giovedì 2 giugno 2011

I figli della valle dimenticata

I FIGLI DELLA VALLE DIMENTICATA..........

PREFAZIONE.
L’autore in questo romanzo,immagina la geografia del pianeta e il susseguirsi di giorno e notte……..un po’ a modo suo per sue esigenze di copione. I luoghi dove si dipana la storia sono puramente immaginari e lontani da quella che è la realtà.

INTRODUZIONE.
20000 anni fa..

I venti saggi erano riuniti attorno a Mixatel nel grande salone del “Consiglio” della grande città di marmo..... disgraziatamente sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero potuti riunire tutti assieme.....la tragedia che avrebbe stravolto la vita del pianeta si sarebbe immancabilmente verificata tre giorni dopo. Secoli di progresso dal nulla al punto di elevatissima civiltà a cui erano arrivati, arte, scienze, medicina, civiltà insomma…….tutto senza le decisioni che erano da tempo state prese era destinato a scomparire per sempre nell’oblio. Loro tutti sapevano benissimo che niente e nessuno avrebbe potuto impedire la loro morte ma per la salvezza della loro antichissima civiltà, tutto era stato ugualmente deciso e programmato già anni prima.....se gli abitanti delle valli non potevano essere in alcun modo salvati, si era deciso per lo meno di mettere al sicuro per i posteri, le conoscenze accumulate in secoli di storia. La loro grande civiltà era stata senza alcun dubbio una delle più notevoli che avessero popolato il pianeta.....matematica astronomia, medicina e arti, in quelle valli incantate e lussureggianti avevano prosperato nel corso dei secoli in un modo notevolissimo. La assoluta mancanza di “vicini di casa” essendo il sistema di valli completamente isolato dal resto del mondo da un vastissimo deserto ghiacciato assolutamente privo di vita, aveva da sempre difeso l'indipendenza e la tranquillità delle popolazioni che le abitavano ma nello stesso tempo aveva limitato le conoscenze degli scienziati del luogo, esclusivamente a quelle cui loro si erano potuti dedicare. Mancavano infatti dei rami fondamentali di conoscenza, fatto dovuto esclusivamente alla assoluta mancanza di alcun rapporto con altre popolazioni. Il volo e la sua tecnica per esempio non era mai nemmeno stato preso in considerazione, come ovviamente tutto quanto concerneva armi e difesa e radiocomunicazioni. Tutto era limitato e concentrato nel loro vasto ma limitato mondo e pur intuendo l'esistenza di altri popoli sebbene lontani dai loro possedimenti, da sempre si erano ben guardati dal cercare di avvicinarli. Si erano limitati ad inviare di nascosto delle spedizioni di ricerca un po' ovunque, spedizioni che avevano dovuto attraversare il pericoloso deserto di ghiaccio prima di trovare qualcuno, senza mai far scoprire la loro provenienza. Molte di queste spedizioni non avevano mai fatto ritorno e quelle che erano riuscite in questo intento avevano raccontato di popolazioni che nulla avevano a che spartire con loro. Il popolo delle valli si era accontentato di sapere a grandi linee chi fossero, cosa facessero e che grado di civiltà avessero raggiunto quelle popolazioni considerate “barbare” senza interferire per nulla e tanto meno cercare di interagire. Si erano resi conto fin da subito che in quel periodo, la loro era la cultura più evoluta del pianeta e allora gli esploratori si erano orgogliosamente ritirati di nuovo e definitivamente all'interno dei loro confini al sicuro da tutto e da tutti.......almeno così credevano. E così era stato fino al maledetto giorno della scoperta nei cieli dell'inesorabile avvicinarsi delle due comete..... Come tragica e ineluttabile conseguenza, tutti loro, assieme ai loro sudditi, sarebbero morti nel giro di un mese o poco più....il tempo necessario perchè il grande freddo uccidesse tutto e tutti. Solo lui, Mixatel sarebbe perito in maniera diversa, facendo in un certo senso da guardiano a tutta la loro scienza e alle loro conoscenze più preziose.


PARTE PRIMA........

CAPITOLO PRIMO.
25 novembre 2000, cieli della Groenlandia.
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Il grande “C130” solcava maestoso l'atmosfera rarefatta e gelida degli ottomila metri. Tutto a bordo procedeva come previsto e i cinque membri dell'equipaggio si godevano la sensazione di pace e tranquillità che pervadeva il grande aereo. Si trattava della versione da trasporto più grande ma più vecchia del gigante dell'aria e a parte i componenti dell'equipaggio, nessun altro si trovava a bordo in quel volo all'apparenza così tranquillo. L'aereo era però carico fino al limite estremo di sicurezza di viveri, vettovaglie, carburante e materiali destinati alla base polare americana installata in zona da pochi mesi soltanto. Il “C130” era decollato da Amburgo e stava sorvolando le alte vette della Groenlandia perennemente imbiancate di neve.
All'improvviso due dei quattro motori turboelica cominciarono a dare evidenti segni di affaticamento.......i motori sembravano girare regolarmente ma la potenza sprigionata non era diventata di colpo che una frazione nominale di quella prevista. Eppure il grande aereo, pur molto vecchio, aveva appena passato la revisione prevista senza che alcun particolare avesse dato in qualche modo da pensare......evidentemente qualche cosa di eccezionale e di estremamente sfortunato si stava verificando. L'aereo se solo fosse stato scarico, avrebbe potuto ugualmente mantenere la rotta seppure ad altitudine e velocità ridotte da quelle previste ma essendo invece stato caricato anche al di la dei limiti di sicurezza, con due soli motori avrebbe dovuto per forza cercare di atterrare e cercare anche di farlo al più presto! La quota di volo si era già ridotta a seimila metri per poi scendere rapidamente a quattromila e poi a tremila. I due motori in avaria alla fine si erano addirittura spenti e disgraziatamente anche la radio di bordo incomprensibilmente aveva cessato di funzionare. Pareva proprio che il vecchio aereo avesse deciso di dare “forfait” proprio nel momento meno indicato, quando cioè stava sorvolando a pieno carico le cime imbiancate della Groenlandia. Le candide vette ormai sfioravano quasi il gigante dell'aria moribondo quasi volessero ghermirlo..….. il comandante cercava febbrilmente un posto che permettesse almeno di tentare un atterraggio di fortuna ma i picchi si succedevano senza interruzione a strette valli innevate che non davano alcuna speranza di salvezza. Alla fine proprio davanti al muso dell'aereo si era profilata per lo meno una sorta di spianata....non purtroppo una vera e propria valle, ma se non altro una zona di terreno ricoperto ovviamente di neve che forse avrebbe permesso all'aereo di tentare una discesa. Era un azzardo....ma non esisteva altra alternativa.: o tentavano l'atterraggio adesso o sarebbero precipitati al suolo nel giro di qualche minuto. Il muso del “C130” era perfettamente allineato alla pista improvvisata ma il comandante aveva mal calcolato la larghezza della spianata e quando l'aereo toccò finalmente il suolo le sue grandi ali colpirono le rocce e gli alberi circostanti staccandosi di netto. Contemporaneamente la fusoliera continuava nella sua folle corsa tra la neve alta dirigendosi fatalmente verso la dove la spianata terminava tra le rocce della montagna che si ergeva altissima. La cabina di comando alla fine della corsa si schiantò alla velocità residua di circa ottanta Km. all'ora, piegandosi ad angolo retto, staccandosi di netto dal resto della carlinga e finendo scaraventata sulla superficie del laghetto montano che si trovava li accanto, sprofondandovi subito. Al suo interno non rimaneva oramai che un povero ammasso di carne umana maciullata. La fusoliera invece senza subire ulteriori danni si era fermata in corrispondenza delle rocce della montagna, dove era stata quasi completamente sepolta dalla neve alta e farinosa. Il silenzio irreale era poi tornato a farla da padrone, rotto solo dal gracidio delle cornacchie.

CAPITOLO SECONDO.
30 novembre 2011, Boston.

La vita di Paolo era stata fino ad allora ricca di soddisfazioni e mai soltanto sfiorata dalla noia. Paolo era un giovane scienziato italiano di ventotto anni, laureato in archeologia che mai aveva rinunciato a buttarsi in una impresa che lo avesse potuto affascinare. Subito dopo la laurea aveva lasciato il paese natale per recarsi negli Stati Uniti con mille euro in tasca e....una gran voglia di fare. Lui era fatto così....era assolutamente incapace di stare fermo per più di una decina di giorni nello stesso posto. Grazie a conoscenze di famiglia aveva potuto essere inserito da subito in alcuni programmi di ricerca universitari e si era saputo far apprezzare per intelligenza e disponibilità assoluta a qualsiasi tipo di ricerca che potesse essere inerente ai suoi studi...... lui doveva per forza di cose immedesimarsi in un qualche cosa che lo potesse coinvolgere totalmente: fino alla settimana prima era stato sulle tracce di una nuova specie di dinosauri ma prima ancora aveva indagato sulla presunta presenza in Russia di una sorta di “uomo delle nevi”. Basava sempre le sue ricerche con una solida base di cognizioni scientifiche con le quali teneva a bada la sua galoppante illimitata fantasia. Studiando la morfologia del terreno della Groenlandia si era convinto che un tempo lontanissimo quella gelida regione fosse stata, almeno in parte, caratterizzata da un clima ben diverso da quello attuale, molto più mite e che tra le sue montagne si potesse celare un qualcosa che dava adito alla speranza che proprio li fosse fiorita una civiltà di cui si era perduto ogni ricordo. Tra alcuni monti, all'intersezione di tre valli montane, aveva notato con l'aiuto dei satelliti, delle formazioni rocciose che sembravano essere artificiali e non prodotto di madre natura. Nessuno del mondo scientifico aveva ancora dato però peso alla sua presunta scoperta e Paolo, testardo come un mulo, si era allora messo in testa di indagare per i fatti suoi. Università, studio, viaggi alla ricerca di un qualcosa che mai lo soddisfaceva veramente....la sua vita era tutta qui. Alla fine il dinosauro cui dava la caccia lo aveva effettivamente trovato in un deserto dell'Anatolia e il riconoscimento avuto dall'Università di Los Angeles gli aveva permesso di avere notevole credito presso il medesimo istituto e di avere soprattutto accesso ai fondi di cui aveva bisogno per recarsi li dove voleva andare. Ovviamente aveva dovuto dichiarare che i soldi gli sarebbero serviti a tutt'altra impresa....ma Paolo sperava che se avesse avuto il successo sperato, l'eco dell'impresa sarebbe stata tale da scuotere tutto il mondo scientifico e dei soldi appartenenti all'istituto e spesi da lui. Per uno scopo diverso da quello programmato.......non se ne sarebbe certamente più parlato. Ovviamente tutto questo perenne “agitarsi” non gli aveva ancora permesso di crearsi una vera e stabile vita mondana. E tanto meno sentimentale........le donne le considerava o semplicemente delle compagne di lavoro e basata o delle seccature, ne più e ne meno! Ma Pat....per il giovane scienziato era stata da subito una faccenda del tutto diversa: la aveva conosciuta per puro caso mentre la ragazza sosteneva un esame di antropologia e ne era rimasto colpito per l'acume dimostrato dalle risposte che dava a chi la stava esaminando ma anche per la carica di femminilità che si sprigionava dal suo corpo. Dopo l'esame la aveva avvicinata con una scusa e una calda amicizia era nata tra i due, anche perchè Paolo in Pat aveva trovato per la prima volta in vita sua in una ragazza, una grande affinità di pensiero al suo. Dove i due non si trovavano per nulla d'accordo era sulla Groenlandia..... mentre Paolo in tutti i modi possibili cercava di convincere la ragazza che li, proprio li in passato si era potuta sviluppare un civiltà, lei portava a suo sostegno l'aleatorità delle affermazioni dell'amico: quattro rocce che assomigliavano soltanto a dei ruderi di costruzioni artificiali non volevano assolutamente dire che li si fosse un tempo sviluppata una civiltà autonoma. Ma Paolo insisteva continuando a controllare e ricontrollare foto satellitari della zona in questione, misurando le distanze tra una roccia e l'altra e facendo notare a Pat che alcune di quelle rocce suggerivano per forma e dimensioni quelle di quanto rimaneva di archi e colonne. Alla fine Pat aveva ceduto:” Va bene Paolo......basta con questa storia che ti fa impazzire...io nella mia vita non ho mai conosciuto nessuno più testardo di te. Adesso ti propongo una soluzione, una volta per tutte. Non si tratta certo di organizzare una spedizione con i fondi dell'Università, anzi....sottratti all'Università. Ti propongo invece una settimana di vacanza passata assieme in Groenlandia, a spese nostre, io e te da soli. Anche li ci sono dei paesaggi meravigliosi per chi come noi ama la neve, ci sono cittadine incantevoli dove trascorrere una settimana da sogno e dove si possono anche noleggiare dei piccoli aerei che potremmo usare per sorvolare a bassa quota la zona che tanto ti interessa....per levarti dalla testa, una volta per tutte ogni dubbio. Cosa ne dici?””Lo ho sempre detto che tu non sei una ragazza come tutte le altre.......” Disse Paolo.” Questa volta hai trovato la soluzione al mio problema, hai perfettamente ragione come io ho ragione a voler andare li....e te lo dimostrerò”” Certo....certo, come no...intanto in questa settimana tra i ghiacci, ricordati che io sono una donna e per ciò....freddolosa di natura, per cui preparati a scaldarmi e ad essere estremamente carino con me!” E così i due giovani si prepararono a quella che sembrava essere una settimana di tutto relax ma che invece si sarebbe dimostrata una incredibile avventura che avrebbe cambiato definitivamente le loro vite e i loro destini.

CAPITOLO TERZO.
20 novembre 2011....terra di Groenlandia.

Tutto sommato anche Pat aveva il suo bel caratterino....per tutta la settimana aveva preteso di “godersi” la vacanza sulla neve lasciando solo agli ultimi due giorni la tanto attesa escursione in aereo. Si era goduta infinite discese con gli sci, cenette intime a lume di candela e una serie di notti passate sotto le coperte assieme a Paolo. Era la prima volta che il giovane scienziato si lasciava andare così con una ragazza....le sue avventure precedenti erano appunto state delle avventure e basta ma questa volta la ragazza che condivideva il letto con lui, gli era veramente “entrata nel sangue” Oltre ad una notevole carica erotica mescolata ad una solare ingenuità, Pat si era dimostrata una ragazza molto”quadrata” nelle sue idee, con un carattere molto forte ma dotata nello stesso tempo di grande umanità e sensibilità. Paolo si era reso subito conto che Pat si era veramente innamorata di lui e che non era assolutamente una ragazza che si “concedeva” facilmente al primo venuto. Anche lui si sentiva certo coinvolto sentimentalmente ma ancora non si sentiva pronto a considerare questa relazione appena nata, come una pietra miliare della sua vita. Non ancora, per lo meno. Il giorno venti si erano recati al piccolo aeroporto e avevano programmato con il pilota, il tragitto da compiere la mattina seguente e le zone da sorvolare che a loro due interessavano:” Gentili signori......”Disse loro il pilota” Voi volete che vi porti in una zona che si trova ai limiti estremi dell'autonomia del mio apparecchio. Tra andata e ritorno il margine di sicurezza per quanto riguarda l'autonomia è estremamente ristretto, per cui vi avverto che potrò sorvolare la zona che a voi interessa solo per una decina di minuti e assolutamente non di più …...ricordate inoltre che oggi inizierà la notte artica e sapete bene che per sei mesi il sole non si farà più vedere” Paolo voleva ribattere.....ma poi davanti all'evidenza si dovette rassegnare......se non c'era nulla da vedere e le rocce si fossero appunto dimostrate....rocce, dieci minuti sarebbero abbondantemente bastati, se invece la teoria di Paolo fosse risultata valida....dieci minuti o tre ore non avrebbero certo fatto differenza visto che per approfondire l'indagine sarebbe stato necessario arrivare in zona via terra e attrezzarsi per potervici rimanere. La mattina dopo erano decollati di buon'ora, e qui si era già verificato il primo inconveniente. Il pilota aveva consegnato come previsto dai regolamenti alla torre di controllo, sbagliando clamorosamente........ il piano di volo di un volo programmato per il giorno dopo, in una zona completamente diversa da quella verso la quale si stavano adesso dirigendo. Si trattava di un errore clamoroso ma che se tutto come al solito fosse andato bene, non avrebbe avuto alcuna conseguenza...appunto....se tutto fosse andato bene! Il volo procedeva tranquillo senza alcun intoppo e dopo tre ore avevano finalmente raggiunto la zona che loro interessava. Sotto di loro ecco finalmente comparire le strane formazioni rocciose che tanto affascinavano Paolo. Il pilota si era abbassato fino quasi a stallare a non più di cinque metri dal terreno innevato per permettere al giovane scienziato di fare i suoi rilievi e le fotografie ma non si era disgraziatamente accorto che dopo un dosso ricoperto di neve, un gigantesco abete nascosto alla visuale si ergeva minaccioso dinnanzi a loro. Era stata questione di un attimo.....l'albero che entrava in cabina decapitando il pilota e scaraventandolo fuori dall'abitacolo, l'aereo che ruotava su se stesso agganciato ai rami e azzerava in un attimo, prima di crollare al suolo, la sua velocità. Paolo e Pat si erano ritrovati in un attimo catapultati fuori dall'aereo che rotolando per la china in discesa era piombato in un laghetto gelato sprofondandovi dentro e scomparendo per sempre alla loro vista. Per fortuna i due giovani non avevano subito danni....a parte qualche inevitabile ammaccatura. Dell'aereo non rimaneva nulla a parte una busta contenente un foglio e una scatola di biscotti uscita chissà da dove. Paolo appena riavutosi si era gettato su Pat che aveva visto rotolare li accanto, aveva verificato che stesse bene e poi le aveva detto guardandosi intorno:” Stai tranquilla Patt.....a terra ci siamo arrivati, sanno dove era diretto l'aereo e di sicuro con un po' di pazienza ci verranno a cercare. Per fortuna siamo al centro di una radura e il vederci non sarà certo un problema. Adesso dobbiamo cercare un riparo per le notte, accendere un fuoco e mangiare il pacco di biscotti che vedo li accanto a te. Altro in giro non vedo a parte la busta che si trova li accanto....sai mi sembra quella che contiene la copia di bordo del “piano di volo”” E allungando una mano Paolo prese la busta, la aprì e sbiancò in volto.....non ci voleva credere....la busta indicava si all'esterno il giorno esatto e i nomi di chi aveva noleggiato l'aereo....ma all'interno conteneva un piano di volo completamente diverso da quello loro che avrebbe inevitabilmente portato le ricerche in una zona completamente diversa da quella in cui loro si trovavano. Dire ad una Pat terrorizzata che nessuno sarebbe mai venuto li a cercarli non era affatto semplice....... e Paolo decise almeno per il momento di soprassedere. Il sole ormai stava tramontando e purtroppo la notte in quelle zone sarebbe durata sei mesi ininterrotti, oltre a tutto le nuvole avevano nascosto il cielo e la neve mista a vento aveva cominciato a cadere. I due giovani avevano trovato un provvisorio rifugio tra gli alberi mentre la temperatura scendeva vistosamente ed il vento aumentava di forza. Era assolutamente necessario trovare un qualsiasi riparo se volevano sperare di sopravvivere, un riparo, cibo e calore.....e loro si trovavano all'aperto in Groenlandia con una temperatura che già sfiorava i venti sotto zero. Oltre a tutto disgraziatamente, convinti di non poter scendere dal piccolo aereo, non si erano vestiti in maniera particolarmente pesante e adeguata al clima gelido che caratterizzava quelle zone impervie.....sopra la maglietta avevano per comodità indossato solo un maglione ricoperto da una giacca a vento imbottita e null'altro. Camminando curvi tra i mucchi di neve, alla fine avevano individuato una grotta dal diametro di apertura di un paio di metri, si erano cautamente addentrati per scoprire che l'anfratto terminava dopo una decina di metri. Si trattava di una “stanza” in pietra con una superficie di circa trenta metri quadrati con il fondo ricoperto da un soffice tappeto di aghi di pino secchi accumulati li dal vento; la intorno la legna non mancava, parecchi rami secchi giacevano abbandonati e per Paolo non fu affatto difficile accendere un buon fuoco. “Ascoltami Pat.......”Disse il giovane” io la verità te la devo pur dire.....disgraziatamente il pilota ha consegnato alla torre di controllo un piano di volo diverso da quello previsto.......per cui nessuno sa che noi ci troviamo da queste parti e di conseguenza nessuno ci verrà mai a cercare qui. Siamo senza viveri, senza indumenti caldi adatti a questi climi estremi e ci troviamo in mezzo ad alte montagne assolutamente deserte......non so cosa dirti, non so cosa fare. Adesso mentre tu dormi qui al caldo io farò un giro qui in zona......a volte non si sa mai cosa potrei trovare di utile, bisogna almeno che ci provi, non posso rimanere qui passivo ad aspettare di morire di fame senza fare nulla per impedirlo, non ancora per lo meno. Tu stai attenta solo a non far spegnere il fuoco, qui di legna ce n'è per fortuna in abbondanza.” Va bene Paolo.....hai ragione tu. Ma prendi per favore la mia giacca a vento e indossala sopra alla tua a me qui al caldo non serve.......e torna presto, ti prego, non mi lasciare sola più del necessario. Al tuo ritorno mangeremo un po' di questi biscotti....e ti farò anche una sorpresa! Torna presto e vai adesso Vai!” Paolo, indossata la giacca di Pat, si diresse sollecitamente e senza voltarsi dietro verso l'uscita della grotta. Non che avesse veramente una qualche speranza di trovare qualche cosa in quella landa deserta ma aveva bisogno di rimanere un po da solo per pensare: la situazione appariva drammatica.....senza cibo e senza la speranza di poterselo procurare quanto avrebbero potuto resistere a quelle temperature? Giorni, una settimana forse e poi? Non c'erano alternative, non c'erano speranze. Paolo tra un pensiero e l'altro si era avvicinato alla parete rocciosa e cadendo in una fossa di cui non aveva notato la presenza, per poco non si era spezzato una gamba. Il giovane era caduto a terra rotolando ripetutamente su se stesso e si era trovato in quella che sembrava al buio una grande e lunga caverna. La poca luce che filtrava dal buco in cui era caduto, la luce della luna che aveva fatto capolino tra le nuvole, gli aveva fatto intravvedere quelle che sembravano incredibilmente essere delle casse di legno in parte sfondate . Le pareti della grotta apparivano stranamente lisce e scorrendo con le mani....addirittura metalliche. Alla fine lo scienziato si era ritrovato per le mani quello che sembrava un interruttore.....lo aveva premuto e la gotta di Aladino si era illuminata di una luce tremolante: la grotta non era una grotta vera e propria ma la carlinga sfondata di un aereo da trasporto carico di ogni ben di Dio....ERANO SALVI!!
Pat intanto, dopo essersi scaldata al tepore del fuoco appena acceso, si era guardata attorno con aria assorta. L'unica luce veniva dalle fiamme giallo rosse che guizzavano la accanto e che illuminavano quel poco che c'era da vedere. La “stanza” a parte gli aghi di pino e la legna sparsa a terra non conteneva assolutamente altro ma la ragazza aveva notato che all'ingresso della grotta facevano bella vista di se delle bacche di ginepro ancora attaccate ai loro arbusti. La ragazza pur tremando per il freddo intenso si era recata all'esterno, aveva raccolto con la massima sollecitudine le bacche e si era preparata a fare un infuso riscaldando l'acqua contenuta nella sua borraccia metallica. In tasca aveva anche trovato un paio di bustine di zucchero....e così la “sorpresa” per Paolo era stata preparata. Il giovane intanto si stava ancora aggirando attraverso le “meraviglie” che stava via via scoprendo all'interno dell'aereo caduto: la quantità dei materiali caricati era veramente impressionante a sarebbe bastata a mantenerli in vita in tutta comodità anche per anni. Ma adesso Paolo voleva tornare da Pat per metterla al più presto a parte della sua incredibile scoperta, aveva di conseguenza spento la tremula luce e si era incamminato rapidamente verso la grotta. La ragazza lo aveva accolto con un sorriso sulle labbra.....sapeva benissimo che la loro situazione era da considerarsi disperata ma proprio per questo motivo non voleva angustiare ancora di più il compagno. Appena entrato Paolo aveva sorbito con gratitudine l'intruglio caldo offertogli dalla ragazza e poi con gli occhi sfavillanti di gioia le aveva preso le mani tra le sue e e aveva detto:” Pat.....fai conto di aver vinto al Superenalotto....solo che il premio che ti sei, anzi che ci siamo aggiudicati non è in denaro......NOI ABBIAMO VINTO LA NOSTRA VITA! Fuori di qui, a meno di cinquecento metri mi sono imbattuto nella carlinga quasi intatta di un “C130”stracarico di ogni ben di Dio....viveri, materiali, vestiti pesanti....tutto quanto ci serve in pratica per sopravvivere agevolmente e con il ritorno del sole poter incamminarci verso la civiltà e tornare di conseguenza a casa!” Pat non ci voleva credere.....era ormai rassegnata all'inevitabile e adesso invece vedeva la salvezza li a portata di mano...incredibile! La curiosità era tanta e nessuno dei due giovani voleva attendere oltre. Si coprirono il meglio possibile con le giacche a vento e si incamminarono verso il relitto. Purtroppo la neve e il vento avevano ricominciato a turbinare e la visibilità era quasi nulla. La luce della luna che aveva accompagnato Paolo nella sua prima escursione, era completamente scomparsa e il giovane si poteva orientare solo seguendo le orme che aveva lasciato sulla neve alta. Ci misero quasi un'ora a ritrovare l'ingresso a quella “grotta” artificiale....la neve e il vento avevano alla fine quasi cancellato i segni che Paolo aveva lasciato e i due non si erano persi solo perchè si erano sempre tenuti rasente alla parete di rocce nei pressi delle quali si trovava il relitto. Alla fine erano riusciti a trovare il tanto agognato ingresso ed erano entrati finalmente al riparo da neve e vento. Pat era distrutta dalla stanchezza e dalla tensione nervosa accumulatasi in quella terribile giornata.....il gelo all'interno dell'aereo era ancora più intenso e i due giovani già rimpiangevano il relativo tepore della grotta che avevano appena abbandonato. Paolo aveva allora focalizzato la sua attenzione su una cassa che conteneva coperte di “pile” ne aveva estratte una ventina e aveva con esse preparato un comodo e caldo “nido” per due....il calore corporeo di loro due stretti assieme avrebbe fatto il resto. Adesso era necessario dormire e riposare.....il giorno seguente si sarebbe visto il da farsi!

