giovedì 2 giugno 2011

caccia agli alieni

Caccia agli alieni



P R I M A P A R T E.

PREFAZIONE.

Gianni si agitava sempre di più, non riusciva proprio a stare fermo ed a guardare la partita con la necessaria serenità ….......per lui il calcio era la valvola di sfogo, la passione repressa che dava un senso al bisogno di scaricare tutte le tensioni accumulate in tre anni di duro lavoro. Fin da piccolo suo padre lo aveva portato allo stadio e per tutta la giovinezza si era appassionato alle vicende del mitico “Venezia”, quello vero che giocava a S. Elena in Neroverde. Poi Un disgraziato presidente venuto da fuori, PRIMA DI ANDARE A “FARE DANNI ALTROVE”, aveva scelto di fondere la gloriosa società con i tanto disprezzati “cugini di campagna” di Mestre e per Gianni il sogno si era bruscamente concluso e il “Venezia” per lui dal giorno della “fusione” era definitivamente morto. Restava la Nazionale e a quella il giovane si era “attaccato” seguendola anche in trasferta fino qui, in Brasile per i mondiali del “2014”. L'Italia era sotto di un gol e mancava solo un quarto d'ora al termine della grande finale. Non era tanto per la difficoltà di recuperare un misero punto ma si trattava piuttosto di non riuscire a vincere un crescente senso di demoralizzazione che permeava un po' tuta la squadra. Ovviamente i centomila brasiliani sulle tribune già pregustavano il sesto mondiale in saccoccia ed avevano da qualche minuto iniziato la festa programmata già da quattro anni, da quando i mondiali erano stati assegnati al Brasile, ammutolendo di fatto i diecimila tifosi italiani presenti all'incontro. Il primo tempo era stato estremamente equilibrato, con il Brasile come sempre all'attacco e gli “Azzurri” chiusi testardamente in difesa ma sempre pronti a reagire all'improvviso in contropiede. Il vecchio ma sempre grande Buffon aveva più di una volta salvato la sua porta ma nulla aveva potuto fare, quando la palla calciata dal centro avanti brasiliano aveva incocciato il palo ed era rimbalzata al di qua della linea di porta...........come al solito, come quando nel 1970 Pelè aveva segnato il primo gol della finale messicana appoggiandosi vistosamente sulle spalle del difensore italiano che lo marcava, impedendogli di fatto di saltare, l'arbitro aveva convalidato il gol che non c'era e l'Italia era passata in svantaggio tra il tripudio del pubblico di casa. Si era trattato di una botta tremenda al morale della squadra proprio sul finire della partita e adesso reagire era quanto meno difficile se non addirittura impossibile. Tra i tifosi italiani, che tanto avevano sostenuto la loro squadra durante tutto l'incontro, facendo udire costantemente il loro incitamento nonostante la evidente disparità di numero, era subentrato lo scoramento più nero.........le tre bande musicali al seguito ora tacevano nell'avvilimento generale e i tamburi sparsi tra la folla vestita di azzurro, non facevano più sentire la loro ritmica voce. Tutto sembrava finito, ancora una manciata di minuti e poi...........tutti a casa a testa china e con tanta rabbia nel cuore. Ma qualcuno, incazzato come un picchio non ci stava, non accettava proprio di doversi rassegnare a perdere per l'ennesima volta tanto ingiustamente:”Ragazzi””cominciò a dire Gianni urlando come un matto per farsi sentire.”Bisogna fare qualcosa, dobbiamo incitare i ragazzi per l'ultimo assalto, un po' di coraggio Cazzo! non dobbiamo mica rassegnarci sul più bello! FORZA; SVEGIAMOCI..........perso per perso sapete cosa dobbiamo fare? CANTIAMO ACCOMPAGNATI DALLE BANDE, DAI TAMBURI, DALLA NOSTRA DISPERAZIONE, PIU' FORTE CHE POSSIAMO, L'INNO AL PIAVE! SU IN ALTO LE BANDIERE, FACCIAMO BRUCIARE TUTTI I FUMOGENI ANCORA A NOSTRA DISPOSIZIONE E CANTIAMO COME MAI ABBIAMO FATTO PRIMA! ADESSO!!!!” Una sorta di nuovo travolgente entusiasmo dettato dalla disperazione aveva di colpo pervaso di nuovo i tifosi italiani, un attimo ancora per partire tutti assieme con le prime note e poi ecco diffondersi in campo la musica che ogni italiano non poteva sentire senza farsi travolgere dalla commozione. Il canto saliva alto, sempre più alto accompagnato dal fragore dei tamburi e dall'impeto delle bande musicali che adesso ci “davano dentro” a più non posso......le bandiere garrivano di nuovo al vento come impazzite bucando il fumo azzurro, bianco, rosso e verde dei fumogeni. Il pubblico italiano sembrava impazzito, sembrava che la Nazionale avesse appena segnato il gol del pareggio, una frenesia incredibile aveva pervaso ogni singolo tifoso, mentre i sostenitori brasiliani allibiti guardavano la curva italiana e tacevano incuriositi. In campo intanto come una sferzata di infinito orgoglio aveva colpito la squadra italiana, un vigore inusitato aveva improvvisamente pervaso tutti quantificato da una scarica imponente di adrenalina, non si poteva, NON SI DOVEVA PERDERE COSI'...........la speranza, la fiducia in se stessi e nella squadra erano ritornate e bisognava fare assolutamente qualcosa per loro stessi, per l'Italia e soprattutto per quei tifosi che avevano saputo trovare una volta di più la voglia ed il modo di incitarli di nuovo ad una ancora possibile rimonta. I Brasiliani invece sembravano già sazi e paghi e come al loro solito troppo fiduciosi dei loro mezzi e della loro sopraffina tecnica individuale e si dedicavano a leziosi ed irriverenti passaggi laterali al fine di tenere la palla il più possibile, spezzando così il ritmo dell'avversario. Avevano per la verità, anche imparato ad essere prudenti ed a coprire adeguatamente la loro difesa che mai nella loro storia si era dimostrata impenetrabile agli attacchi avversari. Ma se