quel momento aveva tenuto i paesi mussulmani a freno dallo scatenare una guerra apocalittica contro l’Occidente, era la costante presenza ammonitrice del Roma nei pressi delle loro coste. Un mese prima al sommergibile italiano se ne erano finalmente affiancati altri due che avevano completato così, la nuova classe di sommergibili nucleari in dotazione alla Marina Italiana. Si era trattato di realizzare una impresa titanica……le risorse economiche di una nazione come l’Italia erano da sempre limitate e non potevano certo competere, non solo con quelle degli Stati Uniti ma, anche con quelle di Francia ed Inghilterra. Eppure la realizzazione della “forza subacquea strategica”, composta appunto dai tre sommergibili nucleari, era diventata una necessità prioritaria soprattutto dopo il totale disimpegno americano dal Mediterraneo. Il” Roma”, per l’occasione, era stato sostituito nei suoi giri di ronda nel Mediterraneo dai due battelli gemelli ed era stato inviato in una crociera, a carattere questa volta prettamente scientifico, nelle profondità del Polo Nord.
Nulla a bordo lasciava presagire quanto sarebbe accaduto di terribile nelle prossime ore, tutto il personale in camera di manovra stava svolgendo le consuete attività con grande concentrazione ma anche con la massima calma e tranquillità. Ad un certo punto il Capo Frinolli, responsabile delle comunicazioni di bordo, portò al Comandante un messaggio “riservatissimo”, indirizzato solo a lui. Era questa una prassi normalissima….erano in missione di addestramento e oltre alla loro missione scientifica, era previsto un certo numero di esercitazioni tattiche. Ma leggendo le prime righe del testo, Antinori, sbiancando in volto, si rese conto subito che purtroppo non si trattava questa volta, dell’ordine di effettuare una delle tante esercitazioni di routine in programma….. la situazione internazionale in bilico da tanto tempo su di un precario equilibrio basato sul terrore, stava drammaticamente precipitando per colpa di qualche pazzo incosciente…L’Iran, dopo anni di esplicite minacce, aveva lanciato un improvviso folle attacco nucleare preventivo contro Israele cancellandolo in un attimo definitivamente dalla carta geografica, non prima però di essere a propria volta completamente distrutto, dalla immediata prevedibile e totale rappresaglia di Israele che, oltre all’Iran aveva, per essere sicuro di aver ottenuto una atroce e definitiva vendetta, cancellato ogni forma di vita in Palestina, in Libano, in Siria ed in Libia. Purtroppo prima di soccombere completamente, il Colonnello Gheddafi, in un accesso inconsulto d’ira e come supremo atto di sfida e disprezzo verso l’Occidente, aveva voluto distruggere il simbolo della odiata Cristianità e la città di Roma era stata vaporizzata da un missile nucleare a due testate, della cui esistenza nessuno aveva mai avuto sentore prima d’ora, lanciato da una segretissima base nascosta nel deserto. Anche Napoli aveva avuto la sua parte di distruzione….il Vesuvio, centrato in pieno da una delle due testate, era praticamente esploso distruggendo completamente in un inferno di lava radioattiva, la città Partenopea e mezza Campania. Il governo Italiano, anzi quel poco che ne era rimasto, non aveva avuto né tempo né modo di reagire….tutto era cominciato e finito nel giro di un’ora…..se Israele e le due città italiane non esistevano più…..nemmeno chi aveva scatenato tutto ciò era rimasto in vita…..non c’era più nessuno ormai con cui potersela prendere per vendicarsi e per rendere la pariglia, la tragedia era irrimediabilmente conclusa, almeno per ora. Intanto, con il diffondersi delle notizie di quanto era accaduto, l’odio tra religioni, che da sempre covava sotto la cenere, era fatalmente riesploso con la massima violenza…..i Serbi si erano scagliati per l’ennesima volta contro i mussulmani Croati e, cosa ancora più grave, in tutta la Russia una ininterrotta serie di terribili attentati provocati da Ceceni e Afgani avevano causato decine di migliaia di vittime in tutto il paese…..Mosca era stata completamente devastata, S Pietroburgo era ridotta ad un cumulo di rovine fumanti causato da una serie infinita di esplosioni devastanti. Il governo di Putin, accecato dalla rabbia, aveva reagito nel modo più tragicamente inconsulto e sbagliato, non trovando niente di meglio da fare, se non lanciare un attacco nucleare, che aveva si posto fine una volta per tutte alle diatribe con questi due popoli, ma che aveva anche scatenato le ire del vicino Pakistan che si vedeva minacciato dal pericolo della ricaduta radioattiva direttamente sul proprio suolo. Il Pakistan non potendo ovviamente attaccare la Russia….se l’era presa allora con la vicina India che plaudiva l’attacco russo…. ed i due paesi si erano praticamente distrutti vicendevolmente scaricandosi addosso tutto il loro notevole arsenale nucleare. L’ultima disgrazia si era verificata negli Stati Uniti, dove già da anni erano stati nascosti ordigni nucleari, trafugati a suo tempo dagli ex arsenali sovietici dai seguaci di Bin Laden….tali ordigni erano esplosi in concomitanza con il verificarsi della rappresaglia Israeliana, con il risultato di vedere distrutte le cinque principali città americane, una decina di dighe, tutte le principali raffinerie di petrolio e il governo al completo degli Stati Uniti. Ovviamente in tutto questo “bailamme”la Cina Popolare non poteva certo esimersi dall’approfittare della occasione per cercare di annettersi finalmente la riottosa provincia ribelle di Formosa…..con il risultato di vedersi piombare addosso una ventina di ordigni nucleari lanciati dall’isola contestata, prima di essere costretta a doverla “vaporizzare” con le proprie forze missilistiche
Poi, tutto si era concluso, almeno per il momento…..adesso il mondo attendeva con ansia ed angoscia le conseguenze sotto forma della temutissima ricaduta di scorie radioattive contro le quali non c’era purtroppo alcuna difesa. Questa era la situazione che era stata comunicata al “Roma”, al quale veniva ordinato di non muoversi per ora, dalla protezione naturale della banchisa polare. Mettere a parte il personale di quanto comunicato dall’Italia fu per Antinori una delle cose più difficili che avesse mai dovuto fare in vita sua….tutto sembrava irreale, impossibile….eppure era tutto tragicamente avvenuto. Bisognava adesso, aveva detto Vittori all’equipaggio in lacrime, mantenere la massima calma ed attendere gli sviluppi della situazione. Il pensiero di tutti era ovviamente rivolto a casa, alle famiglie, alle due città distrutte e all’incertezza del futuro. Avrebbero mai potuto tornare in Patria…. e se ciò fosse stato possibile, chi e cosa vi avrebbero trovato? Altri comunicati non ne erano più arrivati e loro erano rimasti acquattati in silenzio al sicuro, nel loro rifugio a trecento metri di profondità sotto i ghiacci ad attendere. Ci vollero tre giorni prima di poter sapere qualche cosa di più preciso su quanto era accaduto…..e su quanto sarebbe dovuto ancora succedere.

Calotta polare, sommergibile nucleare”Roma”,4 giugno 2025, ore 08,00

Il messaggio tanto atteso arrivò all’improvviso: era firmato dal nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina….e, stranamente controfirmato, dallo scienziato più in vista di tutta Italia: il Professor Zichichi. In tale messaggio si riassumevano dapprima gli avvenimenti che avevano causato morte e distruzione in tutto il mondo, per poi passare alle conseguenze che tali avvenimenti avrebbero provocato e alle tremende prospettive per il futuro. Se non si era certo trattato della tanto temuta guerra totale di tutti contro tutti, e la maggior parte degli armamenti di distruzione di massa erano rimasti per fortuna inattivi, si era però trattato ugualmente di una catastrofe a carattere globale. Tutto il Medio Oriente era svanito in una nuvola radioattiva che avrebbe ben presto intrapreso il suo tragico giro del mondo. Il destino di tutta l’Europa era irrimediabilmente segnato e nel giro di un mese o poco più ogni forma di vita sarebbe scomparsa senza scampo o eccezioni alcune dal Vecchio Continente…..L’Asia e l’Africa avrebbero subito il medesimo destino….anche se la ricaduta radioattiva, per il giro delle correnti e dei venti in alta quota li sarebbe stata senza dubbio minore, un’altra piaga ancora più terrificante avrebbe cancellato totalmente la popolazione li residente: un missile a testata convenzionale di Formosa, lanciato per disperazione contro la Cina Popolare, aveva infatti casualmente, scoperchiato il vaso di Pandora. Era stato colpito un sito segreto che produceva armi batteriologice con il risultato di scatenare un supervirus che immune a qualsiasi tipo di cura o vaccino, era destinato a rimanere come unica forma vivente in tutto il continente Afro Asiatico. Il resto del mondo era inevitabilmente piombato nel caos….l’economia mondiale era ovviamente crollata di colpo e si erano fatalmente instaurati conflitti locali ma violentissimi che avevano ancor più esasperato le tensioni e gli odi tra le varie razze e religioni. La ricaduta radioattiva originata dalle bombe esplose in Africa ed in Europa, sarebbe arrivata nelle Americhe parzialmente ridotta nella sua virulenza….ma avrebbe trovato al suo apparire solo macerie lacrime e distruzione. Zichichi asseriva che si sarebbe trattato della fine della civiltà come tale e, che nessuno poteva sapere che cosa sarebbe rimasto della vita che noi conoscevamo sulla terra.
All’Italia rimaneva si e no una settimana di vita e il “Roma” veniva lasciato libero di comportarsi come l’equipaggio avrebbe desiderato e deciso.

LaSpezia, 5 giugno 2025, ore 11,00.

Il giorno prima, in Italia la notizia della distruzione di Roma e Napoli era stata accolta da tutti con rabbia e sgomento prima e con un consapevole terrore subito dopo…..al dolore e alla rabbia per quanto era successo era subito seguito la paura per quanto sarebbe potuto accadere subito dopo. Si sapeva che non solo le due città italiane erano state colpite, la notizia della distruzione in un oceano di fuoco radioattivo di tutto il Medio Oriente, era di dominio pubblico e voci incontrollate riferivano di attacchi compiuti con armi di distruzione di massa un po’ in tutto il mondo. Ma quello che interessava direttamente il “Bel Paese” era il fatto che la nube radioattiva, proveniente dall’Africa, sarebbe stata spinta verso l’Italia entro un paio di giorni….e, sommandosi a quella che aveva distrutto Roma e Napoli, fatalmente, avrebbe provocato una fine rapida e ineluttabile per tutti. Era stato ritenuto inutile cercare di tenere nascosto il tutto alla popolazione, il panico non poteva essere evitato in nessun modo….era stato spiegato alla gente attraverso l’opera convincente di giornali, radio e televisione, che cercare di scappare sarebbe stato completamente inutile visto che la medesima sorte sarebbe toccata, nel giro di pochissimi giorni, non solo all’Italia …..ma anche a tutto il Vecchio Continente. Visto che il Governo italiano era stato cancellato insieme alla Capitale, la responsabilità di diffondere le notizie era stata presa dal Professor Zichichi che coadiuvato dal suo “staff” di esperti aveva fatto di tutto per rendere, se possibile, meno traumatico quanto poteva ancora essere fatto per la popolazione terrorizzata. A chi ne avesse fatto richiesta, sarebbe stato disponibile in tutte le farmacie una confezione di pillole….che avrebbero consentito a chi ne avesse fatto uso….una fine rapida ed indolore, senza dover passare attraverso alle sofferenze della morte per radiazioni L’unica speranza di salvezza sarebbe stata quella di imbarcare sulle navi tutta la gente possibile e emigrare verso una dubbia salvezza verso gli Stati Uniti ma il nuovo Presidente americano aveva detto chiaramente che la Nazione era stata anche troppo devastata e che, per garantire la propria sopravvivenza, non era in grado di accogliere assolutamente nessuno. Inoltre aveva aggiunto alla fine del suo proclama, le portaerei statunitensi avevano ricevuto l’ordine di impedire anche con la forza bruta a chiunque di avvicinarsi alle coste americane.

