INTRODUZIONE.
Le date, le situazioni e i luoghi indicati in questo romanzo potrebbero non coincidere con la realtà della storia e sono puramente indicativi se non addirittura frutto della fantasia dell'autore.
La Spezia, 24 maggio 2022 , ore 08.00
Il sommergibile nucleare “Roma” si era appena staccato dalla banchina per effettuare il suo viaggio inaugurale. Era il primo di una classe di tre che avrebbero, in un futuro non lontano, dovuto costituire l’ossatura della nuova Marina Militare Italiana. Da quando gli Stati Uniti avevano delegato la protezione del Mediterraneo ai paesi della Nato che vi si affacciavano, ritirando per sempre da quel mare tutte le sue navi, anche l’Italia si era dovuta per forza di cose adeguare e munirsi di un tale costosissimo mezzo per mantenere la superiorità del terrore nei confronti dei paesi Arabo/Mussulmani. Il cancro dell’espansione continua del fondamentalismo islamico infatti, minacciava di diventare sempre di più con il passare del tempo. un fenomeno incontrollabile. Gli Stati Uniti avevano scelto, da quando si erano affidati quasi esclusivamente al nucleare ed alle altre forme di energia alternativa, di limitare drasticamente la loro dipendenza dai paesi arabi per quanto riguardava il petrolio e avevano progressivamente perso interesse per la zona “calda” del Mediterraneo e del Golfo Persico ritirandosi al sicuro e scegliendo altre zone di competenza per i loro interessi. Il “ Roma” era quanto di più moderno e costoso si potesse concepire……...stazzava in immersione ottomilacinquecento tonnellate, era lungo centoventi metri ed era alimentato da un modernissimo reattore nucleare dell’ultima generazione. A farlo muovere ci pensavano due gigantesche turbine che garantivano al battello una potenza nominale di trentottomila cavalli l’una. A bordo l’inventiva Italiana, associata alla esperienza nel campo fornita dagli americani, aveva, con la miniaturizzazione dell’elettronica, compiuto del veri e propri prodigi non ancora eguagliati da nessun altro battello del suo tipo. Rispetto ai vecchi giganteschi sommergibili russi della classe “Tifone” non era certo un mezzo molto grande……ma essendo, grazie alla elettronica impiegata in una maniera esasperata, sufficiente per governarlo un equipaggio di sole venti persone, lo spazio a bordo era più che sufficiente per tutti, garantendo un confort assolutamente inusuale per l’equipaggio di un sommergibile. A bordo non mancava assolutamente niente di quanto fosse necessario per rendere il più possibile piacevole la vita sul battello. Il Roma era stato studiato per compiere missioni molto più lunghe di quelle preparate per i sommergibili americani, per cui a bordo ogni cosa doveva essere studiata per creare il massimo benessere per l’equipaggio, “condannato” com’era, a trascorrere tanta parte della sua vita sotto acqua. La profondità massima raggiungibile, consentita dallo scafo in titanio, tecnologia già utilizzata in passato dai battelli Killer Sovietici della classe “Alfa” ed “Akula”, era ben superiore agli ottocento metri; la velocità in immersione sfiorava i quarantacinque nodi e……l’armamento che poteva garantire la distruzione di tutti i paesi del Medio Oriente in pochi secondi….era stato costruito e concepito proprio per essere uno spauracchio che potesse tenere a bada, solo con la sua minacciosa presenza, gli irrequieti “figli di Maometto”. Tale armamento era costituito da ben venticinque siluri filoguidati Gould Mk 48 ADCAP, dieci missili Tomahavk con una gittata di 3000 chilometri di cui tre di loro armati di una testata nucleare e uno con una testata al neutrone, venti missili Harpoon con la testata a guida radar attiva e da otto missili balistici intercontinentali a testata multipla. Per la sua difesa il “Roma” disponeva di un intero arsenale di “falsi bersagli” che avevano l’importantissimo e delicato compito di sviare i siluri indirizzati dal nemico contro il sommergibile italiano. Il “Roma” era poi dotato del sistema di “sensori rimorchiati” passivi a bassa frequenza che potevano rilevare qualsiasi piccolo rumore provocato da un nemico in avvicinamento…..si trattava del primo sommergibile al mondo, che non fosse americano, ad essere dotato del nuovissimo “complesso WLY-1” per l’intercettazione dei rumori e la messa in opera immediata delle contromisure.
L’equipaggio era senza dubbio l’elite della Marina….i quattro Ufficiali, i due Capi di prima classe e otto tra gli altri Sottufficiali erano laureati….e gli altri marinai erano tutti tecnici altamente specializzati, carichi di esperienza maturata negli anni…… prima in Italia, poi con il tirocinio effettuato sui sommergibili nucleari Statunitensi per fare ulteriore pratica sul governo dei sommergibili di tale tipo. Il Comandante del battello era il Capitano di Vascello Antinori che era ormai al suo terzo comando a bordo di sommergibili. Il giorno della partenza dal molo di La Spezia, era stato una giornata memorabile…..la banchina era stracolma di gente accalcatasi li per l’occasione, assieme ai parenti dei marinai in partenza. Sarebbe stata la prima di una delle tante missione di routine previste, una delle molte che il sommergibile avrebbe dovuto compiere in un prossimo futuro nella sua vita operativa. Arrivati in mare aperto il Comandante dette per la prima volta l’ordine d’immersione ed il “Roma” si infilò rapidamente, con l’innata eleganza di una balena bianca, sotto il pelo dell’acqua verso il silenzio e l’ invisibilità degli abissi. A bordo l’atmosfera che si respirava era estremamente rilassata…il Secondo Ufficiale Capitano di Fregata Vittori stava tracciando la rotta, mentre tutti gli altri sedevano composti in camera di manovra allacciati alle cinture di sicurezza, su comode poltroncine anatomiche. Tutto a bordo era stato studiato per rendere confortevole il più possibile la vita di bordo……le pareti dello scafo interno erano state ricoperte da pannelli ignifughi, pitturati con colori tenui, colori consigliati dagli psicologi militari; non mancavano salette per il cinema e la televisione dotate di soffici e comodi divani, il cuoco di bordo aveva fatto esperienza in un notissimo ristorante che si trova tutt’ora tra Rimini e S. Marino…..e cosa più importante di tutte, a differenza di quanto era sempre accaduto anche a bordo di sommergibili molto più grandi del “Roma”, ogni uno dei venti membri dell’equipaggio, era “assegnatario esclusivo” di una cabina con doccia, piccola ma…..individuale! Era una cosa meravigliosa poter disporre di un angolo personale e riservato dove ritirarsi a riposare nei momenti liberi……il potersi “isolare” per qualche ora dalla compagnia dei colleghi, dava a tutti una sensazione di libertà che contribuiva grandemente a scaricare le tensioni accumulate in un viaggio lungo e faticoso. A bordo del “Roma”, ogni rumore inutile veniva accuratamente evitato o filtrato, lo scafo era foderato all’interno da pannelli di materiale gommoso che assorbivano ogni rumore che provenisse dall’interno dello scafo, il pavimento del sommergibile era dotato di uno spesso tappeto fonoassorbente in gomma che aveva la funzione di limitare al massimo l’espandersi verso l’esterno dei rumori di bordo mentre l’esterno dello scafo era dotato di un rivestimento speciale di piastrelle anecoiche che servivano a ridurre al massimo la “firma” del sommergibile al sonar attivo del nemico.: il “Roma” risultava invisibile ai radar in superficie e in immersione dunque non si faceva captare dai sonar nemici…….a venticinque nodi in immersione non produceva nessun rumore che potesse venire intercettato da chicchessia, mentre il suo rivoluzionario sonar passivo era in grado di riconoscere ed individuare con la massima precisione, i rumori prodotti da mezzi subacquei che si trovavano a diverse miglia marittime di distanza dal battelli Italiano.
24 maggio 2022, Mar di Sardegna ore 17.00, sommergibile “Roma.
La prima missione assegnata al “Roma” era quella di piazzarsi davanti alle coste della Libia per controllare e seguire l’eventuale uscita dal porto, di uno dei nuovi sommergibili diesel elettrici della marina Libica acquistati di recente dai Russi. Si trattava di battelli piccoli, non eccessivamente veloci ma estremamente silenziosi. Correvano anche voci, in quei giorni di tensione spasmodica, che Gheddafi fosse riuscito improvvisamente a dotare i suoi nuovi sommergibili, di una inaspettata capacità di lanciare in immersione missili a media gittata da tali imbarcazioni, missili che in caso di un malaugurato conflitto, avrebbero potuto essere anche dotati di ogive nucleari destinate a colpire tutte le maggiori città Italiane e molte di quelle Europee. La faccenda faceva francamente paura….e si era reso necessario controllare senza però dare troppo nell’occhio. Gheddafi era stato il più grande fallimento della diplomazia occidentale…..appena giunto al potere aveva immediatamente espulso i residenti italiani dalla Libia ed era arrivato più volte ad un totale punto di rottura con l’Occidente ed in un paio di crisi particolarmente violente, si era anche rischiato di innescare un drammatico conflitto dalle ripercussioni imprevedibili. Poi, dopo vari anni le posizioni della Libia si erano via via ammorbidite quasi improvvisamente……Gheddafi aveva ostentatamente rinunciato al suo programma nucleare e si era notevolmente avvicinato, almeno in apparenza, al mondo occidentale. Ma si era trattato di una fase transitoria o meglio di una oculata manovra diplomatica atta a gettare fumo negli occhi, visto che sei mesi prima della partenza del “Roma”, all’improvviso la Libia si era schierata nuovamente con i terroristi medio orientali sfoderando armi di distruzione di massa di cui era riuscita a dotarsi di nascosto da tutti ma con il tacito assenso e il grande aiuto della Cina Popolare. Il viaggio da compiere per arrivare in posizione non era certo per il “Roma” ne lungo ne pericoloso…..sotto l’acqua marina, a duecento metri di profondità del mare che i romani chiamavano “nostrum”, regnava la calma più assoluta e il “Roma” procedeva indisturbato per la sua strada alla velocità di crociera di venti nodi invisibile a tutti. Era una soddisfazione enorme vedere come il battello rispondesse, procedendo in immersione governato solo dal programma impostato nel computer di bordo; la rotta veniva seguita infallibilmente al millimetro e, l’equipaggio in camera di manovra, aveva solo il compito di controllare il tutto. Ogni cosa insomma funzionava perfettamente come nelle previsioni, ma ad un tratto, a circa un miglio di distanza, il sonar di bordo captò una sorta di strana turbolenza dell’acqua, apparsa improvvisamente dal nulla, che sembrava provenire dal fondo del mare e che si stava sempre più rapidamente avvicinando alla rotta seguita dal battello: sembrava un enorme vortice di schiuma che si avvitava su se stesso ad una velocità che aveva dell’incredibile….era arrivato nel giro di una diecina di secondi ormai a cinquecento metri di distanza, quando il Comandante ordinò di mettere i motori al massimo e di virare con decisione a dritta per cercare di evitare un più che probabile impatto…..ma ormai era troppo tardi ed il “Roma”, nel giro di una decina di secondi, si trovò di colpo invischiato in quella specie di furibondo turbinio. Tutti a bordo si aspettavano chissà quale traumatico sconvolgimento e si erano aggrappati a qualche cosa di solido che avesse potuto reggerli in caso di impatto ma stranamente, in apparenza, non accadde assolutamente nulla….nessun urto di nessun genere e, tantomeno nessun rollio o beccheggio….niente. Nel giro di trenta secondi oltre a tutto…era tutto finito….il vortice di origine misteriosa era stato lasciato alle spalle e l’acqua attorno a loro era tornata della solita tranquilla limpidezza cristallina, come se nulla fosse mai accaduto. Il secondo ufficiale guardava sbigottito i colleghi in camera di manovra cercando una spiegazione che nessuno però era in grado di dare, tuttavia, per interrompere la missione non c’erano i presupposti, visto che a bordo tutto funzionava come previsto, e cosi Antinori decise che la cosa più saggia era quella di andare regolarmente avanti e vedere se lo strano fenomeno si sarebbe ripetuto ancora. Certo che si trattava di una faccenda ben strana…..il repentino comparire dal nulla di quella stranissima “perturbazione” che in realtà non aveva causato nemmeno un benché minimo sballottamento, perturbazione, che dopo aver avvolto in se il “Roma”, era svanita senza lasciare una minima traccia della sua presenza. Il Comandante, dopo aver annotato sul “libro di bordo” lo strano fenomeno, aveva pensato di essersi imbattuto in uno dei tanti misteri del mare uno dei tanti segreti mai svelati,i che hanno da sempre affascinato e lasciato senza risposte chi va per mare. Nella loro navigazione avrebbero fatto sosta come da programma, alla base sommergibili della Maddalena, in Sardegna….in quella grande base che fino ai primi anni duemila era stata gestita esclusivamente dagli Americani, ma prima si sarebbero fermati in, una sorta di “pellegrinaggio”, accanto al relitto della grande Corazzata Italiana che portava lo stesso nome del loro battello e che riposava per sempre sul fondo ad una profondità di circa cinquecento metri. Antinori e Vittori conoscevano già il sito, scoperto tre anni prima dopo decenni di ricerche, essendoci già stati in passato con altri sommergibili, e per loro era sempre un dolore fortissimo vedere sul fondo del mare quella che in passato era stata una delle navi più belle e potenti al mondo nonchè ammiraglia della grande flotta Italiana nel finire della seconda guerra mondiale. Si trattava senza alcun dubbio di un capolavoro d’ingegneria navale, non solo Italiana ma………mondiale. Purtroppo, parlando delle corazzate della seconda guerra mondiale, tutti nominavano sempre quelle Tedesche, Americane, Inglesi o Giapponesi…..dimenticandosi, chissà mai perché, della breve ma intensa storia di questa grande e potentissima nave, affondata fortunosamente da due bombe radiocomandate sperimentali, lanciate da un aereo tedesco, il nove settembre 1943, mentre navigava alla testa della flotta, comandata dall’Ammiraglio Bergamini, per cercare di raggiungere una base navale Italiana che non fosse nelle mani degli inglesi vittoriosi, ma nemmeno in quelle dell’ex alleato germanico. Verso sera, erano arrivati nei pressi della posizione in cui era adagiata da settantanove anni la grande corazzata ma, stranamente, il sonar invece di rivelare come al solito la grande massa inerte del relitto spezzato in due, rimaneva incredibilmente muto e silenzioso. Provarono sbalorditi ad intercettare allora la nave con il radar, con l’eco scandaglio…..ma niente…. il relitto continuava a non venire rilevato per nulla dagli strumenti di bordo. Eppure la posizione era quella giusta, il sonar rilevava, come le altre volte, le consuete rocce caratteristiche del luogo del disastro….ma della corazzata non c’era proprio nessuna traccia. Usarono anche le telecamere esterne al battello con l’unico risultato di vedere sui monitor di bordo una monotona ed impersonale distesa di rocce e fango….e niente di più. Cosa poteva essere accaduto? Cinquantamila tonnellate di acciaio non potevano essere sparite nel giro di un anno da quando Antinori e Vittori le avevano rilevate l’ultima volta! Eppure era proprio così…..la realtà delle cose era proprio quella….la grande nave non c’era veramente più. Ancora increduli e sconvolti proseguirono la navigazione ed emersero come previsto, nei pressi dell’isola di S. Stefano, dove era situata l’ex base dei sommergibili americani, per fare li la prevista sosta programmata. Intanto a bordo le discussioni su quanto era accaduto continuavano ad intrecciarsi più accese che mai……ma congetture su quanto era accaduto ai resti della grande nave non ne venivano ancora azzardate, visto che la faccenda aveva già di per se dell’incredibile. Girato il promontorio di Palau, Antinori e Vittori che stavano ancora discutendo sui strani fatti accaduti di recente, furono improvvisamente richiamati dalle urla del Secondo Capo Angelici che, in torretta sembrava come impazzito……..”La base non c’è più, la base non c’è più!” continuava a ripetere come un automa…..ed effettivamente a guardare bene, il Sottufficiale aveva ragione da vendere! Al posto di darsena e costruzioni erette per il supporto logistico dei sommergibili nucleari, al posto della grande “nave appoggio” che gli americani avevano lasciato li quando se ne erano andati, c’era adesso solamente una delle tantissime stupende spiaggette sarde piena di ragazzini che, beati loro…………facevano il bagno assolutamente indisturbati. Contemporaneamente, era salito in torretta il Capo Frinolli, addetto alle comunicazioni, il quale asseriva a sua volta, con aria sconvolta, che, dal momento dell’incontro con quella specie di “tornado” subacqueo…..alla radio riusciva a captare, con audio tipo anni trenta, solo trasmissioni, in onda media, che ricordavano moltissimo quelle trasmesse dall’Eiar nel Ventennio Fascista. Antinori ordinò, con i tratti del viso insolitamente contratti, di mettersi immediatamente in contatto con la Base di La Spezia da dove erano partiti, con la consueta frequenza radio a loro riservata……ma Frinolli rispose che ci aveva già provato di sua iniziativa già una infinità di volte….e che su tale frequenza il silenzio era totale e così pure su tutte le frequenze usate di solito: si udiva solo ed esclusivamente il fruscio della statica e nient’altro. In compenso sulle onde medie il suono della voce di Beniamino Gigli imperava sovrana! Cosa poteva essere accaduto? Troppe cose erano andate fuori di posto…..cosa mai stava loro succedendo? Intanto la voce sui recenti avvenimenti a bordo aveva ovviamente ormai fatto il giro di tutto l’equipaggio, ma nessuno ancora una volta osava formulare delle ipotesi sensate. Il Comandante provò, a questo punto a mettersi in contatto con la nuovissima portaerei “Conte di Cavour”, che sapeva incrociare nelle acque di Pantelleria per effettuare le prove in mare, non molto lontano dunque dalla loro posizione, prima sulle frequenze riservate, che usavano di solito…..poi, non ricevendo risposta, su tutte le frequenze disponibili. La risposta questa volta ci fu….. anche se molto strana: intanto si chiedeva concitatamente al “Roma” chi fosse e, cosa ancora più strana, chi aveva risposto, si era qualificato come “Corazzata” “Conte di Cavour” e NON “Portaerei”! La cosa aveva sempre più dell’incredibile….e a questo punto, con i pochi elementi che l’equipaggio del sommergibile si ritrovava in mano, una spiegazione assurda, ma sempre spiegazione, si stava facendo lentamente ma inesorabilmente strada tra gli Ufficiali del battello: in qualche modo incredibilmente c’era la possibilità che quello stranissimo vortice, che li aveva colpiti in precedenza, pareva li avesse catapultati, nel passato….questo avrebbe potuto spiegare l’assenza della nave sul fondo, perché non era ancora affondata; l’assenza della base americana, perché non era ancora stata costruita; la mancanza delle comunicazioni usuali, perché tale tipi di frequenze radio non erano ancora mai state impiegate da nessuno! In un ambiente piccolo come quello di un sommergibile, le voci corrono in fretta…..tutti erano rimasti al loro posto ma una grandissima ansietà, unita ad una incontenibile curiosità, si era impadronita rapidamente di tutti. Non si trattava certo di uno degli equipaggi dei tempi andati, dove solo il Comandante, spalleggiato dagli Ufficiali, decideva sulla vita e la morte di tutti…….certamente Antinori era il solo ed unico responsabile di uomini e battello ma, sotto di se non aveva certo una massa di contadini ignoranti da governare. A bordo erano tutti o laureati, o tecnici specializzati tra i migliori nel loro campo, tutti per meritare di salire a bordo del “Roma” avevano superato un infinita serie di corsi specifici di formazione e di test psico attitudinali….erano senza ombra di dubbio i migliori nel loro campo. Su ordine del Comandante, Vittori convocò una riunione: gli Ufficiali si sarebbero riuniti in quadrato con i Caposezione, ma tutti gli altri avrebbero potuto ascoltare ed intervenire via interfono. Ormai l’incredibile ipotesi formulata in precedenza appariva come l’unica possibile da accettare, anche perché la sera, alla radio, si era sparsa nei vari compartimenti la voce del Duce che intratteneva gli Italiani in uno dei suoi discorsi……nel mese di aprile…… del millenovecentoquaranta! Adesso sapevano anche l’anno in cui erano piombati, era già cominciata la seconda guerra mondiale alla quale, l’Italia fra poco più di un mese, come spiegavano i testi di storia, avrebbe preso parte, con le tragiche conseguenze che sarebbero inevitabilmente seguite.