questo poteva andare bene contro una squadra oramai rassegnata alla sconfitta, come era stata la nazionale italiana in quegli ultimi minuti dopo aver subito il gol, era invece la tattica più sbagliata da adottare contro un avversario inbufalito che ora aveva il sangue agli occhi e l'orgoglio lanciato a mille. La musica adesso era cambiata di colpo…..ecco difatti Zambrotta sradicare letteralmente la palla dai piedi dell'ala avversaria che giochicchiava accanto all'area di rigore italiana, nell'intento di perdere altro tempo prezioso e servire rapidamente sulla destra Pirlo che, senza pensarci due volte, con una piroetta lanciava subito Balotelli sul lato opposto del campo. Ecco“Super Mario” dimentico dei calci ricevuti per tutto l'incontro di marcatori avversari, scattare come un razzo e lasciare letteralmente sul posto il difensore brasiliano ad arrancare per i fatti suoi, entrare velocissimo in area da sinistra, sbilanciare con una finta di corpo il libero e scaraventare un tiro angolatissimo che, colmo della sfortuna, centrava in pieno il palo rimbalzando a sette metri di distanza..........ma non era ancora finita, la palla infatti, che nessuno era riuscita ad addomesticare, era finita dalle parti di Cassano che quasi accarezzatala con uno stop di petto da manuale, la aveva scaraventata in fondo alla rete senza che il portiere la avesse nemmeno vista partire ma solo arrivare in fondo al sacco! Uno a uno e palla al centro! I tifosi italiani in tribuna adesso sembrano veramente impazziti, piangevano, urlavano, cantavano, bestemmiavano e si gettavano gli uni tra le braccia degli altri ululando come pazzi tutta la loro gioia. Ma la partita era già ripresa..........adesso ecco diffondersi in tribuna e scendere in campo le note dell'inno trionfale dell'”Aida” mentre i giocatori verde oro sembrano ora come impietriti, bloccati.......come era possibile tutto questo? Dove era finita la vittoria che già si sentivano in tasca? Ed ecco materializzarsi nella mente di tutti i brasiliani, in campo e sugli spalti, l'incubo della sconfitta beffarda subita tanti anni prima con l'Uruguay di Ghiggia, sempre in una finale mondiale, sempre al Maracanà! Che la maledizione potesse essersi materializzata di nuovo? La palla appena rimessa in gioco veniva subito arpionata da uno scatenato Gilardino che soffiandola di brutto all'ala brasiliana, che sembrava brancolare nel buio, la passava indietro a Pirlo......nuovo immediato geniale lancio da fermo del centrocampista italiano in profondità di nuovo per Balottelli che questa volta invece di scattare, agganciava al volo e trafiggeva da venticinque metri il portiere brasiliano con una sberla memorabile e precisissima! In campo non si capiva più nulla i brasiliani si guardavano allibiti negli occhi mentre gli “Azzurri” si abbracciavano e correvano sotto la tribuna dove si accalcava il pubblico italiano che cercava addirittura, nell'entusiasmo del momento, di arrampicarsi sulla rete di recinzione per poter abbracciare i suoi eroi. L'arbitro addirittura era stato costretto ad intervenire più volte ammonendo il capitano Pirlo, per far tornare la squadra a riprendere sollecitamente il gioco. Mancavano adesso solo sei minuti al termine e il Brasile, nel giro di cinque minuti, era letteralmente andato “in pappe!”, non aveva più assolutamente la forza per tentare un ultimo assalto che avrebbe forse potuto portalo almeno al pareggio e alla roulette dei tempi supplementari. Per l'Italia invece adesso era facile mantenere il bandolo della matassa mentre dagli spalti il “Va Pensiero” di Giuseppe Verdi scendeva a rinfrancare ulteriormente gli animi in quegli ultimi scampoli di partita. Sono minuti indimenticabili e bellisimi........si stava niente meno che sbeffeggiando il Brasile a casa sua come nel 2006 era toccato in una storica semi finale mondiale alla Germania!, la fatica era come scomparsa di colpo.......i giocatori del Brasile invece come paralizzati, la palla non la vedevano nemmeno più tra gli “olè” del pubblico italiano che ora intonava sfottendoli “Brasil” e condendo il tutto con il classico ed italianissimo “Brasile, Brasile va a fan ….....!” Poi il triplice fischio finale poneva fine al “Mundial”, dopo altri tre minuti di recupero in cui il Brasile non aveva nemmeno avuto la forza di tentare qualcosa per il suo pubblico ammutolito..........era il trionfo per i diecimila tifosi italiani letteralmente impazziti dalla gioia! e per i milioni in Patria davanti ai Maxischermi! Gianni era arrivato in albergo ebbro di gioia dopo una notte passata a gozzovigliare sulla spiaggia di Copacabana con il Tricolore in mano. Era stata una notte incredibile passata semplicemente a godersi la vista dolcissima del dolore infinito del popolo “Carioca” in lacrime..............aveva visto con gioia immensa da un maxischermo le bellissime indimenticabili immagini, di un Pelè piangere a calde lacrime la sua disperazione alla televisione e Falcao lanciarsi in amarissime ma invece dolcissime per Gianni, invettive contro il difensivismo italiano, che secondo la sua opinione, era il cancro che distruggeva il calcio moderno. Si era infine ritrovato coinvolto, mentre quasi albeggiava, assieme a quattro altri italiani che aveva trovato a vagare come lui in quella magica ed irripetibile notte, ad affrontare una sfida a calcio all'ultimo sangue con cinque incazzatissimi brasiliani in cerca di una improvabile rivincita e.....avevano ovviamente vinto spinti dall'ultima scarica di adrenalina disponibile. Poi la stanchezza aveva avuto il sopravvento e Gianni era crollato sul letto dell'albergo e aveva dormito fino quasi alla sera successiva.