CAPITOLO QUARTO.
Ventimila anni fa....

Mixatel adesso poteva morire.....il lavoro era stato compiuto e preservato per i posteri. Aveva salutato i cortigiani per l'ultima volta e si era seduto sul suo trono marmoreo. La stanza era stata sigillata dall'esterno, poi i quattro operai che la avevano sigillata avevano spontaneamente offerto il collo e la lama veloce ed inesorabile aveva in un attimo posto fine alle loro vite. Altri quattro operai avevano sigillato i cadaveri in un'altra camera adiacente alla prima e poi avevano subito la medesima sorte. Il macabro rituale si era svolto per ben sette volte....poi il loro carnefice si era da solo piantato la spada insanguinata all'altezza del cuore cadendo a terra con gli occhi rovesciati. Nessuno doveva sapere a parte i Sacerdoti, dove Mixatel ed i segreti della loro civiltà erano stati sepolti in attesa della futura rinascita, nessuno nemmeno in quegli ultimi drammatici giorni. All'interno della cripta, a parte i tesori del tempio, non c'era null'altro.....il destino che Mixatel aveva scelto per se era quello di morire........solo se fosse morto infatti un giorno lontano avrebbe potuto rinascere e riportare alla grandezza il suo popolo. Adesso non gli restava altro se non morire, di stenti se voleva o con l'ausilio del suo fedele pugnale.....si sarebbe visto presto.

CAPITOLO QUINTO.
21 novembre 2011. Terra di Groenlandia.

Se Pat era crollata subito in un sonno ristoratore, Paolo nel tepore prodotto dalle coperte, si era invece messo a pensare e a programmare il loro futuro. Se era ovviamente impossibile spostarsi da li per tutta la durata della notte artica, bisognava sopravvivere il meglio possibile per i sei mesi di oscurità e tentare l'impresa di tornare a casa solo con la luce del sole. Ma per organizzare il ritorno
c'era tempo, adesso si rendeva necessario rendere calda e abitabile almeno parte della carlinga e sfruttare al massimo l'enorme quantità di materiali presenti a bordo, per garantirsi una vita che fosse il più comoda possibile. Era anche necessario cercare tra tutte quelle casse l' eventuale esistenza di un apparato radio per far sapere al mondo dove loro fossero finiti, se non altro per far sapere che erano ancora vivi. Dopo un lungo sonno ristoratore e una abbondantissima colazione, i due giovani si erano messi in moto per esplorare il luogo dove avrebbero dovuto trascorrere i prossimi sei mesi: la carlinga gelida dell'aereo era divisa in due parti, la prima appariva come una enorme grotta stracarica di casse contenenti di tutto, la seconda separata da un portello era invece una piccola normale cabina di aereo con due file di sedili da tre posti, la moquette per terra e....i servizi igienici. Se solo per un attimo avevano pensato di trasportare quanto serviva loro nella grotta e di stabilirsi a vivere li....adesso questa opzione veniva naturalmente a cadere. In quella cabina con appropriati accorgimenti avrebbero potuto vivere da papi con tutto quanto serviva loro li a pochi metri di distanza. Dopo la cabina arredata, una volta si trovava la parte anteriore dell'aereo...quella riservata al comando ma al suo posto adesso si trovavano purtroppo solo lamiere contorte e....il nulla. La cabina di comando era letteralmente scomparsa con i suoi occupanti e le sue attrezzature....compresa la preziosissima radio di bordo. Non c'era nulla da fare, bisognava rassegnarsi all'inevitabile e attrezzarsi per il meglio per vivere in quel mondo di ghiaccio. Sarebbe stato utilissimo avere almeno un cellulare satellitare.....ma purtroppo nessuno di loro due ne era in possesso. Fare un rapido inventario di tutto il contenuto dell'aereo aveva portato via tutto il resto della giornata. Di apparati ricetrasmittenti non si era trovato traccia ma il problema adesso era diventato secondario visto che almeno la sopravvivenza era stata assicurata. Prima di tutto Paolo aveva sostituito le batterie alle quali era collegato l'impianto di illuminazione e una luce finalmente più vivida aveva invaso l'aereo. Le batterie erano pero le ultime che si trovavano a bordo ma per fortuna il giovane aveva trovato tra le casse un generatore che collegato all'impianto delle luci avrebbe garantito loro la necessaria illuminazione. Paolo aveva trovato anche sei grossi radiatori ad aria calda che distribuiti in zone strategiche del piccolo alloggiamento e nel bagno, avrebbero permesso ai due giovani di soggiornare all'interno della cabina in abiti leggeri nella più grande comodità....proprio come se i due giovani si fossero trovati a casa!

CAPITOLO QUINTO.
Giorni.....successivi. Groenlandia.

I giorni passavano rapidamente.....i due giovani “giocavano” a costruire la loro nuova casa: riscaldamento, illuminazione, avevano asportato gli ormai inutili sedili e si erano costruiti un letto matrimoniale di una estrema comodità, avevano organizzato il reparto cucina, e con l'istallazione di uno schermo al plasma trovato tra le casse e di un impianto DVD si potevano ogni sera godere un film diverso tra quelli che avevano trovato. Nel giro di una settimana tutto era pronto e la sera del trenta di novembre si erano concessi un a cenetta sfiziosa, un film rilassante....e una seduta di “sano amore” tra le coperte calde e tutto ciò mentre fuori al buio della notte infuriava una delle tante furibonde tempeste di neve. Il giorno seguente era stato quello dedicato alla programmazione del loro futuro immediato: problemi da risolvere non ce n'erano più per cui era indispensabile preparare tutto con la massima calma, il progetto cioè del ritorno a casa. Loro disgraziatamente si trovavano in una zona completamente isolata, tra montagne altissime e perennemente ricoperte di neve. Raggiungere una zona abitata avrebbe voluto dire prima di tutto individuare almeno approssimativamente la loro posizione, poi incamminarsi verso le zone abitate scavalcando montagne altissime ed addentrandosi in vallate sconosciute. Anche se avessero trovato tra le casse dell'aereo tutto il necessario per sopravvivere all'aperto, in un inverno perenne, raggiungere la civiltà sarebbe stata una impresa non certo da poco. Più intrigante invece era il motivo per cui loro due erano venuti fino a li.....le famose “costruzioni” misteriose o ammassi di rocce che fossero, si trovavano li vicino, solo a qualche centinaia di metri di distanza e se adesso con il buio era impossibile raggiungerle ed identificare di cosa veramente si potesse trattare, con la luce solare tutto sarebbe apparso loro nella vera realtà delle cose.

CAPITOLO SESTO.
Ventimila anni fa.

La fame e la sete non avevano tardato a manifestarsi e se per la fame non c'era stato nulla da fare essendo il piccolo locale completamente privo di qualsiasi genere commestibile, per la sete Mixatel aveva potuto rimediare dissetandosi leccando dalle pareti fradice l'umidità che aveva cominciato ad invadere il piccolo locale. Non era previsto che l'umidità si potesse infiltrare li dentro ma invece il fiume sotterraneo che scorreva ben al di la della parete di granito, in qualche modo aveva fatto trasparire e filtrare una microscopica parte del suo impeto e ciò aveva consentito al giovane sovrano di sopravvivere un po' più a lungo del previsto. Dopo una settimana la fame aveva rischiato di farlo impazzire ma poi dopo altri tre giorni erano sopravvenuti pietosamente un vivo torpore e una infinita crescente debolezza.....Mixatel si era allora disteso davanti al suo trono in marmo.....e si era lasciato andare al suo destino. I pensieri continuavano a fluire nel cervello che ancora non accennava a spegnersi.....un flusso ininterrotto di ricordi e sensazioni mantenevano ancora viva la sua mente.......le valli incantate che si snodavano una dopo l'altra all'ingresso della caverna che adesso lo conteneva, il torrente ribollente di schiuma candida, le vette che si ergevano orgogliose e che delimitavano i confini del suo “impero”. Poi la sua città di marmo bianco così pulita e ordinata che si distendeva orgogliosa sopra i sei colli, le cittadine che costellavano come tante perle quello che era il territorio da lui comandato......e ecco, l'osservatorio che sovrastava la “comunità delle scienze” dove era racchiuso tutto il sapere del suo popolo. Adesso, tra esattamente tre giorni, la gigantesca cometa, la prima delle due che avrebbero colpito il suo pianeta, avrebbe seminato ovunque morte e distruzione. Il suo piccolo “impero” sarebbe morto a causa dei radicali mutamenti climatici passando di colpo da un clima subtropicale ad uno caratterizzato da un vera e propria glaciazione. Niente e nessuno si era potuto opporre a ciò.....l'unica cosa da fare era stata quella di rinchiudere al sicuro assieme a lui tutta la “scienza” della sua razza e assieme a queste vestigia....la data della seconda definitiva catastrofe che in futuro avrebbe distrutto ineluttabilmente tutto il pianeta. Adesso anche il suo cervello si stava spegnendo rapidamente......il suo corpo ridotto a pelle e ossa non aveva più la forza di alzarsi per andare per lo meno a bere e lui per la verità non sentiva più ne fame ne sete.....solo una strana sensazione gli faceva capire che era ancora vivo.....solo il sempre più lento fluire del pensiero. Poi come dal nulla era apparsa Virdis.....la ragazza che tanto aveva amato e che era prematuramente scomparsa. L'anno prima....una Virdis ancora più bella di quando la aveva vista per l'ultima volta......ecco, la giovane si era accoccolata accanto a lui, gli aveva accarezzato il viso e lo aveva preso per mano....poi il buio, il buio assoluto ma solo per qualche attimo....poi finalmente ecco......

CAPITOLO SETTIMO.
24 dicembre 2011. “C 130” caduto.

Ormai tutto era stato organizzato, la vita scorreva comoda e tranquilla e....monotona. A parte i film in televisione, preparare i pasti e organizzarsi per il ritorno della luce solare, restava ben poco altro da fare......ormai diventati in quella intimità forzata una coppia fissa avevano potuto amarsi nella più grande e completa tranquillità.....ma anche questo non bastava certamente ad una coppia di giovani scienziati abituati alla ricerca e non certo ad una forzata inattività. Alla fine avevano deciso di comune accordo che dopo il Natale, che avrebbero trascorso festeggiandolo come potevano, si sarebbero avventurati verso l'obbiettivo primario delle loro ricerche.....sapevano benissimo che nel buio della notte artica poco avrebbero potuto trovare ma avrebbero considerato il tentativo alla stregua di una passeggiata nella neve, di un semplice diversivo, tanto per tenere occupati i loro cervelli. La notte di Natale e i due giorni seguenti la natura si era di nuovo scatenata in tutta la sua violenza.....una serie ininterrotta di violentissime tempeste di neve avevano perseguitato la zona in cui si trovavano i due giovani ma loro al caldo e al riparo dalle intemperie avevano trascorso in allegria quei giorni di festa. La Notte Santa, dopo vari bicchieri di Prosecco di Valdobbiadene che avevano trovato in una cassa, erano usciti completamente nudi all'aperto e, ridendo come pazzi, si erano rotolati nella neve fresca che continuava turbinando a cadere . Poi dentro di corsa sotto la doccia bollente e poi.............Tutto sommato un Natale diverso da tutti gli altri....ma bellissimo ugualmente. Il giorno di S. Stefano invece di uscire ad esplorare il luogo per il quale erano finiti li....Paolo lo passò a letto, colpito da un fulminante e micidiali mal di gola dovuto.....alle follie di Natale. Meno male che antibiotici e antipiretici a bordo non mancavano, come non mancavano certamente le “prese in giro” di Pat:” Hai visto il superuomo? Ha voluto sfidare tutto nudo neve e vento e adesso sta nel letto a tremare come un pulcino bagnato! Bravo! E poi hanno il coraggio di dire che le donne sono il sesso debole....guarda io come sto bene!” Per smaltire l'infreddatura e non andare in cerca di una pericolosa ricaduta, Paolo rimase prudentemente a riposo per un 'altra settimana e la gita rimandata per cause di forza maggiore, venne programmata per il giorno dell'Epifania.

CAPITOLO OTTAVO.
6 gennaio 2012. Dintorni del “campo base”.

L'ammasso di rocce che interessava tanto Paolo, si trovava proprio a ridosso del punto in cui erano precipitati con il piccolo aereo. Trovarle non sarebbe stato per nulla difficile ma era necessario attrezzarsi alla perfezione per poter raggiungere il loro obbiettivo in tutta sicurezza. Si erano ricoperti con delle moderne combinazioni da neve e avevano portato all'interno degli zaini, viveri, medicine, corde e naturalmente delle potenti torce.. Certo....entrambi avevano pensato dentro di loro:” Meno male che ci siamo imbattuti nel “C130”...altrimenti, altro che “passeggiata” in mezzo alla neve fatta in tutta sicurezza!”. I cinquecento metri del percorso, pur con la neve quanto mai alta, erano stati compiuti con relativa facilità. La luna splendeva luminosa con le stelle in un cielo completamente sgombro da nubi e il chiarore che Luna e astri emanavano illuminava bene il cammino. Alla fine ecco stagliarsi davanti a loro la formazione di rocce che tanto aveva affascinato Paolo......fin da una prima occhiata effettivamente le rocce erano situate in una posizione quanto meno strana......in un certo senso richiamavano veramente una certa similitudine con resti di archi e colonne. Un Paolo emozionatissimo aveva cominciato a passare la mano guantata sulla superficie di quei supposti manufatti e si era reso conto con un sussulto che erano in effetti troppo lisci per poter essere considerati solo una bizzarra “opera della natura” . In cima a quello che sembrava quanto restava di un arco, Pat aveva invece scoperto una specie di fregio che ricordava un uccello in volo ad ali spiegate......Sembrava proprio che Paolo avesse avuto ragione.....in quel deserto di ghiaccio qualcuno chissà quando aveva costruito un qualcosa che aveva resistito nel tempo. Di cosa si potesse trattare nessuno di loro due era in grado almeno per il momento di poterlo dire........i resti di un tempio, di una città o di una necropoli......chissà! I loro nemici, quelli che impedivano loro di proseguire agevolmente erano principalmente due....il freddo e l'oscurità. I due giovani avrebbero si potuto aggirarsi ancora per un po' li attorno ma per poter effettuare una seria indagine, sarebbe purtroppo stato necessario per lo meno poter disporre della luce solare. Portare via da li Paolo fu comunque un'impresa titanica.....Pat si era resa conto che null'altro di significativo avrebbero potuto trovare in quelle condizioni impossibili....la luce era necessaria la luce, senza la quale null'altro di significativo poteva essere trovato. Con l'arrivo del sole, una accurata ricerca aerea avrebbe potuto scoprire chissà cosa altro ancora, nessuno poteva sapere cosa ci potesse essere nascosto sotto la coltre di neve alta.......ma adesso come adesso null'altro poteva essere ancora tentato. Alla fine dopo tutta una serie di insistenze da parte di Pat, i due giovani si erano ritrovati al caldo nel loro rifugio e li avevano incominciato a parlare, a confrontarsi e a progettare quanto avrebbero dovuto e potuto fare nel prossimo futuro. Alla fine si erano trovati d'accordo su tutto.....Paolo in quei mesi che mancavano al ritorno del sole, si sarebbe limitato a brevi uscite che sarebbero servite solo a delimitare la zona da esplorare in futuro e a cercare nei dintorni altri segni di “civiltà”, poi con il ritorno della luce le ricerche avrebbero finalmente potuto avere un carattere più completo e capillare. Del tentativo di ritorno a casa.........ovviamente nessuno di loro due aveva più voluto parlare........li erano e li sarebbero rimasti fino a quando sarebbe stato possibile.

