giovedì 2 giugno 2011

il nuovo mondo, utopia di un mondo migliore

IL “NUOVO MONDO”
l'utopia di un mondo migliore


INTRODUZIONE.

La terra era finalmente rinata.........non era stata certo la prima volta nella sua lunga storia che la civiltà o le razze di animali che regnavano incontrastate sulla sua superficie venivano repentinamente spazzate via dai capricci della natura. Era accaduto in passato quando era svanito in una notte distrutto il mondo dominato da Atlantide, prima ancora la Terra era stata sommersa dal diluvio universale e poi c'era stata la sparizione dei dinosauri dovuta all'impatto del pianeta con una cometa. Ora quello che era emerso dalle ceneri, anzi.............dai ghiacci di quello distrutto dall'immane disastro del 2012, era, come sempre in passato era accaduto dopo apocalittici sconvolgimenti, completamente diverso dal precedente da cui era nato. Dei vecchi continenti esistenti prima della catastrofe non ne era rimasto che uno ma talmente cambiato nella sua morfologia, da apparire completamente diverso dal precedente e di fatto assolutamente irriconoscibile rispetto al passato. Quello che era stato il Nuovo Continente era prima stato spazzato da onde gigantesche provenienti dagli oceani, poi in seguito squassato da terremoti dirompenti, invaso da fiumi di lava e poi ricoperto dalla coltre di ghiaccio di una nuova “ Piccola Glaciazione”. Nulla di quanto esisteva un tempo, ne valli ne monti era rimasto, lo stesso Continente aveva perduto la sua parte più meridionale sprofondata nell'immensità dell'oceano e si era ridotto al territorio ben più piccolo, quello in pratica che un tempo era costituito dall'America del Nord ed il Canada. Per la verità c'erano inoltre altre due piccole isole di civiltà, perse nell'immensità dell'oceano infinito, quella che si ergeva in quello che una volta era stato l'Appennino in Italia e quella, ben più grande, dove in un tempo lontano erano atterratele navette spaziali che avevano abbandonato la stazione spaziale. Dopo alcune centinaia di anni dalla catastrofe, tutte queste terre, Arcadia, Italia e America, si erano alla fine incontrate e riunite in una unica federazione di tre nazioni che oramai aveva raggiunto quasi un milione di abitanti, un agglomerato di popoli che oramai era sul punto di arrivare nuovamente ad un elevato grado di civiltà. Si trattava di una federazione in verità molto solida e unita, non esistevano tra i suoi cittadini motivi di gelosie, odio o di attriti di sorta e tutti collaboravano in pieno al bene comune. Non era che l'uomo finalmente fosse diventato un santo e si fosse all'improvviso messo a fare quello che avrebbe dovuto fare ed essere fin dai tempi della creazione, erano le circostanze stesse che lo avevano portato finalmente a quel punto di svolta. Adesso esisteva finalmente una sola “Patria”, una casa comune e la sua bandiera era quella a stelle e strisce da un lato ed il tricolore italiano dall'altro. Il computer sepolto nelle profondità delle ex Montagne Rocciose, il quasi miracoloso ritrovamento delle portaerei americana e la tecnologia usata dagli italiani del ventunesimo secolo nel riuscire a costruire una centrale idroelettrica nelle profondità delle montagna, avevano portato come risultato la possibilità, se non subito ma almeno in un magari lontano futuro, di ripartire appena possibile, da notevolissime posizioni di vantaggio, rispetto all'uomo dell'età della pietra, sarebbe stato più semplice e rapido almeno in teoria, in teoria, riuscire a scalare nuovamente le vette di una civiltà altamente tecnologica. Ma ciò era purtroppo vero solo fino ad un certo punto, questa era purtroppo tutta teoria........le capacità teoriche e le conoscenze di base per poter mantenere prima la antica civiltà e per poi progredire, c'erano dunque tutte ma mancava invece completamente l'attrezzatura tecnica per poter mettere in pratica il lavoro teorico e le essenziali materie prime per costruirle. Industrie, forza lavoro, miniere, indotto.......erano tutte voci rimaste indietro nel tempo, solo nei ricordi un'epoca che oramai non esisteva più. La situazione attuale aveva fatto in modo di rendere puramente ed essenzialmente teorici tutti gli studi di chimica, fisica, elettronica, genetica e medicina........tutta la teoria possibile ed immaginabile era a disposizione su libri e sul grande computer ma mancava assolutamente il modo di mettere in pratica e poi sviluppare ed ampliare con la ricerca, le nozioni apprese. E la situazione stava per peggiorare ulteriormente visto che il reattore dell'antico “Progetto” era oramai sul punto di dover essere spento definitivamente e con lui il grande computer che conteneva le informazioni immagazzinate dall'antica civiltà dell'uomo. Erano centinaia di anni che funzionava e anche se da tempi immemorabili era tenuto acceso solo al tre per cento della sua potenzialità e solo per tenere acceso il grande computer, adesso era venuto inesorabilmente il momento di spegnerlo per sempre. Si era anche pensato di costruire per sostituirlo una centrale idroelettrica simile a quella che funzionava tutt'ora in Italia, ma pur avendone le capacità tecniche mancavano come al solito i materiali specifici per edificarla.

CAPITOLO PRIMO.