CAPITOLO PRIMO.

Ma Gianni sapeva benissimo che la vacanza era ormai terminata. Dopo trenta giorni di meritato relax, il momento di tornare a..........produrre, era fatalmente giunto e le bellezze della terra brasiliana sarebbero per almeno un anno, entrate a far parte del suo mondo dei ricordi più belli. Ormai, terminato il periodo di ferie che gli era stato concesso, proprio in occasione dei mondiali, avrebbe dovuto tornare in Italia e ricominciare a lavorare. L'incarico che ricopriva però non gli era per nulla sgradito, anzi lavorare a tempo pieno per la struttura di cui faceva parte, era da tre anni diventato una delle soddisfazioni principali della sua vita. Non sapeva quale delicato incarico questa volta gli sarebbe stato ora assegnato, se si sarebbe trattato di lavorare ancora in ufficio o finalmente, di nuovo sul campo. Poi ci sarebbe stata anche la “faccenda” di Anna da risolvere una volta per tutte: si trattava di una calda e solida amicizia che però cominciava a trasformarsi in un qualcosa di più importante che riusciva sempre più a coinvolgerlo sentimentalmente. Un insieme di cose da sistemare dunque, emozioni, speranze, fatica e sacrificio ma anche una fondata speranza di nuove sensazioni e gratificanti soddisfazioni. Gianni tre anni prima, esattamente dopo la sua seconda laurea in psicologia, che aveva seguito quella presa in precedenza in storia e filosofia, era stato avvicinato da una strana coppia di persone che lo avevano invitato a Roma per un sostenere un non ben definito colloquio di lavoro. In un primo momento gli era stato detto che detto colloquio sarebbe stato impostato su argomenti di carattere psicologico/sociali, per l'eventuale sua introduzione in una non ancora menzionata associazione internazionale ma quando il giovane si era presentato, la faccenda aveva preso da subito una piega ben diversa e assolutamente imprevista. Gianni difatti era stato accompagnato in un quanto mai anonimo ufficio a Roma nel quartiere dell' E.U.R e gli era stato spiegato da un compito signore seduto accanto a lui, in un ufficio che non portava all'ingresso alcuna targa di identificazione, il perchè lui fosse stato convocato li:” Professor Calvi, lei è stato contattato dai miei collaboratori e portato qui da me per una sua eventuale introduzione in un progetto di enorme importanza. La nostra associazione, quella di cui lei potrebbe entrare a far parte, non, ripeto NON è assolutamente una struttura governativa, anche se molti dei suoi membri fanno parte integrante della struttura di svariati governi occidentali. Ora lei risulta ancora disoccupato ed anche con le sue due lauree e la sua notevole intelligenza, di questi tempi non avrà certo vita facile per trovare un posto di lavoro adeguato alle sue notevoli capacita, un impiego cioè appagante e ben retribuito. Prima di procedere oltre, io però ho bisogno di sapere se lei sia interessato o meno ad iniziare un tipo di lavoro, dove la retribuzione, certamente adeguata all'incarico che dovrà ricoprire, non è certo la cosa più importante da considerare, ma piuttosto la soddisfazione di un lavoro appagante e la certezza nel medesimo tempo, di aver compiuto qualcosa di utile per la società. Tenga presente che si tratta di un incarico, in cui la sua libertà personale verrà forse ripetutamente messa in discussione, dato il genere di lavoro che lei dovrà volgere e che i pericoli che lei dovrà affrontare potrebbero anche essere all'ordine del giorno. Ma adesso il più difficile per la sua persona, è il fatto che io non potrò dirle assolutamente altro sull'argomento......lei adesso si dovrà accontentare di sapere solo ed esclusivamente quanto ha appreso da me e dovrà darmi, già da adesso, una risposta definitiva su quanto le ho appena proposto e, lo ripeto nuovamente in modo che le sia ben chiaro, accontentandosi di quanto le ho potuto esporre......o si o no, o dentro o fuori! Ricordi bene che però io non le sto assolutamente proponendo nulla di illegale o di delittuoso, anche se il suo lavoro potrebbe forse a volte obbligarla a lavorare infrangendo anche alcuni diciamo........”tabù” Questo è quanto, ora le concedo un quarto d'ora di riflessione e poi tornerò per sapere quanto lei avrà deciso”. Gianni ovviamente ci aveva pensato su con la massima concentrazione possibile. Se era perfettamente conscio che le prospettive di lavoro in Italia erano effettivamente nella realtà quelle che erano, era anche vero che la proposta fattagli da quell'enigmatico personaggio, risultava alquanto misteriosa e per così dire troppo aleatoria. Ma la curiosità alla fine, unita alla voglia di avventura, avevano avuto la meglio ed aveva accettato a scatola chiusa quanto gli sarebbe stato proposto:” Dunque professor Calvi.......prima di tutto benvenuto tra noi. Lei adesso è entrato a far parte di una organizzazione tra le più segrete ed esclusive del mondo. Noi, pur essendo assolutamente indipendenti dai governi legittimi di Europa, Stati Uniti e Russia, lavoriamo in pratica per loro o meglio per la parte di loro che ce ne faccia richiesta. Ora le consegno le chiavi della sua nuova macchina che troverà parcheggiata nel garage sotterraneo che si trova alla base di questo palazzo e dell'appartamento dove lei dovrà abitare. Il suo nuovo lavoro inizierà praticamente da subito. Lei si dovrà presentare entro questa sera alle venti a questo indirizzo e dovrà parcheggiare la sua auto esattamente nell'unico parcheggio riservato agli handicappati che troverà libero all'indirizzo indicato e attendere in macchina senza scendervi. Tutto quanto io le ho appena detto è tutto quanto io per adesso sono tenuto a riferirle per cui..............professor Calvi, io la saluto e le auguro buon lavoro e.....buona fortuna!”.Gianni, uscito dall'ufficio, aveva subito preso possesso della sua macchina, una “Lancia K” nuova fiammante e si era diretto subito verso l'indirizzo indicato dove aveva preso possesso della sua nuova casa Si trattava in realtà di un mini appartamento di lusso situato un un contesto abitativo esclusivo ma lui non era certo una persona “casalinga”, la casa per lui era solo un luogo destinato al riposo e nulla più, per cui, aspettare la sera disteso sul divano a guardare la televisione, non aveva senso.......oltre ad essere divorato dalla curiosità, in effetti non aveva nulla di meglio da fare e tanto valeva a questo punto, saltare il fosso ed iniziare al più presto il suo nuovo lavoro. Si era dunque diretto verso la periferia di Roma fino ad entrare in una viuzza che costeggiava una serie di edifici destinati allo stoccaggio di materiali di una ditta di trasporti molto nota in città. Aveva parcheggiato esattamente nel punto indicato e atteso come gli era stato indicato di fare. Dopo una ventina di secondi il tratto di parcheggio occupato dall'auto, dimostrando di non essere altro che un grosso montacarichi, era sprofondato silenziosamente nel sottosuolo portando con se la macchina ed il suo occupante. La discesa era durata una trentina di secondi e si era arrestata solo dopo aver percorso una distanza che Gianni aveva quantificato in ben cinquanta metri di profondità. Quello che Gianni aveva trovato nel sottosuolo romano aveva dell'incredibile.........una vera e propria organizzatissima cittadella sotterranea si stendeva nel sottosuolo della capitale in una galleria parallela a quella della linea “uno” della metropolitana, uffici, una sala operativa, la mensa, il pronto soccorso e perfino una cappelletta. Gianni era stato subito avvicinato da un addetto alla sicurezza che lo aveva accompagnato in uno degli uffici e lo aveva lasciato ad attendere che qualcuno si decidesse ad occuparsi di lui. Come era strana la vita.......fino ad allora la massima aspirazione del giovane era stata quella di dedicarsi all'insegnamento, almeno all'inizio e poi, dopo essere riuscito ad affermarsi Gianni sperava di poter entrare nel giro dei ricercatori che si dedicavano ad effettuare ricerche archeologiche sul campo. Lui da sempre era stato affascinato dalla civiltà etrusca e era desideroso di riuscire a comprendere la complessa ed ancora misteriosa psicologia di quel popolo ancora per molte cose misterioso. Le sue due lauree sarebbero in quel contesto, certamente potute tornare utili e lui sperava ardentemente di potersi dedicare, inserito in un gruppo, alla ricerca pura sul campo. Adesso invece aveva accettato, quasi a scatola chiusa un incarico di cui era completamente all'oscuro e sperava vivamente di non doversene pentire, ben sapendo che nella situazione in cui si era cacciato, indietro non si poteva certo tornare.