Mar Mediterraneo, sommergibile nucleare”Roma”, 15 giugno 2025, ore 07,30.

Dopo aver discusso la situazione, tutto l’equipaggio aveva deciso di cercare di recarsi verso il proprio porto di partenza, non nella vana speranza di poter salvare qualcuno o per una macabra visita ad una nazione ormai morta ma, per rendersi conto di persona quanto era realmente accaduto…..poi, accertatisi che “tutto era effettivamente finito”, si sarebbero diretti verso quello che rimaneva degli Stati Uniti o in Australia. Nel lungo viaggio di ritorno avevano visto spegnersi una ad una moltissime stazioni radio…..la RAI era svanita verso la mezzanotte del giorno 10 e al loro ingresso nel Mediterraneo si potevano ancora udire alcuni scarni comunicati di Radio Londra e poco altro. Avevano cercato di contattare le navi della Marina ma nessuno aveva loro risposto, nemmeno i due sommergibili gemelli. Erano riusciti a contattare invece un paio di sommergibili nucleari americani che vagavano senza meta incapaci di decidere sul da farsi. Uno di loro aveva infatti riferito, che un battello nucleare russo della classe “Tifone”, che loro come al solito stavano seguendo in una normale missione di routine, aveva lanciato all’improvviso, senza che nessuno potesse impedirlo, e senza alcun motivo plausibile, un attacco distruttivo totale verso quello che rimaneva degli Stati Uniti. Il battello americano in preda allo shok al vedere tutti i missili russi in volo, aveva perduto attimi preziosi prima di poter reagire…….e aveva rapidamente e definitivamente perduto il contatto dal “Tifone”…..era a tutti loro mancata all’improvviso qualsiasi capacità e volontà di reagire a quanto era accaduto: la loro nazione completamente distrutta, i loro cari svaniti in olocausto nucleare…… non c’era motivo di continuare a vivere ne di trovare conforto in una assurda vendetta. I marinai americani avevano concluso che oramai il mondo dell’uomo era irrimediabilmente destinato alla distruzione più completa e si erano rifiutati di contribuire alla distruzione, alle spese dell’incolpevole popolo russo, con l’arsenale nucleare a loro disposizione. Il Comandante americano aveva concluso la comunicazione con il “Roma” affermando che probabilmente, si sarebbero suicidati in mare con il loro mezzo sprofondando negli abissi. Era veramente la fine di tutto…..l’uomo era finalmente riuscito ad autodistruggersi. Anche l’opzione ventilata di cercare rifugio nell’emisfero australe era dunque da scartare…..la ricaduta della nuvola radioattiva scatenata dall’attacco multiplo dei missili russi……non lasciava ormai scampo a nessuno anche in quei luoghi dove non si erano verificate esplosioni di alcun tipo.
L’atmosfera a bordo era carica di disperazione, la disciplina rischiava di andare distrutta e con essa il battello. Questo il Comandante Antinori non voleva e non poteva permetterlo….ci doveva essere pure un modo per ridare conforto e speranza ai propri uomini…….certo, tutti avevano perso, lui compreso, le famiglie ma, non si poteva “tirare i remi in barca” e….lasciarsi morire. Gli Americani del sommergibile che avevano contattato, avevano riferito che non avevano più nessun motivo per vivere, certo anche il “Roma” si trovava in una situazione molto simile……ma una idea disperata stava sempre più prendendo forma nella testa dell’Ufficiale….… e se avessero tentato di ripetere il viaggio nel tempo che già avevano involontariamente intrapreso tre anni prima e avessero avuto la possibilità di ricominciare a vivere una nuova vita in un’altra epoca? Come avrebbero reagito i suoi uomini a tale proposta?

La Spezia, 18 giugno 2025, sommergibile nucleare “Roma”, ore 21,00.

Avevano parlato lungamente tutti assieme……Antinori aveva fatto nei dovuti modi ed usando tutte le risorse psicologiche di cui era dotato la sua proposta e, piano piano era riuscito a fare breccia nel cuore dei suoi uomini. Tutti erano ovviamente disperati per i lutti che avevano subito ma, si trattava di uomini eccezionali ed i più avevano reagito come il Comandante si era aspettato ed aveva sperato. Avevano deciso di comune accordo che prima di ogni altra cosa avrebbero eseguito, come deciso in precedenza, una sorte di pellegrinaggio nel loro porto di origine, tre uomini coperti da apposite tute antiradiazioni sarebbero scesi a terra per recarsi ad investigare e poi, dopo aver tenuto a bordo tutti assieme una mesta cerimonia funebre, sarebbero ripartiti per cercare di ripetere il viaggio che li aveva involontariamente coinvolti tre anni prima. Era implicito che se qualcuno si fosse sentito in dovere di “raggiungere” i propri cari sbarcando a La Spezia….nessuno avrebbe cercato di impedirglielo, ma il comandante sperava che i giorni necessari all’arrivo avrebbero fatto smaltire il momento di disperazione più intenso di chi soffriva di più.

La Spezia, 25 giugno 2025, sommergibile nucleare “Roma”, ore 08,00.

La città dal mare appariva intatta, le navi erano regolarmente attraccate ai loro ormeggi, il lungomare ed i palazzi che si affacciavano sul golfo avevano l’aspetto consueto…..pareva che nulla di inconsueto fosse mai accaduto. Ormeggiarono il battello al medesimo approdo da cui erano salpati e si prepararono a far sbarcare i tre componenti dell’equipaggio per l’esplorazione della città. Avevano aspettato ben sei giorni dopo il loro arrivo in porto prima di decidersi a compiere tale passo…..avevano voluto essere ben sicuri che in città non fosse rimasto vivo nessuno per non suscitare inutili e false speranze nella popolazione eventualmente ancora in vita. Nulla infatti avrebbero potuto fare per salvare qualcuno dalla letale malattia da radiazioni una volta che questa si fosse manifestata e nessuno avrebbero potuto portare a bordo per non contaminare l’ambiente.
A terra sarebbe sceso il dottore, Tenente di Vascello Fermi, il Comandante in seconda Vittori ed il capo di prima classe Zorzi esperto in elettronica. Tale scelta era apparsa subito “obbligata”, non solo per la specializzazione dei tre Ufficiali, ma sopratutto perché i tre nella città ligure non avevano alcuna persona cara. Era sbarcato anche il Tenente di Vascello Mora…..era l’unico dell’equipaggio a voler in qualche modo a tutti i costi “tornare a casa”. Mora abitava a Genova dove aveva la moglie appena sposata. Lui non accettava quanto era accaduto e voleva tornare a casa come se nulla fosse successo. Non aveva nemmeno voluto una tuta antiradiazioni che gli avrebbe consentito di sopravvivere qualche ora in più…..aveva calcolato assieme al medico di bordo che, con un tasso di radiazioni così elevato, sarebbe rimasto in buona salute per un paio di giorni al massimo, per poi ammalarsi e morire entro la fine della settimana. Gli era stato spiegato benissimo a cosa andasse incontro, ma lui non aveva voluto sentire ragioni…… andava bene così e così avrebbe fatto. Le tute antiradiazioni erano quanto di meglio si potesse desiderare…..comode leggerissime e con il casco dotato di filtri particolari che permettevano di respirare l’aria inquinata senza il peso dell’ingombro di bombole di ossigeno. L’autonomia di tali tute era di ventiquattro ore, dopo di cui i filtri avrebbero progressivamente perso la loro capacità di difendere l’organismo. Scesi a terra, lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fu una cosa allucinante……per le strade non c’era assolutamente nessuno, le auto ed i mezzi pubblici giacevano abbandonati per le strade e un silenzio irreale permeava il tutto Non c’era quasi nessun accenno di caos, ogni cosa sembrava essere al proprio posto consueto. La popolazione evidentemente, aveva scelto in gran parte, di morire in casa, nei propri letti….. vicino al parco, però ecco apparire i primo corpi contratti negli spasmi della morte. Nell’aria si diffondevano dagli altoparlanti del parco le note struggenti della “Pastorale” che avrebbero allietato i cittadini in un normale giornata di sole ma che suonavano adesso come una macabra marcia funebre. Ad un certo punto avevano colto un altro suono di musica che proveniva da una macchina parcheggiata vicino al marciapiede…..avvicinatisi con circospezione videro due giovani immobili che avevano scelto di morire assieme abbracciati…..Vittori si avvicinò e provò a cambiare stazione per vedere se riusciva a captare qualcuno ancora in grado di trasmettere…..ma trovò solo un tragico silenzio. La stazione che prima di morire i due ragazzi stavano ascoltando, trasmetteva ovviamente solo musica in automatico e si sarebbe spenta solo con l’inevitabile prossima ed inevitabile interruzione dell’energia elettrica. La meta dei tre esploratori era il centro della città, per fare prima salirono a bordo di una Fiat “Tipo” ed arrivarono in un lampo accanto alla sede della “Banca Intesa”. Decisero di entrare come guidati da una forza invisibile e, si ritrovarono nei pressi del “Caveau” chiuso ermeticamente. Tutto appariva al proprio posto…..le mazzette di denaro riposavano come di consueto nei cassetti dei vari sportelli, l’orologio digitale a cifre rosse segnava l’inesorabile trascorrere del tempo, i moduli erano riposti con il consueto ordine nei loro raccoglitori, il soffuso ronzio dell’aria condizionata, rendeva l’ambiente fresco e asciutto…..sembrava che la banca stesse aspettando solo l’arrivo dei suoi impiegati per cominciare la consueta giornata lavorativa. Sulla porta metallica che dava accesso al sotterraneo dove erano custodite le cassette di sicurezza dei clienti, troneggiava però incredibilmente, uno strano cartello con delle scritte in stampatello a caratteri cubitali che dicevano testualmente:”Siamo cinque impiegate….ci siamo rinchiuse qui dentro con viveri e acqua per un mese nella speranza che qualcuno possa trovarci e trarci in salvo. Un nostro amico, professore di fisica asserisce che qui dentro siamo al sicuro dalle radiazioni. AIUTATECI!!!!”. Accanto al cartello in una busta gialla, c’erano le istruzioni per l’apertura della porta metallica con la giusta combinazione. Era incredibile….sembrava proprio che avessero trovato dei superstiti…..il dottore confermò a Vittori che le donne, che si erano rinchiuse sotto terra, protette da uno spessore di metallo, tra cui figurava anche il piombo, erano senza dubbio, se non avevano ancora consumato tutto l’ossigeno a disposizione, vive ed in buona salute e che si doveva assolutamente trovare un modo per tirarle fuori di li e portarle a bordo. L’unico sistema era quello di andare a prendere altre cinque tute antiradiazioni, aprire il caveau e farle indossare rapidamente alle donne per poi portarle il più presto possibile, in salvo a bordo del sommergibile.
La manovra durò in tutto un paio di ore…..il caveau fu aperto con mille accortezze e grande fu la gioia di vedere il sollievo negli occhi delle cinque impiegate. In un attimo furono aiutate ad indossare le tute e subito dopo iniziò il viaggio di ritorno attraverso la città che pareva addormentata dall’incantesimo di un mago malvagio. A bordo scoppiò un entusiasmo da stadio…..l’incredibile si era verificato, ed erano riusciti con il loro intervento, a salvare delle persone….per un attimo tutti si dimenticarono di tutto quanto avevano dovuto subire negli ultimi giorni e si dedicarono a far ambientare le donne nel miglior modo possibile. Vittoria, Anna, Marta e Bruna avevano tutte una trentina d’anni ed erano tra l’altro molto carine, Paola invece, direttrice della banca, aveva il classico aspetto di una placida nonnina.
La sera venne il momento della cerimonia commemorativa di addio. La decisione che avevano preso tutti insieme già da giorni era quella di tentare tutto quanto era nelle loro possibilità, per cercare di avere un futuro in un’altra dimensione dello spazio/tempo…..se però non fossero riusciti nell’intento, all’esaurimento dei viveri, essendo ormai tutto il pianeta infetto o contaminato, sarebbero stati costretti a tornare a La Spezia….per morire di fame nella stessa città dove si erano spenti i loro cari. Forse, come ultima risorsa possibile, si sarebbe tentato un ultimo disperato viaggio verso le propaggini più distanti dell’emisfero australe alla ricerca di una zona non contaminata….ma non tutti erano d’accordo, per cui si sarebbe visto in seguito che cosa fare. Le note del coro del “Nabucco” di Verdi si erano appena spente al termine del suffragio funebre, che Antinori tra le lacrime dette il comando:” Tutti ai propri posti… Pari avanti mezza, rotta 0.20 “. Mora intanto non aveva avuto difficoltà nel trovare una macchina abbandonata sul ciglio della strada e in un paio d’ore era arrivato vicino alla sua villetta. Si sentiva per adesso ancora benissimo, il sole splendeva alto nel cielo e tutto sembrava essere al proprio posto come di consueto. Mora abitava in mezzo ai campi isolato dalla confusione del traffico della città, alle pendici di una collina. In città ovviamente era stato testimone di scene strazianti e del dolore che aveva colpito tutti……cadaveri ovunque, incendi incontrollati, saccheggi e distruzioni perpetrati da chi negli ultimi giorni aveva perduto la testa. Ma li, in mezzo alla natura tutto appariva come al solito…..sembrava che il tempo si fosse fermato al momento della partenza del marinaio avvenuta un mese prima. Era così che Mora voleva vedere il suo piccolo mondo…..non pensava nemmeno più di entrare in casa e di scoprire l’inevitabile…..adesso, che cominciava ben prima del previsto ad essere assalito dalla nausea e dai primi crampi, si sarebbe disteso sull’erba tagliata da poco del giardino di casa, come era solito fare nei pomeriggi d’estate…..e li avrebbe atteso che la pillola che stava per ingoiare, lo avesse aiutato a raggiungere la giovane moglie che “dormiva” nel suo letto a pochi metri di distanza……e tutto sarebbe finalmente tornato come sempre….come doveva essere ma questa volta per l’eternità.