Mar di Sardegna…..aprile 1940 sommergibile”Roma”
Bisognava adesso cercare di capire cosa poteva essere loro accaduto e soprattutto come, per cercare di porvi rimedio per …. tornare subito a casa. Il terzo ufficiale, Capitano di corvetta Salvatori, era il responsabile del funzionamento del reattore, laureato ovviamente in fisica quantistica, era la persona senza alcun dubbio più qualificata a cercare una qualche spiegazione e, soprattutto, una valida via di uscita, se mai ci fosse stata, ma quello che era capitato al “Roma” era totalmente al di fuori di ogni schema conosciuto, per cui l’unica speranza che si era affacciata immediatamente, come la più logica nella mente di tutti, era quella di cercare di tornare nella esatta posizione in cui tutto era cominciato e….stare a vedere cosa sarebbe potuto accadere. Alla fine della riunione, si immersero e rifecero passo passo, sempre, in immersione, la breve strada…………..che avevano percorso nel viaggio di andata. All’approssimarsi del punto in cui “tutto era cominciato” il personale fu mandato ai posti di combattimento, in modo che tutti fossero preparati a reagire ad ogni evenienza che si potesse presentare…..a questo punto si stava andando nel campo dell’ignoto e….. ci si poteva veramente aspettare di tutto. A cinque miglia dal punto dove erano stati colpiti dalla inconsueta turbolenza, sapendo questa volta che cosa cercare, cominciarono, per fortuna, a captare da lontano con il sonar, la strana anomalia che si avvicinava…. per fortuna era ancora li……quattro miglia, tre, due una……ecco che ci erano capitati nuovamente in mezzo….anche questa volta nessuna vibrazione e tanto meno nessuno sconvolgimento. Il tutto durò esattamente lo stesso lasso di tempo della prima volta….. forse ce l’avevano fatta, forse erano riusciti veramente a tornare a casa! Antinori ordinò subito l’emersione, ma da tutti gli altoparlanti si diffuse inopinatamente la prima strofa…..di “Faccetta nera”.
Non c’era niente da fare….erano ancora incredibilmente “incastrati” negli anni quaranta.
Era evidente, aveva affermato Salvatori al Comandante, che per quanto poteva capire, basandosi solo su ipotesi, la porta nello spazio/tempo, che gli aveva fatti arrivare fino a li, sempre se di porta si trattava, ragionando solo su delle ipotesi, era solo una porta di uscita……ma il grave era che se, per ipotesi fosse esistita una analoga porta di entrata per tornare nel loro vecchio mondo e, ripeteva….. SE… fosse esistita, tale porta avrebbe potuto essere ubicata ovunque e non necessariamente in mezzo al mare Mediterraneo. Questo, secondo la sua opinione, rischiava di condannare tutti a vivere in una epoca che non era la loro…fino alla loro morte.
Un silenzio irreale aveva pervaso tutti, il pensiero era corso immediatamente alle famiglie che avevano lasciato a casa…..nessuno voleva accettare un verdetto definitivo senza lottare, senza per lo meno provare a riparare al danno subito. Una via di uscita da qualche parte ci doveva pur essere e, se esisteva tutti la volevano trovare costasse quello che costasse. Salvatori aveva detto al Comandante, che lo aveva spinto a cercare una soluzione, di non sapere nemmeno da chi o da cosa quel vortice, che li aveva colpiti, fosse stato provocato…….che fosse una creazione dell’uomo sembrava francamente impossibile, lo sarebbe forse stato se invece di essere catapultati nel passato, fossero finiti nel futuro. Che fosse il prodotto di una qualche mente “aliena”superiore a noi per scienza e tecnologia….era una ipotesi pazzesca tutta da dimostrare. Che fosse un “prodotto” della natura…..sembrava una cosa ancora più irreale e inutile, e la natura , si sapeva, di inutile non faceva mai nulla. E c’era anche da rispondere ad un’altra domanda importantissima: PERCHE’ era accaduto tutto ciò?. Oltre al resto la rotta che avevano seguito fino al momento dell”incidente” era una rotta commerciale percorsa da decine di navi al giorno e percorsa in immersione prima di loro da centinaia di sommergibili di ogni nazionalità. E allora?.....Nessuno sapeva più cosa pensare. Il giorno dopo tuttavia, erano nuovamente tornati in zona, ed avevano per tutto il giorno ripetuto, testardamente ma senza alcun esito apparente, l’esperimento di entrare ed uscire dal vortice: erano penetrati all’interno da tutte le direzioni possibili, avevano variato la velocità d’ingresso, la permanenza all’interno del vortice stesso, perfino la quota d’immersione, erano scesi e risaliti all’interno della turbolenza….ma non c’era stato nulla da fare, erano e rimanevano inesorabilmente intrappolati in quell’epoca lontana. Visti ormai inutili tutti i tentativi intrapresi, l’unica cosa da fare aveva deciso il Comandante, era, per ora, quella di rassegnarsi, non rinunciando pero in modo assoluto a cercare in tutti i modi a trovare nello stesso tempo una soluzione. Considerare chiusa la faccenda, anche se obbiettivamente era rimasto ben poco da sperare, non lo poteva certo far accettare all’equipaggio, non subito per lo meno. Antinori, il giorno dopo, aveva per cui deciso che avrebbe nominato un “commissione permanente”, presieduta ovviamente da Salvadori, che avrebbe avuto il compito esclusivo di ricercare in continuazione una via di uscita. Intanto, fatalmente, il “Roma” avrebbe dovuto, con tutte le precauzioni e cautele del caso, cercare di diventare, almeno per ora, parte integrante del mondo di cui era involontariamente entrato a far parte. L’unica cosa da cui il sommergibile dipendesse dal mondo esterno, erano infatti….i viveri che prima o poi si sarebbero esauriti e la necessità di procurarseli, senza avere tra l’altro risorse alcune per acquistarli in incognito, rendeva assolutamente necessario entrare a far parte almeno provvisoriamente di quell’epoca lontana. Piano piano, poi, se non si fosse riusciti nell’intento di tornare a casa, i suoi uomini, con il passare degli anni, avrebbero così avuto almeno la possibilità di fare altre conoscenze e di integrarsi nel nuovo mondo e di rifarsi forse una vita ed una famiglia. Ma questo era un argomento che, per adesso, non doveva essere nemmeno lontanamente accennato all’equipaggio….ma sarebbe stata una cosa che si sarebbe fatalmente avverata, in un futuro nemmeno tanto lontano, se la fortuna non li avesse aiutati. Per adesso era una necessità fondamentale, mantenere in tutti per lo meno viva la speranza di un possibile ritorno a casa.
La decisione di nominare la “commissione”, fu accettata con gratitudine e speranza da tutti…..mentre quella di dover, provvisoriamente, far parte di quel mondo così diverso dal loro, lasciava i più per lo meno freddi distaccati e perplessi. Erano in possesso di un sommergibile che non aveva eguali negli anni duemila, figurarsi nel millenovecentoquaranta……Cosa avrebbero fatto del potere tecnologico e sopratutto distruttivo che avevano tra le mani? L’Italia di quel periodo, era sul punto di intraprendere la più disgraziata impresa della sua storia…….avrebbero forse voluto influire per evitare tale catastrofe? Sarebbe stato loro diritto fare ciò? Certo, non era la loro epoca….ma si trattava sempre del loro Paese…e loro avrebbero potuto per lo meno cercare di evitare una tragedia che avrebbe causato morti devastazioni e, alla fine, una disastrosa guerra civile che avrebbe per almeno cinquant’anni avvelenato l’animo degli Italiani. Avrebbero forse preferito assistere passivi ed impotenti alla tragica disfatta del loro Paese? Avrebbero certo potuto anche mettere a disposizione di Mussolini il tremendo “potenziale” del “Roma” e fargli così vincere la guerra in pochi giorni….ma questa era una decisione assolutamente improponibile da prendere in considerazione. Questi erano i pensieri che passavano per la testa di Antinori, ma erano pensieri che toccavano anche ogni singolo essere vivente a bordo del “Roma”. Dopo tanti anni, alla fine del duemilaventidue, anno in cui il loro viaggio era iniziato, l’epoca Fascista, con l’estinguersi degli ultimi odi e risentimenti, era stata largamente accettata e riabilitata e tutto ciò di buono che era stato fatto nel “ventennio” era stato finalmente riconosciuto. Era rimasto, naturalmente il madornale tragico errore di essere entrati in guerra, e quello di aver iniziato, scimmiottando quel paranoico di Hitler, la partecipazione alle inique assurde e bestiali “leggi razziali”. A bordo tuttavia nessuno si considerava “antifascista” per partito preso….nessuno da tale regime aveva avuto alcunché da soffrire o patire….per cui, doversi inserire ed integrare in tale contesto sarebbe forse stato più facile del previsto. Antinori, supportato dal consenso di tutto l’equipaggio, decise per “manifestare” all’Italia l’esistenza del sommergibile, di recarsi nella sua città, a Venezia in immersione, di far emergere il “Roma”,in Bacino S. Marco, di fronte alla Piazza più bella del mondo e …..di vedere un passo alla volta, quanto sarebbe stato opportuno e necessario fare.
Venezia, Bacino S. Marco, aprile 1940
Il trasferimento risalendo, tutto il mare Adriatico, era stato rapidissimo e in un paio di giorni il “Roma” era arrivato alla “bocca di porto “ di S Nicolò di Lido. Far apparire il sommergibile dal nulla, era una emozione tutta da vivere….tutto l’equipaggio avrebbe potuto vedere di persona la faccia che avrebbero fatto i Veneziani, al repentino apparire del mostro subacqueo. Il “Roma”, infatti, anche se non aveva le gigantesche dimensione dei sommergibili russi degli anni novanta, era sempre molto più grande dei battelli oceanici della Regia Marina e presentava una struttura completamente diversa dai battelli degli anni quaranta strutturati con uno scafo atto soprattutto alla navigazione in superficie al contrario del “Roma” fatto esclusivamente per le profondità abissali. Arrivare in immersione davanti alla Piazza non era stata certo una faccenda agevole, i fondali della laguna erano bassi, fangosi e costellati di rottami di ogni tipo. Erano passati accanto allo storico forte di S. Andrea alla bocca di porto del Lido, avevano girato con difficoltà la stretta curva di fronte all’isola di S. Elena e tenendosi sempre prudentemente e a bassissima velocità al centro del canale, erano arrivati al punto scelto per l’emersione. Sopra di loro avevano scoperto che era già alla fonda un lungo scafo con il fondo pitturato di rosso: si trattava del nuovo incrociatore “Giuseppe Garibaldi”, da poco entrato in linea. Antinori ricordava come quella nave sarebbe stata una delle poche navi della Regia Marina a salvarsi dalle distruzioni della guerra….il Comandante del sommergibile, si ricordava anche di averla visitata con suo padre, da piccolo, quando l’unità era stata trasformata nel primo incrociatore lanciamissili della nuova rinata Marina Militare Italiana. Posizionato con la massima cautela il “Roma” di fianco al Garibaldi, a tre o quattro metri di distanza, il Comandante dette l’ordine di emergere. Erano le undici di mattina di una bellissima domenica di sole. La faccia che i marinai dell’incrociatore fecero, al ribollire delle acque della laguna e all’improvviso ed inaspettato apparire al loro fianco del mostro di titanio, fu una cosa da ricordare negli annali…..il sommergibile uguagliava in lunghezza la grande nave di superficie, aveva una linea completamente diversa dai battelli “oceanici” della Regia Marina, e cosa più strana di tutte a poppa garriva si, la bandiera Italiana….senza però lo stemma Sabaudo. Anche in Piazza a un centinaio di metri di distanza, ovviamente un evento del genere non era passato inosservato, la gente si era accorta della repentina comparsa del “Roma”, ma da li non si notava la mancanza dello stemma sulla bandiera….si vedeva il tricolore e basta. Tutti pensavano all’ennesima “conquista” della tecnica Italiana a cui il Duce in quegli anni li aveva spesso abituati. Nessuno poteva invece ovviamente lontanamente immaginare quale fosse lo spaventoso potere distruttivo del battello. Gli Ufficiali di guardia del Garibaldi, non sapevano però assolutamente cosa fosse apparso al loro fianco……vedevano apparire immerso nella spuma candida un sommergibile di dimensioni inusitate e dotato di una strana forma a cui non erano certo abituati….ed una bandiera che era la loro ma, nello stesso tempo, non lo era. Antinori, per non suscitare panico, aveva fatto uscire subito dalla torretta tutti i venti componenti l’equipaggio schierandoli ordinatamente sul ponte in grande uniforme ed attendendo fiduciosamente che qualcuno si decidesse a venire a verificare che cosa potesse mai essere quello strano battello e a chi potesse appartenere.
Intanto il Comandante del “Garibaldi”, Capitano di Vascello Rizzi, era intento nella quiete della sua cabina, a preparare il programma addestrativo della settimana che sarebbe cominciata l’indomani…….l’incrociatore sarebbe dovuto salpare all’alba per recarsi in una crociera di addestramento, fino alle Canarie, insieme alle nuovissime corazzate “Littorio” e “Vittorio Veneto” appena entrate in squadra. Li si sarebbero dovuti incontrare con alcune unità della flotta tedesca ed avrebbero dovuto intraprendere assieme a loro, delle simulazioni di uno scontro navale con gli Inglesi. Si sarebbe trattato senza alcun dubbio di una operazione difficile, complessa e soprattutto rischiosa……..gli alleati tedeschi infatti erano già in guerra con gli Inglesi e navigando a loro fianco così a contatto di gomito…..c’era il rischio di incappare in un imprevisto e assolutamente non voluto combattimento tra l’alleato tedesco e gli inglesi, rischiando in questo modo, di esserne malauguratamente ed involontariamente coinvolti. Il Comandante Rizzi per questo motivo, aveva scelto di studiare nei minimi particolari l’esercitazione cui la sua nave avrebbe preso parte, nella tranquillità del suo alloggio e quando il suo attendente bussò discretamente alla porta, fu tentato di rispondere in malo modo di essere lasciato in pace. Ma a bordo di una nave, grande o piccola che fosse, il Comandante aveva il dovere di non dire mai di no a nessuno e di essere per il bene della nave stessa…..sempre a disposizione di tutti, di giorno e di notte. Quando poi Rizzi si rese conto della faccia stralunata del marinaio che gli portava l’invito a recarsi immediatamente in coperta, si rese conto subito di aver fatto bene a non cacciare il marinaio………e si recò di corsa, in coperta salendo di volata, una scaletta dopo l’altra, a constatare di persona che cosa stesse mai succedendo. Se era stato buttato letteralmente giù dalla sua sedia, il motivo c’era davvero…… dopo aver verificato di persona che lo strano sommergibile si era ancorato a tre metri di distanza dal suo incrociatore, dopo averne notato immediatamente con occhio esperto le dimensioni e le inusuali caratteristiche, non gli rimase altro da fare, essendo l’unico Ufficiale Superiore presente in zona, di chiedere al Comandante di quello stranissimo sommergibile il permesso di salire a bordo del “Roma” e, ottenutolo sollecitamente, fu accolto sul ponte con tutti gli onori del caso. Per Antinori la parte più facile……. era stata fatta, restava adesso lo spinoso problema di raccontare al Comandante del “Garibaldi”, la propria storia e soprattutto, riuscire a farla credere nella sua cruda e drammatica realtà. Il Capitano di Vascello Rizzi, nel momento stesso in cui aveva messo piede a bordo del “Roma”, aveva capito subito che si stava verificando qualche cosa di “pazzesco” davanti ai suoi occhi. Comandando un incrociatore, conosceva ovviamente a memoria tutti i tipi di navi in dotazione alla Regia Marina, dalle corazzate, ai caccia, e appunto…. ai sommergibili e sapeva benissimo che un battello, come quello che si ritrovava sotto i piedi, non poteva esistere…..era troppo grande, troppo diverso da tutti gli altri e poi….c’era a poppa quella strana bandiera…... Le sue prime parole, appena salito sul ponte del battello, furono:” Ma voi….chi cazzo siete e che cavolo è questo…. “coso”?” Il linguaggio triviale era completamente estraneo al normale fraseggio dell’ Ufficiale, ma lo sbalordimento era tale e tanto che il turpiloquio era per questa volta sgorgato incontrollato e spontaneo. Antinori, con l’avvallo di Vittori e degli altri suoi Ufficiali, per cercare di rendere più semplici le cose, aveva deciso di far direttamente visitare il battello allo sbalordito ospite, rimandando a dopo ogni dovuta spiegazione, Così facendo il Comandante era convinto che forse sarebbe stato creduto con più facilità. Subito dopo le presentazioni di rito Antinori disse dunque allo sbalordito collega:“Prego Comandante Rizzi…..la prego….mi segua all’interno del mio battello, in modo che possa farglielo visitare in maniera completa ed esauriente. Stia tranquillo….le dovute spiegazioni arriveranno in seguito alla visita così forse le sembrerà più facile accettare la realtà”. La visita all’interno del sommergibile si protrasse per ben quattro ore, si cominciò con la camera di manovra, dotata di tutti i computer più moderni, si passò ai sistemi di rilevamento più sofisticati, al locale motori, alla cucina ed agli alloggi dei venti componenti l’equipaggio e, naturalmente al’esterno camera sigillata del reattore nucleare. Si trattava, naturalmente, di una tecnologia all’avanguardia che il povero Rizzi non poteva capire ne tanto meno alla quale potesse accedere, ma essendo una persona intelligente, aveva compreso benissimo subito, quale potesse essere il potenziale del battello che stava visitando anche se continuava a non capire…da dove potesse mai “saltare fuori”. Povero Rizzi…..si trattava di una tecnologia per tantissimi versi a lui sconosciuta…..la propulsione gestita dal reattore lo aveva poi praticamente sconvolto, era sbalordito dal fatto che il “Roma” per navigare non avesse bisogno di far rifornimento e che potesse rimanere sott’acqua in mare, per mesi interi senza toccare un porto e sopratutto senza dover emergere. Naturalmente, essendo del mestiere, aveva subito domandato lumi con la massima curiosità sull’armamento di cui il sommergibile era dotato ma, Antinori aveva per il momento “scantinato” rispondendo, che su questo argomento, avrebbe riferito solo al Duce in persona, se fosse riuscito ad ottenere un colloquio riservatissimo con Lui.