La situazione era oramai ben chiara al Presidente, non esistevano alternative ne scappatoie. Adesso era necessario parlare con coloro che detenevano assieme a lui il potere decisionale della Federazione, spiegare quanto a lui risultava evidente, cercare se possibile di seguire una linea comune di intervento per poi cominciare ad agire una volta per tutte. Non era più possibile vivere su ricordi di un passato oramai sempre più lontano, non si poteva sognare un futuro che non sarebbe mai più ritornato.........per poter ricominciare a sperare ci si sarebbe dovuti rassegnare a farsi iniettare una grande, grandissima iniezione di UMILTA'. “RELAZIONE TENUTA DAL SIGNOR PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONI AI SIGNORI DELEGATI:”Signori delegati, il discorso che mi appresto a fare riveste una grande importanza per tutti noi. Siamo arrivati infatti, una volta di più, inevitabilmente ad una svolta epocale della nostra storia, della storia dell'uomo. Quando siamo riemersi dalle profondità della terra abbiamo avuto la possibilità di ricominciare la nostra vita da dei punti di forza ben precisi che ci hanno indubbiamente aiutato fino ad ora almeno a non ripartire da zero. Sto parlando ovviamente delle nostre conoscenze individuali, di tutte quelle contenute nella memoria del computer e nelle migliaia di libri che con grande preveggenza, sono stati sepolti assieme a noi. Ciò è stato indubbiamente un bene e questi importantissimi fattori hanno fatto in modo che la nostra permanenza sul pianeta non fosse simile a quella dei primi suoi abitanti, coloro che vivevano nelle caverne in tempi immemorabili. Ma purtroppo sia per il numero esiguo dei nuovi abitanti sopravvissuti sulla Terra, sia per la assoluta mancanza di industrie e delle fondamentali materie prime, sia per la mancanza di carburanti, il nostro mondo non è certo destinato a raggiungere in tempi ragionevolmente rapidi, le vette raggiunte dai nostri progenitori. Anzi con il definitivo spegnimento del reattore in America e con la inevitabile e contemporanea cessazione dal servizio della centrale idroelettrica in Italia, la situazione d'ora in poi non può che peggiorare. Purtroppo non abbiamo più pezzi di ricambio per la centrale in Italia, ne tanto meno barre di controllo per il reattore qui da noi. Fortunatamente gran parte delle nostre conoscenze sono scritte anche sui libri ma d'altra parte speranze di migliorare e di progredire in poco tempo non ce ne sono assolutamente. Branche fondamentali della scienza come per esempio medicina, elettronica, ingegneria, genetica, fisica, chimica, rimarranno inevitabilmente e forzatamente ferme nel loro progredire. Per questi motivi è assolutamente indispensabile già da subito, riporre nel cassetto, almeno per un certo numero di anni, ogni sogno di grandezza, ogni futura speranza di recuperare la grandezza che adesso sappiamo definitivamente perduta. Cosa ci resta da fare..........dobbiamo essere umili e ripartire dal basso, ricominciando daccapo e facendo piano piano un passo alla volta: prima di tutto dobbiamo puntare sull'artigianato che ci consenta di ottenere gli strumenti elementari per poter cominciare ad agire e cercare di svilupparlo al massimo, poi dobbiamo individuare i siti dove esistano materie prime da estrarre e di conseguenza cominciare a sfruttarle. In seguito sarà necessario edificare le prime fonderie e piccole industrie per forgiare i metalli in oggetti ben definiti. Da questi primi passi verrà poi, come la storia passata insegna, tutto il resto, a suo tempo.........ci vorranno non anni ma decenni o forse anche un secolo ma poi la storia e il progresso dell'uomo, con tutte le conoscenze in nostro possesso, allora si che riprenderanno rapidamente il cammino interrotto. Nessuno di noi e dei nostri figli è destinato a vedere nemmeno i primi risultati di quanto faremo ma forse i nostri pronipoti si. Auguri a tutti noi e a te.....Genere Umano!”
Un altro secolo era trascorso, un secolo di febbrile attività. Prima di tutto dopo altri cento anni la popolazione era cresciuta esponenzialmente arrivando a superare i tre milioni di abitanti. Praticamente tutto il continente americano era stato “colonizzato”, nuove cittadine erano sorte un po' ovunque, tutte collegate da strade in parte ancora sterrate e percorse in continuazione da veicoli di svariato tipo trainati da cavalli, Campi ben tenuti e rigogliosi, foreste verdissime, corsi d'acqua che davano abbondante acqua per ogni esigenza. Come programmato l'artigianato aveva preso grandemente piede, le prime miniere avevano incominciato a dare le materie prime necessarie ed erano sorte di conseguenza le prime industrie. Ma tutto era stato previsto e programmato in anticipo: prima di tutto si era deciso di dare la precedenza alla costruzione di tutto quanto era necessario per poter ottenere almeno parte della componentistica per poter costruire centrali idroelettriche. L'energia era indispensabile.......le stesse industrie che lavoravano fino a quel momento, lo facevano con la sola forza animale e......umana, con una immane fatica e ovviamente con risultati a volta approssimativi. Produrre fili di rame, turbine e quanto necessario per far funzionare una centrale era una impresa immane e sarebbe stata assolutamente irrealizzabile nei tempi previsti se non si fosse potuto “attingere” almeno inizialmente dalla componentistica della centrale esistente in Italia, dal Reattore dell'antico “Progetto” e dalla gigantesca portaerei che si trovava alla fonda nel porto della nuova New York. Alla fine la prima centrale idroellettrica era entrata in funzione e aveva consentito, con l'energia che riusciva a produrre, di poter questa volta sul serio a ripartire per riuscire ad ottenere un vero progresso.

CAPITOLO SECONDO.

Dopo un altro secolo la vita nella “federazione” aveva assunto oramai una fisionomia ben precisa: Prima di tutto la popolazione era salita alla cifra di sette milioni di esseri umani, ripartiti in cinquecento mila in Italia, che aveva un territorio limitato ed anche montagnoso, tre milioni in Arcadia e il resto nelle vaste zone dell'America. La vita assomigliava soltanto a quella del mondo antico a cui era però chiaramente ispirata: con lo sviluppo esponenziale di industria ed artigianato e con l'aumentare vertiginoso della popolazione e di conseguenza alla forza lavoro, fattori questi dovuti al benessere e finalmente, per la prima volta nella storia del genere umano, alla completa assenza di guerre, il progresso non aveva avuto limiti. Praticamente a parte i viaggi spaziali, la tecnica e le scienze avevano raggiunto e superato oramai le vette toccate dai gli antichi progenitori. Tuttavia,il mondo era profondamente diverso da quello di una volta, diverso e per molti versi addirittura migliore. Le vicissitudini patite dall'uomo avevano fatto imparare all'essere umano tante cose: l'ambiente per esempio veniva ora grandemente tutelato, e gli errori del passato venivano per quanto possibile accuratamente evitati .Esistevano nuovamente autostrade e le automobili ma funzionanti solo ad energia elettrica, aerei per eventuali missioni di soccorso o di esplorazione ma date le ridotte dimensioni del nuovo mondo non esistevano gli aerei di linea ed i collegamenti venivano garantiti invece solo via mare da velocissimi aliscafi che collegavano continuamente le tre zone abitate del pianeta. Tutto era stato fatto e pensato a misura d'uomo: anche in America che era la nazione della Federazione più popolosa, la città più grande era la nuova New York, che contava solo centomila abitanti. Non esistevano povertà o fame o all'opposto ricchezze smisurate, tutti lavoravano, producevano e guadagnavano in proporzione a quanto prodotto per la società in cui vivevano. La delinquenza era limitata a pochi inevitabili casi ed efficientemente contrastata da forze di polizia appositamente costituite. Agli abitanti della Federazione oramai non mancava più nulla, la missione di riportare il genere umano alla grandezza originaria era stata finalmente compiuta.

CAPITOLO TERZO.

Ora che il nuovo mondo poteva procedere sulla nuova via, ora che l'età dell'oro sembrava ritornata sulla Terra, gli scienziati della Federazione avevano iniziato la capillare esplorazione di tutto il pianeta. Il primo passo era stata quello di far percorrere da degli aerei il giro del globo e di eseguire con i computer la mappatura generale di tutte le zone emerse, il secondo era stato quello di ricominciare a lanciare nello spazio i primi satelliti artificiali, usati soprattutto per le telecomunicazioni e appunto per un accuratissimo monitoraggio e mappatura di tutto il globo. Si era così scoperto che oltre alle tre zone abitate e ai due poli, altri territori erano emersi nella immensità dell'oceano, di dimensioni limitate, assolutamente vergini e disabitati ma capaci di ospitare ugualmente la vita umana. Infatti la razza umana era in continua espansione incontrollata e i territori abitabili non erano certo così vasti da poter garantire una vera e propria futura esplosione demografica. Si era anche risolto con i nuovi mezzi meccanici ora finalmente a disposizione, il mistero della sorte subita dal N.O.R.A.D. tanti anni prima: una squadra di operai specializzati si era introdotta nel “Progetto” e aveva iniziato a liberare le macerie che erano state fatte appositamente crollare per separare le due strutture. Si sapeva che le Montagne Rocciose erano state spazzate via durante la catastrofe ma si sapeva anche che la parte sotterranea dell'impianto militare aveva resistito e che per parecchi anni la vita la sotto era in qualche modo continuata. Non era stato facile sgombrare il cammino ma una mattina l'ultimo diaframma di roccia era stato rimosso e la porta corazzata di separazione era finalmente apparsa. La squadra addetta all'esplorazione del sito la aveva immediatamente aperta e aveva scoperto che il fermo che doveva bloccarla era già stato rimosso. Evidentemente qualcuno dall'interno aveva cercato inutilmente di aprirla. Ma appena la squadra era potuta entrare si era subito imbattuta innanzitutto in una enorme quantità di cadaveri oramai quasi dissolti in polvere..........i corpi erano sparsi un po' ovunque e la loro posa suggeriva che li dentro si fosse svolta una battaglia che alla fine non aveva lasciato nessuno in vita. La fame, la disperazione e provabilmente la più cieca follia avevano infierito su quei poveri esseri umani e alla fine li avevano distrutti. L'esplorazione aveva poi portato a scoprire che le grande sale di controllo per cui il N.O.R.A.D. era stato creato non esistevano più, trovandosi ai piani superiori e che tutto quanto era rimasto non era altro che un improvvisato rifugio composto di immense sale e magazzini viveri oramai completamente vuoti. Solo la sala radio era rimasta e proprio da li per tanto tempo la struttura aveva potuto rimanere in contatto con il “Progetto”. Sul fondo nel livello più basso della costruzione la squadra investigativa aveva rinvenuto i generatori di corrente e i serbatoi di combustibile oramai completamente asciutti. Li l'esplorazione si era interrotta.........da vedere non era rimasto altro, in definitiva il N.O.R.A.D. Non era altro che una gigantesca tomba e sarebbe adesso spettato solo al Governo decidere che cosa doverne fare..........un Sacrario, un museo dopo aver recuperato e sepolto i corpi o forse chissà cosa altro. Il loro compito si era comunque concluso e un altro mistero della storia recente dell'uomo finalmente svelato. Ultimo “mistero” da risolvere sarebbe stato adesso quello della sorte toccata alla capitale Inglese, sepolta sotto i ghiacci polari. Si era pensato di arrivare ai due poli, sapendo benissimo che il Polo Nord, molto più interessante, era appunto costituito da quello che rimaneva della antica Londra ricoperta dai ghiacci. Gli aerei che lo avevano sorvolato e poi i satelliti che lo avevano fotografato dall'alto, avevano potuto constatare effettivamente l'esistenza di immensi palazzi ricoperti da una candida coltre ghiacciata. L'uomo da sempre era dotato di una grandissima curiosità e mai avrebbe rinunciato ad esplorare il proprio passato e le proprie memorie. Si trattava adesso di andare a vedere di persona ed esplorare il tutto il più accuratamente possibile. Questo valeva per il Polo Nord........il Polo Sud non rivestiva invece particolare interesse visto che era essenzialmente fatto di ghiaccio, ma il Polo Nord era invece tutta un'altra faccenda.