Mar di Sardegna, sommergibile nucleare “Roma”, ore 20,30.

Erano passati poco meno tre anni dalla loro avventura attraverso il tempo…..il “Roma” sapeva cosa cercare ma non quello che avrebbe potuto trovare. Il gorgo che gli aveva catapultati nel passato era ancora li e soprattutto avrebbe avuto il medesimo effetto della volta precedente? O dovevano forse cercare quella misteriosa caverna che era misteriosamente scomparsa con il loro ricomparire negli anni duemila? L’unica speranza era quella di verificare sul posto e sperare di avere una adeguata risposta alle loro esigenze. Mano a mano che il sommergibile si avvicinava alla costa africana il grado di radioattività aumentava in maniera esponenziale. Il battello non aveva alcun problema a navigare in emersione essendo schermato per resistere a radiazioni di un livello ancora più elevato di quelle presenti in quei giorni disperati nell’atmosfera, ma era venuto finalmente il momento di immergersi per dare la caccia a quanto speravano di trovare. Se per l’equipaggio il viaggiare sotto il livello del mare non costituiva certo un problema ma la quotidiana normalità, per le cinque donne invece la preoccupazione, mista alla paura, faceva capolino in modo piuttosto evidente ma, Paola, forte dell’esperienza maturata negli anni, affermò a voce alta parlando un po’ per tutte, che se erano sopravvissute a tutti i propri concittadini vivendo per giorni accampate nello spazio ristretto di un caveau, non erano certamente destinate a morire per una semplice immersione fatta a bordo di un mezzo tanto moderno e sicuro! Ovviamente, tale ragionamento non faceva una grinza e….le quattro “giovincelle” almeno in apparenza sembrarono rasserenarsi alquanto.
In quei giorni maledetti, in cui il mondo sembrava impazzito, la prudenza non era mai troppa…..se nella crociera di tre anni prima il viaggio fino al mar di Sardegna era stato di pura routine, questa volta il “Roma” procedeva invece con l’equipaggio ai posti di combattimento……la camera di manovra era illuminata solo dalle luci rosse che facevano risaltare ancora di più le lampadine multicolori degli strumenti e dei computer di bordo. In immersione, a trecento metri di profondità, il battello poteva essere forse individuato, con molta fortuna, solo dai sommergibili nucleari Americani o dai “gemelli” del sommergibile italiano……ma la prudenza non era mai troppa e bisognava stare attenti a tutto. I sonar veniva adoperato in “modalità passiva” ascoltando cioè il più attentamente possibile ogni rumore che si poteva intercettare dalle profondità del mare. Ad Antinori continuava a venire in mente il comandante del “Tifone” russo che aveva qualche giorno prima lanciato tutti i suoi missili contro gli Stati Uniti senza alcuna ragione plausibile e che in teoria poteva ancora navigare nei paraggi.
Con questo ultimo attacco devastante quanto immotivato, anche la speranza che per lo meno il Nuovo Continente avesse per lo meno in parte potuto salvarsi, era completamente svanita…….tra il virus che stava distruggendo ogni forma di vita in Africa ed in Asia, e la ricaduta di radiazioni che stava distruggendo tutto il resto, la terra nel giro di pochissimo tempo sarebbe diventata uno squallido deserto senza possibilità di vita per il genere umano. Il Comandante del “Roma” si rese conto all’improvviso con grandissima angoscia, che, a parte qualche ipotetica nave in giro come loro per gli oceani, loro erano gli ultimi esseri viventi destinati a rimanere provvisoriamente in vita sul pianeta. Se non fossero riusciti a “scappare” alla distruzione, sarebbero presto morti per fame una volta esauriti i viveri di bordo o per radiazioni se avessero consumato cibo contaminato e, se fossero riusciti nel disperato tentativo di “emigrare in un’altra dimensione”, la loro terra, quella dove erano nati e vissuti fino ad allora, sarebbe comunque diventata come una casa abbandonata per sempre da tutti gli inquilini. Negli ultimi giorni avevano ripreso i tentativi di contattare i due battelli della loro stessa classe….ma non avevano mai avuto alcuna risposta. Cosa potesse essere loro accaduto era un mistero…..probabilmente erano stati coinvolti e distrutti dalla serie di esplosioni nucleari che avevano investito la Libia presso le cui coste i due sommergibili stavano facendo la ronda.
Finalmente il “Roma” arrivò presso la zona del mare che stavano cercando con prevedibile ansia……tutti gli strumenti di rilevazione erano in funzione…..erano completamente soli….loro ed il mare: il sonar passivo non stava rilevando nulla di anormale ma nemmeno la tanto attesa turbolenza pareva essere più presente. Pareva che del vortice che gli aveva colpiti tre anni prima non ci fosse più alcuna traccia. In camera di manovra la tensione era palpabile e, per l’occasione al suo interno erano state ammesse pure le donne. Non si trattava più di cercare la salvezza per l’equipaggio di un sottomarino…….ma di cercare di salvare la vita agli ultimi rappresentanti del genere umano! All’improvviso dalla sala sonar arrivò un concitato allarme: dalle profondità del mare era stato localizzato un bersaglio in rapido avvicinamento. Il sonar passivo aveva subito identificato il battello ….si trattava di uno dei pericolosissimi ed estremamente silenziosi sommergibili killer libici a propulsione Diesel/elettrica, dotati di missili che tanto avevano spaventato l’Occidente alcuni anni prima. La prima reazione di Antinori fu quella di mettere il “Roma”, che di sicuro era stato individuato, al massimo della velocità, certo che sarebbero stati attaccati dai Libici. Il reattore del “Roma” fu portato al centodieci per cento della potenza ed il sommergibile cominciò a filare a quarantatotto nodi. Intanto una coppia di siluri autocercanti era fuoriuscita dal sommergibile di Gheddafi e si dirigeva velocemente verso il “Roma” I nuovi siluri giapponesi acquistati dalla Libia, erano capaci di una velocità di oltre sessanta nodi e la loro distanza stimata dal sommergibile Italiano era di non più di dieci miglia nautiche. La situazione era molto grave….se non fossero stati in grado di seminare i due siluri il “Roma” non avrebbe avuto scampo. La reazione di Antinori fu per fortuna fulminea…… per prima cosa lanciò immediatamente a sua volta una coppia di siluri filoguidati verso il nemico, portò poi il suo battello ancora più in profondità sotto uno strato protettivo di acqua a temperatura più fredda e lanciò fuori bordo due “falsi bersagli” che cominciarono subito ad emettere impulsi che imitavano perfettamente il rumore prodotto dal “Roma”. Raggiunti i seicento metri di profondità, quando i siluri erano a non più di due miglia di distanza, il “Roma”sempre alla massima velocità cominciò di colpo una violentissima e repentina risalita di emergenza verso la superficie…..intanto i due siluri libici sempre più vicini ma disorientati dalla differenza di temperatura dell’acqua dove il “Roma” si era provvisoriamente nascosto, e poi dalla rapidissima risalita del battello italiano, si erano avventati contro i “falsi bersagli” lanciati da Antinori ed erano esplosi, convinti di aver raggiunto il loro scopo, lontani dal loro vero obbiettivo, mentre i due ordigni messi in acqua dal “Roma” si stavano fatalmente ed inesorabilmente dirigendo verso il battello libico. Fu questione di un attimo……una esplosione violentissima seguita da un rumore di paratie metalliche che cedevano alla pressione dell’acqua……tutto era finito….il sommergibile nemico non esisteva più.
Era andata veramente bene……era la prima volta che dopo la seconda guerra mondiale un sommergibile italiano era stato impiegato in battaglia. Tutti si erano resi conto con orrore che per salvare loro stessi, erano stati costretti ad uccidere degli altri esseri umani…..,come se negli ultimi giorni non ne fossero già morti abbastanza. Le donne soprattutto apparivano sconvolte, anche se si rendevano benissimo conto che non c’era stata nessuna altra soluzione se non quella di difendersi per poter restare in vita loro stessi. Erano stati loro, in definitiva, ad essere attaccati senza alcun motivo…..e non c’era stato niente altro da fare se non lanciare a propria volta i siluri. Intanto la calma era tornata in camera di manovra, Vittori, controllando le letture degli strumenti, si era reso conto intanto, che solo uno dei siluri libici era esploso contro i “falsi bersagli” lanciati dal “Roma”, mentre l’altro aveva indirizzato la sua carica di morte, sfiorando il “Roma” contro le pareti rocciose di una montagna sottomarina che si trovava a tribordo del loro battello. Controllando bene si vedeva adesso, nei pressi di dove la roccia era stata colpita dall’esplosione, una strana perturbazione che assomigliava moltissimo a quella che li aveva colpiti tre anni prima e che si stava ingrandendo sempre più e dirigendo verso di loro a velocità crescente. Come la volta precedente, non ci fu ne tempo ne modo per reagire…. tutti si aggrapparono ai sostegni più vicini per la paura di una qualche sorta di urto…..ma ancora una volta, nulla sembrò accadere. Usciti dal vortice, Antinori portò immediatamente il “Roma” verso la luce della superficie……l’allerta era stata portata al massimo livello….nessuno aveva la più pallida idea di dove si potessero mai trovare e in cosa si sarebbero potuto imbattere, posto che qualche cosa fosse di nuovo veramente accaduto. Nessuno di loro sapeva che cosa ci si dovesse aspettare. Quando furono emersi a profondità di periscopio, per prima cosa, in un silenzio carico di tensione spasmodica, venne registrato il livello delle letali radiazioni…..se fossero risultate ancora presenti, voleva dire che non si erano mossi dal loro universo e che avrebbero dovuto ricominciare a cercare da capo la sospirata via di uscita.
Il contatore Gaigher però restava muto……invece di finire come prima di immergersi quasi fuori scala, la lancetta dello strumento non si muoveva per nulla. Non restava altro da fare che…..accendere in ricezione l’apparato radio di bordo e….stare ad ascoltare e sperare in bene…...ECCO….. la ben nota ai più anziani voce di Enrico Ameri stava tuonando entusiasta per descrivere il gol del due a zero di Marco Tardelli appena rifilato alla Germania………il “Roma” era stato catapultato questa volta nel 1982…anno del “Mundial” di Spagna! Per avere conferma ed essere ben sicuri che non si trattasse di una trasmissione fatta da qualcuno per “ricordo celebrativo” di tale avvenimento, si misero in contatto con la Capitaneria di Porto più vicina, pensando che fosse quella di Cagliari, spacciandosi per una nave da diporto, con la scusa per farsi dare il “bollettino dei naviganti” relativo al giorno in cui si trovavano. A parte il fatto che a rispondere fu stranamente la Capitaneria di porto di Venezia…..vennero a sapere con il bollettino, che effettivamente, si trovavano a fine giugno del 1982. Sembrava proprio che ce l’avessero fatta!! Comunque fossero andate le cose d’ora in poi……avevano per lo meno assicurata la loro futura sopravvivenza……la sentenza di morte eseguita per tutta la popolazione mondiale….per loro era stata temporaneamente sospesa!
Il bello veniva adesso…….la volta precedente erano stati catapultati nel passato ed avevano trovato l’Italia in pieno ventennio Fascista e sapevano benissimo tutto dei fatti accaduti in quegli anni lontani…..ma adesso che tipo di mondo avrebbero mai trovato? Forse un mondo evolutosi dai cambiamenti che loro stessi avevano indotto e causato con la loro intromissione o, più semplicemente, il mondo del 1982 che avevano conosciuto anche alcuni di loro e nel quale erano vissuti…..o qualche cosa di diverso ancora? Intanto, facendo il punto, Vittori aveva sentenziato che non si trovavano affatto nei pressi della Sardegna ma, come nei casi precedenti, nel tratto di mare Adriatico al largo di Venezia. Alle sorprese di questo tipo, l’equipaggio ormai era abituato….il ritrovarsi all’improvviso presso la città Lagunare era ormai per loro diventata una costante. Adesso il passo successivo era quello di riuscire a capire in che razza di mondo fossero mai capitati. Si rendeva assolutamente indispensabile portare a bordo qualche cosa o qualcuno, dotato di una buona cultura ed intelligenza, che potesse metterli a parte di tutto ciò che era necessario sapere per poi poter fare i passi necessari per sperare di poter inserirsi nella loro nuova realtà. Riuscire a convincere qualcuno a recarsi a bordo del “Roma” senza dare nell’occhio, era una faccenda quanto mai complessa…..rapire qualcuno e imbarcarlo contro la sua volontà era una cosa troppo rischiosa…..il modo più semplice per riuscire a sapere quanto interessava loro, oltre ad ascoltare le trasmissioni radio e di guardare la televisione, era quello di scendere a terra ed acquistare una enciclopedia o un trattato di storia moderna che trattasse degli anni che andavano dal 1940 in poi. La persona più indicata a svolgere tale compito era proprio il Comandante che era nativo del posto e avrebbe saputo come muoversi con disinvoltura senza dare eccessivamente nell’occhio. Presa la decisione di sbarcare, Antinori portò il sommergibile in immersione verso il porto degli Alberoni, e superata la diga lo fece adagiare sul fondo in attesa proprio di fronte ad una vecchia draga in disuso.