Si erano poi accomodati nella intimità della cabina del Comandante, dove Antinori e Vittori avevano brevemente raccontato all’ospite nei minimi particolari, la loro incredibile avventura. Per fortuna la fornitissima cineteca di bordo, con i suoi film e documentari ambientati nel ventunesimo secolo, aveva ampiamente contribuito a far svanire la residua incredulità dalla mente del Comandante Rizzi, che aveva potuto guardare da una “finestra” mediatica come si svolgeva la vita dal mondo da cui il “Roma” proveniva. Se prima non avesse visitato il battello, Rizzi non avrebbe mai creduto una sola parola di quanto gli veniva esposto e raccontato….ma essendosi reso conto con i suoi occhi, della realtà delle cose, non gli rimase che “accettare “ la situazione come verisimile e reale e farsene una ragione. Intanto la voce si era sparsa in laguna….tutti volevano vedere il nuovo sommergibile Italiano ed una miriade di imbarcazioni, dai motoscafi alle gondole, avevano preso a girare intorno al mostro di titanio. Ad un certo punto erano apparsi anche dei giornalisti, che erano stati attratti sia dalle caratteristiche di un mezzo così inusuale, di cui non si era saputo nulla fino al giorno prima, sia dalla strana bandiera che sventolava a poppa del battello: i giornalisti, si sa, hanno la mente pronta a trovare inghippi e l’occhio lungo. L’ufficiale di guardia, aveva avuto l’ordine da Antinori, di essere gentile con tutti ma di non fornire assolutamente alcun tipo di informazione ne, tanto meno, di far salire a bordo nessuno senza l’ordine specifico del Comandante. Tra la folla di curiosi, non poteva certo mancare un distinto signore che, con un binocolo costosissimo, osservava il “Roma” con invidia e sospetto: si trattava, nientemeno, dell’Addetto Militare Tedesco che si trovava in quei giorni in città, ospite del Podestà di Venezia. Anche lui non sapeva ovviamente di cosa si potesse trattare, non ne veniva assolutamente a capo. Non riusciva a concepire come i Servizi Segreti Italiani, che notoriamente facevano acqua da tutte le parti, fossero riusciti, fino ad allora, a tenere nascosta la costruzione di quel mostro metallico. Come mai, cosa ancora più grave, nessuno dei Servizi Segreti Nazisti, che invece notoriamente funzionavano benissimo, aveva avuto sentore di nulla? C’era veramente qualche cosa di strano a cominciare, per esempio, da quella bandiera diversa da quella ufficiale: forse il Duce aveva una buona volta deciso, come spesso aveva ventilato, di “buttare a mare” la zavorra della Monarchia………ma no, non era possibile nemmeno questo! Non in questo momento per lo meno! E allora?
Intanto a bordo, dopo tanto discutere delle gravi decisioni erano state prese. Visto e considerato che, se la apposita “commissione di scienziati” non fosse riuscita a risolvere il loro caso ed a riportare tutti a casa in tempi ragionevolmente brevi, la permanenza di tutti in quell’epoca sarebbe stata un dura ma inevitabile realtà. Si trattava, adesso, di cercare almeno, visto che ne avevano la possibilità, di evitare alla propria Patria, l’ingrato destino di miseria e lutti a cui, senza un intervento esterno, sarebbe stata inevitabilmente condannata. Si sarebbe cercato, in definitiva, di usare il “Roma” per lo stesso scopo per cui era stato creato nell’epoca da cui provenivano……..fare cioè da spauracchio, per evitare che le vicende, per l‘Italia, potessero prendere una brutta piega. Oltre a tutto, Antinori e Vittori avrebbero chiesto di conferire al più presto con Mussolini in persona e….solo con lui e, in base ai risultati ottenuti da tale colloquio, le decisioni sarebbero state prese, una per volta.
22 aprile 1940, Roma, Palazzo Venezia.
IL comandante Rizzi, dopo aver visitato accuratamente il “Roma”, aveva naturalmente precipitosamente riferito, con la più assoluta segretezza, quanto visto e appreso, al Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, Ammiraglio Campioni, che a sua volta aveva immediatamente informato di tutto, in un incontro riservatissimo, il Duce. All’inizio il Capo del Governo non voleva ovviamente credere ad una vicenda così pazzesca…Mussolini aveva preso in un primo tempo l’Ammiraglio Campioni per matto ma poi la verità aveva fatto capolino piano piano ed il Duce si era dovuto convincere. Intanto, troppe erano le voci sbalordite che urlavano quanto era accaduto a Venezia…..e bisognava far calare al più presto a terra il polverone per evitare, almeno per il momento, che “tutta” la verità venisse rivelata. Perciò, per questo motivo, su ordine personale del Duce, venne semplicemente comunicato alla stampa che il “Roma”non era altro che il nuovo prodotto dell’ingegneria navale Italiana e, che il battello era stato costruito in gran segreto in una località non identificata ma lontana dai confini italiani, per “contrastare” lo strapotere nel Mediterraneo, della Marina Inglese. I Britannici, era ampiamente risaputo, avevano l’abitudine di denigrare e sminuire le Forze Armate del nostro Paese. Mussolini oltre al resto, era stato informato dell’accaduto, mentre era intento, con la massima preoccupazione, a valutare per l’ennesima volta nel suo ufficio a Palazzo Venezia, la pochezza delle nostre risorse alla vigilia di un conflitto che, per fortuna si stimava sarebbe stato brevissimo, qualche mese di sofferenze al di più e poi tutto sarebbe definitivamente terminato con l’inevitabile vittoria Tedesca e il sacrificio da parte italiana….di qualche migliaio di morti. L’Italia infatti, non era assolutamente in grado di sostenere un serio e prolungato sforzo bellico: l’esercito aveva armi leggere ed artiglierie pesanti risalenti alla fine del precedente conflitto mondiale, l’aeronautica, dissanguata dalla guerra di Spagna era di colpo diventata arretrata con il vertiginoso evolversi delle nuove tecnologie a cui l’Italia, per la sua cronica mancanza di fondi necessari, non era assolutamente stata in grado di adeguarsi, la marina era quella delle tre Forze Armate quella forse messa un po’ meglio……. anche se tecnicamente c’era ancora moltissima strada da fare per riuscire a mettersi veramente alla pari con le altre potenze mondiali. La logistica poi, era assolutamente a tutti i livelli, arretrata ed inadeguata e le riserve di carburante e di materie prime erano drammaticamente insufficienti. Ma quello che incredibilmente preoccupava ancora di più il Duce, era lo scenario futuro del dopoguerra….una Germania vittoriosa che avrebbe cercato di “Nazistizzare” l’Europa……ecco il vero pericolo! Che ruolo poteva mai sperare di avere l’Italia in questo contesto: le sarebbe stato dato, come promesso da Hitler, un posto di rilievo nel vecchio continente o….sarebbe stata sua vassalla ed alla prima occasione inglobata nel paranoico universo nazista? Maledetti i Francesi e gli Inglesi, stava pensando il Duce, che a causa della legittima pretesa Italiana di appropriarsi di quelli scatoloni di sabbia di’Etiopia e Abissinia, gli avevano di colpo spocchiosamente voltato le spalle buttandolo praticamente tra le braccia dei Tedeschi. Gli Inglesi quando si erano presi l’India……non avevano mica chiesto il permesso a nessuno e nessuno si era sognato di protestare anche se si era trattato di sottomettere e colonizzare un popolo carico di civiltà e di storia e non di portare la civiltà ad una “accozzaglia” di arretrati “baluba neri” morti di fame come Etiopici ed Abissini!
Comunque, anche il se Duce, aveva reagito con incredulità prima e sbalordimento poi a quanto gli veniva riferito da Campioni……subito dopo aveva agito con la massima rapidità, consigliato in questo frangente dall’Ammiraglio, nell’unico modo logico e possibile: aveva concluso che la cosa migliore da farsi, sarebbe stata quella di recarsi a Venezia il giorno dopo, con la scusa di presentare al mondo l’ultima meraviglia della flotta Italiana, e verificare, con l’occasione, il tutto di persona. I cantieri navali nazionali in quel contesto storico, come tutto il mondo sapeva, stavano ancora lavorando a pieno ritmo……si erano praticamente rifatte ex novo le quattro vecchie corazzate della classe “Doria”,erano entrati in linea i grandi incrociatori da oltre diecimila tonnellate di stazza della casse “Zara”, si stavano costruendo od ultimando le ultime due delle quattro grandi corazzate da quasi cinquantamila tonnellate di stazza della classe “Littorio”. L’annuncio dell’entrata in linea del nuovo straordinario sommergibile sarebbe stato dunque un ulteriore colpo pubblicitario fenomenale, che avrebbe preoccupato forse un poco gli Inglesi e…. fatto senza ombra di dubbio ingelosire fuori da ogni limite i “fraterni alleati” Tedeschi. La cosa più difficile sarebbe stata quella di far “digerire” alle alte sfere delle forze armate e soprattutto a quelle della Marina Militare, l’apparizione dal nulla del “Roma”. Anche se nessuna delle sue segretissime tecnologie così avanzate per l’epoca non sarebbero mai state rivelate a nessuno…..era molto difficile far credere a “quelli del mestiere” che il sommergibile era stato progettato, costruito e varato all’insaputa di tutti solo per espressa volontà del Duce…….tra l’altro in un cantiere situato in una zona tutt’ora segreta. Ma Mussolini aveva dalla sua il suo grande “carisma” e a qualsiasi genere di domanda sull’argomento rispondeva invariabilmente:”Io e SOLO IO ho voluto la costruzione di questo mostro degli abissi…..questa è la dimostrazione che chi vi parla antepone SEMPRE i fatti e i risultati alle chiacchiere.”
Venezia, sommergibile “Roma, 23 aprile 1940 ore 12,45
Intanto a bordo del “Roma” Antinori aveva fatto rapidamente ammainare la bandiera tricolore e l’aveva fatta sostituire da quella sormontata dallo scudo Sabaudo……..…in definitiva, era sempre la bandiera italiana che garriva……Monarchia o Repubblica, in tale situazione, non faceva per i marinai del sommergibile, nessuna differenza. Al colloquio con il Duce, che stava per arrivare a Venezia, era stato deciso che avrebbero partecipato i quattro Ufficiali del sommergibile, ma le decisioni che sarebbero state prese, erano state concordate in anticipo con tutti i componenti l’equipaggio. Antinori era un appassionato di storia del Ventennio….di Mussolini non era ne un ammiratore ne un detrattore, riconoscendo sia i pregi sia i difetti del dittatore. Aveva studiato la sua vita , vista da posizioni diverse, e si era fatto dell’uomo una sua opinione ben precisa. Certo avere l’occasione di conoscerlo di persona sarebbe stata una esperienza incredibile e francamente ne aspettava con grandissima ansia l’arrivo.
Il giorno dopo, fu chiesto dal Podestà di Venezia al “Roma”, di innalzare il Gran Pavese, per celebrare adeguatamente l’arrivo a bordo del “Capo dello Stato” e di ammettere sul ponte la presenza di una banda musicale della Marina. La Piazza S. Marco era gremita all’inverosimile in quel giorno di festa: l’arrivo di Mussolini, che in quel periodo storico era veramente amato dalla grande massa della popolazione, era sempre un avvenimento ed un motivo di gioia e, c’era poi, la novità del nuovo grande e bellissimo mezzo da consegnare alla Regia Marina. Arrivato a bordo il Duce, furono suonati per l’occasione due inni diversi……l’Inno di Mameli, cantato a voce spiegata dai marinai del “Roma”, seguito da “Giovinezza” intonato da tutta la folla assiepata in piazza. Il Duce in un primo momento non riusciva a capire il motivo della presenza contemporanea dei due motivi….ma poi, rendendosi conto della situazione, e sopratutto contento che non fossero state intonate le note della “Marcia reale”, non battè ciglio e anzi approvò con un cenno del capo. Sedutisi tutti in quadrato, dopo le presentazioni di rito e la visita guidata al battello, Antinori prese la parola. Mussolini era evidentemente rimasto pure Lui sbalordito dalla potenza e complessità del sommergibile…anche a Lui erano state, almeno per ora, tenute in parte nascoste tutte le potenzialità offensive del battello, almeno nei particolari, facendo esse parte del complesso “pacchetto” di offerte che il Comandante si accingeva a proporre di li a poco. L’equipaggio del “Roma”, esordì Antinori, era al cospetto di Mussolini per portare un messaggio ben preciso ed aiutare l’Italia nel prossimo immediato futuro. A proposito di futuro, il Comandante riferì al Duce, che era proprio da li che il “Roma” proveniva e che, una volta conosciuti gli eventi che si stavano per verificare, Mussolini avrebbe dovuto prendere delle gravi decisioni che avrebbero plasmato per i futuro, l’avvenire del Duce stesso e del suo Paese. Venne spiegato punto per punto con la massima precisione storica e crudezza dei particolari, nei minimi dettagli, ad un Duce sempre più esterrefatto e preoccupato, cosa sarebbe successo all’Europa e sopratutto all’Italia se…. Lui fosse entrato in guerra come era ormai nelle sue intenzioni…..gli venne spiegato tutto nei minimi dettagli……l’inevitabile disfatta dei Tedeschi nel quarantacinque, quella dell’Italia ben prima, nel quarantatre seguita dalla disastrosa guerra civile….e dall’orrore di Piazzale Loreto a Milano. Erano disponibili anche dei documentari, che vennero fatti vedere ad un Mussolini sempre più stravolto. Furono proiettate anche immagini dell’olocausto e il Duce, alla visione di tali orrori, quasi fu visto cadere dalla sedia sulla quale aveva preso posto. Non si trattava certo di un pazzo psicopatico come Hitler….Mussolini era di “pasta” ben diversa…..si trattava certamente di un personaggio complesso, caratterizzato da una serie di contraddizioni, difetti e carico del peso di enormi responsabilità ed, in futuro, senza l’intervento del “Roma”, si sarebbe macchiato pure lui, delle atrocità caratteristiche di ogni guerra….il Duce era un uomo di carattere sanguigno ma non certo un assassino e, meno che meno, un pazzo, ed aveva veramente sinceramente a cuore il destino della Nazione che guidava. Il Duce, chiese a questo punto, di essere lasciato solo per riflettere, solo qualche minuto….per riuscire a digerire un po’ alla volta la messe d’informazioni sconvolgenti cui era stato messo a parte. Si sentiva svuotato…… tutto quello in cui aveva creduto si sarebbe, con la guerra che stava per far iniziare, distrutto e, il popolo per cui aveva lottato, per cercare di renderlo grande e potente, gli si sarebbe rivoltato contro….. fino al più tragico degli epiloghi….e avrebbe avuto ragione da vendere. Lutti, rovine, tradimenti…..fame sarebbero stato il pane degli Italiani di li a qualche anno se Lui avesse compiuto il passo fatale che si attingeva a fare….tutto quanto era stato costruito in un ventennio di lavoro, sarebbe stato completamente distrutto e Lui , il Duce, sarebbe passato alla storia come una figura che aveva distrutto il suo Paese lanciandolo in una avventura insensata. Tutto ciò doveva essere assolutamente impedito, riferì Mussolini ad Antinori, al suo rientro in quadrato….ma come? Se le cose fossero andate come dovevano, senza l’intervento di nessuno, la storia si sarebbe ripetuta fatalmente in tutti i suoi tragici episodi ben conosciuti…..ma se qualcuno di loro avesse interferito, si sarebbe di nuovo entrati nel mondo dell’ignoto e nessuno avrebbe potuto dire quali avrebbero potuto essere le conseguenze. Si trattava di scegliere tra un azzardo carico delle più inquietanti incognite….contro una tragedia sicura. La scelta era naturalmente inevitabile. Venne stabilito di comune accordo, che Mussolini. almeno all’inizio, avrebbe dovuto agire da solo, con l’unico aiuto dell’equipaggio del sommergibile e con l’appoggio solo dell’Ammiraglio Campioni e del comandante Rizzi. Si sarebbe trattato prima di ogni altra cosa, di rinunciare definitivamente alla imminente e prevista guerra contro la Francia ormai agonizzante e l’Inghilterra, che presto sarebbe rimasta sola ed isolata a combattere. Bisognava poi, fare, con molto tatto, marcia indietro con i Tedeschi…era assolutamente necessario far capir loro, prima di tutto, che mai Mussolini si sarebbe scagliato contro la Germania ma, che nello stesso tempo, contrariamente a quanto stabilito in precedenza, mai avrebbe preso le armi per condurre una guerra offensiva contro chicchessia, se non attaccato direttamente da qualcuno. Si trattava in pratica di confutare il “Patto D’Acciaio” firmato da poco e bisognava inoltre preventivare la reazione di Hitler che, facile all’ira incontrollata, avrebbe potuto scagliare di colpo le proprie divisioni corazzate contro l’ex alleato. Di questo il Duce si preoccupava in maniera particolare….ma Antinori aveva affermato, dando a Mussolini le più ampie garanzie, che di questo problema il Duce non si sarebbe dovuto assolutamente preoccupare….a parare tale minaccia ci avrebbe pensato il “Roma”….e sarebbe stato più che sufficiente per fermare nel caso di un eventuale attacco, quel pazzo criminale. Il resto si sarebbe visto e deciso di comune accordo, di momento in momento…..e la storia così riscritta avrebbe parlato da sola ai posteri. Dopo aver deciso di mantenere il più assoluto segreto con tutti sulle reali capacità del sommergibile, l’incontro ebbe termine e Mussolini rientrò nella capitale per preparare uno storico discorso alla Nazione discorso che avrebbe pronunciato la sera del giorno dopo.
A bordo del “Roma” aleggiava una strana atmosfera carica di aspettativa…..avrebbero tutti quanti loro, contribuito in prima persona a riscrivere la storia……e non era cosa da poco.
24 aprile, 1040, Roma, piazza Venezia, ore venti
La sera seguente il Duce apparve sullo storico balcone di Piazza Venezia per pronunciare un discorso che avrebbe sconvolto non solo gli Italiani….ma i fragili equilibri di tutta l’Europa: Al suo fianco c’era la solita pletora di gerarchi osannanti ignari di tutto…..tutti erano convinti che il Duce stesse per pronunciare la tanto temuta dichiarazione di guerra a Francia ed Inghilterra e a parte l’apparente entusiasmo della folla osannante, l’atmosfera non era per nulla serena come in altre occasioni ma particolarmente tesa. Il Re invece, non potendo degnarsi di assistere in prima persona alla”adunata oceanica” si apprestava rassegato ad ascoltare di malavoglia alla radio quanto il Duce stava per pronunciare. Lui alla guerra era stato sempre contrario…..e soprattutto ad una guerra combattuta fianco a fianco con gli odiati Tedeschi…..aveva cercato di opporvisi se pur in modo blando, ma alla fine, sperando che il Duce avesse ragione come al solito, si era rassegnato all’inevitabile incedere degli eventi e aveva tacitamente acconsentito. Ma ecco “il Capo” apparire sul balcone…e dopo aver zittito la marea di folla iniziare l’atteso discorso:
“Camice nere della rivoluzione, combattenti di terra di mare dell’aria, uomini e donne di tutta Italia, Italiani e amici dell’Italia al di la dei monti e al di la dei mari….ASCOLTATE!