CAPITOLO QUARTO.

Il “Nautilus”, varato da oramai un anno, era il mezzo che era stato destinato all'esplorazione del Polo Nord: si trattava di un mezzo subacqueo rivoluzionario, spinto da energia nucleare, ma completamente diverso dai sommergibili del ventunesimo secolo. La sua forma era quella che ricordava spiccatamente un gigantesco carro armato sprovvisto di torretta. Aveva una lunghezza di cento metri, era largo cinquanta e poteva immergersi fino a ottocento metri di profondità. Non era particolarmente veloce, visto che non doveva ne raggiungere qualcuno ne scappare da nessuno ma tuttavia raggiungeva tuttavia sia in immersione che in superficie, i venti nodi marini che erano sempre una buona velocità. Il suo equipaggio tra marinai e scienziati era formato da cento cinquanta individui. Non era stato previsto all'origine di imbarcare alcun armamento........sulla Terra finalmente fin dalla rinascita, non c'era mai stato alcun nemico da combattere, ma prima della sua prima missione era stato montato ugualmente un impianto laser capace di sbriciolare il ghiaccio o ostacoli di qualsiasi genere potessero minacciare l'integrità e la capacità di movimento del mezzo subacqueo durante la navigazione. Il suo comandante era il Capitano Grant e il capo degli scienziati il professor Rosenthal. Prima della partenza entrambi erano stati a colloquio con il Presidente della “Federazione” e avevano ricevuto direttamente da lui i dettagli della missione di cui sarebbero stati i protagonisti:” Cari signori è un onore per me poter parlare con voi prima della vostra partenza. Noi tre ci conosciamo da anni.........io, lo sapete benissimo, sono colui che ha voluto fortissimamente la costruzione del Nautilus e voi siete coloro che hanno fatto in modo che questo mio, anzi scusate, questo nostro sogno avesse potuto realizzarsi. Ora che siete finalmente in procinto di salpare, vi voglio raccomandare prima di tutto la massima prudenza. A parte il costante pericolo del ghiaccio, voi infatti andate incontro ad una zona che un tempo faceva parte di una dei luoghi più civilizzati dell'intero pianeta. Il pericolo è purtroppo quello che possiate imbattervi in qualcosa di sconosciuto che potrebbe trovarsi in quelle zone ricoperte dal ghiaccio, qualcosa di estraneo alla nostra civiltà attuale, costruito in quei tempi lontani per proteggere la grande città ora sepolta nel gelo. Dovete prestare la massima attenzione e ricordarvi che il vostro è solo ed esclusivamente un viaggio esplorativo, fatto per accrescere le nostre conoscenze sul passato e sul presente del nostro pianeta e che voi non avete assolutamente in preventivo, non avendone assolutamente la necessità, di rischiare inutilmente le vostre vite. Voi non siete ne salvatori dell'umanità ne la vostra missione riveste questa volta l'aspetto di rincorrere e sventare una emergenza nazionale........voi siete degli “esploratori” e basta” e per la vostra sessa protezione dovete usare la più grande prudenza! Buon viaggio!”
Il Primo di marzo il Nautilus era dunque salpato per la sua destinazione, dal porto di New York all'inizio della calotta polare, ci avevano messo ben quindici giorni. A parte la velocità ridotta di trasferimento che avevano volutamente scelto di tenere, avevano viaggiato sempre in emersione, visitando tutte le tre piccole isole dove recentemente si era trasferita una piccola parte della popolazione terrestre. Si tratta di piccole isole la più grande della quale aveva le dimensioni della vecchia Isola D'Elba, mentre le altre avevano una grandezza di soli undici chilometri di lunghezza e uno di larghezza. Mentre la più grande, date le sue caratteristiche che andavano da alte vette e da splendide valli era in procinto di essere destinata all'allevamento ed alla pastorizia intensive, le altre due circondate da un'acqua particolarmente tiepida e costellate da meravigliose spiagge di sabbia finissima, erano state destinate ad una nuova attività che con il benessere acquisito da tutti stava or ora, dopo centinaia di anni, di nuovo prendendo piede: il turismo. Tutto era ancora allo stato embrionale e faceva parte i quel programma che si prefiggeva di sfruttare al massimo ogni pezzetto di terra emersa che si potesse trovare nell'oceano infinito che pareva non voler finire mai. Alla fine il Nautilus era arrivato all'inizio della banchisa polare..........l'acqua stava per essere soppiantata dal ghiaccio e d'ora in poi, sempre se si fosse riusciti a trovare un varco, la missione avrebbe dovuto proseguire in immersione. In un primo momento non c'erano stati problemi particolari: il grande schermo al Plasma situato in sala di controllo aveva mostrato che sotto il ghiaccio sempre più spesso si poteva procedere almeno per ora agevolmente ma via via che la navigazione procedeva verso nord, lo spazio tra il fondo e la superficie si faceva sempre più ridotto. Il fondo fino a quel momento rimaneva come sempre brullo e ricco di rocce e sabbia e non aveva assolutamente nulla di particolare. Era evidente che anche li era avvenuto un grande sconvolgimento e il fondale appariva come se la mano di un gigante si fosse divertita a cambiarne più volte la morfologia: il professor Rosenthal che osservava preoccupato lo schermo alla fine disse:” Comandante vedo che è sempre più difficile procedere in avanti........vedo che lo spazio tra il ghiaccio ed il fondale adesso è sempre più ridotto e di questo passo non sarà affatto facile procedere in avanti” “ Ha perfettamente ragione professore e la forma dello scafo del nostro battello in questo caso non ci aiuta per nulla.......forse sarebbe stato meglio attenerci ai piani di costruzione dei “vecchi” sommergibili nucleari di una volta ma tant'è ormai siamo in ballo e bisognerà ballare con “i vestiti che abbiamo” Comunque se noi imbocchiamo quella caverna di ghiaccio li sulla sinistra mi pare che potremo procedere ancora in avanti: TIMONIERE BARRA A 340 GRADI E VELOCITA' A SEI NODI. Ecco avanti così piano piano........siamo entrati e per ora possiamo ancora procedere: SECONDO, QUANTO DISTIAMO DAL POLO?”” Siamo a centoventi chilometri esatti Comandante” “ Ecco professore, vede adesso abbiamo ancora spazio di manovra nonostante quelle gigantesche stalattiti di ghiaccio che ci pendono sulla testa ma cosa sono quei strani cumuli che si vedono la innanzi a partire da destra? TIMONIERE...........SCENDERE LA VELOCITA' A TRE NODI, ROTTA 020. Maledizione professore cosa siamo in procinto di trovare.........quelli mi sembrano automobili, i resti di automobili e più innanzi ecco quanto rimane di una strada e li a destra …...QUELLI SONO PALAZZI! FERMA TUTTO E CALATE L'ANCORA!” “Comandante ho visto benissimo e penso di avere capito dove ci troviamo. Ha fatto benissimo a fermarsi qui..........noi ci troviamo in una delle cittadine che una volta circondavano la capitale dell'Inghilterra, in quello che ne rimane. Abbiamo ora la grande occasione di poterla visitare, non so come si potesse chiamare ma forse girando qua e la potremo trovare qualche indizio che ce la faccia identificare”” Ha ragione professare, adesso io e lei prenderemo il minisub e andremo a farci un giro “per negozi”. Cosa ne dice.....accetta?” “Certo Comandante, sono pronto!”