Porto degli Alberoni,30 giugno 1982, ore 24,00, sommergibile “Roma”.

Verso la mezzanotte, approfittando delle tenebre, il sommergibile emerse solo con parte della torretta quel tanto che bastava per permettere ad Antinori di mettere il mare un gommone munito di motore fuoribordo e di imbarcarvisi per poi sparire nuovamente sotto la protezione e l’invisibilità dell’acqua. La notte era particolarmente scura, ma il Comandante essendo del posto, sapeva benissimo dove recarsi senza problemi per prendere terra; ormeggiò il gommone in un canale che conosceva come tranquillo ed isolato e, attendendo le prime luci dell’alba, cominciò a pensare a come fare per procurarsi il denaro necessario per acquistare quanto gli serviva giacchè negli anni ottanta imperava ancora la vecchia cara Lira e ……gli Euro che Antinori aveva in portafoglio…… erano ancora ben a di la da venire. Alla fine, gli venne in mente che il canale dove si era ormeggiato, si trovava vicino ad un bar dove lui da giovane era solito recarsi a prendere il gelato. Era stato per tutta l’infanzia, amico della figlia dei padroni e si ricordava che l’incasso della giornata veniva riposto e nascosto sotto una mattonella nel locale attiguo al bar vero e proprio, e che i soldi venivano versati in banca solo il lunedì mattina.
Verso le due, Antinori si incamminò verso la sua meta percorrendo la strada che costeggiava il parco dove da ragazzo aveva tanto giocato……tutto era perfettamente e incredibilmente identico a come se lo ricordava….anche se si trovava in una dimensione parallela alla sua, sembrava che, per il momento, nulla fosse diverso o cambiato. Per fortuna, arrivato alla sua meta, Antinori si rese conto che il lampione che avrebbe dovuto illuminare la zona era rotto ed il bar era avvolto nella più completa oscurità. Inoltre il bigliettino della vigilanza diceva che per quella notte il controllo era stato già effettuato…..per cui si poteva lavorare con la massima tranquillità. Dopo essersi guardato intorno con la massima circospezione, il Comandante raccolse da terra una grossa pietra e, avvoltala nella sua camicia che si era sfilata di dosso, facendo il minor rumore possibile, ruppe il vetro della porta di ingresso e riuscì ad entrare girando semplicemente la maniglia dall’interno con la massima facilità. Il locale era di quelli di una volta e non era certo dotato di un impianto di allarme. All’interno tutto era come nei suoi più vivi ricordi…..il grande biliardo, il pavimento non certo immacolato, il frigorifero con i gelati “Motta” e, soprattutto la famosa piastrella che celava quello di cui aveva bisogno. In quel bar il Comandante, ragazzino di dieci anni, aveva per la prima volta mangiato la famosa “Coppa del Nonno” al caffè che all’epoca costava ben “cento Lire”ed al ricordo gli vennero quasi le lacrime agli occhi…..cosa mai gli stava accadendo? Dove mai era andato a finire?…..si trovava in un improbabile passato, a trecento metri da quella che era stata per tanti anni la sua casa!…..Ma non si poteva indulgere in tali pensieri, non ora…..adesso c’era una missione da compiere ed il peso da portare sulle spalle della responsabilità della vita e del futuro di venticinque persone che dipendevano da lui. Nel giro di una mezz’ora Antinori era tornato a bordo del suo gommone con in tasca cinque banconote da centomila lire che……. portavano stampata bene in evidenza l’immagine di un serissimo Benito Mussolini…….un primo “tassello” sembrava dunque essere andato al proprio posto. La mattina, verso le otto, il Comandante si incamminò a piedi verso il centro del Lido, si fermò a fare colazione come aveva fatto tutti i giorni in un tempo ormai lontano, al “Belvedere” e si mise ad ascoltare con la massima attenzione i discorsi della gente cercando di carpire il più possibile di quanto veniva detto.….…naturalmente l’argomento principe era la vittoria dell’Italia del giorno prima ai mondiali di Spagna, tutti parlavano delle feste avvenute in tutta Italia, dei bagni nelle fontane e di tutti gli eccessi che la gente ubriaca di felicità si era concessa. Gli venne in mente la gioia che in un tempo lontano aveva coinvolto pure lui, si ricordò delle folli corse in moto lungo il Gran Viale vestito con una maglietta azzurra e con un enorme Tricolore tra le mani…..…..il rivivere tale situazione aveva un non so che di irreale. Ma la gente parlava anche di tante altre cose interessanti….c’era chi criticava il Federale di Venezia, per l’inopinato blocco dei lavori di dragaggio dei canali, e chi se la prendeva come al solito con il carovita. Uscito dal bar verso le nove, Antinori si recò nella libreria, che sapeva essere la più fornita dell’isola e acquistò quanto era necessario per sapere una volta per tutte, in quale mondo fossero mai finiti lui il sommergibile ed i suoi compagni.
La libreria si trovava proprio all’inizio di via “Martiri Fascisti”……una strada che Antinori aveva percorso una infinità di volte nella sua ormai lontana giovinezza. Cercò con la massima calma una panchina tranquilla…..sfogliò con la massima trepidazione il volume appena acquistato e aprì una finestra su di un mondo per lui nuovo e sconosciuto: Da quanto poteva riuscire a capire, la dimensione in cui erano capitati sembrava proprio quella da cui si erano congedati all’inizio degli anni quaranta. Morti improvvisamente tutti i principali gerarchi Nazisti, la Germania era stata costretta ad arrendersi: non era stata una resa facile da ottenere… dopo vari tira e molla la pace era finalmente tornata nel “vecchio continente”. La sconfitta questa volta fortunatamente non aveva lasciati i Tedeschi ridotti alla fame e con la propria nazione praticamente distrutta, come era accaduto nella dimensione da dove il “Roma” proveniva ma, si era riusciti ad ottenere una resa onorevole, basata sulla consapevolezza di un tragico errore commesso nel seguire un governo di “pazzi criminali” che per fortuna non esistevano più, resa che aveva comportato per il paese aggressore, solo il ritorno alle frontiere prebelliche accompagnato ovviamente da un adeguato pagamento e risarcimento a tutti quelli che avevano avuto da soffrire dal regime di Hitler. I Tedeschi erano stati costretti, prima di ogni altra cosa a restituire dignità, e ogni proprietà al popolo Ebraico, a smantellare ogni traccia e ricordo del vecchio regime, e ad allacciare rapporti cordiali con tutti i popoli confinanti…..fino a li erano tutte cose che l’equipaggio del “Roma” sapeva per averle vissute in prima persona prima della partenza. Il “nuovo” cominciava solo adesso: il problema di Danzica, che era stata la miccia che aveva fatto esplodere il conflitto, era stato risolto proprio dalla lungimiranza di Mussolini….. che aveva convinto i nuovi alleati Inglesi e Francesi ad istituire un referendum presso la popolazione locale….che ovviamente aveva subito espresso il desiderio di far parte della Germania. Si era cercato, così facendo, di non fare pesare ai Tedeschi l’umiliazione di essere stati sconfitti per nulla e si era cercato in tutti i modi di evitare di umiliarli davanti al mondo. Alla Polonia, che aveva sofferto pene indicibili, era stata ovviamente ridata subito la sua indipendenza e la si era ricompensata con piccole ma significative concessioni territoriali, ai danni della Germania, che controbilanciavano abbondantemente la rinuncia a Danzica e soprattutto con consistenti aiuti economici per favorire una rapida ricostruzione ed un grande sviluppo della Nazione. Mussolini aveva cercato di instillare nella mente di tutti i popoli, che era necessario cercare veramente di accontentare un po’ tutti senza scontentare in modo irreparabile nessuno….. per evitare di ripetere in futuro, i tragici errori fatti alla fine della Grande Guerra, errori che avevano favorito l’avvento del Nazismo con tutte le disastrose conseguenze che si erano di conseguenza scatenate. Con grandissima lungimiranza il Duce aveva fatto capire che per l’Europa doveva cessare l’epoca delle reciproche diatribe e che sarebbe stato necessario invece cercare, con il passare del tempo, di cominciare a pensare al Vecchio Continente come ad una “Casa Comune”. Nel 1982 di strada ne era stata fatta moltissima in questo verso e al momento in cui il “Roma” era ritornato per la sua seconda forzata visita, dopo l’abolizione di barriere doganali e dazi………già si stava per arrivare ad una unione monetaria tra i principali paesi dell’Europa. La situazione del Vecchio Continente era questa……..per l’Italia la situazione era la più rosea che ci si potesse attendere: Finita la rapidissima guerra con la Germania, Mussolini, che aveva confermato di essere veramente stato l’uomo “della Provvidenza”, era effettivamente diventato la personalità politica più influente d’Europa….a lui si dovevano ascrivere i cambiamenti che si erano verificati in positivo in tutto il Vecchio Continente. In Italia, il Duce aveva abbandonato definitivamente ogni acredine politica verso gli avversari “di sinistra” e piano piano il regime Fascista si era trasformato ed evoluto in un qualche cosa che assomigliava sempre di più ad un sistema democratico…..sempre dotato di una sua caratteristica ben precisa ma anche aperto a tutte le idee valide che potessero portare al progredire della nazione. Le risorse petrolifere della Libia erano state adeguatamente sfruttate e si era riusciti a fare di quel Paese, già diventata una regione d’Italia a tutti gli effetti, il giardino d’Europa, inserendo la sua popolazione a pieno titolo tra quella Italiana. Il Sud della penisola aveva visto il proseguimento delle grandi opere cominciate con la costruzione del l’Acquedotto Pugliese ed un grandioso piano di sviluppo, che aveva dato