L’ora delle decisioni irrevocabili è fatalmente arrivata……una sola parola permea la volontà di chi Vi guida, è una parola sola che sta per uscire dalla mia bocca….ma non è quella che credevo che avrei voluto pronunciare fino a qualche giorno fa. Mi sono reso conto, dopo una attenta riflessione dovuta all’inesorabile incedere degli eventi, che non è con i lutti che si fa grande un popolo, non è con la sofferenza immotivata che si plasma una nazione……..l’Italia si deve fare più grande e più forte con il lavoro e non con le inevitabili morti e distruzioni di una guerra. L’Impero lo abbiamo ormai conquistato, con le sole nostre forze, alla faccia di tutti e, nessuna forza al mondo potrà mai portarcelo via……i sacri confini della Patria sono oramai ben definiti, sicuri e difesi saldamente da otto milioni di baionette…..il Mediterraneo sta tornando ogni giorno che passa ad essere il “Mare Nostrum” e con il passare degli anni lo sarà sempre di più. Il lavoro in Italia non manca certo…..abbiamo bonificato, le Paludi Pontine, portato l’acqua potabile dove non esisteva, vinto la Battaglia del Grano, costruito strade, ospedali e città………L’opera di chi Vi parla è giunta a buon punto ed ora con una fermezza incrollabile posso pronunciare la parola fatidica che tutti voi attendete ……PACE!!! La PACE ROMANA!!!! E non l’assurdo ed immotivato impeto della guerra quando essa non sia veramente necessaria. Le ultime rivendicazioni territoriali ancora in sospeso con Francia ed Inghilterra, verranno risolte da chi Vi parla con pazienza e senso della realtà…ma mai dalla violenza immotivata. Con i fraterni alleati Tedeschi, impegnati in una vittoriosa battaglia epocale contro le plutocrazie occidentali, abbiamo tantissimi ideali in comune….essi stessi hanno attinto a piene mani dalla rivoluzione delle “Camice nere”. Ma Io non voglio avere a che fare nulla con una disgraziata guerra in Europa, perché sono profondamente convinto, che turbare ulteriormente la pace in Europa vorrebbe dire fatalmente distruggerla.
Camice Nere della rivoluzione, un altro obbiettivo nella nostra storia è stato raggiunto, continuiamo per il nostro cammino, se necessario anche da soli, con la nostra fede, la nostra forza e la nostra volontà! Saluto al RE!!!….Viva l’Italia!!!”!
Il discorso che tutti attendevano, discorso che si pensava fosse inevitabilmente foriero di guerra, era invece andato esattamente ed incredibilmente nella direzione opposta, cosa che aveva lasciato tutti sbalorditi. In Italia, il popolo era certamente tutto tranne che guerrafondaio….e se due anni prima il Duce era stato accolto al ritorno in Patria dopo il congresso di Monaco come il salvatore della pace……questa volta, sollevato dall’incubo di una guerra che pochi in realtà volevano, ma che sembrava ormai inevitabile, il popolo si riversò in ogni piazza del Paese festeggiando per la gioia fino a notte fonda.
24 aprile 1940, “tana del Lupo” Germania Ore 22,00.
Chi, invece accolse molto, ma molto male un tale improvviso e radicale cambiamento di rotta, fu Hitler con il suo Stato Maggiore al completo. Una volta tanto tutti erano d’accordo…..era sempre la medesima faccenda….degli Italiani non ci si poteva proprio mai fidare. Nessuno aveva la più pallida idea di cosa potesse essere accaduto….strategicamente, che l’Italia non entrasse più in guerra, poteva essere anche un fattore positivo, visto che il suo scombiccherato esercito avrebbe potuto arrecare solo danni agli interessi Tedeschi. Ma guaio sarebbe diventato se gli Italiani, come nella prima guerra mondiale, non si fossero in seguito più limitati ad una amichevole neutralità, ma fossero addirittura transitati ad un certo punto del conflitto, nel campo avverso, alleandosi un’altra volta con Francia ed Inghilterra. Bisognava assolutamente evitare tale disgraziata eventualità e, di conseguenza, prendere una decisione e farlo al più presto anche se la decisione sarebbe stata quella di attaccare e travolgere con l’impeto improvviso di un attacco a sorpresa l’alleato Italiano. Se si fosse dovuto attaccare l’Italia, si sarebbe dovuto agire subito e con la massima velocità ed efficienza, in modo da concludere il tutto con grande rapidità, come era avvenuto in Polonia in Belgio in Olanda e nei Paesi Nordici e come stava di nuovo fatalmente avvenendo in Francia. Da un “amichevole” colloquio avuto a Berlino tra il Conte Ciano e Ribbentrop, per sondare la situazione e cercare di capire che cosa avesse fatto cambiare idea al Duce così rapidamente, non si era cavato un ragno dal buco…..l’Italia, era stato affermato dall’Ambasciatore Italiano a Berlino, continuava a garantire, a parole, come sempre, la stessa fraterna collaborazione con l’alleato, nulla era cambiato in verità…..solo che Mussolini non voleva più essere coinvolto nel conflitto iniziato da Hitler l’anno precedente. I due movimenti politici erano simili e fratelli ma, con l’attacco Tedesco alla Polonia, eseguito dal Fuhrer senza nemmeno avvertire Mussolini, il Patto D’Acciaio era da considerarsi superato e decaduto e, tra l’altro, Ciano aveva affermato, che la campagna di discriminazione contro gli Ebrei….in Italia era già cosa riconosciuta come sbagliata ed immorale e facente comunque parte del passato. Tutto questo a Berlino non poteva certo essere tollerato e digerito e si diede subito corso ai preparativi per invadere la Valle Padana……se si doveva colpire era meglio farlo subito, ora che le forze tedesche erano ancora fresche e gli Italiani totalmente impreparati a difendersi.
25 aprile 1940, sala “del mappamondo”, Palazzo Venezia, Roma.
Intanto da Venezia, Antinori si era recato nella capitale con il fido Capo Frinolli………..Il Sottufficiale aveva installato nella sala del “mappamondo”, un sofisticatissimo impianto radio ad onde ultracorte che metteva in grado il Duce, di rimanere in contatto in ogni momento con il “Roma” a qualsiasi profondità o distanza il sommergibile potesse trovarsi. Dopo di che, con un treno appositamente fatto partire per loro, i due Ufficiali erano sollecitamente rientrati a bordo. Il “Roma”, subito dopo, aveva lasciato gli ormeggi e si era diretto in immersione verso il mare aperto, ufficialmente per eseguire le “prove in mare” previste per ogni nuova unità. Era stata un’altra giornata “campale” per Mussolini…..aveva dovuto sostenere l’assalto di gerarchi impazziti che non riuscivano a capacitarsi di un così repentino e drastico cambiamento di rotta. La gran massa dei funzionari del Partito, pur in gran parte contenta della nuova piega che avevano preso gli avvenimenti, pretendeva però a gran voce adeguate spiegazioni……ma Mussolini si mise a sbraitare che il capo era lui e sapeva benissimo che cosa faceva e non intendeva chiedere consiglio a nessuno su cosa fosse o non fosse meglio per l’Italia! L’unica nota stonata nel coro unanime di consensi era quella dell’imbestialito Onorevole Farinacci, direttore tra l’altro del giornale “Regime Fascista” che, filotedesco ed estremista, pretendeva che il Duce riprendesse subito il cammino a fianco dell’alleato, cammino che il Duce che aveva deciso per lui incomprensibilmente di interrompere. Metterlo a tacere non fu faccenda semplice…..il Duce aveva ad un certo punto dovuto passare ad esplicite minacce e solo con questo sistema la controversia era alla fine, almeno provvisoriamente, rientrata.
26 aprile 1940, Quartier generale Tedesco, Berlino.
La decisione era stata dunque presa…..l’attacco all’Italia sarebbe stato rapidissimo e scagliato contemporaneamente dal cielo e da terra. Se era vero che un tale voltafaccia dell’ex alleato stava certamente scombinando i piani di Hitler, per la guerra che aveva da poco iniziato, era altrettanto vero che se l’attacco all’Italia si fosse risolto come si sperava, in un’altra rapida vittoria, i vantaggi per la Germania sarebbero certamente stati notevolissimi. Hitler avrebbe avuto finalmente a disposizione una penisola incuneata strategicamente nel Mediterraneo, avrebbe potuto trasferire parte delle sue modernissime divisioni corazzate praticamente a contatto con il continente africano e se, con un po’ di fortuna fosse riuscito ad impadronirsene, avrebbe potuto utilizzare la potente flotta italiana per la guerra marittima contro quella inglese. Tutto era in via di definizione, i preparativi erano cominciati in gran segreto ed i primi reparti avevano nottetempo preso la strada dei passi alpini completamente sguarniti dalle Forze Armate, Italiane che erano tutt’ora rivolte ed attestate contro la Francia. I ”caccia” ed i bombardieri con la croce uncinata erano stati trasferiti nottetempo in campi di aviazione a ridosso delle Alpi. Sarebbe stato un devastante attacco improvviso scagliato da cinque divisioni corazzate, dieci meccanizzate, con il supporto dei nuovi meravigliosi cannoni da ottantotto appena usciti dalle fabbriche. Contemporaneamente dal cielo gli aerei avrebbero distrutto a terra gli aerei Italiani, pochi e vecchi, e i paracadutisti con un rapido attacco notturno, si sarebbero impadroniti dei centri del potere a Roma.
Altri due massicci attacchi di paracadutisti sarebbero stati lanciati a Taranto e La Spezia per impadronirsi da subito della flotta italiana, evitando il rischio di un inopinato auto affondamento. Si trattava di una operazione gigantesca….ma pianificata “alla tedesca” nei minimi particolari ed aveva ottime possibilità di riuscita. Quello che però a Berlino non si riusciva ancora a comprendere, era il perché dello stranissimo voltafaccia del Duce…… Varie ipotesi erano state prese in considerazione, ma assolutamente nulla era venuto alla luce. Il colloquio avuto con l’Ambasciatore Italiano, aveva solo ribadito la fedeltà, a parole, dell’Italia verso l’alleato tedesco, ma, nello stesso tempo si era notato un evidente e decisivo cambio di rotta dell’Italia che aveva costretto Hitler a prendere la decisione di attuare l’invasione, per non rischiare, in futuro, magari in un momento di difficoltà o di crisi, di trovarsi addosso all’improvviso un potenziale ulteriore nemico pronto ad azzannarlo alle spalle. Oltre a tutto i piani segreti nazisti non contemplavano certo, a guerra finita e vinta, di avere un antagonista in Europa…..l’Italia Fascista prima o poi sarebbe diventata una scomoda “palla al piede” e si sarebbe dovuto provvedere in qualche modo…per cui, in definitiva, era meglio levarsi il dente subito una volta per tutte approfittando inoltre, dello stato di assoluta impreparazione dell’ormai ex alleato. Un’altra cosa strana ma altamente positiva, era il fatto che nessuno in Italia pareva preoccuparsi di quello che stava per accadere……sembrava che un eventuale attacco Tedesco di rappresaglia non fosse nemmeno stato considerato da qualcuno come una possibile opzione. Se è vero che gli spostamenti delle truppe Tedesche venivano fatti con la massima discrezione e con la protezione delle tenebre, era impossibile che proprio nessuno si accorgesse di quello che si stava preparando! Un’altra faccenda aveva catalizzato per un po’, l’attenzione del dittatore tedesco….la comparsa improvvisa di quel nuovo misterioso sottomarino davanti a Piazza S. Marco a Venezia. In un primo tempo Hitler si era molto preoccupato, ma poi come gli era stato spiegato dal Grande Ammiraglio Doenitz, capo della flotta sottomarina tedesca, dei sommergibili Italiani non c’era da preoccuparsi più di tanto. I battelli Italiani erano si molto più grandi degli U Boat nazisti…..ma molto più lenti sia come velocità sia come tempi di immersione…..gli Italiani si “beavano” dell’imponenza dei loro mezzi…..i Tedeschi, invece, della loro efficienza e funzionalità. Il nuovo sommergibile, era senz’altro un nuovo frutto della solita megalomane politica Italiana: tanta imponenza per impressionare, ma in quanto al resto, meglio lasciare perdere.’
26 aprile 1940, sala “Del mappamondo” Palazzo Venezia, Roma ore venti.
Prima della partenza del “Roma”, il Duce aveva concertato meticolosamente con Antinori, i passi che si sarebbero dovuti compiere. A parte L’Ammiraglio Campioni, Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, il comandante Rizzi, ed il conte Ciano, Ambasciatore d’Italia a Berlino e genero del Duce, nessuno era stato messo ancora a parte di nulla. Mussolini dovette per forza di cose, recarsi ad un quanto mai sgradito colloquio dal Re, Vittorio Emanuele Terzo che stava ovviamente “scalpitando” per sapere la verità su quanto stava accadendo e metterlo a conoscenza di ciò che era successo e di ciò che si stava preparando…..non fu certamente una faccenda ne facile ne piacevole da affrontare. Il Sovrano, stizzito più del solito, in un primo momento ergendosi tutto impettito in tutto il suo metro e mezzo di altezza, si era messo ad urlare, convinto che il Duce si stesse prendendo questa volta gioco di Lui, poi, quando finalmente alla fine si era convinto che Mussolini non stava dando i numeri ma raccontando solo la verità, si era imbestialito per la seconda volta, affermando che il Re d’Italia era Lui e che veniva, come al solito, informato di tutto….a cose fatte. Vittorio Emanuele si era rabbonito solo quando aveva capito che la tanto temuta ed avversata guerra al fianco della Germania non su sarebbe più fatta. Il Re si preoccupava adesso giustamente delle possibili ritorsioni di un Hitler pazzo di rabbia ed il Duce sudò le classiche “sette camicie” per fargli capire che tutto era sotto controllo. Dopo il Re, vennero informati della vera provenienza del “Roma” i Capi di Stato Maggiore di Esercito ed Aeronautica e nessun altro.
Naturalmente in Italia ci si era accorti benissimo dei movimenti di truppe che si stavano svolgendo nei pressi dei propri confini con la Germania, sarebbe stato stupido non prevedere qualcosa del genere ma, Mussolini, avvertito che qualche cosa di strano e di grosso si stava per verificare, non fece assolutamente nulla che potesse dare l’impressione di volersi in qualche modo preparare a respingere una invasione. Grazie ai servizi segreti, che una volta tanto avevano funzionato egregiamente, si era saputo che l’attacco all’Italia sarebbe partito la notte tra il trenta aprile ed il primo maggio.
Londra, 28 aprile 1940.
Dopo il discorso del Duce, che aveva rimescolato completamente le carte in tavola tra lo sbalordimento generale, il Primo Ministro Inglese aveva convocato d’urgenza l’Ambasciatore Italiano a Londra per chiedere lumi. Naturalmente si era trovato di fronte ad una persona sbalordita quanto e più di lui. L’ambasciatore aveva in realtà ancora ripiegata in tasca la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Inghilterra che avrebbe dovuto consegnare di li a qualche giorno al collega di Sua Maestà Britannica, come previsto ed atteso ormai da tutti….. ma, prima una telefonata del Duce in persona e poi la trasmissione del suo discorso via radio aveva clamorosamente cambiato le cose in piena “zona Cesarini”! ..Nessuno però dall’Italia si era degnato di avvertire il proprio rappresentante in Inghilterra, di ciò che si stava verificando, visto che anche in Patria, a parte una cerchia ristrettissima di persone, nessuno sapeva nulla. Per cui l’unica cosa che fu detta, tra l’imbarazzo generale, fu un generico reciproco compiacimento per una situazione cambiata così radicalmente, che pareva aver evitato definitivamente un provabilissimo ed imminente conflitto tra i due Paesi. Il Primo Ministro Inglese, si sentì in dovere, bontà sua, di far arrivare, tramite l’ambasciatore italiano, che stava li davanti a lui, più perplesso che mai, una nota per il Duce….nota che lo metteva in guardia da una sicura ed immediata “vendetta” di Hitler.
Oceano atlantico, 28 aprile 1940, sommergibile “Roma”
Con l’allentarsi della tensione tra Italia ed Inghilterra, il “Roma” non aveva avuto problemi ad attraversare lo stretto di Gibilterra in emersione e, doppiato lo stretto si era immerso alla profondità di quattrocento metri facendo perdere a chiunque le sue tracce. Per un breve tratto era stato seguito da vicino da un U Boat Tedesco apparso come dal nulla ma, quando il “Roma” era scomparso sotto la superficie….. il Tedesco era rimasto con un “palmo di naso” ed aveva subito perso il contatto. Il giorno trenta Antinori aveva raggiunto la posizione programmata: aveva piazzato il proprio battello a trecento metri di profondità nel Mar Baltico e si era messo in attesa del momento opportuno per effettuare quanto era stato programmato.
30 aprile 1940 ore ventitre, Berlino, Quartier Generale Tedesco.
All’ora x, mancavano solo un briciolo di ore…..tutto si stava svolgendo come previsto nei piani, anzi….se possibile ancora meglio. Gli Italiani infatti, continuavano incredibilmente, a non rendersi apparentemente conto, nella maniera più assoluta, di quanto gli sarebbe prestissimo capitato tra capo e collo. Era pazzesco che potessero essere così ciechi ed ottusi…..eppure fortunatamente sembrava essere proprio così. Le forze Tedesche erano ormai pronte ed in posizione, e per partire per la nuova impresa, mancava solo che fosse dato il via. Si trattava di unità nuovissime, considerate sulla carta “di riserva” soltanto perché avevano appena concluso l’addestramento intensivo e perchè erano equipaggiate con le armi più moderne che erano solo da poco state loro consegnate. Il loro compito originario sarebbe stato quello di fornire il nucleo della “forza d’invasione” che avrebbe dovuto, sistemata definitivamente la Francia, sbarcare sulle isole britanniche. Il giorno prima Hitler in uno dei suoi sproloqui alla radio, per gettare ancora di più fumo negli occhi all’ex alleato, aveva ringraziato calorosamente il Duce per l’appoggio che il suo Paese aveva sempre dato alla Germania, aveva accettato in apparenza di buon grado il desiderio dell’alleato di tenersi al di fuori del conflitto….conflitto che la Germania, aveva detto, poteva vincere benissimo da sola. Fratellanza, amicizia, comuni destini…..sempre la solita minestra riscaldata, sempre la solita musica trita e ritrita. Una cortina fumogena perfetta per chi non voleva vedere! Alle ventitre in punto però, giusto tre ore prima del momento scelto per l’attacco, assolutamente inaspettato, fu recapitato al Furer un dispaccio pervenuto direttamente dalla Ambasciata d’Italia a Berlino che recava un urgentissimo messaggio personale di Mussolini indirizzato al dittatore Tedesco.
Mar Baltico, sommergibile “Roma”, trenta aprile 1940, ore ventidue.
Il momento era alla fine arrivato: il Comandante Antinori e il suo secondo Ufficiale Comandante Vittori, avevano inserito le due chiavi nel congegno che consentiva di lanciare i missili. Un silenzio irreale circondava l’equipaggio…..le luci rosse di combattimento illuminavano in maniera soffusa e rilassante i locali del battello ma la tensione era alle stelle….. Sette, sei cinque, quattro , tre, due, uno….LANCIO!…..i sei missili a testata multipla avevano lasciato il “Roma” e in un inferno di fuoco si erano lanciati fuori dall’acqua nel cielo nero verso i propri obbiettivi. Nel giro di pochi minuti, ai limiti dell’atmosfera, le testate si erano separate pronte a rientrare ed a colpire. Si trattava di testate convenzionali…………ma capaci di una potenza distruttiva spaventosa….ciascuna di loro era in grado di distruggere in un inferno di fuoco una piccola cittadina. Poco dopo quattro delle cinque divisioni corazzate e cinque delle dieci meccanizzate……non esistevano più, mentre venti campi di aviazione con tutti gli aerei al suolo pronti ormai per il decollo erano poco più che delle pozze di acciaio fuso.