CAPITOLO QUINTO.

Il piccolo sommergibile biposto arrancava trattenuto e sballottato dalla corrente contraria, avanzava con la massima cautela tra rovine sempre più grandi. Era evidente che la zona non era sprofondata sotto il mare ma era stato il mare ad innalzarsi ed a ricoprire il tutto. E si era trattato in apparenza di un aumento veloce si ma non traumatico come uno tsunami, non almeno in questa zona. Le strade, i palazzi, le stesse automobili apparivano in centro città incredibilmente al loro posto, tutto era come doveva essere stato in un tempo lontano.....i semafori, i lampioni, gli idranti...........era uno spettacolo allucinante peggiorato dalla inevitabile apparizione dei primi scheletri o di quel poco che ne rimaneva. I palazzi in gran parte avevano ancora i vetri intatti e tutto era avvolto come un sudario funebre dalla vegetazione marina che tutto ricopriva inesorabilmente. Alla fine erano arrivati alla stazione ferroviaria e avevano scoperto che un treno era ancora li sul binario, ricoperto in maniera incredibile di attinie e altri organismi marini ma ancora perfettamente riconoscibile. Era stato a quel punto che il radar di bordo aveva segnalato a un chilometro di distanza un oggetto che si avvicinava rapidamente a loro in quella che appariva essere una rotta di collisione. Il Comandante aveva immediatamente cambiato la rotta dirigendosi a tutta velocità per 090 ma anche l'oggetto ora a seicento metri aveva cambiato repentinamente la sua e li aveva seguiti avvicinandosi sempre di più:” Professore...........riesce a capire di cosa si può trattare?”” Non so ma sono propenso, anzi quasi certo, che si possa trattare di qualche cosa di organico, una qualche creatura del posto...........visto che ne esseri umani ne i loro mezzi possono trovarsi più qui. Uno squalo forse o qualche sua evoluzione non so!” “ Ecco professore, adesso che la distanza che ci separa è di soli cinquecento metri lo possiamo inquadrare sullo schermo di prua e ingrandire.......VEDE? E' UNO SQUALO MA GIGANTESCO! “ Difatti si trattava proprio di una gigantesca creatura marina che si avvicinava sempre di più al piccolo sommergibile. Dai dati che apparivano ora sul computer di bordo, la sua velocità era prossima ai venti nodi e le sue dimensioni sfioravano i trenta metri di lunghezza. Non era possibile......eppure esisteva e continuava a dirigersi verso il piccolo mezzo subacqueo.” Comandante......andiamo via di qui al più presto o ci raggiungerà in pochi secondi!”” E' inutile professore........siamo troppo lenti per fuggire ma abbiamo un asso nella manica, stia tranquillo. Anche noi, come il Nautilus, siamo dotati di un potente cannone laser che doveva essere usato per frantumare il ghiaccio e che ora ci tornerà molto utile per sventare la minaccia che questa creatura ci sta portando. Ecco, vede.......accendo il meccanismo, punto con l'ausilio del computer il bersaglio proprio li dove in un pesce normale deve trovarsi il cervello, e attendo che lo squalo si trovi a cento metri di distanza da noi.......è questione di attimi oramai, ECCO FUOCO!” E un sottilissimo raggio di luce abbagliante partì dalla prua del piccolo natante e raggiunse il bersaglio. Lo squalo sembrò per un attimo come rabbrividire e poi con un sussulto violento si diresse con una rotta apparentemente incontrollata verso il fondo, schiantandosi tra i resti di un camion ed un palazzo. Era andata bene, almeno per questa volta ed era tempo di rientrare a bordo nella relativa sicurezza del Nautilus Oltre a tutto non c'era altro da vedere se non morte e tristezza. Proseguendo nella navigazione e nell'avvicinamento al Polo, il fondale si alzava sempre di più e lo spazio sufficiente al procedere del sommergibile veniva oramai a mancare. Ormai procedevano alla minima velocità di esercizio praticamente al livello di quello che in un tempo lontano era il suolo. Avanzavano tra strade e case solitarie che all'improvviso diventavano veri e propri agglomerati urbani per ritrovarsi poi in quella che un tempo era aperta campagna. Ma dopo altri chilometri fatti in mezzo alla devastazione, alla fine ci si era dovuti rassegnare a fermarsi: non c'era più spazio per procedere..........il suolo continuava ad innalzarsi e ormai la superficie ghiacciata minacciava di schiacciare il sommergibile. Fortunatamente, quando già erano sul punto di fermarsi definitivamente si imbatterono in una grande”polinia”, una specie di rottura del ghiaccio che permetteva loro di emergere. Era oramai evidente che al polo il Nautilus non sarebbe mai potuto arrivare.......si era fermato a soli venti chilometri dall'obbiettivo. All'aperto la temperatura misurata aveva raggiunto i settanta gradi centigradi sotto lo zero. Mai al polo nelle ere passate si erano raggiunte tali temperature e il grave era che il freddo aumentava ancora. Di questo fatto tutti loro erano già stati informati dalle misurazioni delle temperature effettuate l'anno prima da sonde sganciate dall'alto dagli aerei in esplorazione e si era provveduto di conseguenza. Fuori del sommergibile si poteva resistere esclusivamente con abiti appositi di cui erano stati dotati: si trattava di abiti costituiti da uno strato di lana calda che ricopriva tutto il corpo piedi compresi, poi l'interessato indossava una sorta di tuta spaziale molto leggera dotata di riscaldamento sia per l'interno sia per l'aria in ingresso per la respirazione che a quelle temperature estreme non poteva ovviamente essere inspirata senza danneggiare irrimediabilmente le vie respiratorie. L'autonomia delle batterie era di ben quarantotto ore e consentiva un raggio di azione molto vasto.

CAPITOLO SESTO.