praticamente a tutti la possibilità di avere un lavoro, lo aveva reso fertile, tranquillo e produttivo. Napoletani, Pugliesi, Siciliani….tutti erano diventati finalmente degni di far parte di una grande nazione moderna e non erano stati più costretti ad emigrare all’estero o cercare salvezza nella delinquenza per sopravvivere con dignità. Le Colonie, che tanto avevano inorgoglito il vecchio regime Fascista, erano state progressivamente restituite alla sovranità delle loro popolazioni che, con massicci aiuti economici, erano state aiutate a gestire e a sfruttare in proprio quanto avevano di buono, mantenendo ovviamente l’Italia come partner economico preferenziale. Al ritiro del Duce dalla vita politica e successivamente alla sua morte, avvenuta nel 1970, l’Italia, del vecchio Fascismo aveva tenuto in piedi solo le tradizioni più radicate…. a scuola la nascita e lo sviluppo del “regime” venivano identificati ormai come il “Secondo Risorgimento”ma ormai il suo compito era esaurito e poteva con diritto entrare gloriosamente nella storia. La Nazione era diventata moderna, solida e rispettata nel mondo…….il Fascismo aveva assolto il suo compito e di Lui praticamente erano rimaste ormai solo alcune manifestazioni esteriori più importanti e ovviamente la struttura data in tanti anni allo Stato Corporativo…..c’erano ancora i Littoriali, l’Opera Nazionale Balilla, le associazioni dei Giovani Fascisti….ma il Saluto Romano e le Camicie nere venivano usate ormai solo nelle cerimonie celebrative a scopo commemorativo. Dopo la fine della guerra scatenata da Hitler, il Duce, dopo un’ultima Adunata Oceanica davanti al popolo festante….aveva per sempre rinunciato ai discorsi istrionici a cui aveva abituato gli Italiani e aveva parlato alla nazione solo dal suo seggio al Parlamento come Presidente del Consiglio dei Ministri.
Il resto del mondo era molto ma molto diverso da quello che il “Roma” aveva dovuto abbandonare…..il Giappone non era mai entrato in guerra con gli Stati Uniti ed era rimasto una nazione per moltissimi versi ancora misteriosa ed arretrata che aveva in parte mantenuto intatto il suo sistema feudale e la sua adorazione verso l’Imperatore, la Cina era rimasta divisa in stati e staterelli tranne la parte della Manciuria che il Giappone si era annesso……la Russia, era rimasta emarginata con il suo regime totalitario e senza la vittoria nella seconda guerra mondiale non si era mai tramutata nell’orso sovietico che tanta paura aveva fatto nella dimensione dalla quale il “Roma” era dovuto sfuggire. L’America non essendo entrata in guerra non aveva mai sviluppato una tecnologia “nucleare”…..la bomba era rimasta solo uno studio teorico e tutta la tecnologia a lei legata non era mai stata sviluppata al di la della teoria. Era si diventata un mostro economico con una enorme produzione industriale ma si era sempre tenuta un po’ al di fuori dalle faccende che non la coinvolgevano direttamente. In fine…..essendo per fortuna mancato l’Olocausto degli Ebrei……lo stato di Israele non era mai esistito ed il Medioriente era rimasto nelle mani degli Arabi ….che se lo disputavano tra di loro come al solito, con una serie infinita di guerre fratricide. Data la mancanza di un prolungato conflitto mondiale seguito da un periodo come la “Guerra fredda”, la tecnologia nel mondo ne aveva fatalmente risentito e sofferto……la lotta per prevalere nello spazio ed arrivare per primi sulla luna non c’era mai stata, ed anche l’avvento dell’era dei computer per tutti era ancora a di la da venire. In Europa, l’Inghilterra, unica nel Vecchio Continente, aveva scelto di continuare a tenersi ben stretta l’India e tutto il suo vastissimo impero coloniale…..la Francia si era ripresa rapidamente dalle ferite infertale da Hilter ad era diventata la “paladina” di una futura Unione Europea. La Spagna Franchista aveva rapidamente seguito le orme dell’Italia verso la strada della democrazia e della tolleranza e cercava, tutt’ora in ogni modo di far rimarginare le terribili ferite della guerra civile che l’aveva devastata. Era tutto sommato un mondo molto più tranquillo di quello a cui Antinori era abituato da sempre e forse anche un po’ monotono. La realtà era dunque questa….una realtà creata un po’ dall’intervento dell’equipaggio del sommergibile molti anni prima, dall’intelligenza e dalla lungimiranza di un uomo che aveva saputo cambiare gli ideali ed i sogni di un popolo salvandolo da un baratro che lui stesso stava per aprire….e naturalmente dal destino.
A forza di leggere il tempo era passato rapidamente…….Il Comandante non si era reso conto che aveva saltato il pasto e che si stava già facendo sera…..era necessario pensare di tornare a bordo. Però, per fare ciò, era necessario attendere l’arrivo delle tenebre e restava tutto il tempo per fare un ricco spuntino. Il ristorante “Da Ciccio” si trovava proprio presso il canale dove era ormeggiato il gommone, a poco più di un centinaio di metri dalla casa dove Antinori aveva vissuto per tanti anni.. Dopo cena era affiorato con una struggente insistenza, il desiderio di vedere il luogo dove aveva abitato e possibilmente i suoi genitori le sue sorelle e, perché no il se stesso di un’ altra dimensione. Era sicuro che nessuno potesse riconoscerlo….lui adesso era un uomo anziano, mentre il suo corrispondente aveva solo all’epoca ventinove anni. Il vedere ancora una volta i suoi genitori sarebbe per lui stata una cosa meravigliosa….per cui si incamminò verso la riviera prospiciente la laguna: ecco la chiesa, la casa dei Mangini sulla sinistra e più avanti a far angolo quella dei Zaninotto….ed ecco la laguna, calmissima in quella serata di prima estate. Camminare verso casa era per Antinori come tuffarsi nei suoi ricordi più intimi….gli sembrava di essere tornato il bambino di un tempo che tornava a casa dalla Chiesa dopo il “Fioretto”. Da quando si era trasferito a Treviso con la famiglia, in quel tratto di Lido non era più tornato e…..adesso ecco che si trovava di nuovo li…..immerso in un magico tuffo nel passato dove tutto era rimasto esattamente come nei suoi ricordi più vivi.. La casa della Cristina, quella della Sponza ed ecco apparire la sua…..le gambe quasi gli mancarono.....si appoggiò con voluta noncuranza all’acacia che cresceva accanto al cancello e fingendo di allacciarsi una scarpa spinse lo sguardo all’interno del giardino. Tutto era rimasto esattamente come se lo ricordava….la sua prima macchina parcheggiata davanti a casa lustra come al solito, le biciclette appoggiate al muro all’interno del giardino. Non volendo farsi notare, si spostò di qualche metro sull’erba al di la della strada e attese con pazienza con la speranza di poter vedere arrivare qualcuno. Ad un certo punto ecco spuntare dalla curva una coppia di persone che camminavano speditamente a braccetto…..con la testa che girava e le pulsazioni “a mille”si rese subito conto che si trattava proprio dei suoi genitori che tornavano dalla consueta passeggiata pomeridiana: era una faccenda molto diversa da vederli in fotografia o nei filmini fatti con la cinepresa…..adesso erano veramente li a pochi passi da lui e se avesse voluto avrebbe potuto abbracciarli ancora una volta……si sentì improvvisamente catapultato nel suo passato….per un magico istante il “Roma” ed il suo equipaggio non esistettero più e fu tentato, sentendosi ancora una volta per un attimo tornato bambino, di precipitarsi ad abbracciare quelle due persone assolutamente inconsapevoli della sua presenza. Ma l’attimo passò……Antinori si rese conto che non avrebbe saputo come giustificare loro il suo gesto e, pensò, che in fondo c’era tempo per tutto….e forse un giorno….chissà? Intanto la notte stava per dare il cambio alla sera ed era finalmente giunto il momento di rientrare a bordo. Per le undici, la missione era stata compiuta con successo e il Comandante poteva raccontare al suo equipaggio riunito il risultato della sua indagine. Ovviamente il piccolo mondo del sommergibile aveva già una vaga idea dell’epoca in cui erano piombati; durante l’assenza di Antinori tutti si erano ovviamente “attaccati” a radio e televisione e ascoltando le trasmissioni dell’”EIAR”…..più di qualche cosa avevano ovviamente capito. Ma adesso….avrebbero finalmente saputo dal loro Comandante qualche cosa di più preciso. Tra esposizione dei fatti, consultazione ancora più accurata del testo e discussione sul da farsi…..si fece mattina. Nessuna decisione venne presa, per il momento, sul loro futuro……bisognava “digerire” i nuovi dati acquisiti e vedere che cosa ciascuno di loro avrebbe voluto fare del loro avvenire e della loro esistenza. Era apparso subito evidente a tutti che se la prima volta erano piombati in un’epoca dove l’intervento del “Roma” era stato fondamentale e decisivo per la salvezza della loro Nazione, ora la presenza del sommergibile …..pareva non essere più di alcuna utilità. Il mondo, pur essendo ben lontano dall’essere un “paradiso terrestre”, non era fortunatamente per nulla soggetto alle spaventose tensioni della dimensione che avevano abbandonato, grandi guerre in corso per fortuna non ce n’erano e la presenza del “Roma” come deterrente per qualcosa o qualcuno, risultava per il momento, francamente “inutile”. Considerato tutto ciò, la priorità più importante era adesso il dover cercare di inserire ciascuno dei componenti l’equipaggio, nella realtà del nuovo mondo, affinché ciascuno di loro potesse riuscire nel difficile tentativo di cercare di farsi una nuova vita ed una nuova famiglia visto e considerato che questa volta la speranza di un ritorno a casa era purtroppo definitivamente tramontata.

Porto degli Alberoni, sommergibile nucleare “Roma”,10 luglio 1982, ore 23.