CAPITOLO NONO.
Cinque mesi dopo.

Cinque mesi erano ormai trascorsi, cinque mesi passati tra frequenti passeggiate all'aperto che però non avevano rivelato alcuna altra stranezza. A volte un'ombra aveva fatto supporre ai due giovani di essersi imbattuti in qualche altra novità ma poi si era constatato che si era in effetti trattato solo di giochi d'ombra che avevano tratto in inganno i due giovani. Eppure Paolo adesso aveva in testa una idea ben precisa del luogo che erano venuti ad esplorare e questa idea la aveva anche messa su carta: un grande foglio di carta bianca che sovrastava adesso una delle pareti del locale “magazzino” con disegnata sopra una pianta ben precisa di quel luogo misterioso. Il tutto faceva ricordare una specie di “tempio” delimitato da un ampio colonnato che partiva e si appoggiava sulla montagna che si trovava nella sua parte posteriore. Ma non si era trattato solo di uscite a scopo lavorativo: Paolo difatti spesso usciva all'aperto solo per il puro piacere di farlo. Si ricordava delle passeggiate che faceva in montagna d'inverno con i suoi genitori, delle incredibili sensazioni che provava da ragazzo camminando per i boschi innevati, del suono gracidante delle cornacchie che a lui piaceva tanto e del frusciare dell'acqua dei torrenti che scorreva spumeggiante sotto il ghiaccio. Erano momenti di pace che ancora adesso lo tranquillizzavano e appagavano la sua mente sempre in ebollizione. Pat invece in quei momenti preferiva rimanere al caldo sotto le coperte , con una tazzona di cioccolata in mano e a lasciare andare la sua mente su e giù per il suo “monte dei ricordi”..A volte guardava restando al calduccio uno di quei film “sentimentali” che tanto facevano invece imbestialire Paolo. Comportandosi in questa maniera ciascuno dei due giovani riusciva così a trovare quegli attimi di solitudine e di indipendenza così indispensabili alla buona riuscita di ogni rapporto di coppia.
All'osservatorio di Monte Palomar intanto, il professor Vincent osservava perplesso quella strana lucina che da un paio di giorni era apparsa al limite estremo della portata del suo radiotelescopio. Un asteroide non poteva essere, visto che tutti quelli in avvicinamento alla Terra venivano costantemente individuati, monitorati e infine catalogati dalla apposita sezione della Nasa preposta a tale scopo.........ma se di asteroide non si trattava il pericolo risultava allora molto maggiore perchè non si poteva trattare altro che di una stramaledetta cometa. Questi oggetti celesti sono composti essenzialmente di ghiaccio e polvere, e sono purtroppo assolutamente imprevedibili nella loro rotta. Di solito la loro velocità è molto ridotta ma quando superano l'orbita di Giove a causa della influenza gravitazionale di tale pianeta, vengono scaraventate verso una direzione ben precisa a folle velocità. Il guaio è che per calcolarne la loro esatta rotta, occorrono alcuni mesi e che se la direzione diventa una rotta di collisione verso la Terra, resta pochissimo tempo per pensare di poter intervenire in qualche modo. Il professore in verità non era affatto preoccupato.......c'era una provabilità su un milione che la cometa appena scoperta potesse collidere con il nostro pianeta......ma si rendeva ugualmente necessario per prudenza, cominciare a calcolare la rotta di quel corpo celeste, tanto per essere sicuri che la vecchia Terra non corresse alcun pericolo.
Il primo raggio di sole stava finalmente illuminando la terra di Groenlandia........per lunghi mesi la notte non avrebbe più fatto parte di quel bellissimo mondo. I due scienziati non avevano perso certamente tempo e si erano avviati con grande aspettativa verso le rovine. Con la luce del sole tutto appariva diverso ma nulla ricordava ai due giovani un qualcosa di ben preciso: tutto l'insieme era in effetti troppo rovinato per poter dare l'impressione di essere appartenuto a qualcosa di ben definito.......Si poteva forse trattare di un tempio, forse solo un altare dove svolgere sacrifici, una casa patrizia......nulla poteva essere definito con una qualche certezza. Non un disegno, non una iscrizione.......solo quella specie di uccello che pareva volare ad ali spiegate. Poi all'improvviso ecco comparire alla base di una colonna una stranissima iscrizione, una sorta di disegno dal messaggio chiarissimo: si trattava di una serie di disegni su di una tavoletta di marmo che Paolo era riuscito a prendere in mano senza alcuna fatica. La tavoletta era fatta di un marmo candido di estrema bellezza lavorato con una precisione che richiedeva una grande perizia...... e soprattutto di macchinari moderni. Non poteva assolutamente trattare di un prodotto artigianale, la levigazione del marmo rasentava la perfezione e i simboli che vi erano stati incisi non potevano certo essere stati impresso a mano libera. Sulla tavoletta erano incisi alcuni disegni che rappresentavano, con la massima chiarezza possibile, una serie di sette diaframmi di roccia da abbattere. Dove però fossero situati tali diaframmi..........questo non era specificato per nulla. Ma Paolo non si faceva fermare per così poco, si era girato dalla parte in cui la costruzione si fondeva con la montagna retrostante, era avanzato di alcuni passi e aveva scoperto semisepolti sotto la neve alcuni scalini che volevano chiaramente portare verso il basso. Levando faticosamente con una pala la neve ghiacciata, Paolo si era reso conto che gli scalini erano sette e che alla fine della piccola scalinata si protendeva una parete che sembrava fatta di mattoni intonacati. La strana costruzione non era ne un'ara ne un tempio....si trattava invece semplicemente di un ingresso a qualcosa che si apriva sotto la montagna.

CAPITOLO DECIMO:
20 maggio 2012.All'interno di un mondo sconosciuto.

La scoperta aveva dell'incredibile......chi mai in Groenlandia, nel regno dei ghiacci eterni aveva potuto costruire un monumento simile? E perchè? Risultava adesso evidente che si rendeva necessario abbattere quella parete di mattoni per poter penetrare all'interno. Ma le sorprese non erano finite qui. Paolo spaziando attorno con lo sguardo per delimitare ancora una volta visivamente il perimetro della costruzione, si era reso conto che in fondo al crinale che delimitava la zona, sembravano ergersi quelle che sembravano essere altre costruzioni in rovina. Il giovane aveva chiamato Pat e i due giovani si erano avvicinati alla zona in questione per indagare: Li sorgevano i resti di numerosi fabbricati, tutti in marmo bianco.......si trattava solo delle fondamenta e di qualche resto di muro candido che emergeva solo per alcuni metri da quel mare di neve......ma non erano tanto le dimensioni delle rovine ad impressionare i due scienziati ma il loro numero. Era oramai evidente che si trovavano davanti ai resti di una intera città. Ma per ora sembrava che li non ci fosse altro da vedere......i resti erano troppo disastrati per poter essere considerati particolarmente interessanti rispetto a quelli della costruzione per la quale erano arrivati fin li, per cui, rimandando ad un momento successivo altre indagini, erano ritornati presso la scalinata che avevano appena scoperto. Spalando meglio la neve per lavorare con maggiore comodità alla parete, Pat aveva all'improvviso colpito un oggetto duro ma nello stesso friabile. Accucciatasi per vedere di cosa si potesse trattare, per poco non aveva cacciato un urlo: il badile aveva difatti messo allo scoperto cinque teschi e tutta una serie di ossa chiaramente umane, distribuite ala rinfusa sul terreno. Sentendo urlare a quel modo la ragazza, Paolo si era appressato anche lui e aveva potuto constatare che si trattava dei resti di ben cinque esseri umani, morti in maniera sconosciuta chissà quanti secoli prima della loro venuta in Groenlandia. Alla fine i due giovani avevano riposto i poveri resti in un sacco che si erano portati dietro e si erano finalmente accinti a cominciare a demolire il muro. Paolo da buon archeologo cercava di fare meno danni possibili, se solo avesse potuto avrebbe convocato accanto a se il suo vecchio professore di Archeologia e altri luminari della sua università.....era una grossa responsabilità quella che si apprestava ad affrontare....quello che si accingeva a fare poteva essere paragonato forse alla 'apertura della tomba di Tutankamen. Era invece costretto ad agire solo con l'aiuto di Pat, perchè li erano completamente soli e lui non sapeva nemmeno se sarebbero potuti tornare a casa o no. Comunque aveva riposto con la massima cura presso l' ingresso la tavoletta in marmo e aveva cominciato a picconare con la massima cura la parete di mattoni. Aprire un foro nella parete sufficiente a farli passare oltre, non aveva richiesto che un paio di minuti.....scavalcato il foro di entrata i due giovani si erano ritrovati direttamente in una stanza illuminata da una luce verde fluorescente che sembrava scaturire dal soffitto: la stanza misurava 49 metri quadrati (esattamente 7x7) ed era stipata all'inverosimile fino quasi al soffitto da tutta una serie di mirabili opere d'arte.....statue in marmo e in bronzo, tele pitturate da valentissimi artisti, vasi in vetro lavorato e in giada blu di finissima fattura, gioielli di altissima oreficeria, tavolette in legno intagliato con geroglifici meravigliosi e estremamente colorati incisi da amanuensi dotati di vera arte.......e tante , tantissime altre stupende opere d'arte di ogni genere e tipo. Su di un mobiletto in legno intarsiatodi acero perfettamente conservato, erano riposti dei fogli dentro una sorta di cartellina: su di essi erano riprodotti in miniatura tutti gli oggetti che si trovavano nella stanza con accanto quello che doveva essere il loro nome in una scrittura sconosciuta . Erano dunque in presenza di un vero e proprio “inventario” di quanto era contenuto nella stanza. Di sicuro quella che avevano scoperto non era certo una tomba come quella degli Egizi.....ma un qualcosa di ben diverso! Si trattava veramente di una scoperta incredibile. Guardando bene Pat si era resa conto che solo una piccola porzione della parete di fondo appariva limitatamente sgombra e libera, come a voler suggerire che per di la si doveva proseguire..........poi a terra ecco di nuovo gli scheletri di altri quattro uomini con i crani staccati di netto e separati dal resto del corpo come se fossero stati decapitati. Adesso non bisognava indugiare..........era necessario andare oltre, i due giovani erano come pervasi da una strana febbre dovuta all'eccitazione della scoperta. In un lampo venne abbattuta anche la parte del secondo muro, come in precedenza solo un piccolo foro sufficiente a permettere ai due di poter entrare nella stanza successiva: questa volta l'illuminazione sempre proveniente dall'alto, aveva in colore rosso sangue e la stanza sempre delle dimensioni della prima era completamente stata riempita con libri di tutte le misure..........libri tutti ovviamente scritti nella medesima e misteriosa scrittura e tutti regolarmente inventariati in fogli contenuti in un'altra cartellina riposta su di un mobiletto identico al primo. Anche qui la parete di fondo era stata parzialmente lasciata libera e........a terra si trovavano altri quattro scheletri come al solito....decapitati. La stanza seguente era un qualcosa di straordinario per quanto conteneva......sempre delle medesime dimensioni, con una soffusa luce questa volta azzurra, portava al suo interno tutta una serie di strumenti di difficile identificazione: alcuni sembravano ferri chirurgici, altri ricordavano apparecchiature astronomiche, altri ancora non erano assolutamente identificabili ne da Paolo ne da Pat ma per quella civiltà sconosciuta dovevano rivestire certamente una grande importanza. Su un tavolo di notevoli dimensioni erano riposti quelli che sembravano essere progetti di complessi macchinari che evidentemente non avevano potuto trovare posti li dentro per le loro dimensioni. Anche qui il consueto tavolino con cartellina fogli e relativo inventario e.........quattro scheletri decapitati li, sul fondo della stanza. La quarta stanza a parte la luce verde chiaro, non differiva per nulla dalle altre ed era stata letteralmente riempita con strumenti musicali di ogni forma e misura e da quelli che dovevano essere spartiti musicali raccolti in migliaia di contenitori di pelle......straordinario, quel complesso di stanze! Una dopo l'altra, dovevano essere una sorta di museo in cui una civiltà scomparsa aveva lasciato tutte le sue conoscenze, tutto il suo sapere, tutta la sua arte! I ricorrenti cadaveri decapitati dovevano essere coloro che avevano sigillato una porta dopo l'altra e che erano stati subito dopo uccisi per poter essere certi che il segreto sarebbe stato mantenuto il più a lungo possibile. La quinta stanza, dotata di una luce arancione, conteneva una quantità enorme di semi, tutti rinchiusi accuratamente in vasi di coccio con la rappresentazione di quanto contenevano attaccata all'esterno. Ma la sorpresa più incredibile la doveva riservare la stanza numero sei.........li la luce era di un bianco abbagliante, li il pavimento era tutto forato e in ogni foro che arrivava fino al ghiaccio sottostante “riposavano” congelate delle fiale riempite di un liquido viscoso e trasparente. Il cartello che campeggiava al centro della stanza indicava chiaramente con simboli chiarissimi il contenuto delle migliaia e migliaia di fiale. Non si poteva sbagliare., anche se il tutto poteva sembrare incredibile.......ciascuna fiala conteneva un ovulo fecondato di una uomo ed una donna di quei tempi lontani.......pronti per essere impiantati in una donna “donatrice di vita” e di un caldo utero disponibile. Pazzesco.......si erano imbattuti nell'estremo tentativo di una civiltà avanzatissima di perpetuare se stessa evidentemente dopo una colossale catastrofe, si erano imbattuti in una gigantesca richiesta di aiuto! La serie di stanze non era nemmeno da considerare un gigantesco museo....ma una vera e propria “arca”.
Paolo non sapeva più cosa pensare:” Pat.....ma ti rendi conto su che cosa abbiamo messo le mani? Altro che una tomba egizia.....noi siamo in presenza del disperato tentativo di un intero popolo di sfidare le leggi del tempo e della natura.””Hai perfettamente ragione.....ma che razza di civiltà è questa, quanto era evoluta e soprattutto perchè si è estinta in modo così brusco e soprattutto come ha fatto a svilupparsi in una zona desolata come quella in cui ci troviamo?””Vedi Pat......secondo me questi territori, adesso dominati dal gelo, una volta dovevano essere per forza un terreno rigoglioso e fertile. Vedi nella stanza n°5 la quantità di semi conservati....provabilmente qualche gigantesca catastrofe ha colpito questa gente che non ha potuto fare di meglio se non tentare di perpetuare la sua specie.....costruendo tutto quello che vedi davanti ai tuoi occhi.....e ti dico di più....io sono convinto che nell'ultima stanza, la settima, quella che ci apprestiamo adesso ad aprire, troveremo la risposta che stiamo cercando, la causa del disastro che ha distrutto questa meravigliosa civiltà” “ E allora muoviamoci Paolo....dai prendi in mano il piccone e apriamo l'ultima porta!” Il muro di mattoni come al solito non aveva fatto alcuna fatica a sbriciolarsi, la stanza era illuminata da una sorta di cielo azzurro scuro tempestato di una incredibile quantità di stelle e a differenza delle stanze precedenti era quasi vuota. Sul fondo era stato posto un massiccio trono in marmo e a pochi metri di distanza faceva bella mostra di se un grosso libro riposto sul suo leggio. A terra lo scheletro di un unico essere umano e.....niente altro. Le pareti erano affrescate con soggetti diversi gli uni dagli altri, tutti eseguiti con colori vivissimi e tutti di fattura pregevolissima. Pat aveva notato guardando rapita il soffitto, che le costellazioni apparivano diverse da quelle conosciute dall'uomo moderno....si trattava della accuratissima descrizione di un cielo così come era stato visto chissà quanti anni prima da un popolo oramai estinto. Paolo invece si era concentrato subito sugli affreschi che decoravano le pareti, avendo intuito che proprio loro descrivevano quello che era accaduto a quella gente in una epoca immemorabile. Quattro erano le pareti ma solo tre gli affreschi, essendo la parete dove era stato aperto il foro di entrata completamente bianca.. La pittura di destra descriveva perfettamente la città principale di quel popolo, case, palazzi meravigliosi, colonnati, canali, strade e ponti......la città si adagiava apparentemente su sei colli circondati dalle altissime vette che tutt'ora racchiudevano quel posto incredibile ma al posto della candida neve tutto era circondato da verdi campi e da rigogliose foreste di conifere. L'affresco di sinistra descriveva invece la scienza di quell'incredibile popolazione: si notavano chiaramente riproduzioni di interventi chirurgici in sale operatorie che ricordavano moltissimo quelle dell'uomo dei nostri giorni, riproduzioni inequivocabili di strumenti astronomici e addirittura di un telescopio, macchinari complessi di non facile identificazione e......il disegno chiarissimo che riproduceva nientemeno che una centrale idroelettrica in funzione. Non c'era invece nulla che potesse suggerire il volo.....niente che suggerisse l'esistenza della navigazione nemmeno quella fluviale. Sembrava che quella stranissima civiltà avesse avuto origine e fine esclusivamente tra le montagne di quelle valli. Non esisteva neppure alcun accenno a strumenti bellici o di difesa quasi che guerra e violenza fossero per quel popolo dei fattori completamente sconosciuti. Ma la cosa più sconvolgente era l'affresco che si trovava alle spalle del trono di marmo. Il disegno, tanto bello da sembrare quasi in rilievo, rappresentava in due quadri diversi, due catastrofi che sembravano doversi verificare in tempi diversi. La prima, quella di sinistra, descriveva dettagliatamente quanto era accaduto a quella gente: una cometa di notevoli dimensioni aveva colpito la terra in un oceano che adesso non si riusciva ad identificare. La caduta del corpo celeste aveva provocato una catastrofe globale e dal disegno si poteva vedere che una glaciazione aveva colpito l'intero pianeta compreso il sistema di valli dove viveva quell'incredibile popolo distruggendolo rapidamente. La seconda.....aveva lasciato Paolo di stucco. Questa volta non si parlava della descrizione di una una catastrofe già avvenuta.....ma purtroppo di un qualcosa che sarebbe dovuto ancora accadere. Era tutto chiarissimo: il disegno parlava con la massima chiarezza,di una seconda cometa, molto più grande della prima, che si sarebbe schiantata sul nostro pianeta distruggendolo questa volta completamente. Era disegnato con la massima chiarezza un primo avvicinamento alla Terra della cometa, un secondo e....al terzo....l'inevitabile impatto. C'erano anche delle cifre in una scrittura purtroppo indecifrabile, accanto al primo passaggio della cometa, al secondo e, scritte più in grande, anche al terzo, quello dell'impatto. Pat era allibita.....i due scienziati avevano davanti ai loro occhi la data della fine del mondo....ma non erano per nulla in grado di decifrarla o per lo meno di interpretarla. Paolo, che a volte si “ricordava” di essere un essere razionale si era reso conto immediatamente di due cose....la prima era che dovevano in qualche modo cercare di decifrare quella scrittura e soprattutto quei numeri sconosciuti, la seconda che almeno per i numeri.....forse c'era il modo di farlo! In tutte le stanze infatti, sui fogli dei vari inventari, c'erano le parole che indicavano per ciascun oggetto di cosa in realtà si trattasse:.......per cui un glottologo sarebbe senza alcun dubbio stato in grado di decifrare la scrittura.....ma loro erano uno archeologo e Pat non aveva ancora terminato gli studi di antropologia.....e più di tanto non sarebbero riusciti a comprendere di quel linguaggio “alieno”. Ma per i numeri se fossero stati fortunati......forse sarebbe stata tutta un'altra faccenda: Paolo si era reso conto che accanto ad ogni oggetto compariva sempre la quantità, espressa con delle cifre, a cui si riferiva l'inventario. A ciascun oggetto erano abbinati il nome e la quantità relativa. Paolo si era recato allora nella stanza “dei libri” e aveva cercato quello che poteva assomigliare ad un trattato di matematica elementare. Lui aveva giustamente pensato che tale libro sarebbe dovuto trovarsi in massima evidenza, proprio per poter permettere a chi volesse comprendere la cultura di quel popolo estinto, di poterlo effettivamente fare. E...aveva avuto ragione! Il libro in questione non solo esisteva ma si trovava proprio sulla sommità della prima pila che si trovava proprio davanti all'ingresso. I due scienziati erano al massimo della tensione nervosa.......erano come due scolaretti al primo giorno di scuola. Aperto il volume si erano trovati davanti ad un vero e proprio “abecedario”: semplici oggetti con il relativo nome scritto in grande a fianco e con la prima lettera evidenziata in grande. Seguiva poi l'elenco di tutte le lettere. Stranamente il “codice” appariva unico, nel senso che non esistevano le lettere maiuscole. Ma quello che interessava Paolo e Pat erano i numeri e non le lettere. Più avanti i due avevano scoperto che pur trattandosi di un sistema decimale come il nostro, i numeri venivano rappresentati con un metodo che ricordava moltissimo, se pur con qualche leggera differenza, quello in uso agli antichi romani. Ovviamente i simboli risultavano completamente diversi: singole palline fino al 5 che veniva rappresentato invece da una stella, una stella più quattro palline per il nove, due stelle per il dieci e via in avanti con questo sistema . Il cinquanta era rappresentato da un sole, il cento da un pesce. Ci voleva certo molta pazienza e un po' di pratica ma in fondo quello che interessava i due giovani era solo il fatto importantissimo di riuscire ad identificare le date che tanto li interessavano e soprattutto quella della catastrofe finale. C'era voluto più di un' ora di costante applicazione ma alla fine ci erano riusciti. Se la rappresentazione dei mesi dell'anno era ben evidente sulla parte alta del dipinto di destra e se tra i dodici mesi era evidenziato con la massima chiarezza con una sorta di freccia incandescente l'ultimo, quello che per noi era il mese di dicembre, il numero finalmente trovato era il seguente 22012. Cosa voleva mai significare questa data? Il numero risultato era inequivocabilmente giusto....ma a cosa si poteva riferire? L'illuminazione la aveva avuta questa volta Pat:” Stai attento Paolo: noi adesso abbiamo trovato questo numero che poi sappiamo benissimo essere una data be precisa. Ma visto così tale numero non ci dice nulla se non sappiamo da quando il calcolo è stato fatto partire. Secondo me si deve far partire il computo degli anni da quello, esattamente da quello, della distruzione della civiltà che noi abbiamo scoperto e questo dato lo troviamo se guardi bene esattamente sopra il riquadro che indica la caduta della prima cometa. Non lo abbiamo notato prima perchè si tratta di un numero estremamente piccolo, tanto piccolo che non esiste...... si tratta dello ZERO, ecco, vedi li il suo simbolo, li in alto in piccolo proprio sopra la cometa........Se quanto affermo risponde alla verità e io sono fermamente convinta di quanto affermo, noi dobbiamo considerare che 10000 anni fa si è terminata in effetti l'ultima glaciazione che è durata più o meno cinquemila anni....aggiungi altri cinquemila anni di storia prima della nascita di Cristo e siamo a ventimila.....aggiungi altri 2012 anni di storia moderna anni ed ecco che arriviamo AL DICEMBRE 20012! Un'altra volta la stessa data della fine dei tempi già identificata dal calendario dei Maya....solo che adesso sappiamo anche come tale fine avverrà.”” Maledizione Pat....mi sa che hai proprio ragione. Quello che abbiamo scoperto è terribile e non possiamo assolutamente tenerlo per noi, il mondo deve sapere e saperlo al più presto perchè se c'è qualche cosa che si possa fare bisogna che sia fatto al più presto! E comunque, anche se la data che noi abbiamo elaborato in fretta e furia non fosse precisa......resta il fatto che la cometa esiste per davvero e prima o poi è destinata comunque a colpire la Terra”

CAPITOLO UNDICESIMO.
3 gennaio 20012.