Alla fine si era deciso che al polo sarebbe partita una spedizione composta da due veicoli della dimensione di un camion con sei uomini a testa a bordo. I camion erano a loro volta dotati di riscaldamento interno ed attrezzati con una tecnologia all'avanguardia: motori di grande potenza, cingoli e ruote a sospingerli in avanti a seconda della trazione scelta, computer dell'ultima generazione per gestire tutto quanto avveniva e serviva a bordo. Erano circa venti i chilometri da percorrere, un sciocchezza in condizioni normali o anche difficili ma sempre una grande incognita in un territorio ostile e a quelle temperature estreme. Il primo mezzo sarebbe stato comandato dal Comandante in persona ed il secondo dal Professor Rosenthal. Ma all'ultimo momento la prudenza aveva prevalso: visto che la temperatura esterna si stava avvicinando agli ottanta gradi sotto zero, il Comandante d 'accordo con il professore avevano deciso di limitare l'uscita in programma ad un solo mezzo, lasciando il secondo di riserva per eventuali emergenze. Per cui alle otto del mattino seguente all'arrivo, Rosenthal e Grant con altri quattro compagni lasciarono il Nautilus diretti a nord. Dall'interno non sembrava che il freddo fosse così estremo..........il bianco del ghiaccio era abbagliante e rifletteva la luce del sole che illuminava ma non scaldava per nulla. A dieci chilometri dall'obbiettivo proprio mentre il professore stava facendo notare al Comandante l'apparire in lontananza di alcune strane colline,una violentissima ed improvvisa tempesta di ghiaccio cominciò a frustare l'esterno del mezzo. All'improvviso si ritrovarono nel mezzo di un turbinio di scaglie di ghiaccio che sbattevano con inusitata violenza sulle lamiere corazzate e sul vetro temprato dello spessore di otto centimetri del vetro anteriore. All'esterno non si vedeva nulla di quanto c'era all'esterno, assolutamente nulla se non un folle turbinare bianco. Per prudenza e per evitare il rischio di finire magari in un crepaccio, Grant aveva fatto fermare il mezzo in attesa che la tempesta si attenuasse o cessasse del tutto ma dopo tre ore il vento non aveva ancora accennato a svanire. Finalmente come era arrivata, la tempesta di colpo svanì nel nulla, di colpo........un attimo prima il vento turbinava impazzito, un attimo dopo il silenzio e la calma più totali caratterizzavano quel mondo congelato. Grant aveva fatto allora riprendere la marcia in avanti e si erano nuovamente diretti verso le strane colline che si stagliavano all'orizzonte: “Vede Comandante, guardi bene con attenzione.........se osserva quelle colline si renderà conto che non si tratta di parti della natura, di formazioni rocciose ma do costruzioni artificiali erette dall'uomo e ricoperte di ghiaccio e neve indurita. Comandante Grant le do il ben venuto a Londra!”” Maledizione Professore.....lei come spesso accade ha perfettamente ragione ecco il “Big Ben” …....si distingue ancora, guardi.....ecco Londra tutta come ricoperta da una gelatina trasparente ghiacciata ma ancora perfettamente riconoscibile. Incredibile! Io dico di avvicinarci ancora, voglio uscire all'aperto e toccare con mano il mondo dei nostri progenitori.” Il mezzo si era allora avvicinato a quelle costruzioni fantasma ammantate di bianco e arrivati nei pressi del Palazzo Reale, si era arrestato e Grant, Rosenthal e il Tenente Sandri erano usciti all'aperto:” Dunque, temperatura meno settantanove, vento assente......la mia tuta funziona perfettamente. Comandante propongo di avvicinarci a piedi fino al palazzo e vedere se troviamo qualcosa di strano”” Va bene Professore, andiamo pure, ci saranno da percorrere si e no trecento metri al massimo. Ha notato come il terreno sotto di noi risulta visibile sotto il ghiaccio? Si vedono ancora le tracce di asfaltatura della piazza. Sono eccezionali queste combinazioni contro il gelo, leggere, calde e praticissime...........ci si può anche “pisciare” dentro senza “tirare fuori” il …...tubo! E con queste temperature le assicuro che è mille volte meglio così”” Certo che sono eccezionali......le ho progettate io! Ma adesso guardi, siamo arrivati......ecco la “casa” della Regina in tutta la sua magnificenza.......peccato che non si possa entrare. Ma forse mi sto sbagliando Comandante. Mamma mia guardate la innanzi, non è una specie di caverna quella scavata nel ghiaccio e non sono forse dei corpi quelli che giacciono li accanto?”. Era accaduto che i tre esploratori si erano imbattuti in qualcosa di strano ed inconcepibile: davanti a loro una ventina di corpi umani congelati giacevano al suolo come addormentati. Dietro si apriva uno stretto tunnel dal quale gli sventurati erano senza alcun dubbio usciti all'aperto. Si trattava di un cunicolo ottenuto evidentemente con il calore del fuoco era era stato creato di certo procedendo dall'interno verso l'esterno. Grant ed il professore avevano lasciato il Tenente all'esterno, con l'incarico di mantenersi in collegamento con loro, il mezzo che li aveva portati fino a li e con il Nautilus e si erano avventurati all'interno del tunnel:” Ecco Tenente, siamo entrati. Davanti a noi la galleria prosegue per una decina di metri e sfocia evidentemente all'interno di uno dei saloni del palazzo. Abbiamo adesso fatto ingresso in uno dei salotti, la temperatura è di sessantasei gradi sotto lo zero e il pavimento è cosparso di cadaveri congelati. Non sembra però che siano morti nelle stesso periodo di quelli che abbiamo trovato all'esterno...........questi sono tutti vestiti con abiti leggeri come se non avessero in programma di uscire all'esterno come quelli che li vi sono morti. Piuttosto sembra che tutti quanti indistintamente fossero in procinto di dirigersi verso un punto ben preciso, esattamente verso quella grande botola che si apre la in fondo sotto la grande scalinata che porta ai piani superiori. Ci avviciniamo alla botola..........è molto grande questa apertura e in fondo si nota una scala a chiocciola che porta sotto il pavimento del palazzo, non si tratta di una scaletta ma di una scala molto larga in grado di ospitare in larghezza almeno cinque persone alla volta. Mi raccomando Tenente, riferisca tutto quanto le dico al Nautilus. Adesso stiamo scendendo gli scalini verso il basso.........sembrano non finire mai! Abbiamo già passato e superato otto pianerottoli, distanza stimata in discesa circa cento metri e si scende ancora. Temperatura adesso vicina ai trenta gradi sotto zero, umidità sessanta per cento. Eccoci arrivati in fondo.............siamo all'ingesso di una stanza molto grande e ci sono molti cadaveri qui per terra uno sull'altro come se si fossero calpestati per uscire, anche loro ovviamente sono congelati anche se la temperatura qui non è bassa come all'aperto. Sembra di essere in una specie di sala di controllo, alla parete sono appesi molti monitor spenti e molta, moltissima polvere si è ammonticchiata ovunque. Secondo me qui tutto è finito subito dopo la catastrofe o poco dopo. Non so quello che è accaduto qui ma secondo me questo posto è un luogo di controllo per un qualcosa come una guerra nucleare o una emergenza nazionale.........devono essersi rifugiati in tantissimi qui sotto al momento della catastrofe e qualcosa alla fine deve essere andato storto o è mancata l'energia o sono terminati i viveri. É inutile proseguire nella visita, proseguendo qui troverei solo morti e desolazione e forse da qualche parte anche il cadavere della Regina Elisabetta.............meglio, molto meglio dunque soprassedere e tornare su.” E aveva ragione, ragione da vendere. La sotto il posto di comando era diventato oramai solo un grande cimitero e effettivamente non c'era null'altro di utile o che valesse la pena di essere visto. Si trattava dell'ennesimo fallimento di un tentativo dell'uomo di salvarsi dalla tragedia incombente........la tecnica e la scienza non erano riuscite in questo caso a vincere le forze di una natura scatenata. Erano dunque risaliti in tutta fretta, si erano ricongiunti al Tenente che li attendeva in ansia e si erano avviati verso in punto esatto dove era situato il Polo Nord, tanto per avere la soddisfazione di averlo fatto, niente di più e niente di meno. Anche li non c'era nulla da vedere..... Li avevano piantato la bandiera a stelle e strisce, il tricolore italiano e subito dopo si erano incamminati sollecitamente verso il mezzo che li doveva riportare sul Nautilus. La missione aveva in pratica avuto il successo sperato, il polo lo avevano raggiunto, avevano esplorato la vecchia Londra ma in definitiva avevano semplicemente raggiunto un punto eminentemente geografico, avevano visitato delle rovine ma.......in pratica tornavano a casa senza nulla altro di nuovo e con la amara certezza che anche in futuro non ci sarebbe stato nulla altro di interessante da scoprire.......il mondo, la vecchia Terra era drammaticamente diventata troppo piccola per una razza curiosa come quella umana. Il ritorno non era stato semplice come previsto: il Nautilus era dovuto per forza di cose immergersi a causa della chiusura per il freddo sempre crescente della piccola laguna dove era potuto emergere......se fosse rimasto li ad attendere gli esploratori avrebbe rischiato di venire stritolato dalla pressione sempre più forte del ghiaccio che oramai li circondava. Sotto la superficie ghiacciata lo spazio di manovra era sempre più ridotto e trovare un luogo dove poter tornare in superficie non era affatto una faccenda agevole. Oltre a tutto non ci si poteva allontanare troppo dalla zone dove precedentemente erano emersi a causa della ridotta autonomia del mezzo che avevano mandato in esplorazione. Alla fine, dopo tanto girare in tondo avevano individuato una zona dove in superficie il ghiaccio appariva meno spesso e con l'aiuto del raggio laser erano riusciti a forare la superficie ghiacciate e creando lo spazio strettamente necessario, a riemergere nuovamente. Adesso però il problema era che il mezzo che trasportava gli esploratori, si trovava a ben cinquanta chilometri dal sommergibile......ben dieci oltre la sua nominale autonomia, per cui il Comandante ed i suoi compagni di esplorazione, avrebbero dovuto fare parte della strada a piedi e farlo in fretta prima che anche quella “polinia” si chiudesse costringendo il Nautilus ad immergersi. Si trattava di perdere un prezioso e costosissimo mezzo di trasporto e di costringere gli esploratori a compiere dieci chilometri a piedi in quella landa ghiacciata........ma non esisteva altra alternativa possibile, era necessario rassegnarsi all'inevitabile.
I primi trenta chilometri non avevano dato problemi di sorta ma proprio mentre il carburante cominciava a scarseggiare la temperatura era improvvisamente precipitata sotto gli ottanta gradi. Quando poi i sei esploratori erano dovuti uscire all'aperto dopo ave abbandonato il mezzo che gli aveva accompagnati fin li, il termometro segnava ben meno ottantasei gradi e a loro non rimaneva altra protezione se non quella delle tute termiche. Comunque dieci chilometri non erano certo un dramma..... si potevano percorrere agevolmente in un paio di ore e se non fossero incappati in qualche tempesta tutto si sarebbe risolto per il meglio. Ma non si era trattato di soli dieci chilometri..........in realtà la strada fatta era stata molta di più: era stato infatti indispensabile deviare il cammino per più di una volta per aggirare dei giganteschi crepacci senza fondo e per aggirare o salire delle alte creste di ghiaccio o delle ripide collinette. Alla fine erano arrivati alla meta assolutamente esausti, proprio mentre il sommergibile per non venir schiacciato dalla crescente pressione del ghiaccio che oramai lo circondava da ogni lato, era sul punto nuovamente di immergersi. Si era trattato veramente di un salvataggio all'ultimo istante!