30 aprile 1940, ore 23,10, Quartier Generale Tedesco, Berlino.
Il dispaccio che era pervenuto dall’Italia era per lo meno sbalorditivo: vi si affermava che il Duce era perfettamente al corrente della intenzione di Hitler di scatenare, per il giorno dopo, un devastante attacco all’Italia, e che si invitava vivamente il dittatore Tedesco a “ripensarci” fin quando era in tempo per farlo, per il suo stesso bene, soprattutto adesso che la sua forza d’invasione era stata praticamente decimata. Mussolini ribadiva che l’Italia non aveva, mai avuto nessuna intenzione di entrare in guerra contro la Germania, l’attacco che il Duce aveva scagliato era soltanto un attacco preventivo fatto esclusivamente per autodifesa e si dava ampia assicurazione che se l’Italia non fosse stata in futuro di nuovo minacciata, non ci sarebbero state altre operazioni belliche rivolte contro il territorio Tedesco. Di cosa stesse parlando Mussolini non si riusciva proprio a capirlo… Hitler ed i gerarchi nazisti non sapevano più cosa credere…..attacco preventivo….distruzione improvvisa delle forze tedesche d’invasione……..probabilmente il Duce si era finalmente reso conto all’ultimo momento, quando oramai era troppo tardi per reagire e difendersi, di quanto stava per accadere…..e cercava di salvare il salvabile sparando con un fucile….scarico. Decimazione della forza d’invasione!……roba da non credere…..erano tutte “balle farneticanti” dettate dalla disperazione di un uomo che si vedeva inopinatamente crollare addosso il mondo. Ma un quarto d’ora dopo, cominciarono incredibilmente ad affluire le prime confuse notizie su quanto era veramente accaduto……era incredibile, pazzesco, ma la forza d’invasione non esisteva veramente quasi più…….e non si capiva come gli Italiani potessero essere riusciti a “tanto” facendo per di più “fessi” tutti quanti loro. Mussolini era riuscito incomprensibilmente, prima nell’intento di staccarsi all’improvviso e senza ragioni apparenti dal carro Nazista, poi a parare il colpo che gli si voleva infliggere, e di distruggere, con la campagna di Francia ancora in corso, il fior fiore delle divisioni di riserva della Germania. Ma la cosa più grave di tutte era il fatto del COME tutto ciò poteva essere successo e di come nessuno avesse nemmeno lontanamente potuto prevederlo….era una cosa assolutamente inconcepibile che gli Italiani avesse potuto distruggere in quel modo, in un attimo, tante modernissime divisioni Tedesche.
29 aprile 1940, Mar Baltico, sommergibile “Roma”.
I missili erano stati lanciati ed avevano colpito il loro obbiettivo compiendo il macabro servizio per cui erano stati creati. Nessuno a bordo si sentiva contento di quello che avevano dovuto compiere….ma era stato un sacrificio necessario che, si sperava, avrebbe salvato, con il sacrificio di “pochi”, centinaia di migliaia di vite non solo in Italia ma in tutta l’Europa…..era stato un po’ come amputare un dito in cancrena, per salvare tutto il resto della mano. Certo avevano ucciso migliaia di inconsapevoli soldati di Hiltler ma, forse, così facendo, avrebbero forse fatto capire ai Tedeschi, quanto fosse assurda ed immorale la guerra che stavano combattendo. A bordo avevano comunque tenuto una sorta di “cerimonia funebre” per i poveri morti che erano stati costretti a sacrificare e le note struggenti del Silenzio Fuori Ordinanza avevano riempito tutti i locali del battello.
01 maggio1940, ore 06,00, sala del “mappamondo”, Palazzo Venezia, Roma.
L’attacco all’Italia non si era ovviamente più verificato, il Duce, come era stato concordato in precedenza con Antinori, aveva prudentemente spostato il più rapidamente possibile, le divisioni Alpine, Julia, Cuneense, Orobica, Cadore e Tridentina ai confini con la Germania, aveva allertato la flotta e l’aveva fatta proteggere costantemente dall’alto dalle poche squadriglie in grado di farlo. Tutto il Paese era stato messo in stato d’allarme, temendo una possibile ulteriore ritorsione di Hitler. Era comunque diventato urgente e necessario parlare agli Italiani al più presto per rendergli edotti della situazione.
01 maggio 1940, ore venti, piazza Venezia, Roma.
Quella sera a Roma era una di quelle notti che tanti poeti amano definire “magiche”……..il Ponentino accarezzava dolcemente il popolo preoccupato, come non mai, che presidiava già dal pomeriggio Piazza Venezia, ansioso di avere lumi su quanto stava accadendo …….il Duce apparve alle venti in punto al consueto balcone e disse:
“Ufficiali, Sottufficiali, gregari di tutte le Forze Armate dello Stato in Africa, nel Regno di Albania ed in Italia, Camicie Nere della rivoluzione, Italiani ed Italiane in Patria e nel mondo…ascoltate:
la nostra recente ed irrevocabile decisione di estraniarci dal crudele conflitto oramai in corso, nonostante tutte le più ampie rassicurazioni di assoluta fratellanza e fedeltà date con la massima chiarezza e sincerità da chi Vi parla all’alleato Tedesco, è stata fatalmente e drammaticamente fraintesa. La serpe si è rivoltata in seno in una maniera vergognosa contro chi la ha sempre appoggiata e spalleggiata. Il mostro, che tanto aveva fatto per nascondere le sue vere mire e la sua vera natura, ha fatto finalmente vedere di che pasta era veramente fatto. Mai e dico MAI, abbiamo desiderato o pensato di azzannare a tradimento chi pensavamo, in buona fede, stesse percorrendo insieme a noi la via delle giuste e sacrosante rivendicazioni comuni. Noi, ad un certo punto della nostra storia millenaria, abbiamo semplicemente deciso di NON volerci imbarcare in una avventura che NON sentivano Nostra e di che NON ritenevamo giusta. Noi abbiamo resistito all’insano desiderio di intraprendere una lotta che non sentivamo appartenerci. I sacri confini della Patria sono ormai ben raggiunti, definiti e DIFESI………qui in Europa, e abbiamo detto NO! alla guerra. Ma….nonostante la nostra lealtà, la notte tra il trenta aprile ed il primo maggio, tutto era pronto perché la Germania potesse invadere il sacro suolo di Roma……le legioni di barbari che erano già calate dando inizio al medioevo erano di nuovo pronte a mettersi in marcia seminando morte e distruzione. HO IMPEDITO TUTTO CIO’! Le forze che si stavano per mettere in cammino SONO STATE FATALMENTE DISTRUTTE prima ancora di poter mettere piede sul sacro suolo della nostra amata Patria! La brutale minaccia è stata sventata……ora i confini sono presidiati dalle nostre divisioni di Alpini che già nella Grande Guerra avevano rispedito al mittente la barbarie Austro Ungarica! La nostra flotta aerea è pronta ad OGNI necessità, le navi della Regia Marina pattugliano INCESSANTEMENTE i nostri mari! Voglio comunque sottolineare, che nessun’altra azione offensiva verrà da Noi fatta se non saremo ulteriormente provocati…..ABBIAMO AVUTO SEICENTOMILA MORTI nella Grande Guerra! Adesso NON ne vogliamo altri! Tenga però ben presente il Signor Hitler che NON PENSI MAI DI RIPROVARCI, nemmeno per un momento, se non vorrà incorrere in punizioni ancora più amare….Viva l’Italia!”
Il boato che si era diffuso nella notte Romana aveva qualche cosa di “biblico”….erano urla di gioia, miste ad orgoglio e sollievo che si sollevavano da un popolo in festa: DUCE, DUCE, DUCE, l’ovazione continua ed ipnotica continuava e sembrava non avere mai fine! La piazza era un ribollire di folla e di bandiere, il magico magnetismo di Mussolini aveva fatto centro una volta di più.
Ma dopo il proclama fatto dallo storico balcone di Piazza Venezia, il Duce era stato costretto nuovamente, come era logico e prevedibile, a sostenere l’assalto di tutti coloro, Gerarchi ed alte sfere delle Forze Armate, che pretendevano da Lui una logica spiegazione per i fatti che si erano così drammaticamente verificati….su come, in definitiva, il Regio Esercito avesse potuto fare “tanto” con un minimo preavviso e con, soprattutto, i mezzi limitati di cui tutti lo sapevano dotato. Un conto era riuscire ad “abbindolare” il Popolo con la ricorrente storiella della vantata e presunta potenza dell’Esercito Italiano….ben altra faccenda era quella di nascondere la verità a….dei tecnici del mestiere! Tra l’altro nessuno dei generali del Regio Esercito aveva ricevuto alcun ordine relativo alla distruzione delle divisioni tedesche…..e tutti si domandavano:” ma se non siamo stati noi a “sparare” chi diavolo è stato e come ha fatto?” C’era inoltre chi pretendeva di conoscere ancora una volta, il perché del “voltafaccia” che Mussolini aveva fatto nei confronti dell’alleato Tedesco e della ragione che gli aveva fatto cambiare idea così repentinamente sul previsto ingresso in guerra dell’Italia. Non era certo cosa facile tenere a bada tutti quanti…..ad un certo punto il Duce, ben sapendo che la verità non poteva, soprattutto adesso, essere assolutamente divulgata e che le eventuali menzogne date in pasto al pubblico, sarebbero certamente state prima o poi smascherate, decise di ribadire una volta di più a tutti che il Capo era Lui e Lui soltanto….che SOLO Lui era a conoscenza di “certi particolari di assoluta segretezza” che lo avevano obbligato ad agire di conseguenza. Tutti dovevano avere come sempre in Lui la massima fiducia perché i “FATALI DESTINI” della Patria …..erano riposti, come sempre, in mani salde e sicure!
02 maggio 1940, Alta Baviera, Tana del Lupo.
Lo schiaffo era stato violentissimo, ed era stato inferto alla presenza di tutto il mondo. Una simile onta andava assolutamente lavata e subito, prima che i quasi sconfitti Francesi tentassero di rialzare la cresta, vedendo che le truppe Tedesche non erano poi così invincibili. Hitler sembrava inizialmente aver perso gran parte del suo raziocinio ed i suoi più intimi collaboratori stentavano a farlo ragionare: vendetta, certo…..ma come e dove?
E se gli Italiani avessero avuto qualche altra sorpresa in serbo per loro? Ancora adesso, dopo due giorni, nessuno era riuscito ancora a focalizzare in alcun modo quanto fosse successo e come: i pochissimi sopravissuti delle divisioni distrutte avevano tutti concordemente parlato di un sibilo di intensità crescente, seguito da un boato terrificante che aveva tutto distrutto. I razzi ed i missili della Germania Nazista erano ancora semplici progetti disegnati sulla carta….e non risultava che in Italia si stesse studiando a progetti così avanzati di questo tipo. Se la distruzione delle divisioni fosse avvenuta in territorio Italiano si sarebbe potuto pensare forse, anche se questa ipotesi risultava quanto mai aleatoria, ad una serie di campi minati predisposti abilmente in precedenza e fatti brillare al passaggio dei soldati…..ma le divisioni tedesche erano state distrutte ben prima che avessero potuto varcare il confine. Non si riusciva veramente a venirne a capo nonostante la ben nota testardaggine Teutonica. Ma Hitler voleva almeno la sua vendetta e, qualche cosa bisognava ben organizzare per accontentarlo.
06 maggio 1940, alto Mar Tirreno, sommergibile “Roma”
Terminata la sua prima missione di guerra il “Roma” era ritornato di nascosto nel Mediterraneo. Questa volta aveva doppiato lo Stretto di Gibilterra in immersione e si era acquattato a profondità di periscopio a poche miglia dalla Base navale di La Spezia. Il battello si doveva tenere pronto a rispondere con la massima durezza e tempestività, al provabile attacco di ritorsione da parte di un furibondo Hitler e…… possibilmente sventarlo.
Il potente radar di bordo riusciva a monitorare con la massima precisione la zona da cui si presumeva avrebbe potuto essere sferrato l’attacco che, secondo logica, adesso avrebbe potuto essere questa volta, soltanto aereo. Navi nel Mediterraneo la Germania non ne aveva, dato che i suoi tanto famosi U Boat non riuscivano proprio ad entrare attraverso lo Stretto di Gibilterra in immersione, le Alpi erano ormai state abbondantemente presidiate….per cui l’alternativa del bombardamento aereo era l’unica valida che restasse in quel momento ed in quella situazione, a disposizione.
06 maggio 1940, Alta Baviera, Tana del Lupo.
Alla fine la decisione era stata presa….la vendetta sarebbe stata terribile ed avrebbe dato una lezione, oltre che all’Italia, anche a tutto il mondo. La flotta Italiana era alla fonda a La Spezia, oltre alle due vecchie corazzate rimodernate già in linea, erano presenti la prima divisione incrociatori e le due nuove corazzate della classe “Littorio” vanto ed orgoglio della Regia Marina. I due colossi non erano ancora del tutto operativi, mancavano solo gli ultimi ritocchi di carattere prettamente addestrativo e di la ad un paio di mesi, tre al massimo, sarebbero potute entrare definitivamente in Squadra. Distruggere le navi era ritenuta da tutti una risposta adeguata e sufficiente all’offesa subita….e solo dopo questo avvenimento Hitler sarebbe tornato a parlare al suo Popolo, non prima. In Germania la disfatta subita non poteva certo essere tenuta completamente nascosta….ma si era fatto di tutto per ridimensionarla in tutti i modi possibili: in realtà, era stato detto a tutti, si era trattato solo di una piccola scaramuccia di confine dovuta alla tensione del momento, nulla di più Le vantate divisioni corazzate distrutte da Mussolini….si riducevano in realtà ad un paio di plotoni di Alpini Tedeschi che dopo aver per errore sconfinato in territorio Italiano, erano stati inseguiti e ammazzati vigliaccamente alle spalle in territorio Tedesco da forze preponderanti. Gli Italiani erano capaci di fare solo atti dimostrativi del genere. Mai la Germania si era sognate di invadere l’alleato Fascista! Il Duce poteva “battere la grancassa” della propaganda quanto voleva….ma la verità era solo quella. Se la popolazione l’aveva alla fine bovinamente bevuta, i vertici militari Tedeschi erano dovuti ovviamente essere informati della verità, e questo era un fatto già molto grave per il morale che, da altissimo per le vittorie riportate in mezza Europa……era diventato pericolosamente basso per la imprevista batosta subita proprio dall’esercito che in Germania si disprezzava di più.
06 maggio 1940, Londra, sede del Ministero degli Esteri Inglese.
L’ambasciatore italiano a Londra aveva finalmente ricevuto istruzioni. Naturalmente non sapeva cosa fosse accaduto esattamente ma, oltre al discorso del Duce, ascoltato via radio, adesso, con le istruzioni arrivate da Roma, sapeva per lo meno come comportarsi con il collega di Sua Maestà Britannica. L’Ambasciatore Italiano si era appena accomodato su di una comoda poltrona quando il Primo Ministro Inglese gli domandò se poteva sapere, quale fosse stata la verità nel recente scontro Italo Tedesco. L’alto funzionario Italiano non nascose nulla della reale entità dell’incidente”, spiegò come si fosse arrivati a scoprire, anche grazie all’avvertimento Inglese, per fortuna ancora in tempo, quali fossero le vere le intenzioni di Hitler e come si fosse riusciti a porvi tempestivamente rimedio. Tacque, ovviamente, anche perché non ne aveva la più pallida idea, del COME l’Esercito Italiano fosse riuscito a tanto con così poco preavviso. Il “Roma” il povero Ambasciatore non sapeva nemmeno che esistesse! Al termine del colloquio, amichevole come non accadeva da molto tempo, fu offerta al Duce una sorta di “alleanza” tra l’Inghilterra, impegnata in guerra e l’Italia che stava rischiando di entrarci….ma l’Ambasciatore che su questo argomento aveva ricevuto disposizioni ben precise, declinò decisamente l’offerta. Mussolini non aveva nessuna intenzione di provocare ulteriormente la Germania ed inoltre era presto, dopo anni di aspre contese, per accettare l’Inghilterra come “partner” ed amica….più avanti si sarebbe visto, deciso e agito di conseguenza.
10 maggio 1940, alto Mar Tirreno, sommergibile “Roma”
Dopo una giornata tranquilla, la prima dopo tanti giorni di avvenimenti tanto importanti, Antinori e Vittori si erano presi una giornata di riposo assieme a quasi tutti gli uomini dell’equipaggio. L’inerzia forzata aveva fatto di nuovo correre il pensiero di tutti verso casa….ed un velo di tristezza e di disperazione si era impadronito nuovamente un po’ di tutti. Novità dalla commissione preposta a trovare la strada del ritorno purtroppo ancora non ce n’erano, anche se Salvatori aveva suggerito che, finito l’impegno preso con Mussolini e gli Italiani, sarebbe stato forse opportuno fare una capatina alle Bermude per verificare una serie di fatti strani che li si erano verificati da sempre e mai spiegati. Chissà, diceva, se la famosa porta d’uscita da quel mondo non si trovasse proprio in quella zona dell’oceano. Chissà se le misteriose sparizioni di navi ed aerei precipue di quella zona non fossero dovute a delle “porte di uscita” verso altre epoche. Salvatori aveva anche fornito un’altra interessante teoria: l’epoca in cui si trovavano adesso, non faceva mica parte del loro vecchio mondo…..loro non stavano mica cambiando il futuro della terra che conoscevano e di cui facevano parte……..il “Roma” probabilmente, era caduto in una sorta di universo parallelo e se avessero avuto la fortuna di poter ritornare un giorno a casa loro…..avrebbero trovato le cose esattamente come le avevano lasciate. Mussolini sarebbe stato ugualmente barbaramente ucciso dai partigiani assassini e il suo corpo sarebbe stato vigliaccamente esposto al “pubblico lubidrio” a Piazzale Loreto, dopo che l’Italia sarebbe stata devastata da anni di guerra. Purtroppo ci sarebbe stato ancora da lottare con il mondo islamico emergente. Il giorno dopo Frinolli, che era di servizio di guardia al radar, cacciò all’improvviso un grido: i Tedeschi stavano valicando le Alpi e la rotta seguita dagli stormi di bombardieri, faceva pensare che il loro obbiettivo fosse proprio il porto militare di La Spezia e le navi che vi erano ormeggiate. L’attacco si stava svolgendo in grande stile: in arrivo erano tre ondate successive di bombardieri, distanziate tre minuti una dall’altra. I rapporti che da Roma arrivavano via radio al battello erano tranquillizzanti…..ai confini tutto era tranquillo per cui si sarebbe trattato, come previsto, solo di una violentissima rappresaglia scagliata esclusivamente per via aerea. Mano a mano che la distanza dagli obbiettivi diminuiva, sul radar erano apparsi, oltre ai bombardieri, anche un notevolissimo numero di caccia di scorta “Me 109”, enormemente superiori per prestazioni ai sorpassati “Cr 42” dell’Aeronautica Italiana. Antinori, avvertì immediatamente il Duce di quanto stava accadendo e consigliò caldamente ad un preoccupatissimo Mussolini di lasciare per ora a terra i suoi vecchi biplani ma di tenerli ugualmente pronti al decollo…..a difendere La Spezia e le corazzate ci avrebbe pensato, almeno in un primo momento, solo il sommergibile.