IL presidente degli Stati Uniti stava viaggiando a bordo dell' “Air Force One” diretto all'Area 51. Era la prima volta da quando il mese prima era entrato in carica, che si recava nella base più segreta della Aeronautica Militare. Il colloquio che aveva avuto con il suo predecessore nella Stanza Ovale della Casa Bianca all'atto del “passaggio delle consegne”, lo lasciava ancora perplesso e pensieroso. In pratica il Presidente Uscente gli aveva testualmente detto:” Caro Victor.......tu sei certamente a conoscenza dell'ossessivo ricorrere in tantissime religioni della data del 21 dicembre di quest'anno come quella dell'arrivo dell'Apocalisse. CHE QUESTO SIA VERO O NO, NOI NON LO POSSIAMO SAPERE ma anche se io e la maggioranza degli scienziati consideriamo tutto ciò alla stregua di una colossale bufala, tutti noi assieme abbiamo cercato nello stesso tempo di prevedere, per ulteriore prudenza, da dove ci potrebbe giungere un eventuale e sottolineo ancora EVENTUALE pericolo. Ogni scenario possibile e conosciuto è stato verificato Se qualcuno ci attaccasse con armi di distruzione di massa....ebbene sarebbe inevitabilmente l'olocausto cisto che noi saremmo tenuti e costretti a reagire con tutte le nostre forze, se un qualche micidiale virus di “classe 5” sfuggisse al nostro o all'altrui controllo.....ci sarebbe anche in questo disgraziato caso ben poco da fare, come non potremmo assolutamente reagire se il Sole a causa di devastanti e violentissime tempeste solari ci bombardasse con micidiali radiazioni. Anzi per questa ultima disgraziatissima ipotesi forse qualche cosa si potrebbe ancora fare, che so, seppellirci sotto terra o sotto qualche montagna e cercare di salvaguardare per lo meno la memoria della nostra civiltà....ma gli astronomi mi confermano che il nostro vecchio, caro Sole non ha per ora alcuna intenzione di comportarsi tanto male. Potrebbe verificarsi la catastrofica esplosione di un vulcano tipo il Vesuvio in Italia che potrebbe distruggere Napoli, e questo sarebbe il minore dei mali ma come conseguenza estrema, diffondendo nell'atmosfera polveri venefiche, tale esplosione potrebbe far piombare l'umanità in una disastrosa e distruttiva estinzione di massa a a causa della conseguente glaciazione che si verificherebbe a causa dell'oscuramento del Sole. L'unico pericolo reale da cui ci dobbiamo guardare, anche se in verità si tratta di un pericolo molto ma molto remoto e difficile da verificarsi, è l'impatto della nostra Terra con un corpo celeste, come è di sicuro già ripetutamente avvenuto nella notte dei tempi. Ora per gli asteroidi non ci sono problemi particolari essendo più o meno tutti identificabili e identificati nel loro avvicinamento alla Terra. Il vero problema sono le comete che possono comparire all'improvviso, e darci pochissimo tempo per reagire in qualche modo una volta che sia stata confermata la loro rotta di collisione con il nostro pianeta. In questo disgraziato caso....il tempo è d'oro. Vista la riconosciuta impossibilità di distruggere uno di questi ammassi di ghiaccio e polvere con il semplice lancio da terra di missili armati di testate nucleari, l'unico modo per tentare di salvare il pianeta è quello di tenere sempre in orbita una navetta spaziale, molto più grande degli Shuttle e armata con ordigni nucleari pari almeno a cinquemila megatoni. Non ti sto a descrivere come tale navetta dovrebbe agire.......lasciamo fare agli scienziati. Ma quello che ti volevo dire è che la navetta è finalmente operativa e pronta al decollo dall'Area 51. Ti invito, visto che da oggi sarai tu a “menare le danze” a recarti li al più presto, li dove ti verrà spiegato quanto devi sapere per la sicurezza del nostro Paese e di tutto il pianeta.”

CAITOLO DODICESIMO.
Ventimila anni fa.

Tutto era stato fatto......l'essenza stessa della loro civiltà era stata riposta al sicuro e coloro che avrebbero dovuto perpetuarla riposavano in attesa della loro nascita. La popolazione era ammassata nei templi a pregare e quasi nessuno si aggirava tra il vede intensissimo di quelle valli lussureggianti. Il cielo era azzurro come al solito , il sole spandeva come di consueto il suo calore e nulla, assolutamente nulla faceva prevedere quello che stava per verificarsi. All'improvviso a migliaia di chilometri di distanza il mostro infuocato aveva colpito l'oceano.....l'onda d'urto e i conseguenti Tsunami avevano devastato gran parte del pianeta ma il guaio maggiore era derivato dal fatto che l'urto devastante aveva risvegliato di colpo moltissimi vulcani che entrando di colpo in eruzione avevano saturato l'atmosfera di una impenetrabile cortina di gas in gran parte venefici. Sul sistema delle valli di quella che stava per diventare la Groenlandia si era scatenata tutta una serie di eventi che stavano mettendo fine a quella meravigliosa civiltà: prima una serie devastante di piogge acide che avevano avvelenato i raccolti poi, con lo spostamento dei Poli, tutta la zona delle valli era entrata in una devastante “era glaciale” che aveva ucciso nel giro di un mese tutta la residua popolazione. La grande capitale era sprofondata sotto metri di candida coltre di neve e quanto era stato costruito nel giro di secoli di costante progresso era stato irrimediabilmente distrutto. Nemmeno il ricordo di quella civiltà era potuto sopravvivere.....nemmeno il suo nome.

CAPITOLO TREDICESIMO.
21 Maggio 2012. Terra di Groenlandia.

La situazione appariva veramente drammatica.....va bene che i conti su durata e fine della glaciazione erano un po' aleatori, va bene che dalla fine della glaciazione si era considerato che prima della nascita di Cristo fossero passati più o meno un cinquemila anni.....ma alla fin fine i conti tornavano perfettamente con il calendario dei Maya....e la coincidenza era troppo incredibile per poter essere ignorata! Si rendeva indispensabile andarsene al più presto possibile via da li e informare chi di dovere su quanto era stato scoperto da loro e sperare che l'umanità fosse in grado in un tempo così scarso di provvedere a fare qualcosa nel tentativo di salvare il pianeta. Il problema più grosso era quello di dover scavalcare le montagne altissime che li circondavano. Paolo sapeva benissimo che arrivare li, da dove erano partiti con l'aereo, era pura follia. Si trattava di almeno trecento chilometri da percorrere a piedi in mezzo a neve e ghiaccio. Ma Paolo ricordava benissimo di aver visto alle pendici di quella montagna altissima che separava il sistema di valli dalle pianure circostanti che si trovavano dalla parte opposta della catena montuosa, un villaggio di cacciatori e soprattutto una piccola pista con alcuni aerei da turismo li parcheggiati. Li era necessario dirigersi e bisognava farlo subito! La sera i due ragazzi avevano fatto l'inventario di quello che avevano a disposizione per tentare l'impresa: una motoslitta biposto ancora smontata all'interno del “C130”, viveri in abbondanza, coperte e sacchi a pelo invernali, zaini, razzi da segnalazione e indumenti leggeri e caldi. “Vedi Pat....di quello che ci serve non manca nulla.....con viveri ed equipaggiamento siamo a posto. Vedi la montagna più alta, quella che si staglia all'orizzonte? E' quella che dobbiamo possibilmente aggirare o nella peggiore delle ipotesi scavalcare ad una quota la più bassa possibile. Li risiede la difficoltà più grande della nostra impresa, dopo di che potremo arrivare al villaggio di cui ti ho parlato e farci portare a casa al più presto.”” E allora “Rispose Pat “Prepariamo tutto e partiamo domani mattina perchè in questo frangente ogni momento risparmiato è prezioso

CAPITOLO QUATTORDICESIMO
22 Maggio.

Alla fine se ne erano andati......avevano caricato la motoslitta di tutto quanto poteva loro servire, comprese due taniche supplementari di carburante e si erano velocemente avviati seguendo sempre il fondovalle. Le valli si susseguivano le une alle altre tra costanti saliscendi. Più di una volta si erano imbattuti in macerie semisepolte e una volta avevano anche percorso un ampio tratto di quella che un tempo doveva essere stata una strada. Non avevano tempo per fermarsi ad indagare, anche se la curiosità era tanta....sapevano inoltre di camminare sopra quello che era diventato un immenso cimitero. La sera, per modo di dire visto che ancora per mesi il sole li non sarebbe tramontato, si erano accampati esausti ai piedi del gigantesco ostacolo che il giorno dopo sarebbero stati costretti ad affrontare. Avevano fermato la motoslitta, gonfiato la tenda e dopo una rapida cena a base di carne in scatola e biscotti, si erano addormentati. La mattina Paolo si era svegliato per primo, era uscito all'aperto e aveva respirato a pieni polmoni quell'aria frizzante che sapeva di pino. Il vento frusciava quietamente tra gli alberi che ricoprivano la base della montagna e tutto dava un senso di pace e di serena tranquillità. A Paolo quelle valli innevate piacevano in modo incredibile....la neve a lui aveva sempre dato un appagante senso di pace e di serenità e le montagne gli avevano da sempre dato l'impressione di trovarsi a casa. Ma Pat si era svegliata stiracchiandosi come una gatta ed era arrivato il momento di ripartire. Il paese in questione si trovava al di la della montagna e Paolo non sapeva proprio come affrontarla..........di scavalcarla scalandola nel vero senso della parola non se ne parlava proprio visto che nessuno di loro due era scalatore e che Pat tra l'alto, soffriva di vertigini. Passarle accanto scansandola implicava uno spazio che........non c'era, per cui non restava altra alternativa che cercare di oltrepassarla mantenendosi sempre a mezza costa. Purtroppo con tale soluzione erano stati costretti ad abbandonare definitivamente il gatto delle nevi e gran parte di attrezzatura e viveri ma non era stato possibile comportarsi altrimenti. Era stato per tutto il giorno un continuo ed ininterrotto saliscendi, un metodico e lento arrampicarsi per poi ridiscendere. Le gambe dopo ore di fatica ininterrotta cominciavano già a cedere e si imponevano alcune ore di riposo ed un buon pasto caldo. Paolo, rendendosi conto che era assolutamente necessario riposare, si era dato da fare per cercare una sorta di rifugio che li potesse proteggere dall'inclemenza del freddo e alla fine aveva trovato un anfratto tra le rocce e aveva approfittato per rizzare al suo interno la tenda pneumatica e per accendere il fornelletto a spirito che oltre a consentire di fare un ottimo te, contribuiva anche a riscaldare adeguatamente il piccolo ambiente. Il cammino percorso con una giornata di fatica non era poi molto ma i due giovani avevano ugualmente ottenuto di lasciare dietro di loro la foresta di larici e la parte più scoscesa della montagna. Tutto sommato non si trattava poi di una impresa impossibile, posto che la si fosse affrontata con la luce del sole e con l'attrezzatura giusta . Era adesso sufficiente ridiscendere con la massima cautela, stando bene attenti a non cadere in qualche crepaccio o a non rotolare in qualche canalone. Paolo aveva pensato poi tra se, che se non si fosse imbattuto nel “C130” caduto, mai avrebbero potuto affrontare un simile viaggio senza perire dopo pochi metri di cammino. La sera seguente erano alla fine giunti alla meta. Prima erano penetrati nell'ennesimo bosco di abeti e larici e poi si erano diretti verso il fondovalle seguendo le balze di un torrente ricoperto di ghiaccio che zigzagava di qua e di la nel suo scendere verso il basso Ad un tratto il bosco si era come aperto all'improvviso, lasciando intravvedere una verde vallata al cui centro era situato un piccolo centro abitato dotato di un piccolo aeroporto. Giunti in paese,si erano rifocillati nel bar del villaggio, avevano preso una buona dose di “pacche sulle spalle” dai montanari che sapevano di un aereo da turismo caduto sei mesi prima anche se pensavano che la disgrazia fosse avvenuta in tutt'altra zona( sempre a causa del piano di volo errato) e poi erano stati riaccompagnati con un piccolo monomotore all'aeroporto dal quale erano decollati sei mesi prima.

CAPITOLO QUINDICESIMO.
3 Gennaio 2012.

Il Presidente era atterrato con l' “Air Force One” sulla pista principale dell' “Area51”. Subito era stato condotto in una tribuna attigua ad un' altra pista di decollo e li aveva potuto ammirare l'ultimo capolavoro dell'ingegneria aerospaziale. L “Enterprise” era l'estrema evoluzione delle navette spaziali degli anni ottanta. In apparenza non differiva molto dal mezzo originario che aveva caratterizzato le missioni spaziali a partire dagli anni ottanta..Appariva solo più lunga di una decina di metri, più larga di tre e questa volta aveva delle vere e proprie ali a geometria variabile ed era dotata di cinque potenti motori, di cui tre a propulsione ionica, che le consentivano di decollare e atterrare agevolmente senza l'ausilio dei vecchi e pericolosi razzi “usa e getta”. Ovviamente non era stata concepita per atterrare e decollare di continuo, il suo ambiente naturale era lo spazio aperto e la sua base operativa la “Stazione Spaziale Internazionale. Ma rispetto alle sue progenitrici che decollavano pericolosamente solo grazie ad enormi razzi di supporto e atterravano ancora più pericolosamente come degli alianti, era tutta un'altra cosa. Adesso la navetta, che in realtà era la prima vera e propria astronave della storia, sarebbe decollata per agganciarsi alla Stazione Spaziale Internazionale,” con il suo carico di missili nucleari e il suo equipaggio misto russo/americano, pronta ad entrare in azione se solo ciò si fosse reso necessario. La navetta non era solo opera di scienziati e tecnici americani.....sia la Russia che la vecchia Europa avevano contribuito alla sua progettazione e in quello stesso momento un'altra navetta in Russia, identica in tutto e per tutto all' “Enterprise” era pronta al decollo. In Europa e più esattamente nei dintorni di Parigi, era ancora in costruzione una terza navetta, questa ancora più grande, che una volta ultimata, avrebbe dovuto portare i primi astronauti su Marte. Questa si che era considerata una vera e propria nave spaziale a tutti gli effetti.........venti uomini di equipaggio, laboratori scientifici, locali di ritrovo, una serra idroponica che produceva davvero frutta e verdura, cabine monoposto e biposto per l'equipaggio, piccole ma comode........e addirittura un sistema di rotazione su se stessa mentre la navetta era in navigazione che garantiva una sorta di forza di gravità. Tutto ciò era accaduto nel mese di gennaio negli stessi giorni in cui il professor Vincent stava facendo i suoi primi calcoli per riuscire a capire dove la cometa che aveva scoperto da poco, si stesse dirigendo. Subito purtroppo lo scienziato si era reso conto che questa volta il rischio di una collisione con la terra era altissimo. Rispetto al passato....non si parlava più questa volta di una provabilità su un milione ma adesso a calcoli appena iniziati, la provabilità era salita prima a mille su centomila per poi arrivare, dopo un altro drammatico mese di snervanti calcoli frenetici, a una su cinque. Mai prima d'ora, da quando esisteva l'uomo moderno, si era arrivati ad una percentuale di pericolo così elevata.....e i calcoli non erano ancora stati ultimati mancando ancora l'inserimento delle ultime variabili. Altri due mesi erano passati, due mesi trascorsi a compitare equazioni su equazioni.....ma poi, con l'ultimazione di questi ultimi calcoli si era arrivati vicini alla risposta finale: la percentuale avrebbe potuto diminuire, come lo scienziato si augurava caldamente....o drammaticamente alzarsi ancora. Il primo maggio il professor Vincent aveva finalmente inserito gli ultimi dati nel mega computer dell'osservatorio astronomico dove lavorava.....e la risposta tanto attesa era alla fine arrivata, certa ed inequivocabile, la più tremenda che si potesse paventare: non si parlava più di provabilità di impatto ma di impatto sicuro ed inevitabile che sarebbe avvenuto proprio il 21 Dicembre dell'anno in corso! A chi comunicare la terribile scoperta? Non certo ai giornali che avrebbero scatenato un panico incontrollabile in tutto il mondo, meno ancora al mondo scientifico che avrebbe subito incominciato a litigare sulla “paternità” della scoperta piuttosto che agitarsi per cercare un qualche tipo di soluzione.....e poi era indispensabile fare presto, il tempo a disposizione era ridottissimo e c'era il rischio che qualcun altro arrivasse alle sue stesse conclusioni e rivolgendosi alla persona sbagliata scatenasse in tutto il pianeta la “sindrome da fine del mondo” con conseguenze ben immaginabili su tutta la popolazione. No, no........nessuno doveva essere messo al corrente tranne il Presidente, poi lui avrebbe pensato al da farsi, lui era li per quello! Vincent era per fortuna una autorità riconosciuta nella sua branca di studi ma riuscire ad avvicinare il Capo dello Stato in tempi brevi non era certo una faccenda da poco. Fortunatamente il professore era stato compagno di università del direttore della “Nasa” e a lui ovviamente si era rivolto in cerca di aiuto. Certo....era stato costretto a spiegargli quanto aveva scoperto ma così facendo era riuscito ad ottenere il colloquio tanto atteso. Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale a cui i due si erano rivolti, pur non essendo stato messo a parte del “segreto” ,davanti ad una richiesta di colloquio fatta da due autorità tanto in vista, non aveva potuto negare quanto richiesto e aveva fissato un appuntamento di mezz'ora per il giorno seguente alle ore 16 tra un colloquio con il “Nunzio Apostolico” e il delegato americano alle Nazioni Unite.

CAPITOLO SEDICESIMO
3 maggio 2012.