CAPITOLO SETTIMO.

Con l'esplorazione del Polo Nord, purtroppo le esplorazioni sulla Terra si erano virtualmente concluse.....Il dramma era che non c'era assolutamente altro da cercare. Se infatti avessero continuato ad esplorare il fondale del mare.......non avrebbero trovato che rovine della civiltà di cui tutti loro erano figli e niente altro. Il mare ricopriva quasi tutta il pianeta e le poche zone di terra emersa erano oramai tutte state individuate. Il Nautilus, una volta rientrato a New York era rimasto tristemente attraccato al suo ormeggio ed il suo equipaggio inviato in licenza. La Terra, anzi quel poco che ne era rimasto, era troppo piccola per le esigenze del genere umano, lo spazio a parte il lancio di alcuni satelliti era ancora e sempre lo sarebbe stato troppo difficile da raggiungere da una popolazione che era troppo limitata nel numero per poter costituire una struttura efficiente e complessa come la N.A.S.A era stata un tempo. Tutte le ricerche della scienza erano adesso focalizzate sulle ricerche mediche e genetiche e poco d'altro come ingegneria e meccanica. Da mangiare ce n'era per tutti, il superfluo non mancava a nessuno e il genere umano a questo punto e con questi presupposti, rischiava veramente di “intristire”. Rimanendo così le cose, forse non subito ma in un prossimo futuro, molti avrebbero cercato di trovare novità pericolose da sempre per l'essere umano come droghe o altri “passatempi” proibiti di questo genere, per arrivare anche ad una generale apatia e a dei più che provabili suicidi. Si doveva assolutamente trovare un qualcosa che potesse stimolare e coinvolgere un po' tutti, altrimenti l'età dell'oro avrebbe potuto anche terminare. Ma l'uomo aveva una mente limitata e non si rendeva ancora conto che un cambiamento così traumatico ed epocale, era avvenuto senza che nessuno si accorgesse del motivo per cui tutto ciò era accaduto e meno ancora aveva compreso che tutto ciò era stato architettato da qualcuno tanto più grande di loro. Da una umanità destinata provabilmente presto o tardi all'autodistruzione, si era infatti passati come primo risultato evidente, dopo l'olocausto ad un mondo in cui guerra e povertà erano fattori completamente scomparsi, il lavoro e il conseguente benessere non mancavano più a nessuno, la scienza finalmente si era incanalata verso fini non più distruttivi ed ogni sua risorsa veniva indirizzata per il bene e la salute comune. Ma nello stesso tempo l'uomo non era ancora “contento”..........a lui adesso mancava la competizione, il bisogno di emergere e la necessità di superarsi l'uno con l'altro. La violenza insita nella parte peggiore dell'essere umano, era adesso sopita sotto la crosta sempre più spessa e resistente costituita dalla civiltà ma non era ancora certamente morta e sotto sotto ribolliva ben nascosta sempre pronta a riemergere in superficie ed ad esplodere un'altra volta con effetti devastanti. Ma tutto dall'alto era ben conosciuto, ogni cosa era stata scritta e programmata.......adesso l'essere umano era finalmente pronto per iniziare il cambiamento che lo avrebbe fatto scalare i gradini della sua oramai prossima evoluzione, un altro passo verso il raggiungimento della meta cui era stato all'inizio dei tempi destinato dalla volontà del Creatore.

CAPITOLO OTTAVO.