11 maggio1940, ore 10,00 sala “del mappamondo”, palazzo Venezia, Roma.
Il Duce, appena informato dell’imminente attacco, si aggirava completamente solo nervosamente per la grande stanza. Si sentiva impotente per la prima volta in vita sua……gli avvenimenti che si erano susseguiti con grande rapidità in quei giorni, avevano drasticamente cambiato non solo la sua vita, ma anche parte degli ideali, che aveva cercato con tanta insistenza, di istillare nella mentalità del suo popolo. Aveva fatto di tutto per prepararlo ad una guerra che, potesse dare a lui e all’Italia, un prestigio ancora più grande nel mondo ma……la improvvisa comparsa dal nulla di quel sommergibile, proveniente da un’altra epoca, aveva completamente cambiato le carte in tavola. Certo, era indubbio che il Comandante Antinori avesse salvato la vita a lui e a migliaia di Italiani, evitando di fargli commettere l’errore fatale dell’ingresso in guerra a fianco di Hitler, ma nello stesso tempo, aveva cambiato fatalmente l’immagine, che, il Duce, aveva fatto di tutto per creare di se stesso: il grande indomito condottiero pronto a guidare il suo esercito in guerra…… si era trasformato in improvviso paladino della pace. Quello che lo faceva imbestialire di più era il fatto che gli Italiani sembravano gradire moltissimo questo repentino cambio di rotta…..c’era poco da fare, nonostante tutta la propaganda e la retorica del Regime, gli Italiani di oggi, erano ben diversi dagli antichi Romani…..dello spirito fiero e bellicoso di quell’antico popolo….era rimasto veramente ben poco! Adesso però, si trattava di evitare che i Nazisti facessero scempio delle navi che con tanti sacrifici economici, era riuscito a far costruire. Se Hitler fosse riuscito nel suo intento, oltre al resto lui e l’Italia avrebbero dato al mondo una gravissima e intollerabile dimostrazione di impotenza. Il Comandante Antinori gli aveva “consigliato”di tenere a terra i suoi vecchi biplani e aveva certamente avuto ragione. Cosa mai avrebbero potuto fare i “Cr 42” contro i modernissimi “Me 109” tedeschi se non farsi abbattere come piccioni al tiro a volo……però la faccenda a Mussolini bruciava ugualmente…. eccome! Ancora non era riuscito a capire come il “Roma” fosse riuscito a distruggere in un attimo le divisioni Tedesche pronte all’attacco…..non c’era stato il tempo per un altro colloquio chiarificatore con il comandante del sommergibile, per farselo spiegare…..ma adesso, Antinori, sarebbe riuscito un’altra volta ad impedire l’attacco di Hitler?…..e come avrebbe potuto mai farlo?….. si trattava in fondo solo di un sommergibile contro centinaia di aerei ed il conto al Duce, questa volta non tornava proprio! Per un attimo pensò di far alzare ugualmente i suoi vecchi aerei in volo….destinandoli ad una fine sicura ma ….per lo meno eroica come nello stile Fascista, ma poi fortunatamente alla fine il buon senso era prevalso….ormai era in ballo e bisognava ballare fino alla fine e fidarsi ciecamente di Antinori e delle presunte capacità belliche del “Roma”.
11 maggio 1940, ore 10,20, alto Ma Tirreno, sommergibile “Roma”.
Le contromisure all’attacco erano state prese rapidamente……i ventiquattro missili antiaerei a testata multipla erano stati appena lanciati, otto per ogni ondata di aerei. Ciascuna testata era a “frammentazione” e sarebbe esplosa non al contatto con un aereo, ma solo con un comando radio inviato direttamente dal sommergibile in attesa sotto il pelo dell’acqua. Le testate sarebbero state fatte esplodere solo quando si fossero trovate esattamente in mezzo allo stormo di aerei per provocare il maggior danno possibile.
11 maggio 1940, ore 10,20, Base navale di La Spezia.
Tutte le navi erano state allertate per l’imminente attacco aereo che si stava profilando, una cortina fumogena densissima era stata emessa dalle navi alla fonda per cercare di proteggersi celandosi il più possibile dall’imminente attacco che stava arrivando dalle montagne. Le caldaie erano state accese in un tempo da record e le navi erano pronte a salpare. Tutti erano ai loro posti di combattimento….si doveva solo aspettare….e sperare..
11 maggio 1940, venticinque chilometri dall’obbiettivo, aereo di testa della formazione d’attacco.
Il colonnello Fritz Maier, comandante della formazione d’attacco, era tutto teso nello scrutare il cielo con grande ansietà. Fino ad ora tutto era andato alla perfezione, solo un “Me 109” aveva dovuto rientrare per una avaria ed i “caccia” italiani stranamente non si erano ancora fatti vedere. Sapeva benissimo che l’aeronautica del Duce aveva ben poco da opporre alla loro gigantesca formazione….ma gli pareva strano che nessuno almeno “provasse” a fare qualche cosa. Per ottenere dei risultati ancora migliori l’attacco alle navi sarebbe stato lanciato da una quota molto bassa dai bombardieri, gli Stukas, avrebbero bersagliato gli impianti portuali e i cannoni della contraerea, mentre i “caccia” avrebbero avuto il compito di proteggerli dagli aerei Italiani o, in loro assenza di mitragliare a terra tutto quanto venisse loro a tiro. Ormai mancavano solo venticinque chilometri all’obbiettivo e già il mare si stagliava in tutta la sua cristallina bellezza davanti agli occhi dei piloti. Erano quasi arrivati alla loro meta…..ad un tratto il Colonnello Maier vide sfrecciare a poca distanza dal suo bombardiere, una striscia di fuoco, seguita subito dopo da un’altra e un’altra ancora. Non ebbe nemmeno il tempo di avvertire per radio che, forse stavano per venire attaccati da un qualcosa di non ben definito, che il cielo fu illuminato da una, poi due ed infine tre grandi esplosioni. L’aria attorno alle tre formazioni di aerei era diventata incandescente, frammenti impazziti di metallo infuocato provocati dalla esplosione dei missili, stavano investendo gli aerei, dilaniandoli un modo spaventoso…..alle esplosioni delle testate dei missili si unirono quelle dei serbatoi di carburante e delle munizioni degli aerei che detonavano uno dopo l’altro, il cielo…….era diventato improvvisamente un inferno di fuoco. L’aereo di Maier essendo il primo della formazione aveva subito solo danni marginali….ma del resto della formazione di attacco era rimasto ben poco…….lo sbalordimento per quanto era accaduto non permetteva al comandante di ragionare subito coerentemente. Cosa potesse essere successo il Colonnello Maier non riusciva a quantificarlo sapeva soltanto che….aveva fallito, ma il perché non lo sapeva. Con lui, in volo erano rimasti otto bombardieri “Me 111” e quindici “caccia”, mentre gli Stukas, che erano molto poco manovrabili ….erano caduti tutti. In lontananza i fiocchi della contraerea Italiana erano già cominciati a sbocciare intensissimi e Maier, sapendo benissimo che la rinuncia all’incursione sarebbe sembrata a Hitler un tradimento, decise di portare comunque avanti il previsto bombardamento, pur sapendo che, stando così le cose, si sarebbe trattato quasi di un attacco suicida.
11 maggio 1940, ore 10,45, alto Mar Tirreno, sommergibile “Roma”.
Dopo l’esplosione dei missili antiaerei, il radar aveva segnalato che della formazione di attacco era rimasto ben poco. Antinori, volendo, avrebbe senza difficoltà alcuna potuto completare l’opera, lanciando un altro paio di missili ma, forse sarebbe stato opportuno, soprattutto per tenere ancora occulta ai più la loro esistenza, di far avere un po’ di gloria anche a Mussolini tanto per salvare le apparenze.
11 maggio 1940, ore10,50, sala del “mappamondo” palazzo Venezia, Roma.
La comunicazione radio di Antinori che gli spiegava dettagliatamente quanto era accaduto e che richiedeva l’immediato decollo dei “Caccia”, dette al Duce il motivo per poter fare finalmente qualche cosa che potesse gratificarlo e nello stesso tempo liberarlo dall’ansia che lo stava divorando. In preda all’entusiasmo telefonò agli aeroporti già in precedenza allertati e impartì l’ordine di decollo immediato.
11 maggio 1940, ore 10,58, cielo sovrastante La Spezia.
Il Colonnello Maier, ci aveva messo qualche minuto per raccogliere ed organizzare quanto gli era rimasto dell’imponente forza aerea che gli era stata messa a disposizione ed era stato tempo prezioso per i piloti italiani che avevano avuto tutto il tempo di decollare in forze. Addosso agli otto bombardieri Tedeschi rimasti piombarono la bellezza di duecento “Cr 42”. I pochi”Me 109”, tra l’altro in parte danneggiati dall’esplosione dei missili, fecero come al solito miracoli per tentare di difendere i bombardieri e se stessi dal nugolo di biplani che gli stava assalendo da tutte le parti ma, alla fine, uno dopo l’altro dovettero soccombere senza aver potuto lanciare nemmeno una bomba.
11 maggio 1940, ore 09,00. Quartier Generale Tedesco, Berlino.
L’attacco era partito con successo da tre diversi aeroporti della Germania. Era stato uno spettacolo di grande effetto veder partire tutti insieme tanti aerei. Al Colonnello Maier, era stato detto da Hitler in persona, che in gioco c’era l’onore di tutti i Tedeschi e, che NON avrebbe assolutamente dovuto fallire. In teoria il colpo da infliggere alla flotta Italiana avrebbe dovuto essere mortale, gli Italiani ad un attacco del genere non avevano proprio la capacità di opporsi, si sarebbero certamente difesi in cielo con tutte le loro forze ed il loro indiscusso valore ma….la disparità di mezzi era troppo evidente per poter considerare per gli aerei Tedeschi nulla, se non qualche inevitabile danno marginale. Poi le bombe sarebbero inevitabilmente cadute e avrebbero compiuto la loro opera devastatrice.
Agli aerei era stato imposto il più totale silenzio radio….….solo all’inizio dell’attacco il Comandante dello stormo avrebbe dato l’ordine ai gregari di romperlo. Quando i missili avevano compiuto la loro repentina opera di distruzione, la radio di Maier era rimasta ancora muta, troppo era stato lo sbalordimento per l’accaduto e Maier non aveva nemmeno pensato di comunicare a Berlino, quanto era inopinatamente successo. Il silenzio radio era stato rotto solo all’arrivo dei vecchi “caccia” Italiani ed a Berlino, gli Alti Ufficiali, che ascoltavano le comunicazioni tra un aereo e l’altro, poterono ascoltare in diretta, tra l’incredulità e lo sbalordimento generale, la disfatta assolutamente imprevista ma rapidissima e totale della loro forza d’attacco. Anche questa volta, come per l’attacco terrestre, non si capiva come gli Italiani potessero avere fatto……Davide, come al solito, aveva ucciso Golia., ma il come, rimaneva un mistero. A Berlino non si poteva sapere che le comunicazioni che erano cominciate ad arrivare ad attacco iniziato, non si riferivano più ad una formazione Tedesca ancora intatta, ma a pochi aerei per lo più danneggiati, che continuavano la missione a loro assegnata con un eroismo ed una testardaggine incredibili. Ai Generali Tedeschi risultava dunque, che i vecchi ed inadeguati “Cr 42” Italiani avevano distrutto completamente la modernissima forza d’attacco tedesca e questo, anche se sembrava essersi veramente verificato, era francamente impossibile da ammettere e da digerire!
12 maggio 1040 ,ore 10,00, Londra ministero degli esteri.
La notizia della seconda disfatta Tedesca contro l’Italia era scoppiata come una bomba…..anche qui non si riusciva a capire come fosse potuta accadere una cosa che tutt’ora continuava ad apparire assurda ed inconcepibile. Non sapendo ovviamente i particolari dello scontro, gli Inglesi dettero, in un primo momento, la colpa della disfatta Tedesca ad una serie sfortunata di circostanze che, in qualche modo, avrebbero influito in maniera negativa nella riuscita dell’impresa. I Tedeschi, come al solito, avevano minimizzato il tutto…..i vecchi aerei Italiani avevano distrutto solo degli innocui apparecchi da trasporto che per il maltempo, avevano involontariamente invaso lo spazio aereo dell’Italia. Nessuno aveva mai pensato, si ribadiva ancora una volta a Berlino, di compiere incursioni contro il territorio dell’ormai ex alleato……..Ma gli Inglesi possedevano il miglior Servizio Segreto del mondo, per cui la verità era subito venuta a galla. L’unico “tassello” che, come al solito mancava ancora….era il solito “come” si fosse potuto verificare tutto ciò. Nessuno in Inghilterra si era mai fatto spaventare dagli “otto milioni di baionette”, ne dall’Aeronautica Italiana….ne tanto meno dalla Regia Marina, composta di bellissime navi ma tecnicamente ancora drammaticamente inferiore alla bisogna: a bordo delle navi Italiane mancava infatti ancora il radar, le centrali di tiro degli incrociatori erano ancora inadeguate, i cannoni da 305 delle corazzate rimodernate, imprecisi, i sommergibili, pur numerosissimi, tecnicamente arretrati……si sapeva che l’Italia non era certo in grado di difendersi dall’attacco di un esercito moderno…….eppure l’incredibile era avvenuto e non una sola volta me due e, a questo punto non poteva più trattarsi di coincidenza…..ci doveva essere sotto, per forza di cose un qualche fattore misterioso che alterava le carte in tavola. Questo fattore doveva essere assolutamente scoperto. Come ultima cosa, si era preso atto con grandissima soddisfazione, che nel giro di pochi giorni, il nemico aveva perso in maniera del tutto imprevista, un imprecisato numero di divisioni corazzate e meccanizzate e una intera flotta aerea……se ormai era troppo tardi per cercare di salvare una Francia ormai in rotta, con le perdite subite, Hitler per un bel pezzo avrebbe dovuto rinunciare ad un possibile e, fino a pochi giorni prima probabile, attacco contro l’Inghilterra.
12 maggio 1940 ore 12,00, Alta Baviera, Tana del Lupo.
Dopo tante notizie tragiche, finalmente una buona notizia era arrivata a rasserenare in parte un Hitler che aveva di recente rischiato di perdere la ragione……I Francesi erano stati definitivamente sconfitti e con i resti del corpo di spedizione Inglese, stavano cercando in tutta furia di imbarcarsi nel porto di Dunquerque abbandonando armi ed attrezzature in grande quantità. La strada per Parigi era adesso finalmente completamente aperta, la sconfitta della Grande Guerra stava per essere finalmente vendicata. Per ora i conti con l’Italia….potevano restare in sospeso, ci sarebbe stato tempo per tutto e un giorno non lontano vendetta sarebbe stata fatta, soprattutto dopo che si fosse potuto scoprire…..quale fosse l’asso nella manica di Mussolini.
14 maggio, porto di Livorno, ore 13.45.
Il sommergibile “Roma” era emerso nei pressi del porto di Livorno, di ritorno dal mare prospiciente La Spezia. Si stava dirigendo in emersione all’attracco, con il Gran Pavese che garriva, nell’intento, di far credere a tutti, che il battello stava compiendo solo una crociera di addestramento, toccando uno dopo l’altro i porti più importanti d’Italia. Ad ogni porto sarebbe stata una festa. L’equipaggio avrebbe partecipato a cerimonie di “ben venuto” preparate per il nuovo acquisto della Regia Marina….ma nessuno sarebbe stato ammesso ancora a bordo del battello ad eccezione di alcune scolaresche. I ragazzini con i loro insegnanti, non costituivano certo un pericolo per i segreti del battello e, così facendo, nessuno avrebbe potuto dire che le visite a bordo non erano consentite. Oltre a tutto tali visite guidate, venivano eseguite solo con tutti gli impianti di bordo spenti e limitate ai locali del battello che potevano di più somigliare a quelli dei battelli in dotazione alla Regia Marina. Era fondamentale ed indispensabile che nessuno potesse, almeno per ora, associare e collegare i recenti avvenimenti bellici con l’esistenza del “Roma”….il sommergibile doveva apparire ai visitatori solo ed esclusivamente un mezzo si, grande e moderno ma, nelle stesso tempo, in perfetta sintonia con i mezzi subacquei dell’epoca.
Antinori, verso mezzogiorno, si era recato con un aereo dell’Ala Littoria
A Roma per conferire con Mussolini. Il viaggio sul trimotore era stato per l’Ufficiale, una avventura emozionante….solo un mese prima si era recato negli Stati Uniti con l’Airbus 380 nella più completa comodità della prima classe….ed ora si ritrovava a compiere un viaggio su di un apparecchio, con i motori a pistoni, costruito con la tecnologia degli anni quaranta…..per volare, volava ed anche piuttosto bene, ma quando l’aereo posò le ruote a terra, Antinori non potè nascondere a se stesso un moto di sollievo.
15 maggio, ore 20,10, Sala “del mappamondo”, Palazzo Venezia, Roma.
Mussolini stava per ricevere il Comandante Antinori alla presenza del Conte Ciano e dei Capi di Stato Maggiore di Esercito Marina ed Aeronautica. Dopo la schiacciante vittoria aerea conseguita ai danni dei Tedeschi, non aveva ritenuto opportuno fare un altro dei suoi periodici discorsi alla Nazione, aveva lasciato alla Agenzia Stefani il gradito compito di diffondere per radio quanto era accaduto e aveva inoltre fatto girare dall’Istituto “Luce” vari documentari che ritraevano la sterminata mole di relitti metallici caduti al suolo, appartenenti ai resti degli aerei Tedeschi. Era stata tenuta anche, presso il monumento al Milite Ignoto a Roma, una struggente ma fiera cerimonia in memoria dei quaranta aviatori Italiani, che a bordo del propri “caccia” avevano immolato la loro vita per sventare la minaccia. I Tedeschi infatti, prima di soccombere al numero, erano riusciti ad abbattere con soli quindici “Me 109”, in parte danneggiati, ben una cinquantina di “Cr 42”…..un quarto del totale degli apparecchi impiegati da Mussolini! Si trattava, adesso, di vedere cosa avrebbe riservato il futuro. Il Duce sosteneva, spalleggiato in questo dal Re, che dei Tedeschi non ci si poteva mai fidare, non era nella loro mentalità e soprattutto in quella dei Gerarchi Nazisti, di far passare per buona una offesa come quella che avevano ricevuto per ben due volte…..per adesso non ci sarebbero stati altri problemi essendo Hltler tutto preso dalla frenesia di impadronirsi della Francia, ma era assolutamente necessario tenere sempre gli occhi aperti e continuare, sopra ogni altra cosa, a tenere ben nascosto il segreto del “Roma”. Non sarebbe stato ne facile ne agevole tenere per un po’ di tempo ancora tutti quanti lontani dalla verità e impossibile tenere celato tutta la storia a tempo indefinito…..si trattava allora, se proprio necessario, di far emergere il tutto con estrema cautela e sempre un po’ per volta, in modo da poter sfruttare il più possibile l’effetto sorpresa. Poi se e quando, quando la verità fosse inevitabilmente venuta a galla, si sarebbe visto quali sarebbero state le decisioni da prendere.
15 maggio, ore 11,30, Ambasciata Tedesca, Roma.