Finalmente l’ospite tanto atteso era arrivato…..il Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Casotti, stava salendo a bordo accolto con tutti gli onori. La settimana prima Antinori era riuscito con uno stratagemma a contattare l’alto Ufficiale sicuro che, almeno lui, fosse stato messo al corrente dai suoi predecessori, di quanto il sommergibile aveva fatto per l’Italia, tanti anni prima. Il segreto sull’esistenza del “Roma” e su tutto quanto era accaduto, di comune accordo era stato sempre mantenuto celato a tutti. All’Inghilterra, alla Francia e, più tardi agli altri paesi del mondo e limitatamente ai loro Capi di Stato, che a loro volta erano stati vincolati dal più stretto segreto, era stato spiegato alla fine della guerra, che l’Italia, nel 1939 , all’insaputa di tutti, era riuscita a dotarsi di “armi segrete” di una potenza inaudita, frutto dei progressi della tecnica degli scienziati Fascisti…….queste terribili armi, che avevano dimostrato al mondo tutta la loro sconfinata potenza, erano dopo la morte di Hitler, state immediatamente distrutte o riposte al sicuro e MAI sarebbero state più impiegate se non per qualche disperato motivo dettato solo ed esclusivamente per l’estrema difesa del sacro suolo della patria. MAI si sarebbe fatto uso o solo menzione della loro esistenza, per esercitare “pressioni psicologiche” o coercizioni presso altre nazioni per ottenere vantaggi di qualche tipo….sarebbe stato come se tali armi distruttive…..non fossero mai esistite prima. Ovviamente, nella realtà dei fatti. le armi del “Roma” se ne erano andate assieme al sommergibile alla sua partenza…..ma questa era stata l’unica spiegazione logica da dare a tutti gli intetressati sui fatti che avevano cambiato il destino del mondo quarant’anni prima. Naturalmente le altre nazioni avevano indagato con i loro Servizi Segreti per trovare una qualche conferma di quanto asserito dal Governo Italiano….la stampa e i “media” di tutta Europa avevano cercato a loro volta qualche risposta ai mille interrogativi che l’andamento di quella guerra rapidissima aveva scatenato, ma essendo veramente troppo poche le persone al corrente della verità…..nessuno era mai venuto a capo di niente ed il segreto era rimasto ben custodito. L’Ammiraglio Casotti, effettivamente, come attualmente solo altre due persone in Italia, conosceva nei minimi particolari, quanto era accaduto tanto tempo prima e rimase colpito ma non meravigliato, quando ricevette la comunicazione da parte di Antinori…..che era atteso al più presto a bordo del “Roma”. Il racconto che venne fatto all’Ammiraglio. sulla immensa disgrazia che aveva colpito la dimensione da cui tutte le persone davanti a lui provenivano, lasciò l’uomo sconvolto e addolorato…..sapere che miliardi di esseri umani avevano cessato di esistere in modo tanto atroce e che una civiltà tanto evoluta era riuscita nell’impresa di auto distruggersi, era una cosa spaventosa. Davanti a lui c’erano delle persone che avevano perso tutto….famiglie, casa, affetti, sogni e speranze……..persone che adesso stavano per chiedere a lui e all’Italia……aiuto e sostegno.
L’equipaggio, vista l’inutilità del sommergibile in un contesto storico in cui il mondo se la cavava benissimo da solo, chiedeva in pratica, solo di poter mettere “in naftalina” in un posto sicuro il battello e di essere aiutato con documenti, posto di lavoro e denaro….a cominciare una nuova esistenza. Tale decisione era stata presa il giorno prima da tutti quanti…..a bordo sarebbero rimasti soltanto in due che si rifiutavano di vivere in un mondo diverso da quello a cui erano da sempre stati abituati….il sommergibile per loro era non solo la “casa” ma, anche il cordone ombelicale che li legava al passato. Con loro due, che si sarebbero occupati a tempo pieno della manutenzione del “Roma”, sarebbe rimasta Paola, che non se la sentiva di affrontare alla sua età un mondo così diverso dal suo e che avrebbe fatto loro un po’ da mamma. Anche Anna sarebbe rimasta a bordo……era tra le ragazze la più “disinibita” e già più di una volta, di nascosto, aveva “allietato” con le proprie attenzioni parte dell’equipaggio……..se Paola avrebbe fatto da mamma …..Anna avrebbe senza alcun problema fatto un po’ da moglie a tutti e due!

Laguna di Venezia, isola “delle Vignole”, 30 agosto 1982, ore 18,00.

In poco più di un mese ogni cosa era stata concordata e risolta…..tutto il personale aveva avuto la possibilità di trovare una adeguata sistemazione ed una nuova identità e tutto era pronto perché ciascuno di loro potesse trovare inserimento nella nuova realtà. A tutti era stato tassativamente proibito, come unica limitazione, di cercare di contattare in qualsiasi modo le proprie famiglie di origine. A tutti era stato detto e spiegato dall’ammiraglio Casotti quanto inutile e pericoloso sarebbe stato per ognuno di loro, il cercare di vedere i loro cari, e soprattutto i loro “corrispondenti” nella nuova dimensione……ormai il dolore di aver perso la propria famiglia, l’avevano già provato in tutta la sua devastante intensità….era arrivato adesso, il momento di dimenticare e, soprattutto, di ricominciare….visto e considerato che non esistevano altre alternative. Il sommergibile, una notte, era stato portato presso le Vignole, un’isola della laguna poco frequentata, caratterizzata da un idroscalo abbandonato con fondale però sufficiente ad accogliere il “Roma” senza problemi, e abitata solo da alcune famiglie di contadini. Il “Roma” era arrivato nottetempo, era stato fatto immergere parzialmente tenendo fuori dall’acqua solo una piccola parte della torretta che era stata mimetizzata in modo adeguato. I due componenti l’equipaggio e le due donne, avrebbero vissuto a loro piacimento un po’ a bordo e un po’ nella palazzina dotata di tutti i confort situata li accanto. Avrebbero avuto a disposizione tutto il battello per loro, una comodissima sistemazione subito li accanto, campi da coltivare e tutto quanto potesse essere utile loro per condurre una esistenza il più possibile comoda e spensierata. I saluti tra chi partiva e chi restava furono carichi di sofferenza…..erano abituati da anni a vivere e pensare come un tutt’unico ed il doversi separare era estremamente doloroso.

Lido di Venezia,20 dicembre 1982, ore18,00, Riviera da Spira N°10.

Antinori si era sistemato in una palazzina unifamiliare presso il centro dell’isola del Lido. Essendo il più anziano del gruppo con i suoi sessantadue anni suonati, non aveva avuto necessità e voglia di cercarsi un lavoro. Oltre all’usufrutto della casa dove abitava, gli era stata concessa dallo Stato per vivere, una congrua”mazzetta” da generale in pensione, che gli permetteva di mantenere un tenore di vita più che accettabile. Era rimasto ovviamente in periodico”contatto radio” con il sommergibile, pronto a recarsi a bordo, se necessario, nel più breve tempo possibile. Ma tutto sembrava filare via liscio…….il menage a tre sul battello non dava problemi e tutti gli altri membri dell’equipaggio si dedicavano al lavoro che avevano trovato e a costruirsi le loro nuove famiglie. Vittori, per esempio, si era dedicato all’insegnamento, seguito a ruota da gli altri Ufficiali. Con le loro conoscenze tutti avrebbero potuto fattivamente contribuire allo sviluppo della tecnologia del pianeta. Il Comandante aveva passato moltissimo tempo a ripercorrere tutta l’Isola in bicicletta, metro per metro come faceva spessissimo da ragazzo…..aveva avuto la fortuna di ritrovare, dopo tanti anni di assenza, ogni cosa al suo posto, esattamente come se non si fosse mai allontanato da li…….non gli era toccato il dolore, come a tante altre persone che dopo tanti anni tornavano a rivedere dove erano nate e cresciute, ….di.restare con la drammatica delusione di trovare tutto cambiato e diverso dai propri ricordi! Lui era veramente tornato a casa…la sua vecchia casa.
Nonostante la proibizione di cercare di contattare le loro famiglie….sapeva per certo che sarebbe presto venuto il momento, almeno solo per lui, di infrangere tale proibizione. Sapeva di avere avuto dei genitori eccezionali, aperti e disponibili a riconoscere sempre e comunque la verità e sapeva inoltre di conoscere alla perfezione se stesso ed anche il se stesso di questa dimensione….e sapeva inoltre di non volere e di non potere assolutamente prenderne il posto. Per cui, aveva deciso, di andare a casa sua e di……..rendere nota la sua esistenza.
La mattina precedente aveva telefonato, e spacciandosi per un funzionario statale addetto al censimento che si stava effettivamente tenendo in quel periodo, aveva concordato un appuntamento per la sera seguente. Alle diciotto Antinori si era presentato puntualmente ed era stato fatto entrare in casa, in salotto. Salire le scale, entrare in casa, sentire la voce dei genitori, vederli…….era stato completamente sconvolgente…..nel suo vecchio mondo i suoi erano morti nel duemila…..e calcolando gli anni di vita che il Comandante aveva effettivamente trascorso……erano passati per lui ben sedici anni dal giorno che gli aveva perduti. Vedere l’Antinori di ventinove anni era stato un colpo ancora più violento. Non fu più capace di….tirarla in lungo…la testa gli girava e sentiva dentro di se un insieme di sensazioni sconvolgenti: i suoni e gli odori che non aveva mai dimenticato gli solletticavano i sensi ……la sua vecchia casa…..tutte le sue cose da ragazzo…..e tutto li perfettamente reale e a portata di mano….sembrava veramente di impazzire. Alla fine aveva chiesto di potersi sedere e pregando suo padre di ascoltare per favore in silenzio e di non interromperlo, cominciò a parlare e a raccontare tutto quanto era capitato a lui e al suo equipaggio negli ultimi anni……il primo viaggio nello spazio/tempo, la distruzione del proprio mondo e il ritorno nel secondo disperato viaggio. Non fu il tenore di quanto stava esponendo, ne la minuziosa dimostrazione della conoscenza di fatti familiari che solo lui poteva sapere, a convincere da subito gli sbalorditi genitori ed il suo giovane corrispondente……fu l’istintivo riconoscimento di tutti e tre che sentivano incredibilmente il comandante come parte di loro….una mamma, poi, riconosce il figlio in qualsiasi situazione ed in qualsiasi momento….sempre! Seguirono degli abbracci commoventi…..il miracolo di ritrovare i propri genitori dopo averli persi per sempre era incredibilmente avvenuto e le lacrime non si volevano più fermare.
Ovviamente la sua famiglia, come nessuno meglio di lui poteva sapere, aveva un suo ritmo di vita ed Antinori, da quel momento in poi, si limitò a fare delle visite saltuarie per non sconvolgere ulteriormente il menage familiare…..ma quei contatti che era riuscito ad allacciare erano stati per lui e per la sua famiglia, fonte di estrema gioia appagamento e soddisfazione. Parlare con i genitori e con il suo corrispondente…..quante cose di cui discutere….quanti avvenimenti del proprio mondo ormai scomparso da raccontare….!

Roma, sala della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 12 agosto 1992, ore 09,00.

La bomba era esplosa la sera prima……e la notizia aveva fatto rapidamente il giro del mondo….Dal nulla era comparso un misterioso sottomarino che aveva lanciato un unico ordigno, a scopo intimidatorio e dimostrativo, che aveva distrutto completamente la città di Londra. A questo tragico fatto era seguito l’ordine diffuso per radio e televisione, esteso a tutti i popoli della terra, di prepararsi a sottomettersi alla volontà di una non ben definita “entità” che avrebbe preso il posto degli attuali governi. Sembrava la trama tragicomica di un fumetto per ragazzi ma invece questa volta purtroppo era la pura realtà. Il presidente del Consiglio dei Ministri, unico assieme ad altre due persone a conoscere esistenza e potenzialità del “Roma”, aveva immediatamente contattato Antinori che, allertati tutti i componenti l’equipaggio, aveva immediatamente garantito la propria disponibilità a muoversi immediatamente per investigare prima e agire poi per la difesa del pianeta. Nel giro di una giornata tutti si erano ritrovati a bordo…e silenziosamente avevano preso il mare. Erano passati dieci anni da quando avevano lasciato il loro vecchio mondo….anche se tutti erano un po’ invecchiati, non avevano certo perso la antica dimestichezza con il loro battello e le sue innumerevoli attrezzature.

Sommergibile nucleare “Roma”, Mare del Nord, 16 agosto 1992, ore 20,00.