La grande astronave era entrata in orbita terrestre senza poter essere intercettata da nessuno. Si era mantenuta assolutamente invisibile a centomila chilometri di altezza e aveva iniziato la serie infinita delle sue rotazioni attorno al pianeta. A bordo di trovavano tremila “Anghel”, una razza di umanoidi estremamente progrediti a cui il Creatore all'inizio dei tempi, aveva conferito il compito e la responsabilità di aiutare le razze presenti nel Creato, ad effettuare al momento opportuno, la transizione da uno stato di vita ad uno più elevato. Erano si umanoidi ma in realtà molto più grandi e dotati di una sorta di “ali” che spuntavano dietro la loro schiena. Si trattava di una razza tanto antica che il giorno della sua nascita si era ormai perso nella notte dei tempi. Gli “Anghel” erano stati creati ben prima dell'avvento delle varie razze umane sparse nell'universo e in un certo senso erano state un “fallimento” nel senso che non esisteva per loro una qualche speranza di ulteriore evoluzione. Erano bellissimi, estremamente intelligenti e vicini quanto non mai a Colui che li aveva creati ma nello stesso tempo “limitati”........loro non avrebbero mai conosciuto la morte ma nello stesso tempo sarebbero per sempre rimasti quello che erano, senza mai poter sperare di fare quel salto di qualità a cui invece erano destinati gli uomini. In passato questo stato di cose non era stato accettato da una certa parte di questa razza straordinaria, soprattutto dopo la creazione della razza umana e.....si erano ribellati a Dio tramutando l'amore che portavano per Lui in un odio furibondo. Da quel momento in poi, scacciati per sempre dalla presenza del Creatore, avevano dedicato ogni loro forza a cercare in tutti i modi di far soffrire colui che secondo loro aveva preso il suo posto accanto a Dio come creatura prediletta.....l'uomo. Ma coloro che avevano scelto l'accettazione della loro condizione erano stati messi a capo da Dio dell'impresa più nobile ed ardua che potesse toccare loro: stare a fianco di tutte le razze in procinto di evolversi verso il loro meraviglioso destino che le attendeva, aiutarle a superare l'ultimo gradino da scalare prima di poter raggiungere la perfezione del loro Creatore. Non era dunque la prima volta che l'uomo sapiens incontrava gli “Anghel” nella sua storia, già in passato all'inizio dei tempi,, quando la razza umana aveva voltato le spalle al Creatore rendendosi colpevole del “Peccato Originale” erano stati proprio gli “Anghel” ad accompagnare fuori dal Paradiso Terrestre i derelitti che avevano scelto le “gioie” del libero arbitrio. E l'immagine di questi esseri alati era rimasta da allora nell'immaginario popolare, identificandoli a seconda dei casi, con angeli e diavoli. Il responsabile della grande astronave era il comandante “Gabriel” e per questa delicatissima missione avrebbe agito assolutamente da solo. Sapeva per esperienza, conoscendolo da sempre ed avendolo da sempre studiato ed osservato nella sua storia e nei suoi comportamenti, che il genere umano era una delle razze potenzialmente più importanti dell'universo ma anche nello stesso tempo più complesse ed instabili. Era stato solo per il diretto intervento del Creatore che, per ben due volte, aveva azzerato la civiltà dell'uomo, facendolo ricominciare tutto daccapo, prima con il diluvio universale e poi con l'ultima catastrofe, che la razza umana non si era autodistrutta. Ma adesso il momento decisivo era finalmente giunto........o il lavoro che Gabriel era sul punto di cominciare avrebbe avuto successo, o l'uomo si sarebbe perso per sempre, perchè incapace di seguire i dettami del suo Creatore. I cambiamenti oramai erano inevitabili e improrogabili e senza l'aiuto di Gabriel forse non sarebbero andati per il verso giusto e la razza umana avrebbe rischiato di perdersi un'altra volta e questa volta definitivamente, nel marasma dei suoi dubbi e delle sue incertezze.

CAPITOLO NONO.

Il Presidente della “Federazione” era seduta alla sua scrivania intenta a verificare l'ipotesi di costruzione della prima navetta spaziale che tra tre anni avrebbe dovuto effettuare il primo volo nello spazio. I progetti erano pronti già da tanto, tantissimo tempo.......in realtà c'erano sempre stati. Tutto era stato immagazzinato nei “neuroni” dell'antico computer della antica razza umana ed era da anni stati travasato nei moderni computer costruiti dopo la catastrofe. Il lavoro dunque era già stato fatto, si era trattato solo di aggiornarlo e rendere il tutto adeguato alla nuova tecnologia di quella nuova era dell'uomo. Si trattava dell'estremo tentativo di dare all'uomo un nuovo scopo, una nuova ragione per sperare di non avvizzire in un presente troppo comodo e noioso. Il problema da risolvere nell'esplorazione spaziale era purtroppo sempre quello.......la velocità assolutamente inadeguata delle astronavi rispetto all'immensità del cosmo Gli astronomi recentemente avevano scoperto, esattamente a soli venti anni luce dalla Terra, un pianeta che sembrava dotato di atmosfera e di acqua e con le temperature che in certe zone permettevano la vita umana. Era proprio li dietro l'angolo a soli.......venti miserabili anni luce di distanza. Ma venti anni luce voleva dire viaggiare a più di trecentomila chilometri al secondo per vent'anni e questo per l'uomo era pura utopia se non fantascienza pura. Erano questi i pensieri che tormentavano la donna, pensieri non del momento ma purtroppo oramai ricorrenti e che non consentivano purtroppo alcuna via di uscita. Ad un certo punto il Presidente aveva appoggiato per un attimo la fronte alla scrivania quasi a voler scacciare esausta i pensieri che la tormentavano, quando, all'improvviso uno strano essere alato si era materializzato proprio davanti a lei lasciandola interdetta e assolutamente senza parole. Non ebbe nemmeno il tempo di muovere un muscolo che lo strano essere cominciò a parlarle dandole subito un senso di pace e di sicurezza, ma non con le parole ma per via telepatica, con estrema calma e gentilezza. Non erano nemmeno parole quelle che il presidente intendeva dentro di se ma sensazioni e concetti ben precisi, pensieri compiuti e spiegazioni che le rendevano perfettamente noto quanto doveva sapere. Adesso si rendeva conto di tutto, di quello che aspettava il genere umano, di quale sarebbe stato il suo destino ultimo e di quello che lei avrebbe dovuto fare e soprattutto evitare di fare per il bene comune e per il futuro dei suoi “amministrati”. Adesso sapeva che tutto sarebbe iniziato molto presto........prima alcuni giovani avrebbero incominciato a cercare una vita diversa, avrebbero incominciato a rifiutare lo stile di vita consueto e poi.............Lei, anzi NESSUNO avrebbe in nessun modo dovuto interferire e il suo compito principale sarebbe stato quello di proteggere in tutti i modi il cambiamento in atto aiutando il suo popolo ad incamminarsi verso la strada corretta. Nient'altro che questo...........accanto al lei Gabriel sarebbe stato sempre presente e pronto ad intervenire se si fosse reso necessario: lei sarebbe stata la “levatrice” del suo popolo, Gabriel il “ginecologo” addetto al parto.

CAPITOLO DECIMO.