CAPITOLO SECONDO.

Dopo soltanto qualche istante di attesa, un signore attempato era entrato, si era seduto e aveva immediatamente incominciato a parlare:” Professor Calvi, prima di tutto buon giorno e......... “ben venuto a bordo”, io sono il professor Vinci e sono l'addetto, oltre a ricoprire altri miei particolari incarichi, a per così dire indottrinarla ed indirizzarla verso quello che sarà il sui lavoro futuro. Sappia che da quando lei ha messo piede qui sotto lei è tenuto ovviamente alla massima segretezza su quanto vedrà e farà per l'organizzazione di cui ora fa parte. Noi tutti apparteniamo al N.C.D.I.E. cioè al Nucleo per il Controllo e Difesa dalle Intrusioni Extraterrestri. Se è vero che siamo finanziati da vari governi, è anche vero come di sicuro la avranno già informata, che non siamo assolutamente una struttura governativa. Il nostro compito è essenzialmente quello di controllare quanto accade nel mondo che possa essere imputato o collegato ad eventuali azioni di esseri alieni provenienti dallo spazio interstellare e una volta individuato quanto accaduto come un avvenimento che non possa essere assolutamente imputato alla azione dell'uomo,.....”passarlo” immediatamente ai responsabili militari dei vari governi a noi collegati per le ulteriori indagini. Il nostro compito è dunque essenzialmente quello di scoprire quanto ci viene richiesto, ma non invece quello di indagare oltre su di quanto ci siamo imbattuti. Da domani lei sarà a capo di una squadra, squadra composta da lei e dal suo collega che dipenderà da lei e a lei sarà subordinato. DOTTORESSA PAIS, venga per favore!” Una ragazza aveva allora fatto il suo ingresso nella stanza: si trattava di una giovane donna che dimostrava si e no una trentina d'anni, non molto alta, snella ma non per questo magra e con una cascata di capelli rossi che le incorniciavano piacevolmente il viso da ragazzina su cui comparivano però le prime “rughe di espressione” particolarmente visibili ogni volta che lei sorrideva.:” Ecco la sua compagna, professore.....le presento la dottoressa Pais, laureata a pieni voti a Padova in medicina e specializzata in anatomia e fisiologia degli esseri extraterrestri........una specializzazione, come lei può ben capire, non ufficiale, anzi segreta e presa negli Stati Uniti presso la N.A.S.A. Adesso io vi lascerò soli....sarà lei a darle tutte le informazioni del caso che le potranno occorrere. Vi saluto!” E così dicendo se ne andò lasciando improvvisamente da soli i due giovani. “Bene dottoressa........io sono qui da una mezz'ora al massimo e in questo breve lasso di tempo ho scoperto niente meno che la domanda se siamo o no soli nell'universo ha avuto adeguata risposta. Ora pendo letteralmente dalle sue labbra e prima di porle le ovvie domande del caso, sono pronto ad ascoltarla”. “Professore, Gianni....... prima di tutto il mio nome è Anna e posso dirti che ti conosco già un po' per tutto quello che mi è stato detto di te. Noi dovremo d'ora in poi lavorare in coppia a stretto contatto di gomito e formare una squadra il più affiatata possibile, per cui sarà indispensabile che anche tu impari a conoscermi più che puoi, apprezzarmi per quello che sono e valgo e compatirmi per la serie infinita dei miei difetti. Ma veniamo al dunque: il nostro compito a grandi linee lo conosci già: noi dobbiamo andare in pratica dove viene richiesto il nostro intervento, indagare, scoprire quanto più possibile e una volta fatto quanto necessario nelle nostre competenze..........scaricare tutto a chi di dovere per le ulteriori ed accurate indagini del caso che come sai non saranno fatte da noi ma da altri. Tutto qui.” “Dunque è proprio vero che le indagini particolareggiate su quanto scoperto non ci riguardano per nulla?””No! Su questo, non ci abbiamo nulla a che spartire......il nostro compito è essenzialmente quello di individuare il problema, effettuare le prime indagini tanto per essere certi di non esseri imbattuti in una “bufala” e poi passare il tutto a chi di dovere e basta” “ Ma allora Anna.....se noi non dobbiamo indagare a fondo su quanto potremmo trovare......perchè tu sei specializzata in una disciplina che implica la conoscenza particolareggiata addirittura della anatomia e fisiologia di creature aliene? Tu forse ricopri un incarico diverso dal mio e non puoi farmelo sapere?” “ Ma no Gianni.......non è questo il problema, te lo assicuro. Il fatto è che io ho anche ricoperto nel mio recente passato, un incarico attinente alla mia specializzazione ma adesso i miei servigi sono stati ritenuti più essenziali per il genere di missioni per le quali noi saremo d'ora in poi comandati” “ Vuoi dire che tu hai già lavorato sui corpi di esseri provenienti dallo spazio?” “Certo Gianni.......ma di questo argomento non ne posso parlare con nessuno, nemmeno con te, almeno per adesso. Poi al momento opportuno anche tu saprai da me.......tutto quanto ti potrà interessare, MA NON ORA!”” Va bene Anna, un po' ti capisco ma tu non puoi pretendere di avere totalmente la mia fiducia senza che io sappia quanto mi è indispensabile sapere, non è facile per me lavorare così! Considera anche che a capo della nostra piccola squadra sono stato messo io e che sempre io sarò il primo responsabile delle nostre azioni......” “ Ma tu caro mio SAI GIA' BENISSIMO tutto quanto DEVI sapere, fidati di me ti prego e al momento opportuno sarai informato di tutto il resto ma ti ripeto ancora, NON ORA!”. E così era incominciata la loro avventura ed una collaborazione che durava oramai da tre anni. Avevano lavorato a sei o sette missioni diverse,, si erano imbattuti in alcuni casi dove avevano trovato tracce che potevano anche essere state lasciate da esseri provenienti dallo spazio ma mai nulla di più o di definitivo, tanto che la sicurezza iniziale di Gianni in quanto alla risposta che all'inizio gli era stata data se gli alieni esistessero veramente o meno, si era parecchio affievolita. Alla fine Gianni si era ritrovato a passare con Anna ore su ore in ufficio a scartabellare dossier e a cercare di trovare una qualche risposta alle loro domande. Avevano lavorato anche, anzi soprattutto a casi che si erano rivelate vere e proprie”bolle di sapone”, avevano avuto a che fare con persone schizzoidi o “spostate”, avevano smascherato visionari o imbroglioni........e adesso Gianni si sentiva un po' come il protagonista del libro di Buzzatti il “deserto dei Tartari” .........dove appunto il protagonista era sempre sul punto di ottenere un qualcosa che invece sfuggiva in continuazione. Il “nemico” sembrava non voler arrivare mai! Anna poi, non si era ancora “sbottonata” sull'argomento delle sue indagini precedenti su corpi di alieni e il giovane stava veramente per entrare in uno stato di avvilimento misto a demoralizzazione. Non era certo per rimanere a vegetare in ufficio che aveva scelto quel genere di lavoro. Ed era stato proprio allora che le ferie in Brasile avevano aiutato il giovane a “ricaricarsi”e a riacquistare la fiducia perduta.

CAPITOLO TERZO.