Dopo l’attacco preventivo, dall’entità misteriosa non era stata fatta alcun’altra richiesta o comunicazione….tutto taceva…...era, fortunatamente, stata notata da alcuni pescatori d’altura tedeschi, una scia di fuoco alzarsi dal Mare Del Nord alcuni minuti prima della distruzione della capitale Inglese, per cui il “Roma” si era diretto in immersione verso il punto da cui era stato lanciato il missile. A bordo si era convenuto che il proditorio attacco non poteva essere stato scagliato che da un sommergibile nucleare, probabilmente sfuggito pure lui in qualche maniera all’olocausto che aveva distrutto la dimensione da cui provenivano. Non c’era altra spiegazione logica……probabilmente l’equipaggio che come loro era sfuggito al disastro che aveva devastato la loro Terra, aveva pensato bene di “approfittare” degli armamenti a disposizione per fare il bello e il cattivo tempo in tutto il mondo e di “godersi” una esistenza da….super eroi!
Con un ulteriore colpo di fortuna, quando il misterioso sottomarino aveva fatto la sua seconda delirante comunicazione al mondo, il “Roma” si trovava a non più di trecento miglia nautiche dall’obbiettivo e non era ancora stato scoperto. La comunicazione fatta al mondo per la seconda volta, era quanto di più pazzesco si potesse considerare……vi si chiedeva la cessazione di tutte le forme di governo entro le prossime due settimane, l’accettazione di una “guida” mondiale esercitata da una non ben specificata stirpe di Comandanti supremi, e la rinuncia totale ed assoluta a qualsiasi tipo di opposizione o resistenza ….pena, la distruzione di qualche altra città, tanto per cominciare. Antinori ed i suoi colleghi, avevano avuto ragione ad aver pensato che qualcun altro, oltre a loro, avesse trovato la strada per fuggire….. e, che avesse approfittato dell’occasione per cercare di impadronirsi, con il supporto della tecnologia enormemente superiore di cui erano dotati,….di un intero pianeta.
Il silenzio più completo regnava in camera di manovra…..si sentiva solo il leggero sibilo dell’aria condizionata e tutti gli occhi erano puntati verso l’operatore Sonar con le sue vistosissime cuffie da DJ. Ad un certo punto l’operatore riuscì a captare un suono fin troppo ben conosciuto….era la traccia sonora di un sommergibile nucleare russo della classe “Tifone” che si spostava a venti nodi su e giù per la sua zona di pattugliamento. Probabilmente si doveva trattare del medesimo mezzo che aveva, senza alcun motivo apparente, lanciato una gran parte dei suoi missili contro quello che restava degli Stati Uniti, verso la fine della rapidissima guerra che aveva distrutto la dimensione da dove, quegli assassini, provenivano insieme al “Roma”. In definitiva si aveva a che fare con dei pazzi scatenati…..ed era diventato imperativo distruggerli al più presto, prima che potessero provocare altri danni ed altre tragedie. Il “Roma” era immerso ad una profondità di seicento metri e distava dall’obiettivo ancora cento miglia nautiche…..il battello procedeva in assoluto silenzio alla velocità di venti nodi, e nessuno al mondo era in grado, mantenendo tale velocità, di rilevare la sua presenza. Il sommergibile Italiano aveva a che fare con un cosiddetto “mostro” degli oceani….il Tifone infatti risultava essere il più grande sottomarino mai costruito stazzando la bellezza di circa ventitremila tonnellate in immersione….era il meglio che la tecnologia Sovietica fosse riuscita, ai suoi tempi, a produrre nel campo subacqueo….ma se le dimensioni e la carica di ordigni di morte non avevano l’eguale, il sommergibile peccava fortunatamente nei suoi sistemi elettronici….soprattutto in quelli di rilevamento, notoriamente inferiori in prestazioni a quelli occidentali. Bisognava comunque stare molto attenti e si doveva fare in modo di distruggerlo prima che il “Tifone” potesse reagire ed a lanciare soprattutto in un attimo fatale qualcun altro dei suoi micidiali missili. Lanciargli contro un attacco con siluri, avrebbe consentito a quel gigante di reagire all’attacco e di scaricare, prima di soccombere, tutto il suo residuo contenuto di morte…..bisognava dunque giocare sulla sorpresa e sul fatto che il comandante russo era convinto di essere il solo ad aggirarsi assolutamente indisturbato in quella zona e che era completamente all’oscuro dell’esistenza del “Roma”. Antinori aveva notato che il battello russo percorreva una sorta di “percorso obbligato”…..per mezz’ora si dirigeva verso la costa lontana cento miglia, per la mezz’ora successiva ritornava sui propri passi, ripercorrendo esattamente il suo cammino. Il piano era quello di seguire il russo ad un centinaio di metri di distanza, sganciare un piccolo ordigno nucleare a tempo ed allontanarsi in zona di sicurezza…..al passaggio seguente il Tifone sarebbe transitato per il punto in cui la bomba era stata sganciata e…..Bummmm! Il problema era quello di non farsi intercettare e nello stesso tempo quello di tagliare la corda in tempo a sganciamento avvenuto, per non subire la medesima sorte del nemico…….e tutto questo sempre nel massimo e più assoluto silenzio!
Il “Roma” a venti nodi di velocità non produceva alcun suono intercettabile da chichessia ma, se accelerava anche di poco, l’elica, cavitando, faceva facilmente individuare il battello da orecchie particolarmente attente. Mettersi alle calcagna del russo non era in definitiva particolarmente difficile….le difficoltà subentravano quando si rendeva necessario disimpegnarsi il più velocemente possibile senza far rilevare la propria presenza. Seguire il Tifone era stato relativamente semplice….erano stati addestrati per tanto tempo a farlo……all’inizio della virata del russo per la consueta mezz’ora verso la costa, venne sganciato l’ordigno nucleare e, subito dopo, il “Roma” si allontanò, sempre alla velocità di venti nodi, dalla zona della prevista esplosione. Puntuale come un orologio il russo dopo mezz’ora, virò nuovamente verso il largo avvicinandosi sempre di più al punto “del botto”. Il sommergibile Italiano non si trovava però ancora in zona di sicurezza e solo a diedi minuti dall’esplosione aumentò di colpo la velocità fino a quarantacinque nodi per porsi al sicuro. A quella velocità però i Sonar sovietici lo avevano subito individuato e classificato ovviamente come ostile… La distanza era troppa per reagire con il lancio dei siluri ma il Comandante russo lanciò repentinamente un missile antinave, a testata convenzionale, verso la posizione del “Roma” e si preparò a distruggere con un missile nucleare a testata multipla un paio di città degli Stati Uniti, pensando ovviamente che il “Roma” fosse americano. Il lancio del missile antinave riuscì perfettamente, ma il battello russo non ebbe tempo di fare altro perché fu letteralmente “polverizzato” dall’esplosione devastante dell’ordigno sganciato dal sommergibile italiano. L’onda d’urto sballottò il “Roma” che si trovava sempre a seicento metri di profondità…..ma non provocò alcun danno. Il missile lanciato dai russi, invece proseguiva imperterrito verso il suo obbiettivo, foriero di distruzione e di vendetta. Fu tentato l’impossibile per ingannarlo ma il missile, dopo essersi immerso continuava a puntare dritto verso il suo obiettivo. Solo all’ultimo momento, invece di colpire direttamente il sommergibile, si riuscì a deviarlo verso un “falso bersaglio”contro il quale fatalmente esplose……ma la distanza dall’esplosione era troppo ridotta per non provocare ugualmente danni irreparabili: lo scafo resistente interno fu sfondato all’altezza della camera di lancio siluri anteriore ed una valanga d’acqua cominciò ad invadere il locale danneggiato. Per fortuna il “Roma”, con l’equipaggio ai posti di combattimento, aveva chiuso e sigillato le paratie stagne e si stava portando già verso la superficie e, con l’aiuto delle pompe ad esaurimento azionate al massimo, ci fu perlomeno il tempo per l’equipaggio di emergere e di lanciarsi in mare. Il Sommergibile però era irrimediabilmente perduto….si stava inclinando a babordo sempre di più….fino a scomparire di prua come il Titanic nelle profondità marine. Era finita, finita per sempre….anche l’ultimo pezzetto del loro vecchio mondo se n’era andato per sempre,”caravella” verso un nuovo mondo, dopo aver loro per la seconda salvato la vita. L’ultimo esempio di una sbalorditiva tecnologia era finito per sempre in fondo al mare, accompagnato dai due componenti l’equipaggio che mai avevano voluto lasciarlo….ne in porto all’isola delle Vignole, ne nel suo ultimo viaggio verso il fondo del mare. Dopo due giorni di peripezie a bordo dei gommoni di salvataggio, Antinori e gli altri membri dell’equipaggio furono raccolti da una petroliera tedesca e sollecitamente rimpatriati. .Se non avevano potuto nulla contro la distruzione del loro vecchio mondo, avevano però avuto la soddisfazione di essere riusciti a salvare almeno il loro mondo di adozione!
Così sembrò terminare l’epopea del “Roma” e del suo equipaggio…..ormai a tenere legato quel gruppo di valorosi sarebbe stato solo il ricordo delle loro “gesta” passate e del loro mondo che esisteva ormai solo nei loro ricordi….si sarebbero ritrovati tutti assieme una volta l’anno per rievocare quello che era stato ed un mondo che non c’era più…..sempre più vecchi e meno numerosi ogni anno che passava….Ma non era destino e non era nemmeno una cosa giusta che tutto sprofondasse nell’oblio…..ormai non c’era più nessun segreto da nascondere……la verità doveva finalmente essere rivelata al mondo…..tutti gli uomini della Terra dovevano sapere che un intero mondo così simile al loro, e per tanti versi infinitamente più evoluto, era stato distrutto a causa dell’odio immotivato e dal fanatismo più acceso. Tutta l’umanità doveva fare in modo che una tragedia così grande non potesse ripetersi….MAI! Fu deciso che tutto sarebbe stato comunicato al mondo…..ma solo dopo la morte dell’ultimo membro dell’equipaggio del sommergibile. Ma, come al solito, il destino aveva disposto altrimenti!

.ROMA, albergo “Ariston”, 10 luglio 1994, ore 20,30.