Adesso anche lui sapeva......credere ai due scienziati non era stato per nulla difficile vista la loro fama e soprattutto la messe di prove inconfutabili che i due avevano portato a sosteno di quanto affermavano. Un po' anche se lo aspettava e in mente gli erano venute subito le parole e le confidenze fattegli mesi prima dal suo predecessore. Il Presidente si era anche reso conto che non poteva assolutamente tenere nascosta la verità al mondo intero, per lo meno non tutta. Se delle voci incontrollate, e questo lui sapeva benissimo che sarebbe accaduto, fossero filtrate all'esterno....sarebbe stato il panico generale. Era mille volte meglio parlare alla Nazione e al mondo e....cercare di indorare la pillola il più possibile affermando e assicurando che la scienza moderna era perfettamente in grado di risolvere definitivamente il problema. Se poi tutto in effetti fosse andato bene...appunto BENE!, se invece nonostante tutti gli sforzi la cometa avesse colpito la Terra....beh...per lui problema risolto ugualmente! Intanto aveva informato chi di dovere, anzi aveva lasciato tutto in mano al direttore della “Nasa” sapendo benissimo dell'esistenza delle due navette in orbita già agganciate alla Stazione Spaziale Internazionale. Il Direttore il giorno dopo era tornato da lui e gli aveva esposto il piano che già da anni era stato studiato per risolvere proprio una emergenza di questo tipo:”Vedi..... Jak, tutto era già stato predisposto da anni e il piano veniva aggiornato e modificato ogni volta che si presentava l'occasione per farlo. Prima i mezzi erano limitati, soprattutto quando avevamo a disposizione armi meno potenti e soprattutto solo le navette “anni 80” se pur modificate e migliorate. Pensa che il piano originario prevedeva tra l'altro in una simile emergenza, vista la scarsità delle scorte di carburante acqua e ossigeno che si potevano portare a seguito, addirittura l'inevitabile e dolorosissimo sacrificio dell'equipaggio impossibilitato a rientrare sulla Terra. Adesso per fortuna tutto è cambiato e le possibilità che si possa impedire l'olocausto sono veramente reali e non certo aleatorie come per il passato. Dunque....... il progetto prevede la partenza, partenza prevista per il primo di luglio, dalla “Stazione Spaziale Internazionale” dove attualmente sono attraccate, dell' ”Enterprise” e della “Kirov” che portano a bordo missili nucleari per una potenza combinata e complessiva di diecimila megatoni. Le due astronavi si dovranno dirigere ad un punto dello spazio il più lontano possibile dal nostro pianeta orientativamente a un terzo circa della distanza tra la Terra e Marte. Li dovranno attendere il passaggio della cometa posizionati esattamente davanti a lei, visto che se la lasciassero passare e la tentassero di aggredirla da dietro, come sarebbe meglio o se tentassero di atterrarci sopra, come sarebbe ancora meglio.....la perderebbero di sicuro per sempre.....la stramaledetta cometa è ancora troppo veloce per le nostre possibilità. Vedi Jak....la più grande limitazione che noi abbiamo per l'esplorazione dello spazio profondo, è appunto la scarsa e assolutamente inadeguata velocità dei nostri mezzi, stiamo facendo progressi con la propulsione a ioni ma resta il fatto che aumentare ancora la velocità di crociera delle nostre navette risulta per ora assolutamente impossibile. Il balzo in avanti che a noi servirebbe, sarebbe ovviamente quello di poter raggiungere e possibilmente superare la velocità della luce......ma in quanto a questo gli studi per ottenere questo risultato sono purtroppo ancora allo stato embrionale e non sappiamo nemmeno se tutto ciò sarà veramente possibile ottenerlo. Ma torniamo a noi......le navette dunque vanno posizionate davanti alla cometa ma con uno spostamento di trenta gradi a destra, .infatti il nostro obbiettivo anzi, la nostra speranza, non è tanto di riuscire a distruggere la cometa ma di deviarla dalla sua rotta originaria. In effetti a quella remota distanza, ed è per questo motivo che le navette dovranno andare il più lontano possibile, un semplice piccolo, misero, insignificante grado di deviazione....sarebbe ampiamente sufficiente per far passare al largo dalla Terra il mostro celeste e a salvare capra e cavoli! Tutto sta riuscire ad ottenerlo questo grado di deviazione......a bordo abbiamo l'equivalente di migliaia di bombe nucleari della stessa potenza di quelle sganciate sul Giappone....ma basteranno? In teoria si.......e anche abbondantemente ma in pratica ci stiamo cimentando in un'impresa mai tentata prima! Ecco tutto, inoltre ricordati bene che noi non abbiamo altri colpi in canna....se falliamo è “Game Over” nel giro di un altro mese o poco più.” “Ho capito benissimo caro amico mio........e adesso so cosa c'è da fare. Non mi resta altro che parlare al più presto alla popolazione in televisione........e lo farò domani, devo farlo subito, prima che qualcosa filtri all'esterno e cada nelle mani della stampa”

CAPITOLO DICIASSETTESIMO.
4 Maggio 2012

La sera seguente esattamente alle otto, quando gli americani si misero davanti alla televisione per ascoltare in diretta il messaggio alla Nazione del Presidente, le illazioni su quanto il loro “capo” avrebbe detto non si contavano: la guerra fredda era finita da anni e la nuova Russia era diventata adesso un fedele alleato, Saddam era morto, l'Iran dopo l'attacco alle sue centrali nucleari fatte da Israele non rappresentava più un pericolo globale, la atomica coreana si era dimostrata un “flop”. Eppure il Presidente aveva preteso di parlare addirittura in mondovisione.....che volesse finalmente divulgare al mondo la presenza degli alieni? O che ci fosse piuttosto conìme temuto da molti, un qualcosa legato alle profezie Maya sulla fine dei tempi prevista per il 21 di dicembre? L'attesa era spasmodica a quando il Presidente prese la parola, un silenzio irreale sembrò pervadere tutto ilo mondo. “ Cari amici. Americani........mi rivolgo a voi in particolare ma anche a tutti gli abitanti del nostro amato pianeta. Siamo purtroppo arrivati nostro malgrado ad un punto di svolta delle nostre vite, un punto di svolta che fa capire a tutti noi che in fondo siamo solo degli insignificanti granelli di sabbia spersi nella grandezza dell'infinito. Siamo arrivati al momento fatale in cui si dovrà decidere il nostro destino. Per centinaia di anni ci siamo combattuti l'un l'altro sempre alla ricerca di un qualcosa che mai siamo riusciti a trovare e solo adesso ci renderemo conto di quanto tutto ciò sia stato tragicamente inutile. Un evento che sfugge alla nostra comprensione minaccia di rendere vani tutti gli sforzi fatti dall'uomo in tutta la sua storia recente, sforzi tesi a dare finalmente e una volta per tutte, pace e benessere ad ogni singolo essere umano. Un corpo celeste, per precisione una cometa, sta minacciando la nostra esistenza, trovandosi senza alcuna possibilità di errore, in rotta di collisione con il nostro pianeta. Si trova per fortuna ancora a milioni di chilometri dalla Terra e noi, avendo già da anni previsto un evento estintivo di tale portata, abbiamo già provveduto per tempo a proteggerci. Per la prima volta nella sua storia, l'uomo moderno è in grado di difendersi da un evento di questo genere......non bisogna farsi spaventare per nulla, tutti i provvedimenti del caso sono stati predisposti. Il primo di luglio le due navette agganciate alla “Stazione Spaziale Internazionale” partiranno per l'infinito e con un po' di fortuna riusciranno a deviare la rotta del mostro galattico che minaccia le nostre vite. Vi assicuro che tutto andrà bene.....gli scienziati pur non nascondendomi, come io faccio con voi, la gravità della situazione, mi hanno assicurato che le possibilità di successo sono reali e ampie. Certo....siamo nelle mani dell'imponderabile, noi abbiamo fatto tutto il possibile per evitare la catastrofe ma se quel Qualcuno che ci ha creato ha deciso lassù che il nostro tempo è finito e che dobbiamo tutti ricongiungerci a Lui.......ebbene ci dobbiamo rassegnare e agire con la coerenza e la dignità di uomini pensanti e senzienti e non come animali privi di intelligenza e raziocinio. Se sventuratamente la fine sarà....vi posso garantire che sarà estremamente rapida e indolore visto che provabilmente il nostro stesso pianeta cesserà di esistere in un attimo. Adesso, per concludere questo mio intervento, ho due appuntamenti da darvi....il primo è fissato per il 4 di novembre giorno previsto per il nostro tentativo di salvezza, il secondo, che spero vivamente di annullare.....è per il 21 di dicembre, giorno previsto per l'impatto. Intanto vi esorto a continuare come al solito la vostra vita normale, ad andare al lavoro, a curare i vostri interessi e la vostra famiglia e, mi raccomando....a pagare le tasse!Amici miei.....non è una falsa speranza quella che vi ho dato....io CREDO fermamente nel successo del piano messo da noi in opera.....ma se ciò non fosse sufficiente a salvarci, ricordatevi che siamo tutti nelle mani di Dio e che se anche qualche volte l'Altissimo non soddisfa le nostre preghiere....Lui non abbandona MAI il suo gregge. Lui E' e LUI sa! Auguri a tutti voi!”

CAPITOLO DICIOTTESIMO.
26 Maggio 2012.

Alla fine i due giovani erano riusciti a tornare a casa dove avevano appreso la sconcertante notizia dell'arrivo della cometa. Ciò non aveva fatto altro che avvalorare quanto avevano già scoperto per i fatti loro e rendeva inutile cercare in tutti i modi di far sapere al mondo che si trovava in grande pericolo. Avevano difatti preferito limitarsi a contattare chi il polverone lo aveva sollevato, cioè il Professor Vincent. Incontrarlo non era stato assolutamente difficile, il professore infatti, dopo aver tanto lavorato nei mesi passati, oramai aveva per così dire esaurito il suo compito. Erano riusciti a trovarlo mentre passeggiava nel suo ranch alla ricerca di “cimeli indiani” che i pellerossa avevano lasciato in zona , territorio che un tempo lontano apparteneva esclusivamente a loro. Il professore era accucciato al limitare di una buca dove aveva trovato lo scheletro di un uomo quasi avvinghiato a quello di un bufalo della prateria. Li accanto faceva bella mostra di se quanto rimaneva di un arco e un bellissimo coltello con la lama che ancora barluginava alla vivida luce del sole..Paolo, dopo essersi scusato per l'intrusione lo aveva messo al corrente della incredibile scoperta fatta in Groenlandia e soprattutto dopo avergli fatto vedere come prova tangibile le migliaia di foto del sito, gli aveva detto: ” A parte i meravigliosi reperti presenti nelle stanze, a parte la messe enorme di informazioni cui potremo accedere con l'apprendimento di quella lingua sconosciuta e la traduzione di tutti quei testi, la cosa più sbalorditiva è quella che tutto ciò non è stato fatto per mettere tutte le conoscenze acquisite da un popolo in salvo in un museo ma di preservale per una futura rinascita programmata. Adesso........quello che vorremmo sapere è questo semplice fatto: abbiamo noi per assurdo la capacità e la possibilità di fare in modo che quegli embrioni umani possano essere scongelati e.........immessi nell'utero di qualche donna dei giorni nostri oppure immessi e fatti crescere fino alla nascita in uteri artificiali? Abbiamo poi il diritto di fare ciò? Oppure dobbiamo limitarci a “conservare” il tutto distribuendolo magari in tutti i musei del mondo? E' giusto concedere il nostro aiuto, con la nostra tecnologia, a questa “arca” e ai suoi occupanti o farlo sarebbe un po' come sfidare le leggi di Dio edella natura? Per la verità non sappiamo neppure allo stato attuale delle ricerche se gli ovuli fecondati dopo tanto tempo sono ancora vitali o meno. E poi.......chi dovrebbe prendere una tale decisione se non il Presidente. Senza la sua autorizzazione io non mi sentirei di muovere foglia e penso che anche lei , caro professore e anche tu amore mio, siate perfettamente d 'accordo”
E così il professor Vincent si dovette nuovamente recare, accompagnato questa volta dai due giovani scienziati, alla “Casa Bianca.”
Il Presidente aveva ascoltato “rapito” la relazione fattagli da Vincent e dai due giovani scienziati, aveva a sua volta visionato personalmente le foto delle meraviglie che le sette stanze racchiudevano e aveva convenuto che era assolutamente necessario, anzi indispensabile, organizzare subito in loco una spedizione, sia per preservare e proteggere quanto era stato trovato, sia per prendere con calma una decisione su quanto si sarebbe dovuto fare, sia per vedere se scritta da qualche parte ci potesse essere qualche indicazione che avrebbe potuto tornare utile per l'impresa che si apprestava a partire nello spazio, visto che quel popolo tanto lontano a noi nel tempo, era riuscito a prevedere con la massima esattezza con ben 20000 anni di anticipo la catastrofe si stava per verificare nel 2012. Organizzare la spedizione non era certo stato un problema......i fondi quando c'era la “Casa Bianca” di mezzo non mancavano certo ma aveva implicato ugualmente una inevitabile attesa forzata che si era tradotta in un inevitabile periodo di inattività protrattosi per tutto quello che restava del mese di Maggio ma poi finalmente i tre scienziati si erano imbarcati con tutte le attrezzature del caso su tre aerei “Osprey” a decollo verticale e il primo di giugno erano atterrati nei pressi del sito e li accanto avevano impiantato l'accampamento. I due giovani avevano però preferito il loro vecchio “nido” a bordo del “C 130”, troppi ricordi li legavano ormai a quel luogo così carico di pathos.....il professor Vincent aveva capito e....aveva lasciato fare. Mancava esattamente un mese alla partenza delle due navette quando Pat fece la scoperta. Guardando con la più rande attenzione il dipinto che ritraeva la catastrofe finale, la ragazza aveva notato una sottilissima striscia dorata che partendo dalla figura che ritraeva la Terra che esplodeva, arrivava fino al pavimento, passava sotto il trono di marmo e ricompariva esattamente per dirigersi sotto lo scheletro che si trovava ancora a terra. Guardando bene Pat si era accorta che il corpo nascondeva sotto di se un altro dipinto, non molto grande in verità ma che pareva avere dei colori vivissimi come per attirare l'attenzione. I due giovani non l'avevano notato in precedenza a causa della presenza dello scheletro che lo nascondeva quasi per intero e che non era ancora stato rimosso da li. La ragazza aveva subito chiamato Paolo e Vincent che subito con la massima cautela avevano spostato più in la lo scheletro. Il dipinto appariva per Paolo e Pat estremamente enigmatico e incomprensibile. C'era nuovamente a colori vivaci una piccola rappresentazione dell'esplosione del pianeta colpito dalla cometa ma la rappresentazione dell'esplosione era come sbarrata da una sorta di X e a fianco era disegnata la cometa in questione, stilizzata ma perfettamente riconoscibile, con una freccia che sembrava quasi volerla colpire. Ancora a fianco ecco comparire il disegno di un un angolo acuto con una apertura esattamente di trentacinque gradi. Paolo e Pat non sapevano assolutamente a cosa si riferisse tale disegno e che cosa potesse mai significare......ma Vincent alla prima occhiata aveva invece capito subito tutto. “ Vedete ragazzi....ecco la soluzione del nostro problema , servito gentilmente su di un piatto d'argento per noi e la nostra salvezza, da questo meraviglioso popolo del quale qui giacciono le vestigia. Questa civiltà sapeva benissimo, avendolo calcolato alla perfezione, dell'arrivo di due comete. Sapevano che la prima avrebbe distrutto la loro civiltà e sapevano anche che loro non erano assolutamente in grado di opporsi al loro destino, ma hanno avuto la preveggenza e lo spirito di chiamiamola “collaborazione” e la sensibilità di avvertire chi si sarebbe trovato nelle loro medesime condizioni 20000 anni dopo la loro scomparsa, del modo preciso di evitare tale catastrofe.........vedete la riproduzione qui in basso dell'esplosione finale? Vedete quel segno a croce che sta ad indicare una negazione e poi quella sorta di freccia che sembra colpire la cometa? E in fine......cosa può mai voler dire quell'angolo di trentacinque gradi di apertura disegnato con tanta precisione proprio li vicino?” “ Non so dove vuole arrivare professore” Disse Pat.....” Ma come non vedi! E' così chiaro ed evidente per la miseria! State attenti e seguite attentamente ciò che dico guardando il disegno: la figura che rappresenta l'esplosione del pianeta colpito dalla cometa è chiarissima....vero ragazzi?” “Certo professore, fino a qui ci siamo!” “Adesso vedete quella specie di croce che sbarra l'esplosione fino quasi a negarne l'esistenza? Bene! Adesso guardate la freccia che sembra vada a colpire la cometa e la chiarissima indicazione di un angolo di 35 gradi. Cosa può voler dire tutto questo secondo voi.....? Per me tutto ciò sta ad indicare che si deve colpire la cometa con un oggetto ( nel nostro caso....missile) che impatti la cometa con una inclinazione di 35 gradi esatti....in questo modo si potrà evitare l'esplosione del nostro pianeta! Ne più e ne meno. E' tutto chiaro adesso?” Questo meraviglioso popolo di cui abbiamo trovato le vestigia, sapeva benissimo come avrebbe potuto salvarsi essendo fenomenali astronomi e matematici......ma purtroppo a loro mancavano completamente i mezzi per poterlo fare non conoscendo assolutamente nulla dell'arte del volo! E allora si sono dati da fare per salvare gli uomini che sarebbero vissuti 20000 anni dopo di loro sperando che almeno loro avrebbero avuto i mezzi per poter evitale l'immane catastrofe. Non c'era alcun dubbio......era questo il tassello che mancava per essere ragionevolmente certi del successo delle due navette. Informare via radio la “Nasa” di ciò, fu questione di un attimo...........adesso non restava altro da fare se non cominciare con la massima sollecitudine a cercare di incominciare a tradurre le migliaia di testi presenti e cominciare a penetrare nei segreti di quella incredibile razza.

CAPITOLO DICIANNOVESIMO.
Luglio 2012....spazio profondo.

Le due astronavi si erano staccate contemporaneamente dalla Stazione Spaziale Internazionale e avevano iniziato il lungo viaggio che le avrebbe portate ad incontrare la cometa il quattro di novembre. Poi, se la missione avesse avuto il successo auspicato, sarebbero potuti tutti tornare a casa....in caso contrario non ci sarebbe stato nessun altro posto dove andare....altri sei mesi di vita e poi la morte nel nulla dello spazio profondo. Anche se l'aspetto era molto simile a quello delle navette tradizionali, l'”Enterprise e la Kirov” erano completamente diverse dalle progenitrici degli anni ottanta......notevolmente più grandi e dotate di tecnologia rivoluzionaria contenevano il meglio che l'industria aerospaziale avesse potuto concepire fino a quel momento. Le prime navette erano comandate da servomeccanismi elettromeccanici, mentre le due della attuale missione di salvataggio, erano interamente computerizzate. Per il funzionamento si potevano equiparare a dei piccoli sommergibili nucleari essendo dotate di un reattore miniaturizzato che consentiva loro una autonomia di aria, luce e funzionamento delle complesse attrezzature di bordo, di almeno trent'anni. Tre dei cinque motori erano a propulsione a “ioni” e consentivano una velocità ben superiore di quelli tradizionali. L'unica vera limitazione era costituita dal carburante per i motori e le riserve di viveri e acqua per l'equipaggio composto di dodici persone. Ovviamente lo spazio a bordo era estremamente limitato......l'impianto nucleare pur miniaturizzato al massimo occupava buona parte dei ponti inferiori, i viveri ammassati il meglio possibile nei magazzini portavano via altro spazio prezioso, i serbatoi di acqua con l'impianto di riciclaggio dei liquidi rubava altro spazio vitale. Non esistevano ne locali di svago e di ritrovo a parte la saletta da pranzo e l'indispensabile palestra che doveva con i suoi attrezzi contrastare l'assenza della forza di gravità. L'equipaggio era durante il viaggio di avvicinamento e quello di rientro limitato a sei persone, in due turni da tre di dodici ore. Gli altri membri dell'equipaggio, quelli che si sarebbero resi necessari al momento di mettere in atto la missione vera e propria, erano mantenuti in uno stato molto simile al letargo, ottenuto estraendo, sintetizzando e purificando per uso umano, dei particolari ormoni ricavati dagli orsi grigi. Obiettivamente non c'era spazio per tutti, ne viveri, ne acqua se non per periodi di tempo estremamente limitati. Tali problemi erano sul punto di essere risolti con l'ultimazione dell'ultima navetta, quella in costruzione in Francia, navetta , nata per tutt'altri scopi,che avrebbe avuto dimensioni di circa il triplo di quelle che ora stavano solcando l'infinità dello spazio profondo ma per adesso ci si doveva accontentare. All'inizio tutto era andato bene a parte alcune spie di emergenza che si erano accese per errore a bordo della “Kirov” e un “allarme generale” scattato a bordo della ”Enterprise” per una perdita di ossigeno subito riparata A circa metà del viaggio di andata, uno sciame di micrometeoriti aveva colpito la “Kirov” mettendo fuori uso il locale della palestra depressurizzandolo ma il danno era stato anche questa volta sollecitamente sistemato e il locale rimesso in sicurezza con un le riparazioni effettuate durante una “passeggiata spaziale” e soprattutto per fortuna non si erano lamentate vittime. Per il resto il viaggio proseguiva monotono e il primo di novembre l'oggetto celeste cui si apprestavano a dare la caccia era diventato finalmente reale e ben visibile sul loro telescopio. I componenti dormienti dell'equipaggio erano stati allora svegliati con l'amara sorpresa di constatare che proprio al momento del risveglio due di loro, uno per navetta, non erano più riusciti a riprendere conoscenza ed erano piombati in un coma apparentemente irreversibile. Tuttavia il tre novembre le due astronavi avevano manovrato per mettersi esattamente nella posizione prevista dai calcoli degli scienziati: la distanza di lancio dei dieci missili a testata multipla era stata calcolata in centomila chilometri, le due navette avrebbero lanciato contemporaneamente gli ordigni sistemandosi a trenta gradi a destra della cometa e i missili avrebbero dovuto impattare sul corpo celeste esattamente con una angolazione di trentacinque gradi, quella prevista ed indicata dal misterioso popolo scomparso. In apparenza non avrebbero dovuto crearsi problemi particolari.........l'unico dubbio era quello che tutti temevano: tutto ciò sarebbe stato sufficiente o?.......
Il giorno quattro alle sedici, le navette in perfetta sincronia avevano aperto il fuoco.....era stato questione di pochi attimi e i dieci missili avevano iniziato il loro ultimo viaggio con rotta convergente a quella della cometa. Non sussisteva alcun pericolo che potessero sbagliare mira, una volta lanciati sarebbero infallibilmente giunti alla meta. Contemporaneamente le due navette avevano iniziato a tutta velocità il loro viaggio di rientro disponendosi nello stesso tempo e con grandissima trepidazione, ad osservare il risultato del loro lavoro. L'esplosione alla fine aveva avuto luogo come e dove prevista.....mostruosa, gigantesca........mai l'uomo prima di allora si era cimentato con ordigni distruttivi di quelle dimensioni: il calore terribile dell'esplosione nucleare, aveva completamente annientato la gigantesca cometa che fatta di ghiaccio e polvere si era letteralmente sciolta in vapore incandescente e praticamente disintegrata scomparendo una volta per tutte dagli schermi radar delle navette e dalle “lenti” degli osservatori terrestri. Si era riusciti ad ottenere un risultato addirittura superiore al previsto.....la cometa non era stata solo deviata ma completamente distrutta. Era fatta....questa volta l'uomo, la prima volta nella storia, aveva con l'aiuto di Dio e di un popolo estinto da più di ventimila anni, avuto ragione sulla furia degli elementi La Terra per questa volta era salva!.Le navette avrebbero trovato ancora una volta un porto accogliente dove poter gettare le ancore.