Tornato dai mondiali in Brasile, Gianni era subito stato contattato da Anna. La ragazza oramai erano tre anni che faceva parte della sua vita. Si trattava di un parte di se, staccata ed indipendente ma nello stesso tempo sempre presente ed indispensabile. Tra loro era sorta una sorta di muta complicità ed anche se l'amore vero e proprio non era mai sbocciato, almeno coscientemente, loro due infatti si sentivano “completi” solo quando erano assieme ma facevano ancora fatica ad ammetterlo a loro stessi. Gianni aveva anche provato a mettere in campo a se stesso, ai suoi pensieri, quanto sentiva per la ragazza.......e ne aveva concluso che si ne era effettivamente attratto, sentiva per lei una tenerezza infinita unita ad un senso di protezione......ma di certo si trattava di un sentimento ancora embrionale, vago e di certo unilaterale a cui per ora non bisognava dare ulteriore peso. Lei, invece, di Gianni era innamorata da sempre, da appena lo aveva conosciuto.......si era trattato di un vero e proprio “colpo di fulmine” ma a causa del lavoro fatto in coppia, non aveva voluto almeno per ora dare il giusto peso a tale sentimento, sforzandosi invece al massimo per far invece prevalere su tutto, il cameratismo e il lavoro di coppia inteso come componente principale della loro collaborazione. Comunque da un paio di giorni, dopo tanti mesi di monotonia, in vista c'era finalmente un qualcosa di nuovo e di stimolante. L'organizzazione da cui dipendevano, sembrava che li avesse coinvolti questa volta in qualche cosa che poteva forse apparire finalmente diverso dall'ennesimo e consueto falso allarme.......l'indomani difatti sarebbero dovuti partire a bordo di una unità della Guardia Costiera, verso una isoletta sperduta del Mediterraneo. ad indagare su una strana serie di fenomeni che in quella zona si stavano verificando con intensità crescente e che turbavano non poco gli equipaggi dei pescherecci che incrociavano in zona. I pescatori erano marinai rotti a tutte le fatiche e conoscendo perfettamente la zona non erano certo persone che si potessero far influenzare da fenomeni che potevano avere solo una spiegazione razionale. Un elicottero della Marina Militare era già stato mandato ad indagare sull'isoletta in questione e a parte un cratere che compariva sulla sommità della montagna che si ergeva sull'isola, cratere che nella topografia del luogo in realtà non era mai esistito, nulla di strano o di fuori posto era stato trovato. Certo un cratere dove non c'era mai stato prima era una faccenda non certo di poco conto, però la cosa che aveva cessato di far insospettire in un prim0o momento le autorità, era il fatto che sul fondo del cratere non si intravvedeva assolutamente nulla do anormale, come se se all'interno della montagna non ci fosse assolutamente niente degno di nota, in pratica si notava un grande “buco” e basta. Poteva darsi e questa era la cosa più provabile, che la sommità della montagna fosse semplicemente crollata e che la cavità che si apriva fosse da sempre esistita ma nascosta dalla sommità del monte che adesso non c'era più. L'elicottero, pensando per cui che fosse inutile cercare di addentrarsi oltre rischiando manovre azzardate, aveva allora desistito e si era allontanato senza proseguire oltre nell'esplorazione. I due giovani si erano dunque ritrovati il giorno dopo nel porto di Genova, dove avevano trovato ad attenderli ormeggiata in banchina, una motovedetta della Guardia Costiera sulla quale si erano subito imbarcati. La piccola imbarcazione li aveva portati fino nei pressi dell'isola di Montecristo, poco più di uno scoglio dove per ragioni ecologiche di mantenimento della natura allo stato primitivo, ai turisti era tassativamente proibito lo sbarco. Loro due invece erano scesi a terra con un gommone e con una adeguata dotazione di viveri, acqua ed attrezzature contenute negli zaini che i due portavano al seguito. Li alla luce del sole, seduti comodamente sulla sabbia bianca e finissima, avevano aperto la busta contenente i loro ordini operativi. I pescatori che lavoravano nella zona avevano ripetutamente riferito la presenza di stranissime luci che la notte sembravano materializzarsi nei pressi dell'isola. Non si trattava certo di una normale illuminazione del luogo, dove inoltre non c'era nessuno che potesse accenderla, ma piuttosto di alcuni fasci di luce che partiti nemmeno dall'interno del cratere ma apparentemente da terra si innalzavano verso l'alto, tanto sottili e luminosi da ricordare per certi versi i raggi laser. I Carabinieri che erano stati inviati sul posto a controllare nel caso che si potesse trattare di attività illecite della mafia o di contrabbandieri della zona, non avevano però trovato assolutamente nulla di anormale a parte una stranissima fenditura del terreno che si addentrava in profondità sotto la montagna che caratterizzava la piccola isola. Ed era proprio li che i due avevano avuto l'ordine di recarsi per