Tranne la Presidente nessuno era stato ancora avvertito di nulla e nulla era ancora accaduto fino al momento in cui una ragazza cominciò a comportarsi in una maniera molto strana: da una settimana Pauline non usciva più di casa. I suoi primi sedici anni erano trascorsi i maniera perfettamente normale, tra gioghi, studio e le consuete amicizie tra coetanei. Pauline era una ragazza come tante altre, con tutte le contraddizioni proprie della sua età, socievole, esuberante e desiderosa di vivere pienamente la sua vita. Ma da una settimana la ragazza trascorreva stranamente il suo tempo in giardino, sdraiata sull'amaca persa nei suoi pensieri. Era il periodo delle vacanze estive e invece di scorrazzare su e giù per la cittadina come faceva di solito, Pauline preferiva stare li in mezzo alla natura a non fare in apparenza nulla. La madre si era accorta che la giovane era diventata apatica, non mangiava svogliatamente che l'indispensabile e non partecipava quasi più alla vita di famiglia. Stava bene, in apparenza non aveva nulla di patologico ma non era più lei. Ma Pauline non era stata che la prima.......mano a mano che i giorni trascorrevano, altri giovani della sua medesima età avevano incominciato in tutto il mondo, in ogni più remoto angolo della Terra, a comportarsi nella stessa identica maniera.......progressivo isolamento dal mondo reale, apatia, inappetenza..............rifiuto di qualsiasi dialogo con chiunque. Più passava il tempo, più lo strano ed inconcepibile fenomeno si allargava a macchia d'olio. Nessuno al di sopra o al di sotto di sedici anni era stato colpito ma nello steso tempo, nessuno dei ragazzi di tale età era stato risparmiato da questo stranissimo comportamento. Dopo un'altra settimana il Presidente con una decisione assolutamente inaspettata da tutti, aveva rivolto alla nazione un drammatico appello televisivo e aveva dato a tutti la spiegazione di quanto sarebbe presto avvenuto e di quello che sarebbe stato assolutamente necessario fare:” Cari amici, amatissimi concittadini............quanto sto per dirvi, il progetto di cui noi tutti facciamo nostro malgrado parte, è un fattore assolutamente estraneo alla nostra volontà. Non siamo stati noi a volere e a programmare quanto ci sta per accadere. É la volontà di Colui che ci ha creato che si esprime con il cambiamento che già é in atto: Vi sarete certamente tutti accorti che i nostri figli di sedici anni e solo loro, sono entrati in una fase del loro sviluppo estremamente diversa da quella programmata e da quella che tutti noi ci aspettavamo. Sono tutti diventati progressivamente, come dire..........apatici, sfuggono sempre di più la vita di tutti i giorni, scansano il dialogo e l'affetto che da sempre noi gli abbiamo dato, tendono ad isolarsi. Nessuno di noi, medici e psicologi in testa, riesce a comprendere il motivo di questo loro strano atteggiamento.......ma io conosco tutte le risposte e sono qui per rendervi partecipi di quanto di meraviglioso accadrà. Cari amici, americani, italiani e di Arcadia, cari amici delle piccole colonie sparse sulle isolette che si trovano in mezzo allo sconfinato oceano......sappiate tutti che i vostri figli siete sul punto di perderli per sempre. State tranquilli, non si tratta di una morte, anzi loro saranno destinati a dare la vita a quella che è destinata a diventare la nuova razza umana, loro dovranno andare per il loro destino che sarà meraviglioso..........l'unico problema è quello che voi li perderete, anzi, li avete già persi e quando sarà il momento li dovrete lasciare andare per sempre per quella che sarà la loro strada. I vostri figli non vi appartengono già più si devono incamminare per quello che sarà il loro destino e quando il momento sarà giunto, lo faranno e voi non dovrete e non potrete più fare assolutamente nulla per trattenerli. State tranquilli, non piangete..........fate conto che i vostri figli si siano sposati con la persona amata, con l'anima gemella desiderata per tutta la vita e se ne siano semplicemente andati di casa che in fondo è quello che accadrà loro. Quando tutto questo succederà, una piccola parte sud del sud del nostro territorio, quella che attualmente è destinata ai laboratori di ricerca bio molecolare per un'area complessiva di 10.000 chilometri quadrati, dovrà essere destinata e riservata esclusivamente alla sistemazione in loco dei giovani che spontaneamente emigreranno verso quei territori. NESSUNO DI NOI DOVRA' INTERFERIRE OD OSTACOLARE QUESTA MIGRAZIONE, NESSUNO DI NOI DOVRA' CERCARE DI TRATTENERLI SAREBBE ASSOLUTAMENTE INUTILE!, NESSUNO DI NOI DOVRA' AVVICINARSI A QUEL TERRITORIO, NON RIUSCIREBBE COMUNQUE AD ACCEDERVI. Nello stesso tempo è destino che nessuna donna sulla terra rimarrà più incinta. Voi siete gli ultimi esemplari dell'”Uomo Sapiens” Il vostro, il nostro destino è stato quello di avere dato alla luce i genitori di coloro che saranno a loro volta i genitori della nuova razza che popolerà forse la Terra o forse qualche cosa altro, non so........questo non mi è dato purtroppo saperlo e questo fatto deve essere considerato un onore immenso, un regalo da parte del Creatore a nome del quale io so ora che sto parlando a voi. Per quanto ci riguarda direttamente, vi posso dire che, come ulteriore regalo dell'Altissimo, già da adesso il dolore e la paura della morte sono scomparsi totalmente dal genere umano........cercate dentro voi stessi e vi renderete subito conto che quanto sto affermando risponde a verità............ecco, come anche voi IO ADESSO INTAVVEDO CON LA MASSIMA CHIAREZZA IL DISEGNO DI DIO, SO COME SAPETE TUTTI VOI IN QUESTO MERVIGLIOSO MOMENTO CHE LA MORTE NON ESISTE PIU' COME FINE DELLA VITA MA LA MORTE DIVENTA UN ISTANTANEO DESIDERATO ED INDOLORE PASSAGGIO VERSO UNA CERTA, SUCCESSIVA VITA SPIRITUALE MERAVIGLIOSA. Adesso dobbiamo solo continuare a vivere in serenità in mezzo ad una natura che ci sarà di nuovo madre e non più dura matrigna e avremo la perenne consapevolezza di essere stati il mezzo attraverso il quale l'uomo si è evoluto, attraverso noi, in un qualcosa di meraviglioso”. Dopo un'altra settimana quanto anticipato dal Presidente si era puntualmente verificato. Tutti i giovani coinvolti nel cambiamento si erano spontaneamente diretti, tutti nello stesso istante, verso la zona a loro destinata. Prima del loro arrivo gli impianti dei laboratori di ricerca erano per così dire evaporati nel nulla e un territorio ricco di meravigliosa vegetazione era comparso come dal nulla. Anche il resto del mondo aveva subito nel medesimo momento, radicali cambiamenti...........non più case o città, non più industrie o strade o ponti, tutto era svanito in una nuvola luminosa......al loro posto era rimasta solo una natura lussureggiante e sempre amica e adatta a soddisfare ogni esigenza dell'uomo, l'Eden era finalmente ovunque tornato all'uomo e per l'uomo. Pace, amore armonia.......tutta una vita da terminare di vivere fino ad arrivare alla sua fine che però non sarebbe più stata carica di un traumatico terrore, ma solo ed esclusivamente un bramato passaggio, una dolcissima conclusione di una esistenza per cominciarne un'altra ancora più felice ed appagante. All'interno della così detta zona protetta, i giovani avevano tra loro subito trovato una grandissima armonia...........li in quel paradiso terrestre tutti si erano subito accoppiati dandosi in continuazione amore reciproco e nove mesi dopo tutte le ragazze erano arrivate al meraviglioso momento del parto. Non c'era paura, non esisteva il dolore......solo una grandissima aspettativa per quanto era scritto da sempre che sarebbe dovuto accadere e gioia una gioia immensa e totale che trasfigurava i visi dei ragazzi in attesa. Ecco la nascita, ecco dei bambini dall'aspetto meraviglioso venire alla vita......uno dieci, cento, mille.........eccoli per un solo meraviglioso momento di comunione assoluta tra le braccia delle madri, ecco che uno dopo l'altro si staccavano levitando a un metro di altezza, ecco che si riunivano tutti assieme in un gruppo sempre più stretto e compatto fino a trasformarsi in una sfolgorante sfera di energia luminosa dotata di tutti i colori dell'arcobaleno..........ecco che la sfera saettava per ogni dove, pura energia vitale, come in un gioco infantile per poi avviarsi verso il cielo terso verso LA dove nessun uomo era mai giunto prima...........verso l'infinito e oltre! Nel medesimo momento in cui la sfera lasciava la vecchia Terra i genitori che avevano con il loro atto d'amore permesso la nascita dei bimbi, scomparivano nel nulla in un canto di gioia raggiungendo la loro meta ultraterrena e attendendo il momento in cui anche l'ultimo abitante del pianeta a suo tempo li avrebbe potuti raggiungere. Il Disegno Divino era finalmente compiuto.......l'uomo mondato di tutti i suoi difetti aveva alla fine raggiunto la sua dimora definitiva a fianco di Colui che aveva voluto con il suo infinito amore tutto questo. Gli “Anghel”, ancora guidati da Gabriel si sarebbero adesso di nuovo diretti verso l'infinito delle galassie dove l'Altissimo avrebbe richiesto il loro aiuto e la loro presenza, in attesa e con la speranza che un giorno il momento di evolversi sarebbe finalmente arrivato anche per loro se mai il Creatore avrebbe concesso, nella Sua infinita bontà, anche a questa razza meravigliosa, l'opportunità di poterlo finalmente fare. La Terra invece sarebbe ancora stata li, verde e azzurra e bella come mai lo era stata prima. Il suo destino era forse quello di accogliere una nuova vita, l'inizio di un qualcosa di uguale a quello che era stato il primo uomo o forse un qualcosa di radicalmente diverso. O forse sarebbe rimasta semplicemente li a ruotare completamente disabitata, fino a quando il Sole non si fosse spento. Solo il Creatore conosceva il suo destino ultimo, solo a Lui era demandato dare origine ad una nuova razza...............solo il tempo avrebbe potuto, con il suo inesorabile trascorrere, dare una risposta definitiva. Lui è e Lui sa!

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