CAPITOLO VENTESIMO
Primo dicembre 2012, Casa Bianca.

Nella grande sala delle riunioni erano riuniti il Presidente con trenta tra gli scienziati più eminenti del mondo civile: ogni branca della scienza era rappresentata in un consesso esclusivo e limitato che solo dopo le decisioni opportunamente prese, avrebbe potuto essere ulteriormente ampliato. A parte il professor Vincent, Pat e Paolo, nessuno era assolutamente al corrente di quanto il Presidente avrebbe voluto esporre e ovviamente la curiosità era tanta..Chiuse le porte dell'ingresso, il Presidente aveva preso sollecitamente la parola:” Gentili signori.....vi domanderete certamente e immagino visto quanto ci è appena accaduto, con chissà quale preoccupazione, cosa avrò mai da comunicarvi. State tranquilli vi prego....il ventuno di dicembre tanto temuto è ormai alle porte, nel senso che sarà considerato un giorno come un altro ma la distruzione che in tale data avrebbe dovuto colpire il pianeta è, come ben sapete, una bomba ormai definitivamente disinnescata. Tale data resta una pietra miliare per il nostro pianeta, un momento che deve essere assolutamente preso come un monito e come un nuovo inizio per tutti noi. D'accordo con il Presidente Russo, con quello Francese e con quello Inglese ho preso tutta una serie di decisioni che domani verranno comunicate a tutto il mondo e che come spero lo cambieranno radicalmente. Fame e miseria devono scomparire dalla faccia della terra al più presto e la parola guerra deve scomparire da subito dai nostri vocabolari, PER SEMPRE!.Da subito gli arsenali nucleari di tutti i paesi occidentali cominceranno ad essere completamente smantellati e nel giro di dieci anni lo smantellamento deve essere considerato concluso. Tutti gli eserciti dei paesi occidentali, le marine da guerra e le aeronautiche militari dovranno essere radicalmente ridimensionate e quanto resterà dovrà essere destinato alla mera ricerca. Tutti i fondi destinati un tempo a combattere uno contro l'altro dovranno essere usati a migliorare il tenore di vita dei paesi sottosviluppati e a portare benessere li dove manca. Tale ordine di cose deve essere esteso soprattutto ai paesi in lotta perenne tra loro......Israele, l'India e il Pakistan saranno invitati ad unirsi a questa nostra decisione con la garanzia che i fondi sottratti alla “difesa” e impiegati a migliorare lo stato di vita di tutti, indistintamente, avranno il potere di conferire una giusta pace per tutti. Anche la Cina è stata invitata a compiere questa svolta epocale e di sicuro fra qualche tempo aderirà a questo nostro progetto. I paesi industrializzati si impegneranno a costruire e a impiegare le loro risorse a migliorare la situazione nei paesi sottosviluppati creando posti di lavoro in loco e garantendo a tutti di poter trovare lavoro in Patria senza essere costretti ad emigrare altrove. Non si tratterà come in passato di aiuti sporadici e saltuari ma di poter finalmente impiegare fruttuosamente tutti i fondi destinati un tempo a combatterci gli uni con gli altri. Non si tratterà certo di un cambiamento i cui risultati si vedranno” da un giorno all'altro” ma già da subito o quasi, la sopravvivenza dei più disperati potrà essere garantita con i primi veri massicci aiuti mirati prima alla sopravvivenza e poi.....allo sviluppo e alla crescita e dopo dieci anni i primi risultati tangibili potranno risultare finalmente evidenti. Questo è quello che abbiamo in mente a grandi linee di fare ma io non vi ho convocato solo per questo motivo, anzi vi ho riuniti qui per prendere tutti assieme una decisione ben diversa e di cui fino ad adesso nessuno di voi può immaginare la natura. Se noi ci siamo salvati dalla catastrofe della cometa è stato sia per la preveggenza dei miei predecessori che hanno voluto fermamente la realizzazione delle due navette, sia per un particolare “aiuto” che ci è stato portato da....lontano, esattamente da un popolo vissuto sulla Terra più di ventimila anni fa. Noi infatti disponevamo della tecnologia necessaria per distruggere il mostro galattico ma provabilmente avremmo potuto ugualmente fallire.........l'angolazione da noi calcolata, con la quale i missili avrebbero dovuto colpire la cometa, era difatti errata. Quella giusta ci è stata data da un popolo che oggi non esiste più, distrutto dall'impatto sulla Terra di una cometa più piccola di quella che avrebbe dovuto distruggere anche noi......in modo totalmente disinteressato, anche se questo popolo era perito avendo le necessarie cognizioni per rendersi conto di quanto stava per accadere loro, ma non i mezzi per impedirlo.” E qui il Presidente si apprestò a narrare le vicende legate alla scoperta in Groenlandia della serie di stanze. Dopo di che il Presidente aggiunse:” Adesso ci siamo resi conto di essere davanti ad una vera e propria “Arca” contenente assieme alla scienza e alla cultura di tutta una razza la loro stessa essenza vitale. Il fatto che voglio adesso discutere con voi è questo: vogliamo fare qualcosa per dare la possibilità a questa razza di nascere un'altra volta? Vogliamo donare a coloro che hanno contribuito a salvarci una nuova opportunità per rivivere? Abbiamo i mezzi per farlo e così facendo avremmo un'altra sfida da intraprendere con il destino e chissà quante nuove nozioni da imparare!” Ovviamente in un tale consesso, la risposta non poteva che essere una.........

PARTE SECONDA...........

CAPITOLO PRIMO:
Gennaio 2113.....l'inizio.

Mettere assieme per la prima volta nella storia dell'uomo una impresa di tale complessità non era certo una faccenda semplice. Era stato necessario prima di tutto trovare un sito adatto, fare in modo che potesse essere completamente isolato dal resto della popolazione mondiale, e nello stesso tempo continuare a ritmo serrato a tradurre interpretare e comprendere i testi lasciati in eredità. La zona scelta era stata individuata in un sistema di valli e montagne situato tra le Ande e subito si era incominciato a sostituire in parte la vegetazione esistente con quella che si sarebbe ricavata dalla semina dei semi trovati nella stanza in Groenlandia. L'ambiente ricreato doveva difatti essere il più simile possibile a quello esistente al momento della catastrofe. Intanto la traduzione dei testi stava aprendo una finestra sempre più grande su storia, usi e costumi di quel popolo misterioso. I medici delle Nazioni Unite avevano contemporaneamente incominciato ad esaminare gli ovuli fecondati e avevano scoperto con stupore che ben ottocento su un totale di mille erano ancora perfettamente vitali. Sempre basandosi sui testi originali era cominciata la costruzione di un embrione di una città e di un certo numero di piccoli villaggi ai piedi dei monti ed immersi nel verde. Ogni cosa doveva apparire il più simile possibile alla città e alle costruzioni del passato. Tutti i centri abitati erano stati collegati come un tempo da comode strade asfaltate, dotati di energia elettrica fornita da una centrale costruita con disegni e tecnologia “Baki” che alla fine leggendo e traducendo, si era capito essere il nome di quel popolo straordinario. Per riuscire a decifrare tutti i testi erano occorsi cinque lunghissimi anni, la traduzione in verità era stata estremamente semplice, il difficile era stato invece il riuscire a memorizzare e ad apprendere una tale mole di nozioni. E aveva richiesto altri cinque anni. Dopo dieci anni dunque, tutto era finalmente pronto per dare il via alla nascita della popolazione.........i genitori adottivi, che ormai si potevano considerare veri e propri “Baki” già abitavano saltuariamente da due anni all'interno delle valli e si comportavano esattamente come avrebbero fatto i loro predecessori ventimila anni prima. Intanto presso i laboratori della città ricostruita, un gruppo di scienziati stava facendo di tutto per comprendere la complessa tecnologia “Baki” e.....farla quanto prima funzionare.

CAPITOLO SECONDO:
Maggio 2023. Valle incantata.

Il giorno fatale era finalmente giunto. La “Valle Incantata” (così era stato chiamato il complesso di valli in oggetto) era finalmente pronta ad accogliere i propri figli. Gli ovuli fecondati da cinque anni ormai erano stati immessi in uteri artificiali e dopo i previsti e canonici nove mesi, avevano “causato” la venuta al mondo di 1000 bambini. Moltissimi di fatti erano stati i “parti gemellari” troppi per poter essere considerati casuali. Tutti i nuovi nati godevano ottima salute ed erano in tutto e per tutti perfettamente umani. La mattina le famiglie avevano preso possesso delle loro nuove case e avevano iniziato con i bambini la loro nuova vita nella valle. Tutto era regolamentato come ventimila anni prima ed ogni sforzo di genitori, scienziati e maestri era indirizzato a mantenere in ogni modo lo status quo antecedente la caduta della cometa. L'area archeologica delle sette stanze era stata completamente asportata con la massima cura e portata negli archivi segreti del governo americano....nessuna traccia doveva rimanere dl''impatto delle due comete, nulla che potesse ricordare nemmeno la loro esistenza. L'obiettivo era quello di “abbandonare al loro destino, nel senso di lasciare alla nuova popolazione di agire come meglio aggradasse seguendo i loro antichi principi, al compimento del diciottesimo anno di vita dei ragazzi, come se la catastrofe non fosse mai accaduta. Dopo un tale lasso di tempo tutti i segreti della tecnologia “Baki” sarebbero stati svelati, tutti i loro macchinari rimessi in funzione, i bambini sarebbero diventati giovani uomini, si sarebbero riprodotti e come auspicato sarebbero diventati i padroni delle loro esistenze. Allora e solo allora genitori e maestri avrebbero terminato il loro compito e sarebbero avrebbero progressivamente lasciato nelle mani dei giovani l'impegno di mandare avanti la vita nella “Valle Incantata” . Solo cento di loro, a parte i genitori adottivi, sarebbero rimasti ancora e solo provvisoriamente nei posti chiave di questa civiltà ma solo per permettere un indolore e progressivo passaggio di consegne. Questo era il programma studiato dagli scienziati.....nello stesso tempo semplice ed estremamente complesso. Al compimento del diciottesimo anno di vita di ragazzi, ogni osservatore, ogni influenza esterna doveva definitivamente e per sempre cessare. Gli abitanti di quelle valli avrebbero dovuto rimanere assolutamente liberi di prendere le loro decisioni senza alcuna interferenza esterna e di riprendere la vita esattamente dal punto un cui la crudeltà di una natura assassina la aveva troncata. Difatti dopo diciotto anni, per lo meno tutta la storia e la tecnologia del popolo delle valli era stata oramai sviscerata dagli scienziati......si trattava in origine prima della catastrofe, di una società estremamente evoluta in ceri campi ed totalmente arretrata in altri. Era già sbalorditivo che una nazione composta da solo seicentomila anime fosse riuscita ad ottenere risultati così rimarchevoli nell'industria, e nelle scienze come l'astronomia, la matematica superiore, la genetica e la medicina. Certo l'industria era limitata alla produzione di macchinari essenziali destinati alle funzioni di primaria importanza come la grande centrale idroelettrica e la fonderia …...e l'indotto che le supportava e le caratterizzava, era limitato e strutturato di conseguenza........non si parlava assolutamente di una produzione di oggetti come automobili, condizionatori , frullatori o tostapane.....ma in tutte le case era almeno presente la luce elettrica ottenuta con semplicissime lampadine ad incandescenza ed erano anche presenti frigoriferi, e radiatori elettrici per il riscaldamento di tutti i locali. Totalmente sconosciute erano invece le onde radio, non essendo mai stata sviluppata in quel campo alcuna ricerca, viste le distanze assai ridotte che caratterizzavano quel mondo ma esisteva una sorta di telegrafo che sopperiva in parte alla necessità di comunicare a distanza. Dunque niente radio e televisione, assolutamente inesistenti gli studi sul volo e del tutto sconosciuta la navigazione visto che l'unico fiume vero e proprio che attraversava la più grande delle valli aveva un carattere tortuoso, torrentizio e assolutamente inadatto ad essere solcato se non da delle canoe. Per mantenere operativa e vitale una società così complessa....tutti dovevano lavorare duro. Per ottenere un salto di qualità ancora maggiore e per poter riempire i vuoti che caratterizzavano quella società di per se tanto evoluta, sarebbe stato assolutamente necessario poter contare su di una forza lavoro enormemente più vasta.....ma lo spazio tra i monti era quello che era, per cui la situazione era arrivata ad un punto di stallo.....ma a tutti andava bene così! Ovviamente una grandissima importanza aveva la scuola, organismo che aveva il difficile compito di formare, dirigenti, tecnici e scienziati per il futuro. Era strutturata in otto anni di studi comuni a tutti per poi differenziarsi da subito nelle varie discipline: Quella scientifica, quella tecnico/industriale, quella destinata alla formazione di nuovi insegnanti per la scuola di base, quella dirigenziale/governativa e ovviamente quella medico/genetica. Tutti coloro che avevano superato i cinquanta anni, dovevano lasciare saltuariamente il lavoro e prestare la loro opera nell'insegnamento alle nuove leve nel secondo livello di insegnamento. La religione era limitata all'adorazione del Sole come simbolo di un qualcosa di indefinito ma ancora più grande di cui si intuiva la presenza , non esistevano ne riti, ne sacerdoti, ne chiese.....ma solo cento “Dirigenti Spirituali”, coordinati da un “ Primo Responsabile” delegato più che altro al coordinamento dei suoi sottoposti che ad una vera e propria direzione di una religione di per se tanto semplice, Dirigenti destinati più che altro ad aiutare moralmente e ad indirizzare verso la strada giusta chi fosse stato in difficoltà o ne avesse fatto richiesta. Al momento della “rinascita” ovviamente solo una parte di tale struttura era stata riattivata: a fronte di una popolazione originaria prima della catastrofe di seicentomila anime....adesso ci si ritrovava solo con una manciata di giovani ed un centinaio di “aiutanti esterni”. Tutto era stato tradotto, tutto era stato preparato e nulla dell'antico sapere era andato perduto....ma adesso si doveva ricominciare da zero o quasi, a costruire, a mettersi in pari con il passato e soprattutto a....riprodursi per ottenere sempre più nuove leve che potessero occupare i posti lasciati vacanti dai loro predecessori morti. Era stato difficile, estremamente complicato far tornare tutto come prima o quasi.......ripetere forzatamente nel tempo una evoluzione che già si era sviluppata nel passato, riscoprire le medesime cose che un tempo già facevano parte di quel popolo e metterle in pratica nella stessa identica maniera.....ma ci si era riusciti, o quasi.

CAPITOLO SECONDO.
Trecento anni dopo.

Nek si aggirava come al solito nel folto della foresta. Le vacanze estive erano finalmente incominciate e a lui piaceva moltissimo passare buona parte del suo tempo a vagare all'interno dei boschi di conifere.. Per dir la verità li, in quei luoghi ammantati di verde, lui riusciva a pensare nella massima libertà: per dirla tutta c'erano alcune cose che non gli tornavano tra quelle che aveva appreso alla scuola quell' ultimo anno di studi. Gli era infatti stato spiegato, che il suo popolo viveva da sempre all'interno di quelle valli meravigliose ma lui, acuto osservatore, si era reso conto che ad un certo punto della storia che gli avevano insegnato, circa trecento anni prima, c'era stata come una frattura, una specie di discrepanza intuibile da alcuni fatti che non lo convincevano per nulla. Per esempio tornando indietro di trecento anni, si era reso conto che un tempo, quasi di colpo la città dove abitava tutt'ora, appariva completamente diversa da come era adesso. Il numero degli abitanti invece di essere aumentato con il trascorrere degli anni o rimanere per lo meno invariato a causa del rigido controllo delle nascite, ad un certo punto della storia, e proprio trecento anni prima e anche adesso era nettamente inferiore al passato e anche i villaggi della zona meno abitata, apparivano come se fossero “fuori posto”.....in qualche modo diversi da come avrebbero dovuto apparire. Era come se ad un certo punto della storia del suo popolo, tutto fosse improvvisamente finito e subito dopo ricominciato......in piccolo rispetto al passato. Eppure nulla sembrava in realtà essere accaduto di traumatico.........la vita aveva continuato in apparenza a scorrere come al solito........e allora perchè le vette che circondavano la valle sembravano diverse dai disegni di trecento anni prima? Una parte del “ Libro della Rivelazione”, il testo ufficiale della sua religione, affermava che all'interno del “Tempio” era conservato il “Cimelio dei Cimeli” una sorta di gigantesco baule contenente i segreti che non dovevano essere per nessun motivo diffusi prima do altri duecento anni. Questa reliquia del passato era stata posta all'interno del Tempio ricostruito da coloro che avevano “ricreato e fatta rinascere” la civiltà dei “Baki” ma era stato fatto in modo che sembrasse che il “Cimelio dei Cimeli” fosse stato li da ere immemorabili. Che poi li dentro fosse conservato qualche cosa di sconvolgente che magari poteva essere messo in rapporto con i dubbi di Nek? Parlarne con i suoi compagni non aveva dato altro risultato che farlo prendere in giro, accennare a ciò con il suo “Dirigente Spirituale” era stato come far rimbalzare una palla su di un muro, tutti gli dicevano che le sue erano osservazioni assurde e che non bisognava prendere alla lettera i particolari geografici degli antichi testi la cui esattezza dei particolari poteva facilmente essersi alterata con il passare dei secoli. Ma Nek si era convinto fino ad un certo punto e nella noia delle vacanze continuava a “ruminare” i suoi pensieri.
Tuttavia, in definitiva tutto sarebbe finito li se solo il ragazzo non si fosse imbattuto durante una delle sue escursioni tra i boschi, in una costruzione abbandonata semisepolta nel verde. Nek incuriosito si era avvicinato, aveva aggirato la casetta ed era entrato all'interno dalla porta sfondata. All'interno non c'era assolutamente niente a parte un volumetto tutto sgualcito che giaceva per terra accanto ad un caminetto. Il ragazzo lo aveva distrattamente raccolto da terra e dopo essersi seduto a terra aveva cominciato a sfogliarlo. In realtà non si trattava assolutamente di nulla di speciale, era solo una guida turistica dell'Italia settentrionale con tanto di foto di città e località varie. Nek era a dir poco sbalordito....lui aveva girato in lungo e in largo tutto il mondo del sistema di valli ma paesaggi del genere non facevano proprio parte del suo mondo. Lui sapeva da sempre che al di la delle vette che racchiudevano la sua Patria non c'era altro se non un immenso ed indefinito mare di sabbia dove non era assolutamente possibile sopravvivere. Era questo un fatto talmente “ovvio” che nessuno chissà da quanto tempo lo aveva potuto più o voluto verificare di persona. E allora.....da dove venivano fuori le immagini di quelle incredibili costruzioni, di quelle straordinarie città.....dove si potevano mai trovare? E da dove saltava fuori quella scrittura incomprensibile e così diversa da quella che lui conosceva? Nek si era messo il libricino dentro la borsa che portava sempre con se e si era avviato a casa. Sentiva dentro di se che il segreto su quanto aveva trovato non doveva essere rivelato a nessuno. Lui intendeva guardarlo ancora con calma e poi portarlo eventualmente al suo vecchio maestro che adesso si trovava certamente come ogni estate, nella sua baita sui monti. Dopo trecento anni la vita sulla Terra era profondamente cambiata. Lo scossone dato prima dalla mancata caduta della cometa e poi dalla svolta politico/sociale impressa dai radicali cambiamenti voluti dai grandi del pianeta, aveva mutato profondamente lo stato di cose che si trascinava da ….sempre. La distruzione delle armi di distruzione di massa, l'eliminazione delle forze armate di tutti i paesi, il destinare immani fondi di denaro per lo sviluppo dei paesi sottosviluppati, avevano dato al mondo sia la possibilità di vivere sia dignitosamente, sia di poterlo fare finalmente in pace. Non era stato facile e ci era voluto tempo.....tanto ma alla fine lo scopo era stato se pur faticosamente raggiunto. Anche i nemici più acerrimi avevano potuto constatare che “con la pancia piena” e con una diversa e più appagante prospettiva di vita.....l'odio non pagava più! Perfino Arabi e Israeliani alla fine avevano dovuto constatare che c'era posto per tutti e i “radicalismi politico/religiosi” con l'avvento della possibilità di lavorare per tutti e di poter condurre finalmente una vita simile per agi e gratificazioni a quella del vicino già “ricco”, si erano prima attenuati per poi scomparire definitivamente. Israele era stata l'ultima nazione a rinunciare alle armi atomiche ma quando si era resa conto che esse non sarebbero più state necessarie....aveva seguito la corrente e aveva imboccato finalmente la strada della sopportazione dei vicini avendo in cambio....la pace, forse per la prima volta nella sua travagliata storia. La promessa della Vergine Maria fatta ripetutamente alle veggenti di tutto il mondo alla fine era diventata realtà:” Il bene avrebbe alla fine trionfato sul male!” Il mondo, anzi quei pochi al mondo che sapevano dell'esistenza dei “ Baki”, avevano intanto continuato a seguirli e a proteggere la loro solitaria esistenza. Una serie di satelliti sorvolava costantemente sopra la “Valle Incantata” e continui rapporti venivano registrati e il loro contenuto costantemente e accuratamente studiato.