indagare il più accuratamente possibile. Legato e messo in sicurezza il gommone, i due giovani si erano rapidamente avvicinati alla zona che li interessava: il terreno intorno era quanto di più normale si potesse immaginare, brullo, ricoperto ovunque dalla brutta, caotica e selvaggia macchia mediterranea e ovviamente, completamente deserto. Solo i gabbiani sembravano apprezzare la rustica bellezza di quel luogo incontaminato. Gianni si era avvicinato alla fenditura per la quale loro due erano venuti in quel posto dimenticato da Dio e non vi aveva notato assolutamente nulla di anormale, tutto appariva come doveva essere in un'isoletta sperduta del Mediterraneo, ne più e ne meno. Provabilmente si trattava di un altro degli ennesimi falsi allarmi che lo avevano perseguitato in quei tre anni di vane ricerche di un qualcosa che gli dicevano doveva esistere e che invece lui non riusciva mai a trovare! Anche Anna che si era a sua volta avvicinata aveva detto al compagno:”Maledizione......ci risiamo un'altra volta, ci hanno fatto venire fino a qui per fotografare un buco per terra provocato da chissà quale sconvolgimento tellurico. Qui è più provabile trovare il tesoro di Edmond Dantes e dell'abate Faria, piuttosto che qualche traccia della presenza di alieni!” “Hai proprio ragione Anna, qui non c'è nulla e se non fosse per quel temporale in arrivo, chiederei via radio di essere riportato al più presto a bordo della motovedetta in modo da poter trascorrere la serata assieme a te in un buon ristorante della zona del porto, visto che con l'occasione avrei anche un certo discorsetto da farti e un argomento di comune interesse da affrontare”. Difatti il cielo pomeridiano si stava oscurando ed un temporale minacciava di scatenare su Montecristo tutta la sua violenza. Non era pensabile avventurarsi in gommone per tornare a bordo della piccola nave, bagnandosi fino alle ossa e rischiando un naufragio, per cui ai due giovani non rimaneva altro da fare se non rimandare la partenza all'indomani a tempesta passata e cercare al più presto un posto riparato dove accamparsi per la notte e lo avevano individuato proprio all'interno della fenditura che si addentrava nella roccia. Si erano spinti cautamente all'interno per una decina di metri e si erano accampati proprio li dove la fenditura sprofondava quasi a perpendicolo verso il basso. Anche li non c'era assolutamente nulla di strano da notare, erba, massi roccia incombente sopra le loro teste, nidi di uccelli........natura allo stato selvaggio ma solita e normalissima natura terrestre. Mentre fuori si scatenava il temporale e il buio piombava assoluto ad avvolgere tutto, Gianni aveva acceso le lampade in loro dotazione e aveva terminato di sistemare l'accampamento. Li sotto in definitiva non si stava affatto male, il fornelletto a spirito riscaldava la minestra in busta, le coperte in dotazione erano pronte a riscaldarli per la notte e non mancava una bottiglia di “Vov” per terminare in bellezza la serata. Gianni aveva poi sempre in serbo il famoso discorsetto che desiderava da tempo fare alla ragazza, che verteva su un argomento che stava anche a cuore ad Anna e questa serata da trascorrere in tutta solitudine, sembrava proprio l'occasione giusta per poterli finalmente fare. Ma il destino aveva deciso diversamente.......mai tra i due giovani avrebbe potuto sbocciare un rapporto d'amore: fu Anna, proprio mentre Gianni si apprestava a parlare, ad accorgersi dello strano fenomeno: mentre il buio avvolgeva completamente il loro rifugio, la ragazza si era accorta che una strana vaga luminescenza saliva ora dal basso, sempre più vivida mano a mano che il tempo passava. Poi un raggio di luce che assomigliava moltissimo a quella laser, si era alzato dal profondo e si era diretto verso uno squarcio della volta di granito dirigendosi verso l'alto nel cielo nero della notte. Questa volta si che avevano trovato qualcosa di interessante: quanto era appena accaduto sotto i loro occhi, non poteva assolutamente essere considerato un fenomeno naturale ma nello stesso tempo, quanto era appena successo davanti a loro, poteva essere in nessun caso considerato opera dell'uomo, visto che le stesse autorità non sapevano nulla di quanto si stava verificando li a pochi passi da loro e che lo sbarco sull'isola era interdetto da anni a chiunque. Anna si era allora cautamente avvicinata al dirupo e, dopo aver esaminato nei minimi particolari la zona in questione, aveva intravisto la possibilità di scendere almeno fino ad un certo punto, proprio fin dove una sorta di grotta pareva svilupparsi lateralmente all'abisso senza fondo. Gianni però, prima di affrontare la pericolosa discesa, per ulteriore sicurezza aveva legato se stesso e la compagna con una cima da roccia fissata su di un rampone di ferro conficcato in profondità nel terreno e i due si erano calati solo allora con la massima prudenza, dentro la fenditura che si apriva verso il basso.