Il Comandante Antinori era stato svegliato dal telefono durante la “pennichella” pomeridiana da un vecchio amico…..si trattava del Presidente del Consiglio dei Ministri, Onorevole Andreotti, che lo invitava nella Capitale per il giorno dopo…….per non ben specificate importantissime “comunicazioni”. Antinori aveva passato gli ultimi due anni dopo l’affondamento del sommergibile, tra la sua casa del Lido e quella che aveva acquistato in montagna…..essendo completamente libero da problemi e preoccupazioni di alcun genere, trascorreva il suo tempo tra rilassanti camminate, lettura di libri e periodiche visite alla sua ritrovata famiglia. Anche se aveva ormai settantaquattro anni, ne dimostrava non più di sessanta e la sua mente era ancora quella sveglia e pronta di un ragazzino. Cosa mai potesse volere da lui Andreotti proprio non riusciva a focalizzarlo. Si erano trovati assieme a cena proprio la settimana precedente ed avevano, tra un bicchiere e l’altro, accuratamente evitato di parlare delle passate vicende. Si era trattato di uno dei tanti informali e piacevolissimi incontri conviviali che i due si concedevano con una cadenza semestrale, si discuteva di solito di arte, di letteratura…e di buona cucina ma mai per nessun motivo di politica. Comunque, tutto preso dalla curiosità, Antinori aveva preso il treno e si era recato puntualmente all’appuntamento. Andreotti venne subito al punto…..voleva semplicemente sapere, in pratica da lui nei particolari quali erano stati gli ultimi momenti del “Roma”…..dove era stato colpito e in che condizioni fosse affondato. Ovviamente Antinori non aveva dimenticato nulla di quelli ultimi drammatici attimi di vita del sommergibile…..ricordava perfettamente con angoscia lo schianto del missile contro il falso bersaglio, la repentina chiusura delle porte stagne e la disperata risalita verso la salvezza della superficie del mare con la prua squarciata….ed infine il drammatico ed incontrollato e definitivo scomparire sotto i flutti del “Roma” subito dopo che l’equipaggio era riuscito a mettersi in salvo. Ma quello che interessava Andreotti non erano certo i sentimenti che avevano agitato la mente del Comandante in quei drammatici momenti ma piuttosto le precise condizioni del battello all’atto dell’affondamento: i locali erano stati tutti allagati o il sommergibile era affondato solo a causa dell’allagamento del locale siluri di prua? E il reattore nucleare, se rimasto asciutto, era stato spento prima dell’affondamento o no? …e se si, poteva forse essere rimesso di nuovo in funzione? Antinori non riusciva proprio a capire dove Andreotti volesse andare a parare….il sommergibile era affondato sotto i suoi piedi e riposava alla profondità di tremila metri dove la pressione aveva di certo schiantato la sua pur solida ossatura distruggendolo completamente…..che importanza potessero mai avere le domande del Primo Ministro Antinori non riusciva proprio a comprenderlo. Allora, finalmente Andreotti si decise a sbottonarsi e a venire al “nocciolo della questione”. Il nuovo incrociatore della Marina, l’”Ardito”, aveva rintracciato con il sonar attivo durante una esercitazione nel Mare del Nord, il relitto del sommergibile italiano che però, risultava non essere affatto sprofondato, come tutti pensavano, nella fossa abissale…..ma si trovava “incastrato” tra le rocce alla profondità di circa duecento metri proprio sull’orlo di quell’abisso senza fondo. Ecco svelato l’arcano!! Andreotti, con il permesso e la collaborazione di Antinori stava pensando di tentare di recuperare il battello e….voleva sapere se si fosse potuto ripararlo e rimetterlo in servizio. Certo, pensò il Comandante, recuperare il battello dalla profondità di circa duecento metri era cosa estremamente dispendiosa ma fattibile….inoltre .a lui risultava effettivamente, che l’affondamento era stato provocato unicamente dal repentino allagamento del solo vastissimo locale siluri di prua, che il resto del sommergibile doveva essere rimasto asciutto e….che il reattore si era certamente spento automaticamente prima dell’ultimo fatale inabissamento. Si, certo….una volta recuperato, il “Roma” anche con la tecnologia dell’epoca in cui si trovavano, avrebbe in teoria essere completamente riparato e messo in condizioni di perfetta efficienza……ma anche se si fosse riusciti a tanto…….a chi e….. a che scopo il sommergibile avrebbe potuto servire ed interessare? Erano queste le risposte che Antinori voleva prima di sbilanciarsi tanto con l’amico. Andreotti era un vecchio volpone della politica abituato a barcamenarsi tra i flutti delle lotte parlamentari ma, questa volta era sincero: affermò all’amico Antinori che il “Roma”, con la sua sbalorditiva tecnologia, era necessario a tutto il mondo, non dunque solo all’Italia, per cercare di fare parte di quei passi in avanti, per il progresso di tutti, che non si erano mai fatti come nella dimensione da dove il battello proveniva…….. sarebbe inoltre servito per una accuratissima esplorazione degli oceani e dei poli e avrebbe potuto servire come prototipo per una futura classe di sommergibili che sarebbe stata costruita sul suo modello. Ad Andreotti non interessava per nulla quello che concerneva l’armamento del sommergibile, armamento che sarebbe sempre rimasto sotto il diretto e totale ed esclusivo controllo dell’equipaggio e del suo Comandante o a richiesta rimosso o distrutto.
La faccenda era parecchio interessante e coinvolgente…..il desiderio vivissimo di tornare a bordo del suo amatissimo mezzo si scontrava però, con la necessità di rinunciare di nuovo ad un tenore di vita tranquillo che ormai faceva parte del modo di vivere di Antinori. C’era poi lo spinoso problema del controllo continuo delle armi di bordo che per nessun motivo al mondo avrebbero dovuto cadere nelle mani sbagliate….in quanto alla tecnologia custodita nelle viscere del “Roma” solo una parte avrebbe potuto essere effettivamente utilizzata in un prossimo futuro e, per quanto riguardava il desiderio ventilato da Andreotti di costruire in futuro dei battelli somiglianti al “Roma”…..gli veniva solo da ridere: per riuscire, partendo solo da un modello da imitare, per progettare, costruire e rendere operativo un reattore nucleare….ci sarebbero voluti come minimo dei decenni! Comunque la parola decisiva non spettava solo a lui….il “Roma” era stato affidato ad un equipaggio di persone estremamente qualificate responsabili ed della massima fiducia
…..e solo l’equipaggio originario, almeno all’inizio, sarebbe stato in grado di farlo nuovamente navigare…..ma sarebbe stato disposto ancora a farlo??

LASPEZIA, 1 agosto 1994, ore 10,15.

Erano di nuovo tutti li….tutti insieme come tanti anni prima quando erano partiti per il loro viaggio inaugurale. Mancavano solo i due marinai che non avevano voluto lasciare il loro battello anche nell’estremo viaggio. Questa volta non si erano riuniti come gli anni passati per “ricordare”, ma per prendere una decisione storica. Il Comandante aveva spiegato a tutti che cosa il Governo voleva da loro e voleva che tutti insieme prendessero con lui una decisione. Si trattava di riprendere la stimolante vita di un tempo ed un lavoro a cui si erano da sempre dedicati….o di lasciarsi andare definitivamente ad una vita comoda e serena, scevra da particolari preoccupazioni e problemi che non fossero quelli di tutti i giorni comuni a tutti i mortali. Tutti ormai si erano rifatti una vita, alcuni membri dell’equipaggio avevano sposato le ragazze salvate tanti anni prima, mentre altri si erano rifatti una famiglia con donne del posto…..tutti ormai avevano delle ben precise responsabilità familiari. Oltre a tutto quasi tutti, tranne ovviamente chi aveva sposato le ragazze salvate che per fortuna non avevano avuto figli, non avrebbero saputo come spiegare alle proprie famiglie una loro eventuale periodica assenza da casa. Non erano problemi facili da risolvere, anche se tutti non volevano assolutamente mancare a tornare ad imbarcarsi sul “Roma”

MARE DEL NORD, 10 agosto 1995, ore 11,00.

Alla fine tutti i problemi erano stati appianati…..l’unico modo per dar corso all’impresa di recupero era stata quella di dire anticipatamente al mondo intero la verità sull’esistenza del “Roma”…..su tutto quello che aveva fatto e, soprattutto, da dove il battello proveniva.
Non era stato facile per Andreotti farsi credere da una sbalordita umanità……era una faccenda troppo grossa per essere digerita con disinvoltura….ma a forza di spiegazioni sempre più dettagliate e stringenti fatte in prima persona su tutte le televisioni del pianeta da Antinori e dal suo secondo, Comandante Vittori….alla fine la verità, se pur sbalorditiva, era finalmente accettata da tutti. L’enorme nave recupero americana, la Glomar Explorer, era finalmente stata messa in posizione e si apprestava ad agganciare e sollevare il relitto del sommergibile. Il mare era finalmente calmissimo dopo una settimana di tempesta…..l’equipaggio del sommergibile era in trepida attesa in cabina di comando, accanto a Dirk Pitt, direttore dell’operazione di recupero, che dirigeva la delicatissima risalita del “Roma” verso la superficie..
Dal fondo della nave, dei pistoni a pressione idraulica, avevano fatto scendere verso il fondo delle specie di lame di titanio che, passando con estrema delicatezza al di sotto del sommergibile, lo stavano lentamente sollevando.Tutto andava bene….secondo i piani e, dopo poco più di tre ore il “Roma”riemerso come per magia, si ritrovava nel bacino di carenaggio all’interno della Glomar Explorer: Antinori; Vittori e tutto l’equipaggio si erano precipitati nelle viscere della nave ansiosi di rivedere il proprio battello…….era incredibile poterlo ancora vedere e toccare con mano dopo tanto tempo e dopo averlo creduto distrutto! Lo scafo appariva assolutamente intatto……il titanio non aveva fatto attecchire la vegetazione marina che è solita deturpare tutti i relitti in legno o metallo, e lo scafo sembrava appena uscito dal cantiere. Solo a prua si notava un grande squarcio slabbrato del diametro approssimativo di tre metri e mezzo, squarcio che era stato la causa dell’affondamento. Non potendosi arrampicare fino ai boccaporti, Antinori e Vittori si addentrarono nelle viscere del sommergibile proprio dallo squarcio armati di potenti e grosse torce elettriche. Dentro era tutto distruzione e rovina…..le tubolature apparivano contorte e le apparecchiature completamente deformate o distrutte. I siluri erano tutti spariti risucchiati verso il fondo del mare dall’impeto dell’acqua che tutto aveva devastato. Solo lo scafo era rimasto intatto, a parte la grossa slabbratura prodotta dall’esplosione. In fondo al locale devastato ecco comparire la paratia stagna che dava nell’adiacente locale Batterie di riserva. La paratia pareva in ottime condizioni, il portello risultava chiuso ermeticamente ed ancora a perfetta tenuta stagna. Restava adesso solo da aprirlo e sperare che l’interno non risultasse allagato. Già Antinori si stava appressando a far ruotare il volantino di apertura….quando vide con stupore che il volantino cominciava a girare da solo, prima lentamente…poi con più decisione…..cosa mai stava accadendo? Una cosa del genere era impensabile……chi o cosa si nascondeva mai dietro quella parete di metallo? Quando finalmente il portello fu aperto del tutto…ecco apparire sorridenti come non mai i volti dei due marinai che non avevano voluto per nessun motivo abbandonare il sommergibile! L’interno del “Roma” al di la del portello ora aperto, appariva illuminato normalmente, l’aria che fuoriusciva dall’interno era fresca e pulita…….ciò voleva dire solo una cosa…..che il reattore del “Roma” era tuttora in funzione! Dopo aver abbracciato lungamente i due marinai, Antinori volle sapere immediatamente da loro cosa fosse successo e come avessero fatto a sopravvivere in perfette condizioni per quasi tre anni. Al momento del disastro i due, mentre il battello cominciava ad affondare, avevano rinchiuso appena in tempo dietro di loro il boccaporto da cui l’equipaggio si era messo in salvo, si erano ritirati in camera di manovra tra i loro adorati macchinari, si erano seduti sulle poltroncine riservate ai timonieri e li avevano atteso serenamente la fine quando il battello sarebbe stato schiacciato dalla pressione degli abissi. La morte sembrava arrivata con lo scossone dovuto all’arenarsi del “Roma” sugli scogli che ne avevano impedito l’ulteriore inabissamento……ma quando i due si resero conto che il sommergibile si trovava fermo alla profondità di circa duecento metri e non si spostava più, capirono che nemmeno questa volta, la vecchia con la falce aveva intenzione di prenderli, per lo meno non subito. A bordo tutto apparentemente funzionava normalmente…..il reattore continuava imperterrito a fornire il suo prezioso ed indispensabile servizio, luce ed aria condizionate erano ai livelli di funzionamento previsti……..i viveri studiati per i pasti di venticinque persone per almeno sei mesi erano più che abbondanti e sarebbero per le esigenze di due persone bastati per anni, la cineteca e la macchina dei gelati erano perfettamente operative…..per cui, la vita poteva continuare più o meno come al solito! Certo si erano subito resi conto che il danno subito dal missile lanciato dal “Tifone Sovietico” era troppo esteso per poter sperare di tornare in superficie senza aiuto esterno……era anche impossibile per loro comunicare con la superficie, visto che certamente tutti gli credevamo morti e sprofondati negli abissi più profondi. Avevano in un primo tempo cercato di comunicare la propria posizione tramite le onde radio cortissime ma non c’era ovviamente nessuno che potesse ascoltarli su quelle frequenze mai usate prima in quel periodo. Avrebbero potuto inviare a qualche nave di passaggio degli impulsi Sonar per farsi individuare….ma lo scossone che avevano subito arenandosi, aveva guastato irrimediabilmente l’apparato in questione. Per cui ben presto si erano rassegnati a vivere ed un giorno morire nel proprio piccolo mondo fino al momento quando erano miracolosamente recuperati e salvati.

LASPEZIA, 20 luglio 1996, ore 12,45.

Dal miracoloso recupero del sommergibile era passato ormai un anno. Dal Mare del Nord il “Roma” era stato trasportato prima a Taranto dove lo scafo era stato perfettamente riparato, per poi trasferirsi con i propri mezzi, nel proprio porto di origine a La Spezia. All’ingresso del porto era stato accolto da una marea di folla osannante e subito dopo aveva preso ormeggio presso il cantiere navale. Erano seguiti mesi febbrili dedicati alla completa ricostruzione delle apparecchiature distrutte, alla sistemazione dell’impianto sonar danneggiato dall’urto ed ad un minuzioso ed accurato controllo generale. Come previsto l’anno prima, parte della tecnologia usata per rendere operativo il battello ai massimi livelli, era stata resa di dominio pubblico e un numero infinito di visite di scienziati si era avvicendata a bordo. Poi, finalmente era arrivato il tanto sospirato momento di riprendere il mare per la prima missione operativa. Finalmente il “Roma” tornava a vivere e…..l’avventura ricominciava!

Nessun commento:

Posta un commento