CAPITOLO TERZO.
Valle incantata, una settimana dopo.....

Per un po' di giorni Nek aveva lasciato da parte il libretto e i suoi pensieri e si era dedicato a prepararsi al grande ballo che precedeva la festa del “Ringraziamento al Sole” Si trattava da sempre della festa religiosa più importante dell'anno che ricordava come in un tempo lontanissimo il Dio Sole avesse per la prima volta “soffiato” sul pianeta oltre al suo meraviglioso tepore anche i “semi” della vita intelligente che germogliando in due esseri umani, avevano creato la razza dei “Baki”. Semi di vita intelligente......due esseri umani progenitori sorti all'improvviso......erano queste le cose che avevano suscitato i primi dubbi nell'animo di Nek. Si trattava certamente di simboli, di leggende tramandate di padre in figlio per intere generazioni.....ma quale poteva mai essere invece la verità sulla “creazione”? A tutto ciò si aggiungevano i suoi “vecchi” dubbi a cui non aveva mai saputo dare risposta. Ma ora bisognava concentrarsi sulla grande festa e soprattutto....su colei che lo avrebbe accompagnato al ballo e come Nek sperava,.......nella sua vita futura. Vikka era una splendida ragazza di appena diciotto anni, con capelli cortissimi “alla maschietto” che mettevano ancora più in risalto i tratti delicati del viso e degli splendidi occhi verdi. La ragazza era cresciuta praticamente sempre a fianco di Nek......assieme avevano frequentato gli studi e sempre assieme avevano trascorso i giorni più belli della loro giovinezza. Da un anno si erano “promessi” ufficialmente con una festa che aveva come li si usava, coinvolto tutte le loro numerose famiglie e adesso dopo la magica serata del ballo.....sarebbero stati da tutti considerati per sempre una coppia. I preparativi in verità erano molto semplici …...dopo il ballo a notte fonda, i due ragazzi si sarebbero trasferiti dalle loro abitazioni ad una nuova , costruita per loro dai loro parenti e li avrebbero iniziato la loro nuova vita. Il piccolo aereo biposto stava arrancando nella tempesta. Non era certamente fatto per volare in quelle condizioni atmosferiche e come prima drammatica conseguenza il pilota avevo perso la rotta e non aveva la più pallida idea di dove si potesse mai trovare. Anche adesso che il violento temporale pareva finalmente terminato, il paesaggio che si stagliava sotto di lui, non lo aiutava per nulla a comprendere dove mai potesse essere finito. Il guaio più grosso era quello che il carburante era sul punto di terminare e la lancetta dell'indicatore già tremolava sul rosso della riserva. Sotto il “Piper” scorreva una teoria di montagne e le valli che si trovavano tra una catena e l'altra non avevano nessun segno particolare che potesse far capire ai due occupanti del piccolo velivolo la loro esatta posizione: “Ecco signor Pais..... ci siamo. Il carburante è finito e cercherò di atterrare in quella radura che possiamo vedere sotto di noi. Certo che lo spazio è poco, maledettamente poco ma almeno c'è di buono che con i serbatoi completamente a secco non sussiste il pericolo di morire carbonizzati..........ATTENTO! ADESSO SI TENGA FORTE!” E il piccolo aereo scese col motore spento tra gli alberi che si avvicinavano sempre di più. Alla fine, invece di toccare terra sull'erba fresca di rugiada della radura, il “Piper” andò a schiantarsi proprio addosso alle cime dei fusti degli alberi che si ergevano orgogliosi, il motore si staccò di netto e la fusoliera contorta si schiantò al suolo non lasciando scampo ai due occupanti. Nek nel medesimo momento si stava aggirando pigramente nei pressi, assorto nei pensieri che lo riportavano alla cerimonia che si sarebbe svolta la settimana seguente. Ma all'improvviso proprio sopra di lui, solo ad un centinaio di metri più avanti dalla posizione che il giovane occupava, qualcosa di grosso con un tremendo fragore si era abbattuto prima sulla cima dei larici e poi al suolo con un tremendo boato. Il primo impulso che Nek aveva avuto era stato quello della fuga ma poi, sentendo che il silenzio era tornato, che gli uccelli avevano ricominciato a cantare e che null'altro pareva essersi verificato di allarmante, vinto dalla sua innata curiosità si era avvicinato con la massima cautela per indagare. Prima della radura che lui conosceva tanto bene per esserci stato in passati da solo o con Vikka, giaceva al suolo una grande macchina a lui completamente sconosciuta. Seppur contorta dall'urto, lo strano oggetto richiamava la struttura di un grande uccello ed era chiaramente fatto......per volare. A dieci metri di distanza giaceva al suolo il motore che Nek, figlio di una civiltà altamente tecnologica, aveva potuto subito identificare come tale. Più a destra ecco comparire i corpi straziati dell'equipaggio......e il ragazzo si rese subito conto che per loro ogni aiuto sarebbe purtroppo risultato inutile. Nek era scioccato.....aveva scoperto in un drammatico attimo sia che altri uomini vivevano chissà dove al di la dei confini del suo mondo, confini fino a quel momento ritenuti intangibili e che questi esseri umani erano niente meno che in grado.....di volare, cosa questa ritenuta da sempre impensabile dagli abitanti delle valli......almeno fino a quel momento! Nek era allibito.......si era seduto tra l'erba verdissima e si era preso la testa fra le mani pensando........cosa avrebbe dovuto fare? Era forse dovere suo informare le autorità o poteva anche tenere il tutto per se. Forse la cosa migliore sarebbe stata proprio quella di seppellire i due corpi e di esaminare con la massima cura quella macchina volante...da solo, senza interferenza alcuna da parte di nessuno. Poi, solo poi avrebbe portato sul luogo Pasi, il suo vecchio maestro e lo avrebbe messo davanti all'evidenza dei fatti. Gli avrebbe mostrato la strana macchina e il libricino che aveva trovato nella casa abbandonata....e gli avrebbe chiesto spiegazioni su tutto Se ci fossero state le risposte tanto attese, bene! In caso contrario le avrebbe cercate da solo.

CAPITOLO QUARTO.
La settimana del “Ringraziamento al Sole”.

Ma tutto doveva essere fatalmente rimandato a dopo la festa e al ballo. Nek non era per nulla impaziente di cominciare le sue indagini. Ora il giovane era tutto preso da 1quello che sarebbe accaduto qualche giorno dopo......la cerimonia religiosa cui avrebbe partecipato che aveva come duplice scopo il ringraziamento verso il “Dio Sole” per la vita che aveva donato agli esseri umani e la tacita ma effettiva unione tra le coppie chi avevano deciso da quel momento in poi, di passare la vita assieme. Non ci sarebbe stato nessun esplicito assenso tra lui e la ragazza che amava, non si usava li richiedere una eterna promessa d'amore.....alla fine della cerimonia loro due sarebbero semplicemente stati considerati come una unica entità indissolubile. Poi ci sarebbe stato il ballo, aperto dalle nuove coppie, ballo che sarebbe durato fino al mattino. Era il momento culminante di tutta una vita.....Nek sapeva che da quel magico momento in poi lui non sarebbe più stato solo e non stava più nella pelle per la gioia e l'aspettativa.

CAPITOLO QUINTO.
Un mese dopo.

Un mese meraviglioso era trascorso dopo il giorno che aveva sancito l'unione tra i due giovani, un periodo di tempo che nessuno di loro avrebbe mai scordato. Adesso però la vita doveva riprendere il suo normale corso, Vikka sarebbe tornata all'impegno quotidiano di badare all'asilo dei bambini in città mentre Nek avrebbe da subito iniziato la sua nuova attività di guardiaboschi. I primi giorni il ragazzo li aveva trascorsi su e giù per rupi e pendii alla ricerca di quali alberi sarebbero stati quelli destinati ad essere abbattuti ma alla fine della prima settimana di lavoro, Nek si era ritrovato come per caso sul luogo dove era caduto il piccolo aereo. Il relitto ovviamente era ancora li e il ragazzo dopo averlo esaminato per l'ennesima volta nei particolari, si era seduto e aveva incominciato a lasciar scorrere i suoi pensieri a ruota libera. Il problema era sempre quello: cosa avrebbe dovuto fare! Alla fine Nek aveva deciso.....La cosa fondamentale risiedeva nel fatto che lui non voleva assolutamente restare senza risposte. Per cui avrebbe portato fino a li Pasi, il suo maestro, colui cioè con il quale aveva più confidenza......e lo avrebbe messo dinnanzi al fatto compiuto. O lui sapeva qualcosa che potesse dare risposta a tutte le sue domande....o lui le avrebbe cercate ovunque....anche al di fuori del suo mondo se ciò si fosse reso necessario. A Vikka aveva scelto di non dire ancora nulla, avrebbe deciso in seguito se coinvolgere anche lei nei suoi “problemi” oppure no, si sarebbe visto, dipendeva solo se avesse trovato o no qualcosa e se si....di cosa si sarebbe mai potuto trattare.
Pasi era stato per anni il “Coordinatore Supremo” del “Consiglio dei Grandi”. Si trattava in parole povere di colui che assieme a trecento personaggi eletti dalla popolazione, aveva la responsabilità di governare gli abitanti delle valli. Erano questi nomi altisonanti ma la funzione ricoperta da tali personaggi in realtà aveva ben poco di speciale.......si trattava di “governare” con mano di velluto i circa venticinquemila abitanti delle valli e di consentire a loro e alla loro vastissima cultura di prosperare il meglio possibile. C'era in verità sempre molto da fare per “mandare avanti la baracca” giorno per giorno, non si trattava di una comunità di pastori ma di una società in cui industria, cultura e attività legate alla mera sopravvivenza, dovevano essere tutte protette, sviluppate e mandate avanti, senza alcuna sosta. Pasi dopo aver compiuto cinquanta anni si era ritirato dalle vita politica e si era limitato a dedicarsi all'insegnamento e li aveva conosciuto Nek. Pasi era stato per anni il suo maestro di storia, geografia e scienze di base e il giovane era sempre stato colpito dalla cultura dell'uomo e lo aveva con il passare degli anni equiparato alla figura paterna che a lui era tanto mancata. E proprio per questa ragione Nek aveva deciso di rivolgersi a lui. Adesso il vecchio professore alla soglia dei settanta anni, si era ritirato a vivere tra i monti in una piccola baita persa tra i boschi di conifere. Li conduceva una vita spartana ma che nello stesso per lui risultava estremamente appagante. Nek lo aveva trovato con la canna da pesca in mano tutto intento a “tirare su” un bella trota salmonata. Accanto a lui troneggiava una bottiglia di vino tenuta in fresco e pronta alla bisogna. A vedere Nek gli occhi gli si erano illuminati, aveva riposto a terra la canna da pesca e aveva abbracciato il ragazzo. Nek all'inizio non sapeva assolutamente da dove incominciare.......non sapeva bene se esporre tutto quanto gli passava per la mente oppure cercare di trascinare l'anziano insegnante direttamente dove era precipitata la macchina volante. Alla fine aveva scelto di incominciare.....da lontano iniziando con l'esposizione di tutti i dubbi che lo assillavano, con la massima calma.....un po' alla volta. Aveva messo in campo le incongruenze e la stranezze di cui aveva parlato in passato con i compagni e con il “Dirigente Spirituale” e aveva sottolineato che aveva invano atteso una risposta. “Vedi caro amico” Aveva risposto Pasi.....”Mi rendo conto benissimo che la storia, la nostra storia presenta dei così detti lati oscuri....è vero che le Sacre Scritture a volte ci appaiono come strane, oscure e di difficile interpretazione.....ma come sai benissimo, tali testi antichissimi fanno senza dubbio ricorso a metafore e leggende. La Storia si perde a volte a descrivere particolari che in realtà alla luce dei fatti appaiono ben diversi. Tu non ti devi assolutamente fissare sulle incongruenze che si possono trovare in testi tanto antichi, tu hai nominato addirittura il “Cimelio dei Cimeli” e hai cercato di legare la sua esistenza e le presunte importantissime informazioni in esso contenute con le tue congetture. E con le stranezze che pensi di aver trovato.....per me sbagli! Prima di tutto sai che le casse contenute nel Tempio non si potranno aprire prima di altri duecento anni, per cui è perfettamente inutile che tu ti metta adesso a fare congetture sul loro misterioso contenuto e poi chi ci dice che all'interno si trovi veramente quanto cerchiamo e che il contenuto sia poi così importante per la nostra conoscenza? E se si trattasse ancora una volta di un contenuto di miti e leggende? E se le casse risultassero per una pura ipotesi completamente vuote?”Il ragazzo annuiva pensoso.....certo il suo maestro poteva avere anche ragione e se quello che Nek conservava nello zaino, e quello che aveva visto nella radura non fossero mai esistiti........provabilmente lui avrebbe una volta per tutte ascoltato la “logica” e si sarebbe dimenticato definitivamente dei suoi dubbi. Ma le prove che aveva erano inoppugnabili e lo spingevano invece a continuare e disse:” Caro maestro, tutto quanto mi dite ha senza dubbio una logica ben precisa e se non avessi in mano quello che ho io le darei senza alcun dubbio ascolto. Ma adesso, per favore, guardi qui” E Nek tirando fuori il libricino lo pose sull'erba davanti al maestro. Pasi aveva subito preso in mano il fascicoletto e aveva incominciato a sfogliarlo. L'espressione dei suoi occhi era passata dallo stupore più completo, ad una curiosità divorante. Dopo qualche minuto aveva rivolto lo sguardo verso il ragazzo e gli aveva detto:” Ma dove hai mai potuto trovare un oggetto come questo? Hai la più pallida idea di cosa significa questo ritrovamento?” “Certamente che mi rendo conto” Soggiunse Nek “ Vedo benissimo il suo stupore stamparsi sul suo viso me io affermo che oltre a questa “prova” io sono in grado di fornirle un altro ancora più sbalorditivo motivo di diciamolo pure....inquietudine!” E Nek raccontò al maestro la paura che aveva preso assistendo quasi alla caduta dal cielo della macchina volante.

CAPITOLO SESTO.
Il giorno dopo.

Chi leggerà questo romanzo adesso senza dubbio sarà in trepida attesa di poterne vedere il seguito....ma adesso lo scrittore è stanco, ha caldo e sonno …..per cui si rende necessario un “pisolo”....a dopo e scusatemi. Sono qui, pronto a riprendere il mio racconto.
Si trattava di una faccenda grossa, tremendamente grossa e in grado di far letteralmente cambiare la vita agli abitanti delle valli. Ma ormai si era fatta sera e col buio incombente non si sarebbe potuto vedere il luogo dello schianto di cui aveva parlato il ragazzo, per cui tutto veniva rimandato al giorno dopo. Nek era tornato a csa con la testa piena di pensieri che turbinavano dentro di lui come in una giostra impazzita. Vikka si era subito resa conto che qualche cosa di strano era accaduto al marito che a lei non era riuscito a tenere nascosta la verità. La ragazza, pur sbalordita, aveva reagito nella maniera migliore, spingendo il giovane marito ad andare a fondo della faccenda e a mettersi completamente nelle mani di Pasi. Così il giorno dopo di buon'ora Nek come concordato era passato a prendere il suo maestro e si erano incamminati sollecitamente verso la radura. Nek aveva indicato a Pasi ila strada che avrebbero dovuto percorrere per arrivare li dove l'aereo si era sfracellato al suolo.....si trattava di una zona isolata dove il maestro non aveva mai posto piede a causa della zona dominata da fitti boschi e da niente altro. Per arrivare alla meta furono necessarie alcune ore di cammino e i due riuscirono ad arrivare alla meta solo un'ora rima dell'imbrunire. Nulla nella radura era nel frattempo mutato, ogni cosa era rimasta esattamente come Nek la aveva lasciata...........l'aereo fracassato al suolo, i due corpi immobili nella fissità della morte, il motore distrutto che giaceva a pochi metri di distanza. Pasi si era avvicinato con la massima prudenza e aveva esaminato con la massima cura quanto era rimasto del “Piper”. Non si era soffermato a lungo per la verità.....lui non era ne un tecnico ne uno scienziato per cui i dettagli costruttivi della”macchina” non lo interessavano più di tanto. Poi si era seduto sull'erba ancora fresca di rugiada e aveva detto a Nek:” Ragazzo mio.....sono molte le cose di cui voglio parlare con te......molte le cose di cui dobbiamo discutere io e te e c'è anche una decisione da prendere. E proprio da qui io voglio partire: nessuno, assolutamente nessuno per adesso deve essere messo al corrente di quanto hai trovato, a parte ovviamente le autorità preposte alla sicurezza. Certamente capirai che quanto c'è qui e quanto è raffigurato sul libricino che mi hai fatto vedere costituiscono per la nostra comunità una vera e propria “bomba”. Si tratta di un o sconvolgimento epocale che può coinvolgere e mutare il nostro futuro. Non sta certo a noi prendere decisioni che, se errate o premature, potrebbero sconvolgere la vita della nostra popolazione. Adesso mi devi promettere il silenzio assoluto su quanto hai scoperto......devi tenere tutto ciò per te e solo per te. Di sicuro verrai contattato da chi di dovere e saranno solo le autorità e non certo io a dirti come dovrai comportarti in questa situazione.

CAPITOLO SETTIMO.
Due giorni dopo.