CAPITOLO QUARTO.

Mentre scendevano lentamente verso l'apertura laterale che avevano da poco individuato,, i due scienziati si erano benissimo resi conto che le torce elettriche almeno in quel momento risultavano perfettamente inutili, difatti mano a mano che si addentravano in quella voragine, una luce bianca sempre più vivida avvolgeva i due e tutto quello che li circondava. Lo strano era che dall'alto tale luminescenza non appariva per nulla e che se non si fossero calati la in basso, di tale fenomeno non se ne sarebbero mai nemmeno potuti rendere conto. Comunque ora l'inizio della cavità laterale era li ad un passo e senza alcun problema Gianni ed Anna vi entrarono con la massima facilità. Meno male che il tratto di discesa in realtà era molto breve visto che ne Gianni ne Anna avevano alcuna esperienza di montagna e che la ragazza soffriva anche di vertigini. Guardando verso il basso la grotta continuava ancora a scendere ad una profondità indefinita ma adesso il fondo risultava avvolto dal buio più assoluto, mentre la luce bianca continuava a diffondersi nell'apertura laterale dove i due giovani si erano appena introdotti al sicuro dalla voragine. Addentrandosi all'interno della grotta, era subito risultato evidente che da quel passaggio da tempo immemorabile non passava nessuno: il fondo della grotta infatti era cosparso di sabbia finissima e nessuna impronta di piedi, ruote o altro era presente. In fondo, dopo un centinaio di metri il passaggio però si interrompeva bruscamente e una incedibile voragine si apriva di colpo sotto i piedi dei due esploratori: sul fondo, ad almeno duecento metri sotto di loro, si stendeva una vera e propria città, completa di case, strade e piazze:”Maledizione, Anna.......in che cosa mai ci siamo mai imbattuti? Guarda........quella che vediamo sotto di noi è un agglomerato di edifici delle dimensioni di una cittadina di almeno diecimila abitanti........guarda, la in fondo c'è anche un lago e si intravede anche una cascata! Ma se guardi con attenzione ti accorgerai che tutto ti apparirà nello stesso tempo così strano. Ti sei accorta che le strade sono percorse da........ma cosa sono?Quelli non sono esseri umani, guarda attentamente con il mio binocolo.......quelli sono umanoidi ma non certo uomini! E poi hai fatto caso che gli edifici sono senza finestre?.......E non c'è un albero che sia uno o una pianta, va bene che siamo sotto terra......però è strano lo stesso!””Hai ragione Gianni.........tutto risulta molto strano. Io poi non capisco come nessuno mai si sia potuto accorgere di quanto sta accadendo qui in basso e non so dire oltre al resto da quanto tutto quanto stiamo ora vedendo esista e se a questo punto questo sia o meno l'unico luogo sulla Terra dove questi esseri abbiano costruito una struttura del genere! Ti confesso che sono terrorizzata e che me ne voglio andare da qui il più presto possibile, riferire a chi di dovere quanto abbiamo trovato e.......dimenticare questo incubo al più presto”” Hai perfettamente ragione Anna. Il nostro compito è solo quello di riuscire a trovare quanto ci è richiesto e una volta assolto a tale missione tornare subito a riferire e lasciare il resto delle indagini alle strutture appositamente preposte. Noi abbiamo assolto al nostro compito e oltre a tutto non siamo per nulla attrezzati per fare altro..........la nostra missione è conclusa......andiamocene subito via!” Ma Gianni si era anche reso subito conto che la compagna in quei momenti di estrema tensione, si stava comportando in maniera piuttosto strana.......era rimasta ovviamente scioccata quando aveva visto l'esistenza e le dimensioni di quella stranissima città ma non aveva invece battuto ciglio quando si era a sua volta accorta della presenza degli umanoidi. Era come se li avesse già visti da qualche parte, come se lei fosse già al corrente della loro esistenza........e Gianni non sapeva quanto aveva ragione:” Anna, scusa se te lo dico ma ho di nuovo la viva impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa......una parte della verità che abbiamo appena scoperto qui sotto. Tu sapevi dell'esistenza di quegli strani esseri, tu lo hai sempre saputo ma non mi vuoi spiegare ne il perchè del tuo silenzio ne tanto meno chi essi possano mai essere! Siamo o no una squadra che lavora assieme da tre anni? Allora, adesso cosa mi rispondi?”” Va bene