Anche se una vera e propria dichiarazione di guerra non c’era mai stata tra i due ex alleati, la situazione era di una estrema gravità. L’Addetto militare di Hitler era a colloquio con l’ambasciatore Tedesco in Italia per cercare di capire che cosa avesse fatto cambiare così repentinamente la direzione della politica del Duce e, soprattutto di come Mussolini avesse potuto aver fatto a conseguire delle vittorie militari, ai loro danni, assolutamente imprevedibili e impensabili. I due altissimi funzionari avevano avuto l’ordine di indagare su tutto ciò e di riuscire assolutamente a districare la matassa e a risolvere il problema. L’Addetto Militare, aveva notato che il tutto sembrava cominciato con l’apparizione improvvisa di quello strano sommergibile, a bordo del quale, almeno all’inizio, sventolava quella inusuale bandiera. Il battello era evidentemente molto diverso da quelli in circolazione nei mari in quei giorni, sia per la forma inusuale, sia per le dimensioni. Si trattava però….sempre di un sommergibile ed associarlo alla distruzione tra i monti delle divisioni Tedesche ed alla disfatta avvenuta nei cieli…..era francamente una faccenda improponibile! Però il fatto era che il “Roma” prima della prima “batosta” subita dai Tedeschi si era volutamente reso irreperibile ed invisibile, e la cosa si era ripetuta nuovamente durante la sconfitta nei cieli. Ma il conto non tornava ugualmente, il battello non poteva c’entrare in nessuno dei due casi, la seconda volta addirittura c’erano come testimonianza le voci concitate degli aviatori Tedeschi che asserivano di venire assaliti e abbattuti dai superatissimi “Cr 42” Italiani. Però qualche cosa di strano c’era ugualmente e si doveva indagare.
Livorno, 20 maggio 1940, ore 10,00.
Proprio a Livorno , l’Ambasciata Tedesca aveva a disposizione un cosiddetto “agente dormiente”. Questa persona, all’apparenza innocua, aveva avuto entrambi i genitori originari dell’ Austria e, trasferitosi in Italia da bambino, aveva segretamente da tempo, abbracciato la “fede” Nazista. Ormai erano passati tre anni da quando aveva avuto l’incarico di tenersi pronto a ricevere ordini da un momento all’altro, anni in cui si era integrato perfettamente e comportato da perfetto cittadino Italiano, apparentemente rispettoso delle leggi ed ossequioso nei riguardi del Partito Fascista. Dopo gli studi si era sposato con una ragazza italiana completamente ignara del “compito” segreto del marito, era diventato uno stimato maestro di ruolo ed in quei giorni, aveva la responsabilità di una “quinta elementare maschile” proprio a Livorno. Ricevuto segretamente dall’Ambasciatore l’ordine di indagare, approfittando della serie infinita di visite guidate a bordo del “Roma”, riuscì, senza alcuna difficoltà, ad ottenere il permesso di salire a bordo del sommergibile con tutta la sua classe. La visita a bordo si rivelò molto anomala rispetto a quanto aveva previsto……cortesia e gentilezza si sprecavano, le risposte alle mille domande dei ragazzini venivano evase con grande sollecitudine ma, il buon maestro aveva notato che tutte le risposte date dagli Ufficiali accompagnatori, dicevano tutto ma nello stesso tempo non dicevano niente di preciso. La visita a bordo, poi, era stata una completa delusione…..si era limitata infatti limitata a zone del battello che erano per lui di scarsissimo interesse: erano stati fatti vedere ampliamente e nei minimi dettagli i locali del sommergibile dove viveva l’equipaggio, la cucina, il quadrato da cui erano ovviamente stati asportati i televisori, il locale mensa …….avevano potuto visitare rapidamente anche la camera di manovra, dove però non c’era neppure una sola apparecchiatura in funzione……li, era stata tenuta accesa solo la luce rossa di combattimento e niente altro che desse segno di vita. Avendo domandato il perché di una tale situazione al Comandante Vittori che gli accompagnava nel giro, al maestro, l’Ufficiale aveva risposto, con un sorriso smagliante a tutta bocca, che si era deciso di agire così in modo di dare ai ragazzini l’impressione di trovarsi per un attimo veramente “in missione” e che gli strumenti erano ovviamente tutti spenti trovandosi il “Roma” alla fonda. La richiesta di visitare la sala macchine era stata declinata subito con la massima gentilezza, risultando quel locale pericoloso ed inadatto ad una schiera di ragazzini. Quando il maestro aveva chiesto notizie sull’armamento del mezzo, gli era stato risposto invece con grande completezza di particolari, elencando tutta le serie di siluri caratteristici dei mezzi di quell’epoca….sempre le stesse solite armi insomma, di cui erano dotati tutti i normali sommergibili degli anni quaranta. L’unica cosa strana, che veramente non “tornava”….era la completa assenza a bordo di un cannone in “coperta” e sopratutto di almeno un paio di mitragliatrici antiaeree piazzate in torretta.
16 maggio 1940, Ambasciata Tedesca, Roma.
Il rapporto arrivato sul tavolo dell’Ambasciatore, era stato, per quanto possibile, molto esauriente. Si era notata l’ evidente reticenza nel voler “mettere in piazza”, posto che ce ne fossero, le reali caratteristiche del “Roma”, la visita aveva riguardato zone del battello di scarsa importanza e l’unico locale di grande interesse che era stato possibile visitare, era stato mostrato solo praticamente al buio. Le risposte alle domande poste erano sempre state prontissime ma nello stesso tempo….vaghe e l’unica domanda a cui si era risposto con grande ricchezza di particolari, era quella posta sull’armamento del battello: su questo non si era certamente lesinato sui particolari…..anche perché……. per l’armamento del sommergibile erano state date per presenti, le solite armi caratteristiche e comuni ad ogni altro battello di quei tempi. Qualche cosa di strano c’era senza ombra di dubbio…..ma, anche dopo tale visita a bordo, collegare il “Roma” alle batoste subite pareva una volta di più un illogico azzardo.
Solo una cosa continuava a rodere l’Addetto Militare……l’assenza di qualsiasi armamento sulla “coperta” del sommergibile e specialmente delle mitragliatrici antiaeree in torretta. Se la mancanza del cannone, utile a volte per “finire” qualche nave per risparmiare i siluri, si poteva anche giustificare con un numero di siluri molto superiore alla media presenti a bordo…… date le notevoli dimensioni del battello, l’assenza di almeno un paio di mitragliatrici in torretta era completamente ingiustificata. Non si riusciva a capire, infatti, di come il “Roma” potesse pretendere di salvarsi da un improvviso e micidiale attacco aereo a bassa quota…..se non era dotato di “denti“ per difendersi. Questo e solo questo era l’interrogativo che tormentava l’alto funzionario……togliendogli il sonno. Sentiva che questa era la chiave per risolvere il problema…….ma la chiave stentava ancora ad entrare nella serratura e la porta della verità non si voleva proprio aprire!
17 maggio 1940, sommergibile “Roma”.
Ora che la situazione si era provvisoriamente stabilizzata, il sommergibile avrebbe per circa un mese , continuato nel suo itinerare per i principali porti della Penisola…..navigava sempre in emersione, con il Gran Pavese al vento, consentendo a schiere di ragazzini entusiasti di salire a bordo per visitarlo. A Trieste avevano ricevuto a bordo anche Sua maestà il Re d’Italia, in visita a Monfalcone dove era in allestimento la nuova supercorazzata “Roma”, che aveva voluto girare per ogni dove ed essere messo al corrente nei minimi particolari delle caratteristiche del battello e, soprattutto, di quanto fosse accaduto in precedenza. Antinori, cercò di accontentarlo nel limite del possibile, ma non permise a nessuno del seguito del Re ad addentrarsi nelle viscere del “Roma”. Vittorio Emanuele si dimostrò diverso da quella personalità contorta che i libri di storia avevano fatto apparire….era una persona sinceramente preoccupata delle sorti del suo popolo che si era trovato fino a pochi giorni prima vicino a piombare ad un baratro senza fondo. Era grato fino alla commozione ad Antinori ed al suo equipaggio, sia per il cambio di rotta che Mussolini aveva imboccato, grazie al sommergibile, sia perché il “Roma” le aveva suonate di santa ragione agli odiati Tedeschi.
Giugno 1940…..Parigi,
La guerra nel vecchio continente sembrava finita….l’armistizio con la Francia era stato siglato ed Hitler si era ritrovato “padrone” di mezza Europa. Passato l’entusiasmo della sfilata davanti all’ Arco di Trionfo a Parigi, passata la soddisfazione di aver obbligato la Francia sconfitta ad un duro ed umiliante armistizio a bordo dello storico vagone dove nel 1918 si era conclusa la Grande Guerra, adesso si dovevano fare i piani per il futuro. La prima intenzione del dittatore Tedesco, sarebbe stata quella di invadere la Gran Bretagna, e farlo il prima possibile…..,ma oltre alle notevoli difficoltà logistiche ed alla presenza della potentissima flotta Inglese che incrociava indisturbata nel canale Della Manica…..venivano per ora drammaticamente a mancare alla Germania le divisioni corazzate e le squadriglie aeree perdute nei due scontri con gli italiani, nelle due batoste rimediate a causa dell’intervento del “Roma”. L’unica cosa da fare era per adesso attendere e rafforzarsi, cercare, se possibile, di venire a patti con gli Inglesi per fruire di una provvisoria ed utilissima pace separata….e di prepararsi a scagliare un attacco in forze alla penisola Italiana, in modo da levarsi di mezzo una volta per tutte Mussolini, i suoi seguaci e quel suo esercito, in teoria, così inefficiente, ma capace di incredibili e amarissimi colpi di coda, per poi rivolgere le proprie mire d’espansione all’Unione Sovietica. La preparazione, questa volta, avrebbe dovuto risultare ancora più meticolosa che nelle due occasioni precedenti……questa volta si sarebbe dovuto trattare di un attacco generale a cui l’Italia non avrebbe potuto certamente resistere ne…….”mettere in campo” nessun “miracolo”.
25 giugno 1940, ore 21, Ministero degli Eteri Inglese, Londra.
Il primo ministro Inglese, aveva ascoltato alla radio l’ultimo farneticante discorso di Hitler indirizzato ai Tedeschi ma anche indirettamente al Governo Inglese. Il dittatore Tedesco affermava che la guerra in Europa era da considerarsi terminata, essendo stati tutti gli obbiettivi, che si volevano da parte sua raggiungere…..ampiamente acquisiti. Era inutile che Tedeschi ed Inglesi continuassero a combattere un conflitto le cui ragioni di essere erano ormai superate…….Tali affermazioni, ovviamente, a Londra non avevano per nulla smosso gli Inglesi dal desiderio, anzi, dalla necessità di distruggere quel pazzo sanguinario di Hitler, di pace separata ovviamente nessuno voleva sentirne parlare ne oggi, ne mai. Nel governo Britannico si stava cercando, invece, di riuscire a capire dove i Tedeschi avrebbero sferrato il loro prossimo colpo. Se era vero che, con le forze attuali. Hitler non aveva assolutamente la forza necessaria per attuare la tanto agognata invasione delle isole Britanniche, era altrettanto lampante che nemmeno l’Inghilterra era in grado di fare alcunché se non accontentarsi della difesa passiva del proprio territorio e…..niente di più. La Germania avrebbe potuto ben presto limitarsi ad tenere sotto il proprio tallone la Francia, usando solo truppe di occupazione di secondo piano e, riservare il fior fiore delle proprie truppe ad altri più importanti impegni. Intanto, purtroppo nessun aereo Inglese era mai riuscito a sorvolare il territorio tedesco, per cui tutte le industrie naziste, immuni da qualsiasi minaccia di bombardamenti, stavano continuando a pieno ritmo a sfornare armamenti in maniera sempre maggiore. Tentare una “campagna aerea” con i bombardieri contro le fabbriche tedesche, in questo momento, sarebbe stato un suicidio, e avrebbe esposto il territorio inglese alla inevitabile rappresaglia Tedesca.
In questo modo si arrivava fatalmente ad una provvisoria situazione di stallo. In Inghilterra non si sapeva che solo la distruzione degli aerei Tedeschi ad opera del “Roma” aveva loro, per ora, evitato un attacco in massa sulle città Britanniche e, che tale violentissimo attacco era stato solo provvisoriamente posposto.
25 giugno 1940,Quartier Generale Tedesco, Berlino.
I generali Tedeschi infatti, avevano con Hitler raggiunto una intesa sulle varie priorità della guerra in corso. Innanzitutto con le nuove costruzioni sfornate dalle industrie si sarebbe creata una nuova poderosa forza aerea che avrebbe avuto il compito di mettere a ferro e fuoco città ed industrie dell’Inghilterra. In seguito, con la costituzione di una adeguata forza anfibia, si sarebbe provveduto all’invasione delle isole Britanniche. Ma, intanto, prima di tutto ciò si sarebbe dovuto provvedere a “far fuori”,una volta per tutte come da progetto, l’ex alleato Italiano.
Dopo un breve periodo di riposo e di riorganizzazione, le divisioni tedesche vittoriose sulla Francia, sarebbero state trasportate verso quelli che sarebbero stati i loro nuovi punti di partenza. Non ci sarebbe più stato per Mussolini adesso da difendere solo il confine con la Germania…Hitler infatti, aveva deciso di ammassare truppe anche ai confini che dividevano Francia ed Italia.: si sarebbe trattato di un attacco fatto da più parti da cui l’Italia non sarebbe certo stata in grado di difendersi
30 giugno 1040, sala “del mappamondo”, Palazzo Venezia, Roma.
Il segreto non avrebbe potuto essere mantenuto tale ancora a lungo……troppi avvenimenti incredibili erano avvenuti in quel breve lasso di tempo e, prima o poi la verità sul “Roma” sarebbe venuta a galla. Il Duce, le poche persone che erano state messe a parte del segreto e gli Ufficiali del sommergibile erano tutti d’accordo su ciò ma, erano d’accordo anche sul fatto che, prima di mettere il mondo a parte di quanto era accaduto al battello Italiano, sarebbe stato necessario mettere fine, una volta per tutte, alla minaccia Nazista. Non si sarebbe più trattato solo di evitare all’Italia una guerra disastrosa ma, di far cambiare nel miglior modo possibile i destini del “Vecchio Continente” e….forse del mondo. Era logico ed evidente, che la Germania si stava apprestando ad una terza e questa volta ancora più violenta azione contro l’Italia e che, se fosse riuscita, sarebbe venuto subito dopo il momento della Gran Bretagna. Gli Ufficiali del sommergibile pensavano inoltre che se Hitler non avesse potuto invadere l’Unione Sovietica, senza l’intervento e l’aiuto degli Stati Uniti, forse l’orso sovietico non sarebbe mai diventato in futuro, quel mostro di potenza malefica. Per tutti questa serie di motivi era diventato pressante prendere una volta di più, una serie di gravi decisioni.
Ovviamente si sarebbe una volta di più dovuto fare ricorso alle armi del “Roma” per ottenere lo scopo desiderato. Questa volta si sarebbe dovuto agire in tre modi diversi ma strettamente concatenati uno all’altro per ottenere lo scopo che ci si era prefisso e questo sarebbe stato solo l’inizio. I primi due modi di operare sarebbero stati riservati alle armi del sommergibile, il terzo alla capacità politica ed oratoria del Duce.
02 luglio 1940, Ambasciata Italiana a Londra.
Il Primo Ministro Inglese era stato invitato a recarsi ad una cena di gala presso l’ambasciata Italiana a Londra, una delle tante cene che venivano tenute tra i vari Corpi Diplomatici in quegli anni. Ma subito al suo ingresso era stato pilotato da un attacchè dell’Ambasciata, in una saletta molto appartata dove era ad attenderlo l’Ambasciatore Italiano. L’alto funzionario Italiano arrivò subito al punto: disse al Primo Ministro che era latore di un urgente ed importantissimo messaggio di Mussolini. Il Duce vi affermava che nel giro di poche ore, dei drammatici sconvolgimenti avrebbero colpito di nuovo l’Europa……i Tedeschi probabilmente si sperava che avrebbero per sempre cessato di costituire un pericolo per i paesi confinanti….. i Francesi, i Belgi e le altre Nazioni invase dalla follia Nazista nel giro di un mese al massimo, avrebbero riacquistato la completa sovranità sui loro Paesi devastati dalla guerra e gli Inglesi, che non sarebbero stati coinvolti da tali avvenimenti, avrebbero continuato a vivere nelle loro isole…..in pace! Era proprio questo che l’Ambasciatore Italiano era venuto a dire…..gli Inglesi non sarebbero stati coinvolti in nulla che avrebbe potuto nuocere loro…..dovevano solo restare tranquilli ed aspettare il compiersi degli eventi. Il messaggio così riferito era una volta di più assolutamente incredibile e in un primo momento l’Ambasciatore Italiano non riuscì in nessun modo a farlo accettare. Il Primo Ministro affermò giustamente, con voce alterata, che nessuno al mondo, tanto meno il Duce, poteva dire all’Inghilterra cosa potesse o non potesse fare o se dovesse o non dovesse preoccuparsi di qualche cosa, e fece per abbandonare la stanza inviperito. Fu compito non facile per l’Ambasciatore rabbonire il suo ospite e ci riuscì solo dopo aver affermato, che gli eventi che si stavano per verificare, erano della stessa natura di quelli che avevano consentito all’Italia di farsi per ben due volte beffe dei Nazisti. Di più, onestamente non poteva dire……anche per lui, a parte il messaggio appena comunicato, il tutto era notte fonda e, comunque lo scopo del comunicato era in definitiva solo ed esclusivamente un atto di rispetto verso una Nazione che si sperava un giorno che sarebbe diventata amica, ed aveva come scopo solo quello di tranquillizzare e non di minacciare o sminuire l’autonomia di giudizio dell’Inghilterra
03 luglio, ore 07,45, Alto mar Tirreno, sommergibile “Roma”.
Il “Roma” si trovava a trecento metri di profondità nel silenzio più assoluto. Per la terza volta si apprestava a far uso delle sue armi e questa volta avrebbe usato uno dei colpi più tremendi tra quelli che aveva a disposizione. Avrebbe all’inizio lanciato un unico missile, seguito in rapida successione da altri otto: il primo dotato di una testata nucleare”al neutrone” era destinato alla Tana del Lupo dove tutte le alte sfere del Partito Nazista si trovavano riunite, gli altri otto avevano lo stesso tipo di testata di quelle che avevano distrutto i Tedeschi nel loro primo attacco. Lo scopo dichiarato era quello di decapitare la banda di assassini che aveva portato la Germania alla guerra, e nello stesso tempo, quello di terrorizzare fuori misura le divisioni Tedesche pronte ad invadere l’Italia. Questa volta si sarebbe cercato nel limite del possibile, di evitare dolorosi spargimenti di sangue tra le truppe Tedesche……le otto testate sarebbero esplose solo nelle immediate vicinanze delle divisioni Naziste, esclusivamente a scopo dimostrativo e intimidatorio……se poi ciò non fosse stato sufficiente si sarebbe dovuto purtroppo fare di nuovo sul serio.
03 luglio, ore 08,15, Alta Baviera, Tana del Lupo.