Da quando Pasi aveva informato chi di dovere della sconvolgente scoperta, il “Consiglio dei Grandi” aveva ovviamente preso su di se il peso e la responsabilità di indagare su quanto era stato ritrovato. Anzi......nemmeno tutto il Consiglio, in un primo momento, era stato messo a parte della nuova situazione che si era venuta a creare....ma solo il “Capo Del Consiglio” e i responsabili delle sezioni facenti capo ai campi dell'industria, della scienza e ricerca e della sicurezza. Inoltre era stato informato il “Primo Responsabile” , cioè il coordinatore religioso e, almeno per il momento, nessun altro. Il giorno dopo che la notizia era stata resa nota a loro, i cinque personaggi in questione più Pasi e Nek, si erano recati sul posto dell'incidente e li dopo ave constatato il tutto, avevano preso le loro decisioni. Tenere nascosto quanto era accaduto non era certo possibile. L'area circostante avrebbe dovuto prima di tutto venire circondata da un cordone di addetti alla sicurezza e poi tutto il materiale rinvenuto trasportato nei laboratori di ricerca della città. Non era assolutamente pensabile che, con tanta gente impiegata nell'operazione, qualcosa non potesse trapelare all'esterno e piuttosto che notizie distorte o errate venissero riferite alla popolazione era molto meglio dire la pura e semplice verità a tutti. Poi e solo poi si sarebbe visto che cosa sarebbe stato opportuno fare. Pasi, pur essendo da anni “fuori dal giro del Governo” aveva ad un certo punto chiesto la parola e aveva detto:” Cari Colleghi.....è vero che ora come ora io non ho più voce in capitolo in merito a decisioni che solo voi in questo momento avete il diritto di prendere........ma la mia esperienza mi fa fare una sola osservazione che forse potrebbe tornare utile a tutti noi: forse nel Tempio è racchiusa una parte delle risposte che noi tutti andiamo cercando e mi riferisco al “Cimelio dei Cimeli”, al contenuto cioè di quella cassa misteriosa che non dovrebbe essere aperta prima di altri duecento anni. Nessuno sa che “notizie” siano conservate al suo interno.........nessuno di noi è in rado di dire se ci sia effettivamente qualcosa che ci possa interessare o se si tratti di una pura e semplice leggenda. Ma forse il momento di scoprire quanto essa contiene è arrivato, anche se in anticipo sui tempi previsti.........noi dobbiamo adesso essere messi nelle condizioni di sapere per poter prendere le difficili decisioni che cambieranno inevitabilmente la vita nelle nostre valli.” Si trattava in effetti della decisione più logica da prendere e tutti i cinque responsabili avevano deciso che dopo aver informato di tutto il resto del Consiglio, l'apertura della cassa sarebbe stata fatta in segreto e solo dopo aver valutato il suo contenuto, la popolazione sarebbe stata avvertita. Ma era necessario fare presto, prima che le prime voci avessero inevitabilmente incominciato a filtrare all'esterno.

CAPITOLO OTTAVO.
L'apertura della cassa.

All'interno del Tempio era riunito il “Consiglio dei Grandi” al completo. Ovviamente era presente il
“Primo Responsabile” cui tra l'altro sarebbe stata ovviamente “demandata” l'apertura materiale della cassa, Pasi come consulente e persona informata dei fatti e.......Nek per il semplice fatto che a lui era dovuta la scoperta che stava per cambiare la vita di tutti. Era stato proprio Pasi a prendere la parola, riassumendo per tutti la situazione......li tra quei monti la “politica” non aveva il significato che le era stato dato nel mondo occidentale, fare politica, detenere il potere legislativo ed esecutivo non era sinonimo di “superiorità” verso gli altri ma bensì una presa di responsabilità ben precisa messa a disposizione della popolazione. Per cui Pasi, pur non detenendo più da anni alcuna responsabilità , veniva senza alcun problema ancora ascoltato come persona competente, saggia ed esperta. Le decisioni in definitiva sarebbero state prese dai componenti del Consiglio ma le opinioni del vecchio “maestro” sarebbero state ugualmente ascoltate con il massimo rispetto. “ Stimati colleghi....siamo qui riuniti al cospetto di Colui che ci ha creati, per infrangere una disposizione che ci era stata data trecento anni fa, il baule contenete il “Cimelio dei Cimeli” non era destinato ad essere aperto ora......ma adesso l'azione che siamo sul punto di compiere si è resa drammaticamente urgente e necessaria: abbiamo appena scoperto che noi non siamo affatto soli sulla Terra; abbiamo appena scoperto che dietro al deserto che circonda le nostre valli si celano ben altre civiltà, città meravigliose, culture avanzatissime in grado addirittura di poter solcare con macchine avanzatissime i cieli. NON siamo soli come credevamo e NON siamo lontani in maniera particolare da queste civiltà di uomini. Adesso all'apertura di questo scrigno forse sapremo la verità su di noi e spero anche che avremo la risposta tanto attesa adesso da tutti, cioè la risposta a questa domanda: ….e adesso, COSA DOBBIAMO MAI FARE?”
Il momento era alla fine giunto.......il “Primo Responsabile” si era avvicinato ala grande baule, aveva posto le mani sul coperchio come a volerne saggiare la reale consistenza, poi con un martelletto aveva rotto i sigilli in ceralacca rossa e aveva fatto scorrere il coperchio per poter accedere all'interno. Il grande baule appariva completamente vuoto a parte un foglio di pergamena in perfette condizioni di conservazione. Sul foglio, con una scrittura minuta ma perfettamente leggibile, era stato impresso il seguente messaggio: CINQUECENTO ANNI FA ABBIAMO SCOPERTO IN UNA COSTRUZIONE SPERDUTA NEL GELO DELLA GROENLANDIA, DI QUEL TERRITORIO CONGELATO CHE UN TEMPO ERA STATA LA VOSTRA PATRIA, LA MEMORIA SCRITTA DEL POPOLO “BAKI”, DEL VOSTRO MERAVIGLIOSO POPOLO. OLTRE A CIO' LA COSTRUZIONE ERA STATA RIEMPITA DA TUTTO QUANTO AVEVA CARATTERIZZATO LA VOSTRA CIVILTA', OPERE D'ARTE, LIBRI, MACCHINARI, SEMENTI.....TUTTO QUANTO AVEVA FATTO PARTE DI VOI E DELLA VOSRA STORIA. LE VOSTRE INCREDIBILI CONOSCENZE IN CAMPO ASTRONOMICO AVEVANO FATTO SI CHE I VODTRI ASTRONOMI AVESSERO POTUTO INDIVIDUARE L'ESISTENZA DI DUE CORPI CELESTI CHE AVREBBERO SENZA ALCUN DUBBIO COLPITO LA TERRA. LA PRIMA COMETA AVREBBE DISTRUTTO LA VOSTRA CIVILTA' SENZA CHE VOI AVESTE POTUTO FARE NULLA PER IMPEDIRLO, LA SECONDA AVREBBE INVECE DISTRUTTO TUTTO IL PIANETA. NOI, AL RITROVAMENTO DELLA VOSTRA CIVILTA' ABBIAMO FORTUNATAMENTE POTUTO FARE TESORO DELLA VOSTR INDICAZIONE DELLA DATA DEL SECONDO IMPATTO ED ESSENDO AL CONTRARIO DI VOI IN POSSESSO DELLE OPPORTUNE TECNICHE DI VOLO ANCHE SPAZIALE, SIAMO RIUSCITI A DISTRUGGERE LA MINACCIA CHE STAVA PER DISTRUGGERE IL NOSTRO MONDO. LA NOSTRA SALVEZZA PER CUI E' SOPRATTUTTO DOVUTA A VOI E ALLA VOSTRA PREVEGGENZA E LUNGIMIRANZA. ALL'INTENO DI UNA DELLE SETTE STANZE CHE COMPONEVANO IL SITO CHE RGUARDAVA LA VOSTRA CIVILTA', ABBIAMO TROVATO LA MASSIMA ESPRESSIONE DELLA VOSTRA TECNOLOGIA IN CAMPO MEDICO/GENETICO: MILLE OVULI FECONDATI, TENUTI CONGELATI IN ANIMAZIONE SOSPESA, ERANO STATI CONSERVATI PER PERPETUARE UN GIORNO LA VOSTRA SPECIE. NOI, GRATI DEL VOSTRO FONDAMENTALE AIUTO CHE VOI CI AVETE DATO,ABBIAMO DECISO DI REALIZZARE IL VOSTRO DESIDERIO. ABBIAMO INDIVIDUATO IN UN'ALTRA ZONA DEL NOSTRO PIANETA UN SISTEMA DI VALLI IL PIU' SIMILE POSSIBILE A QUELLO VOSTRO ORIGINARIO, VI ABBIAMO IMPIANTATO LA VOSTRA VEGETAZIONE, ABBIAMO EDIFICATO L'EMBRIONE DELLA VOSTRA CITTA PRINCIPALE E DEI VILLAGGI LIMITROFI, ABBIAMO FATTO STRADE E PONTI E ABBIAMO RICOSTRUITO E MESSO IN OPERA I MACCHINARI CHE CI AVETE LASCIATO IN EREDITA'. POI SISMO RIUSCITI A FAR NASCERE E CRESCERE IL PRIMO NUCLEO DI COLORO CHE AVREBBERO PEPETUATO LA VOSTRA SPECIE, LI ABBIAMO PORTATI FINO DA PICCOLI NELLE VOSTRE VALLI E LI ABBIAMO FATTI CRESCERE ASSIEME A COLORO DI NOI CHE AVEVANO DECISO DI DEDICARE LA LORO VITA ALLA RINASCITA DELLA VOSTRA CIVILTA'. TUTTO è STATO RICOSTRUITO NEL LIMITE DEL POSSIBILE COME IN PASSATO, PRIMA CHE LA COMETA COMPISSE IL SUO MACABRO LAVORO, CERTO IL NOSTRO LAVORO NON E' STATO PERFETTO E VOI TROVERETE AD UN CERTO PUNTO DELLA VOSTRA STORIA DELLA VOSTRA EVOLUZIONE DELLE INEVITABILI INCONGRUENZE ED è PROPRIO PER QUESTO MOTIVO CHE VI LASCIAMO QUESTO SCRITTO CHE VI POSSA AL MOMENTO OPPORTUNO AIUTARE A SCOPRIRE LA VERITA'.ADESSO DOPO CINQUECENTO ANNI ABBIAMO CALCOLATO CHE IL VOSTRO NUMERO NON SARA' ANCORA DI SEICENTOMILA ANIME COME ALL'EPOCA DELLA CATASRTROFE CHE VI HA DISTRUTTO PIU' DI VENTIMILA ANNI FA.....MA SARA' SUFFICIENTE A FARE IN MODO CHE CONOSCIUTA LA VERITA' SULLE VOSTRE ORIGINI , POSSIATE DECIDERE SUL VOSTRO DESTINO E SU QUELLO CHE SARA' IL VOSTRO FUTURO. AL DI LA DEI VOSTRI CONFINI, AL DI LA DELLE MONTAGNE, NON ESISTE ALCUN DESERTO MA SOLO UNA VASTA ZONA MONTUOSA CHE SEPARA LA VOSTRA DALLA NOSTRA CIVILTA', UNA ZONA DI MONTAGNE CHE VOLENDO SARETE PERFETTAMENTE IN GRADO DI SUPERARE SE SOLO LO VORRETE.
NOI ABBIAMO FATTO TUTTO IL POSSIBILE PER AIUTARVI COME VOI AVETE FATTO IN UN TEMPO LONTANO PER NOI.......CHE DIO CI BENEDICA TUTTI E CHE FACCIA CHE UN GIORNO LE NOSTR DUE CIVILTA' SI POSSANO FINALMENTE INCONTRARE.

CAPITOLO NONO.
Due giorni dopo, la piazza della città.

La notizia era dilagata come un torrente impetuoso in tutta la valle......un annuncio di portata storica sarebbe stato dato alla popolazione tutta l'indomani dal “Primo Responsabile” in persona. Si sapeva solo che, per drammatici motivi sopravvenuti all'improvviso, il Consiglio era giunto alla fatale decisione di aprire il “Cimelio dei Cimeli”, che ciò era stato fatto e che adesso si era reso necessario informare la popolazione delle decisioni che erano state prese. Praticamente tutti erano presenti all'avvenimento e chi non poteva essere presente sarebbe stato informato di quanto comunicato dal Consiglio nell'arco di tempo di un giorno al massimo. Tutto veniva fatto con solennità cosa richiesta certamente dal momento ma anche con la massima semplicità e senza inutili “fronzoli” Il “primo Responsabile” era apparso sulla sommità del palco preposto per l'occasione e aveva spiegato nei minimi particolari quello che si era scoperto con il ritrovamento della macchina volante, del libricino appartenente ad un'altra civiltà e soprattutto con la lettura della pergamena ritrovata all'interno del baule richiuso nel Tempio. Si trattava di una verità veramente sconvolgente.....i “Baki” non erano più soli, non lo erano mai stati.......la loro magnifica civiltà aveva ben due storie distinte, quella appartenente al prima e quella attuale nata solo il dopo.........solo lo sforzo gigantesco di un'altra civiltà, ai “Baki” tutt'ora completamente sconosciuta,, aveva fatto in modo che il.....dopo fosse potuto veramente esistere! Adesso era tempo che tale civiltà potesse essere trovata, era venuto finalmente il momento che da essa la civiltà “Baki” potesse attingere a piene mani per poter raggiungere le vette che fino ad ora le erano state negate come la tecnica del volo e chissà cosa altro ancora. Era giunto il momento di uscire dalle meravigliose valli dove la civiltà “Baki” era nata e si era sviluppata, di portare le proprie conoscenze all'esterno e di introdurne di nuove.

CAPITOLO DECIMO.
Un mese dopo.

La spedizione era stata preparata nei minimi particolari e con la più grande cura. Cento valligiani, tra i più giovani ed intraprendenti avrebbero scalato le vette e sarebbero scesi nelle valli dalla parte opposta stabilendo un “campo base” che un po' alla volta sarebbe stato attrezzato, rifornito e messo nelle condizioni di vettovagliare la spedizione che da li sarebbe partita alla ricerca.....della civiltà.
Una colonna di cinquanta persone, di cui avrebbe fatto parte sia Nek sia Pasi, sarebbe poi partita da li e non si sarebbe fermata se non a missione compiuta. Già i primi a scalare le alte cime erano rimasti “sconvolti” a vedere il panorama che si stagliava sotto di loro......non c'era alcun deserto a separarli dalla civiltà che tanto li aveva aiutati ma solo catene di monti che più si stagliavano lontane all'orizzonte, più apparivano basse e facili da superare. Il “campo base” era stato organizzato e la seconda spedizione era già pronta a partire da li. Il responsabile dei cinquanta coraggiosi era Pasi, Nek invece faceva parte dell'avanguardia che avrebbe dovuto aprire la strada. Partiti dal “campo base” avevano trovato un terreno verdissimo che preludeva alla presenza di altri monti da superare. Si trattava di cime di altezza nettamente inferiori a quelle che delimitavano le loro valli ma ugualmente cariche di insidie. Una valanga aveva colpito la retroguardia uccidendo ben trenta uomini e privandoli di quasi tutte le scorte alimentari. Nek e i suoi compagni avevano fatto di tutto per cercare di salvare che era stato sepolto ma alla fine erano riusciti solo ad estrarre dei corpi senza vita. Erano dunque rimasti in venti, con pochissimi viveri e con il cuore spezzato per le perdite subite. Ma non erano soli come pensavano......I Baki continuavano ad essere tenuti sotto controllo dai satelliti che solcavano il cielo nero......gli scienziati del “Nuovo Mondo” attendevano con ansia il momento in cui il popolo delle valli sarebbe finalmente uscito dal suo guscio......il momento era stato programmato e previsto dopo altri duecento anni ma qualcosa aveva evidentemente fatto bruciare le tappe. ….. i “Baki” stavano arrivando. Fortunatamente i venti coraggiosi avevano oramai passato il territorio più pericoloso, erano riusciti a sopravvivere con i viveri di emergenza altamente proteici che si erano portati al seguito e non avevano avuto problemi a dissetarsi in una zona tanto ricca di acqua. Erano oramai tre settimane che camminavano senza sosta, sempre in direzione nord ma non si erano ancora imbattuti in anima viva. Solo una volta avevano trovato delle rovine ma si trattava di costruzioni così rovinate da non poter dire quasi nulla dello scopo per le quali erano state costruite. Poi, continuando a camminare, all'uscita di un bosco di conifere, erano “emersi” accanto ad una strada. Si erano fermati di botto e avevano osservato il nastro asfaltato che pareva svolgersi all'infinito da entrambe le parti . Erano finalmente arrivati vicini al punto di contatto che stavano cercando.

CAPITOLO UNDICESIMO.
Boston, 5 giorni prima.

Io professor Mortimer era un classico“topo di biblioteca”. Al mondo non aveva altri interessi se non l'antropologia applicata, laurea che aveva conseguito dopo quella in archeologia. Era titolare di una cattedra all'università e non aveva altra soddisfazione se non nello studio. Lui era, tra l'altro, l'ultimo “ anello della catena” che legava l'uomo moderno alla civiltà di “Baki” e a lui era stato demandato l'incarico di occuparsi degkli abitanti della “Valle Incantata”. Trecento anni prima gli scienziati terrestri avevano tutto predisposto affinchè tale civiltà potesse un giorno rinascere in tutto il suo fulgore. Alla data prevista mancavano dunque in teoria, ancora duecento anni ma qualche cosa doveva senza dubbio essere accaduto perchè era stato improvvisamente informato che una spedizione comprendente ben cinquanta individui, si stava avvicinando con una certa rapidità al mondo abitato. Non si sapeva bene cosa potesse essere accaduto.....forse quel piccolo monomotore disperso sulle Ande era precipitato nel sistema di valli che ospitava i “Baki”, forse qualcuno aveva aperto prima del tempo il baule lasciato trecento anni prima......qualcosa di sicuro doveva essere accaduto se adesso come adesso una spedizione si stava avvicinando con tanta rapidità.......alla civiltà. Mortimer era stato subito avvertito di quanto si stava verificando ed era stato subito accompagnato in aereo nella cittadina più vicina al punto in cui i “Baki” si stavano dirigendo. Lasciato l'apparecchio in aeroporto, il professore si era trasferito in un elicottero e con questo a bassa quota si era avviato verso la zona in cui i “Baki” stavano avanzando. L'emozione era tanta......fra non molto lui sarebbe stato a diretto contatto con i rappresentanti di una evolutissima civiltà che lui fino ad ora aveva potuto studiare solo da lontano.
Anche l'aspettativa che permeava i componenti della spedizione che erano rimasti in vita era alle stelle....avevano intuito che dove c'era una strada ci sarebbe stato anche chi intendeva percorrerla....sarebbe stato solo questione di tempo....poco. Nek procedeva accanto a Pasi in testa al drappello di superstiti. Erano ripartiti di buon ora dopo aver pernottato al limitare della foresta e non si sarebbero più fermati se non all'ora di pranzo. La zona che stavano percorrendo era caratterizzata da alte colline inframezzate da prati verdissimi e incolti ma dopo alcuni chilometri dei pali di legno erano improvvisamente comparsi dal folto del bosco che costeggiava la strada per poi continuare a costeggiarla all'infinito. Pasi si era reso conto che i pali in questione sorreggevano un filo costellato da isolatori di ceramica..........si trattava come nel loro paese di un impianto destinato a portare l'elettricità in qualche località la vicino. Poi era comparso quasi di colpo un gigantesco corso d'acqua......ben diverso dal rigoglioso, impetuoso ma piccolo torrente che dava la vita alle loro valli. Nessuno di loro era in grado di sapere dove mai potesse finire quell'immenso insieme di acqua........loro del mare non avevano mai sentito nemmeno parlare! Ma il loro viaggio era oramai sul punto di finire.......all'orizzonte ma in costante avvicinamento, si erano profilati due puntini che accompagnati da un rombo crescente, si stavano ingrandendo sempre di più. Due elicotteri, uno da ricognizione seguito da uno da trasporto, si stavano avvicinando loro sempre più: il professor Mortimer si trovava sul primo e a sua volta aveva avvistato il gruppetto sulla strada.. Aveva allora serrato il più possibile la distanza e poi aveva fatto atterrare i due apparecchi proprio a fianco del nastro asfaltato per poi scendere e dirigersi verso il gruppetto a mani alzate in segno di pace. Ma tale precauzione non era assolutamente necessaria....Mortimer non si trovava affatto davanti a dei barbari incivili ma davanti ai rappresentanti di una civiltà altamente progredita. L'impatto con gli elicotteri era stato senza dubbio sconvolgente......ma i “Baki” anche se non avevano cognizione alcuna di volo, appartenevano ad una civiltà altamente tecnologica e dunque non si erano spaventati per nulla all'apparire delle due macchine volanti. Pasi si era incamminato decisamente verso Mortimer che avanzava, si era fermato davanti a lui incerto se parlare o no per primo, non conoscendo la lingua del suo possibile interlocutore. Ma in realtà non c'era alcun problema......Mortimer conosceva perfettamente la lingua dei “Baki” almeno quella che si parlava trecento anni prima........la stessa parlata al momento della collisione galattica e disse tra lo stupore di Pasi:” Sono felice di avervi finalmente potuto incontrare.......io sono il rappresentante di coloro che vi hanno aiutato a rinascere. Sono ansioso di poter parlare con voi, di invitarvi a visitare il nostro mondo e.....di poter finalmente conoscere dal vivo il vostro! Veramente attendevamo questo incontro non prima di altri duecento anni......ma va bene così” Pasi non stava più nella pelle......erano veramente riusciti a mettersi in contatto con le persone giuste, con coloro che li avevano in un certo senso assistiti nella loro rinascita, con coloro che parlavano la sua lingua, con coloro con i quali tutti gli appartenenti al suo mondo, avrebbero potuto confrontarsi ed imparare. Lo scopo del viaggio era stato raggiunto ma non quello del viaggio attraverso le catene montuose, ma del viaggio intrapreso più di ventimila anni prima da una razza di uomini che senza l'aiuto reciproco e disinteressato di altri uomini non sarebbe certo più potuta esistere.

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