Tutti i Gerarchi Nazisti erano presenti alla corte di Hitler, assieme ai tre Capi di Stato Maggiore delle Forze armate. C’erano da definire gli ultimi particolari per le mosse successive che dovevano essere fatte. Tutta l’Europa continentale entro tre mesi doveva essere saldamente nelle mani della grande Germania che l’avrebbe governata per almeno mille anni. L’Italia fascista nel giro di un mese si sarebbe sbriciolata e poi si sarebbe potuto pianificare nei particolari, l’attacco aereo all’Inghilterra e successivamente quello gigantesco all’Unione Sovietica. Nessuno sembrava dare più peso a quanto era accaduto nei giorni scorsi…..fatalità, coincidenze incredibili miste a sfortuna. Comunque, data la troppa disparità in mezzi e risorse, questa volta l’Italia non avrebbe certo avuto altre sorprese a disposizione da “sfornare” per cercare di far pendere la bilancia dalla propria parte! Il cielo incredibilmente terso e azzurro delle Alpi Bavaresi, permetteva quel giorno una visibilità di chilometri ma, lo snello missile che si avvicinava, fu notato con sorpresa solo quando stava per toccare terra proprio li nel bosco di abeti dietro la costruzione. L’esplosione prodottasi fu trascurabile e già tutti si stavano rallegrando per lo scampato pericolo, quando cominciarono a cadere al suolo morti …..tutti, dal primo all’ultimo. I vertici del Partito Nazista, le SS di scorta, il personale civile………. non esistevano più scomparsi nell’oblio per sempre!
03 luglio, ore 17,00, Palazzo Venezia. Roma.
L’apparire del Duce al fatidico balcone di Palazzo Venezia era atteso già da ore……gli Italiani erano tutti in trepida attesa di sapere cosa il loro Condottiero avrebbe avuto da comunicare loro questa volta. Erano corse le voci più disparate ma, nessuna si era ovviamente soltanto un po’ avvicinata alla verità.
“Camicie nere della rivoluzione”, Italiani ed amici dell’Italia e soprattutto ……Popolo Tedesco….ASCOLTATE!
Posso affermare con cognizione di causa, che nel momento in cui Vi parlo…..tutti coloro che hanno osato scatenare la guerra in Europa NON ci sono più! Tutti quelli che per ben due volte hanno osato cercare di violare i sacri confini della nostra Patria….sono stati consegnati alla giustizia Divina! Il Signor Hitler ed i suoi accoliti hanno per sempre terminato di infliggere lutti alle nazioni altrui…..TUTTI INDISTINTAMENTE sono stati colpiti dalla folgore della terribile ira del Littorio! E l’alba di un nuovo mondo che si apre con la giornata di oggi, un mondo che dovrà essere giusto e dal quale dovrà per sempre essere bandita la parola guerra. Per arrivare a ciò è però necessario portare nel più breve tempo possibile a termine l’opera da NOI iniziata alcuni giorni fa: INGIUNGO dunque alle massime autorità Tedesche rimaste di: UNO, RINUNCIARE senza indugio alcuno, alle operazioni offensive che stanno per essere intraprese proditoriamente per la terza volta contro l’Italia;
DUE, Porre immediata fine al conflitto scatenato in Europa, prendendo immediati accordi, con il governo Francese del Generale Petain , per la sollecita restituzione del territorio Francese ai Francesi e per il rapido e DEFINITIVO rientro entro i confini Tedeschi delle forze di occupazione da tutti i territori dei paesi Europei invasi;
TRE, ELIMINARE completamente da tutti i gangli del potere quanto è ancora rimasto della nefasta e nefanda influenza che il Partito Nazional Socialista ha avuto fino ad ora nella vita della nazione Tedesca;
QUATTRO, PORRE FINE, con effetto immediato, alle leggi razziali, restituendo al popolo ebreo quanto gli era stato indebitamente rubato per quanto riguarda diritti, averi e….dignità.
Un chiaro avvertimento sta arrivando in questo istante alle truppe Tedesche schierate pronte per l’attacco e al Popolo Tedesco…….. sta a loro interpretare tale “segno” nella giusta maniera….e regolarsi di conseguenza! Già tanti lutti la gioventù della Germania ha dovuto subire per il volere di un folle…adesso BASTA MORTI, BASTA SOFFERENZE! È tempo che le divergenze tra i popoli vengano risolte dalla parole e NON più dalla spada!
Non sarà un periodo facile quello che si apre ora per la Germania, il popolo tedesco dovrà subire, senza alcun dubbio, un EPOCALE cambio di mentalità, rinunciando per sempre a vani ed illusori disegni di potere e predominio a spese di altri popoli erroneamente ritenuti INFERIORI. Ma sarebbe stato enormemente peggio per la Germania, se non si fosse potuti arrivare a questo storico giorno. La Grande Germania si deve adesso “fermare” e si fermerà ancora intatta nei suoi confini, intatta nelle sue città mai colpite dal nemico e sconfitta solo dalla folle ideologia di un pazzo che la stava conducendo alla rovina ed alla completa distruzione. Il popolo Tedesco NON si deve sentire sconfitto da alcuno….ma bensì SALVATO. La Grande Germania deve solo rendersi conto che è necessario rientrare nei binari del vivere insieme agli altri popoli senza dover ricorrere alle minacce ed al sopruso. Certamente CHI HA SBAGLIATO HA PAGATO E….. PAGHERA’ ma poi sarà finalmente tutto finito! Con queste mie parole gridate da questo balcone a tutto il mondo, il sottoscritto cerca l’appoggio e l’approvazione di tutti i paesi liberi del mondo che ritengono di essere culla, come l’Italia, dei valori fondamentali della vita dell’uomo come la pace ed il rispetto e la tolleranza reciproca.
Popolo Italiano, un’epoca di serenità e di giustizia si sta per aprire per l’Europa e gran parte del merito di tutto ciò è TUO! E’ la PACE DI ROMA che trionfa sulle terribili sofferenze della guerra…… è la civiltà che trionfa sulla barbarie! DEPONI le armi, Popolo Italiano e CORRI AL LAVORO!!! Viva l’Italia!!!
03 luglio 1940, 0re 19,30 Palazzo della Cancelleria, Berlino.
Il discorso del Duce aveva sconvolto tutti i presenti facendo balzare letteralmente tutti dalle sedie…..dei vertici militari erano rimasti in città solo il ministro degli armamentI Speer ed il Grande Ammiraglio Doenitz, gli altri, compresi gli alti papaveri dell’esercito, si trovavano tutti in Baviera nella Tana del lupo, in frenetica attesa del programmato assalto alla penisola Italiana. Che fosse successo qualche cosa di strano ed inconcepibile lo si era capito già la mattina precedente, poco dopo le otto, quando, nel bel mezzo del colloquio che Speer stava tenendo per telefono con Hitler, era improvvisamente caduta la linea……. anzi il ministro degli Armamenti aveva sentito, per essere più esatti, la voce del Dittatore smorzarsi in un apparente gemito di sofferenza per poi svanire del tutto. Dieci minuti dopo era stato riferito dalle truppe che stavano per invadere l’Italia, che una serie di terribili esplosioni si erano verificate a poche centinaia di metri dalle loro postazioni…..vetrificando il terreno che le divisioni corazzate avrebbero dovuto calpestare di li a poco. Si era trattato di esplosioni terrificanti, simili in tutto e per tutto a quelle che avevano distrutto la prima forza d’invasione Tedesca. Doenitz e Speer si erano resi subito conto che qualche cosa di inconcepibile stava di nuovo accadendo ai loro danni….per la terza volta! Prima di tutto, non riuscendo più a collegarsi ne telefonicamente, ne via radio con la “Tana del Lupo” fu inviato immediatamente l’ordine, ad una “cicogna” di andare verificare cosa potesse essere successo a Hitler. Presero poi insieme, la drammatica decisione di fermare, almeno provvisoriamente sulle loro postazioni, le truppe pronte ad invadere l’Italia. Nel giro di un paio d’ore era arrivata dal pilota dell’aereo, mandato ad indagare, la terribile conferma dell’accaduto…..Hitler e tutti quelli che si trovavano con lui erano effettivamente morti…..apparentemente senza spiegazione alcuna, forse colpiti, come supponeva il pilota da gas asfissianti. Se nessuno, come sembrava, si era salvato…..toccava adesso a Doenitz raccogliere i cocci della Germania e vedere il da farsi.
04 luglio 1940, ore 10,00, residenza del Primo Ministro Inglese.
Questa volta era stato il primo Ministro a convocare con la massima urgenza l’Ambasciatore Italiano a Londra per consultazioni. La voce messa in giro dal Duce sulla morte improvvisa di tutti i vertici Nazisti, era stata subito confermata dai Servizi Segreti e l’Inghilterra desiderava appoggiare con tutto il suo peso politico e militare, ciò che aveva detto molto chiaramente Mussolini nel suo ultimo discorso. La Gran Bretagna desiderava che il “diktat” del Duce venisse accolto dai Tedeschi in ogni sua parte, il più presto possibile e…..senza ritardi o reticenze. L’Inghilterra, desiderava poi che venisse istituita al più presto una “ conferenza di pace” che avrebbe deciso quali provvedimenti prendere nei confronti della Germania, non con spirito vendicativo ma, con vera giustizia. Cosa potesse essere accaduto, questa volta il Primo Ministro non lo chiese neppure all’Ambasciatore Italiano…..tanto sapeva che anche questa volta avrebbe avuto sempre la medesima risposta….e anche questa volta….aveva ragione. Tutto sarebbe stato reso noto a suo tempo, aggiunse l’Ambasciatore…finalmente, forse, anche a lui!
20 dicembre 1940, ore 21, sommergibile nucleare “Roma”.
Erano ormai passati oltre cinque mesi dall’ultimo storico discorso di Mussolini……dopo alcuni giorni di ovvio caos e di sbandamento la Germania aveva volente o nolente dovuto accettare quanto era stato imposto dal Duce prima e, in secondo momento , da tutte le altre nazioni dell’Europa con l’Inghilterra in testa. Non era stato certamente facile far accettare la durissima realtà ad un popolo che si sentiva vittorioso e si riteneva invincibile, e rimuovere di colpo dal governo Tedesco di transizione tutto ciò che era stato il Nazional socialismo…..era stato tutt’altro che semplice bloccare prima e richiamare in Patria e disarmare poi, le sterminate orde di Panzer che avevano invaso vittoriose mezza Europa….ma era stato ancora più difficile eliminare dalla testa dei Tedeschi tutti i veleni che erano stati loro inculcati loro, nella mente dei giovani in particolare, dai tanti anni della farneticante dittatura Nazista. Era stato necessario e fondamentale, il fatto di riuscire a non umiliare, come era stato fatto alla fine del primo conflitto mondiale, un popolo fiero e orgoglioso come quello Tedesco, si era cercato in definitiva, di far ricadere la colpa di tutto quanto era successo su Hitler ed i suoi seguaci più fedeli…..rilasciando una presunta patina di innocenza al popolo, che aveva seguito ignaro il dittatore come un gregge il suo pastore. Non era stata forse una soluzione giusta al cento per cento…..ma era l’unica che potesse venire adottata, in quel contesto storico, per il bene e l’interesse di tutti. Nel giro di un mese tutti i Paesi occupati erano stati sollecitamente liberati ed in Europa, si sarebbe forse un giorno non lontano, con la lenta e costante ma necessaria “rieducazione” della gioventù Tedesca alla tolleranza ed al rispetto anche dei popoli ritenuti più deboli, cominciato a respirare un’aria finalmente diversa e meno carica di odio e risentimento. A bordo del sommergibile tutti sentivano ormai di aver portato a termine la missione affidata loro dal destino…..e affiorava prepotente il desiderio di tornare a sperare di….riuscire a far ritorno in qualche modo a casa!
15 gennaio 1941, ore 23,00 sala “del mappamondo”, Palazzo Venezia, Roma
Il Comandante Antinori era tornato a Roma per l’ultima volta, almeno così sperava. L’indomani mattina il sommergibile sarebbe partito con destinazione il Triangolo delle Bermude per verificare se li esistesse veramente o no la famosa porta di entrata verso la dimensione e l’epoca da cui provenivano. La loro missione li era ormai conclusa. Antinori , come ultimo regalo all’Italia di quel tempo, rivelò al Duce l’importanza strategica di tenersi ben stretta la Libia. Li c’erano delle incredibili riserve di petrolio che avrebbero permesso all’Italia di diventare energeticamente indipendente per la prima volta nella sua storia. Consigliò anche Mussolini di trattare il popolo Libico nella miglior maniera possibile, e di tenerlo sempre “ben grasso” per evitare le pericolosissime tentazioni dell’Islamismo estremo che aveva sempre fatto proseliti sopratutto tra i diseredati.
Mussolini non era certo una persona sensibile all’emozione ma, al momento di salutare Antinori….gli buttò le braccia al collo colmo di gratitudine. Insieme ad Antinori …avevano avuto l’occasione di riscrivere la storia….e tale opportunità non se l’erano certo lasciata scappare. Avevano fatto bene?....Ai posteri l’ardua sentenza.
01 febbraio 1941, triangolo delle Bermuda, sommergibile “Roma”
Finalmente erano di nuovo immersi nel loro tempo, almeno quella era l’impressione che provavano adesso che stavano cercando la strada per tornare a casa. Non sapevano bene cosa cercare…..un vortice come quello che li aveva scaraventati fin li, o la cosiddetta porta avrebbe avuto, sempre che fosse esistita, un altro aspetto? Era peggio che cercare un ago nel pagliaio…..ma per lo meno lo avevano incominciato a cercare. Avevano trovato sul fondo dell’oceano, una infinita quantità di relitti risalenti a tutte le epoche, si erano imbattuti in improvvise e violente correnti sottomarine, che li avevano sballottati da una parte all’altra ma, nient’altro di straordinario si era verificato. Salvatori aveva ripetuto all’equipaggio, che il tentativo di recarsi alle Bermude……. era stato solo un tentativo dettato dalla disperazione e nulla più. Per quello che ne sapeva, aveva ripetuto per l’ennesima volta, la soluzione, se c’era, avrebbe potuto trovarsi ovunque…..e lui non aveva la più pallida idea di dove si potesse ancora cercarla. Ma all’improvviso come un lampo di luce si accese nella testa dell’ Ufficiale:….. e se il vortice che li aveva colpiti fosse stato solo un effetto secondario di quello che li aveva colpiti e non la causa? La causa….ecco!!. Quale poteva essere la causa se non un vortice? Salvatori, quasi tremando per l’emozione vivissima che lo stava pervadendo, disse ad Antinori che forse sarebbe stato opportuno tornare immediatamente nel Mar Tirreno per indagare ulteriormente, ma in una direzione diversa dalla precedente. Non si sapeva bene ancora cosa cercare…..ma si sarebbe cercato lo stesso, con la cura più scrupolosa e la più grande pazienza.
10 marzo 1941. ore 16,30. Mar Tirreno, sommergibile “Roma”.
Erano quindi tornati nuovamente dalle parti di casa, il “Roma” era emerso brevemente solo per sentire quali fossero le comunicazioni radio che si potevano ricevere ma purtroppo la musica che si captava era sempre relativa agli anni quaranta. Avevano ritrovato il solito vecchio vortice ma questa volta, invece di cercare testardamente di entrarvi ed uscirci, avevano cominciato a cercare da cosa potesse essere prodotto. La volta precedente avevano cercato in tutti i modi di entrare ed uscire dal vortice senza mai essersi accorti che, il tutto sembrava essere prodotto da una fenditura che, partendo da una gigantesca roccia che si ergeva dal fondo, formava una sorta di grotta il cui ingresso enorme era celato dalla vegetazione marina. Le dimensioni della fenditura permettevano abbondantemente l’ingresso al suo interno del sommergibile. Entrare all’interno della fenditura con un battello di quasi novemila tonnellate e lungo centoventi metri poteva sembrare un azzardo…..ma tutti quanti d’accordo, decisero che il rischio doveva senza alcun dubbio essere corso. Le dimensioni di quelle sorta di grotta erano davvero impressionanti sia per il diametro sia per la lunghezza. Ad un certo punto la fenditura si era allargata ulteriormente in una sorta di antro gigantesco in cui l’acqua ribolliva facendoli procedere in un irreale mare di candida schiuma, antro che poi si era nuovamente ristretto, per poi sboccare di nuovo in mare aperto. Avevano navigato dentro quel budello per circa un’ora….ma, una volta di più apparentemente non era successo null’ altro di particolare. Alla fine erano stati nuovamente colpiti dal consueto violento vortice che come al solito gli aveva di nuovo avvolti tra le sue spire. Poi, di colpo, come resuscitata dalla morte, rimbombando nel silenzio generale, la trasmittente a bassissima frequenza cominciò a trasmettere chiamando concitatamente il loro nominativo: la trasmittente a bassissima frequenza….ma quelle era stata usata solo alla fine del ventesimo secolo e, questo poteva solo voler dire una cosa sola….erano finalmente tornati a casa! Come era potuto essere successo? Era stato per caso il solo ingresso in quella fenditura a riportarli a casa? Ma quale fenditura…..ne erano appena usciti ed il sonar non la rilevava già più…..dove era finita? Mistero su mistero……decisero di riemergere ed invece di ritrovarsi nel Mar Tirreno emersero davanti all’ingresso della laguna di Venezia….ma per lo meno la radio diffondeva le note dell’ultima canzone di Eros Ramazzotti…questa volta erano veramente tornati a casa, ma la cosa più sbalorditiva di tutte era quella che il giorno del loro rientro nel loro mondo, risultava essere esattamente il venticinque maggio… esattamente alle otto del mattino……. il giorno dopo, cioè, di quando erano partiti da La Spezia. Ovviamente la missione di pattugliamento a loro assegnata avrebbe dovuto a questo punto, essere interrotta e rimandata, era necessario ritornare immediatamente a La Spezia, per raccontare la loro incredibile avventura e sopratutto cercare in tutti i modi di essere creduti dalle Autorità della Marina: spiegare quanto era loro accaduto sarebbe stata veramente un faccenda complicata…..non stavano portando a spasso un autobus, ma avevano la responsabilità di governare un battello del costo di svariati milioni di euro, con a bordo armi così micidiali quali nessun sommergibile aveva mai avuto a disposizione. Avrebbero dovuto spiegare soprattutto la mancanza nell’inventario di bordo, di un’arma nucleare al neutrone…per non parlare di tutti i missili che avevano lanciato contro i Nazisti. Dimostrare il tutto sarebbe stato tutt’altro che facile……Per fortuna avevano avuto l’accortezza di filmare l’incontro avuto a bordo con Mussolini e quelli avuti con il Duce a Roma. Antinori, per mettersi le spalle coperte il più possibile…..si era fatto donare dal Duce uno dei suoi “fez” che portavano all’interno un certo numero di cellule di epidermide del dittatore con cui si sarebbe potuta effettuare la prova del DNA e dimostrare che quanto l’equipaggio asseriva…..rispondeva a verità. Oltre a tutto, per loro fortuna e a supporto di quanto avrebbero dovuto raccontare, essendo misteriosamente emersi presso la laguna di Venezia invece che nel mar Tirreno, come avrebbe dovuto essere logico e naturale, non era scientificamente possibile il fatto che il battello in un solo giorno si fosse trovato a percorrere una distanza che non poteva essere certamente coperta nel giro di così poco tempo! Certo far digerire il tutto allo Stato Maggiore della Marina Militare…..sarebbe stato ben arduo, ma Antinori sapeva che una volta riusciti a farlo…..una delle missioni successive del “Roma” sarebbe stata quella di cercare di ritornare in quell’epoca lontana di un “universo parallelo”, per vedere se almeno li, i loro sforzi sarebbero o no stati coronati dal successo, nella faticosa impresa di contribuire fattivamente a creare un mondo migliore di quello in cui stavano tutti vivendo.
giovedì 2 giugno 2011
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