Gianni.......questa volta hai ragione, il momento di spiegarti quel poco che so è arrivato. Vedi.......già in passato e più di una volta, degli strani esseri come quelli che abbiamo appena visti, sono precipitati sulla Terra con i loro mezzi spaziali. Da quanto si è potuto comprendere, le navette cadute sulla terra, non erano altro che appunto delle navette, destinate provabilmente a portare su e giù da delle astronavi ben più grandi il personale addetto ad esplorazione o altro. Ma quella delle astronavi che noi tra l'altro non abbiamo mai visto, è solo una ipotesi. Per quanto ne sappiamo noi, le “navicelle” potrebbero provenire anche da qualche altra parte nascosta del nostro pianeta, una base per esempio come quella che è sotto i nostri occhi. Noi, cioè il governo americano, ha ovviamente subito messo le mani su tali “reperti” e li ha nascosti nella oramai famosa “Area51”. Li, dove anch'io ho lavorato pur essendo come te italiana, si è cercato senza alcun successo, di riprodurre almeno in parte la tecnologia aliena propria delle navette, mentre io con altri scienziati esaminavamo i corpi degli alieni ritrovati. Mai siamo riusciti però a trovarne uno solo vivo......solo cadaveri più o meno intatti. Adesso siamo arrivati al punto di conoscere per lo meno l'anatomia e la fisiologia di quelli strani esseri, le malattie a cui sono soggetti e di cosa si nutrono......tra l'altro gli alieni, sono stranamente fisiologicamente molto ma molto simili a noi........ma, incomprensibilmente nello stesso tempo, mancano totalmente degli organi di riproduzione ne hanno alcuna distinzione di “sesso”. A questo si siamo riusciti ad arrivare ma in quanto allo scopo per cui gli alieni siano venuti qui da noi, da quanto tempo siano arrivati e cosa stiano organizzando, purtroppo non si sa assolutamente nulla. Nessuno poi può sapere che quanto abbiamo appena scoperto possa esistere, anche se molti tra gli scienziati lo hanno immaginato! E questo è veramente tutto quanto so sull'argomento”” Va bene Anna, so che adesso sei sincera.........ora pensiamo solo ad andarcene al più presto da qui e ad avvertire di quanto abbiamo scoperto i nostri superiori”.

CAPITOLO QUINTO.

Ma non era destino che i due giovani potessero tornare assieme sulla superficie dell'isola di Montecristo, Gianni addirittura, anche se ancora non lo sapeva, non avrebbe mai più rivisto la luce del sole. Proprio mentre si stavano dirigendo il più rapidamente possibile verso la parete che avrebbero dovuto scalare per risalire, una porticina si era all'improvviso aperta silenziosamente alle loro spalle e otto umanoidi, che sembravano come apparsi dal nulla, li avevano improvvisamente circondati con quelle che parevano armi spianate nelle loro mani a quattro dita. Si trattava di esseri alti non più di un metro e sessanta, con i grandi occhi a mandorla, senza capelli e vestiti da quella che sembrava una tuta da sub estremamente attillata. Ai piedi calzavano delle stranissime “pantofole” chiuse di un bianco latteo. Non c'era nulla da fare.........otto alieni armati contro due terrestri inermi e tra l'altro terrorizzati. I due senza che gli strani esseri pronunciassero una sola parola, vennero sospinti con decisione verso la porta che si era nuovamente aperta dietro di loro e invitati con vari decisi spintoni a varcarla. Gianni aveva in verità tentato subito di parlare, di protestare........di cercare in qualche modo di mettersi almeno in comunicazione con gli strani esseri che li avevano catturati ma senza ottenere alcun risultato apparente se non solo i consueti spintoni a ripetizione che spingevano i due a procedere in avanti. Il corridoio che avevano adesso imboccato era perfettamente lavorato e non con le pareti di roccia viva come la grotta da cui erano entrati, i muri erano levigati alla perfezione e verniciati di un rilassante verde pastello, mentre il pavimento era ricoperto da una specie di “linoleum” di colore rosso vivo. Alla fine del passaggio, erano poi entrati in un ascensore che li aveva portati a livello della “città” che in precedenza avevano intravisto dall'alto. Ma, appena arrivati al livello inferiore, si erano subito resi conto di un fatto incontrovertibile: le costruzioni che avevano appena trovato non appartenevano in realtà per nulla ad una città e i due scienziati se ne erano immediatamente resi conto: quelle che dall'alto erano sembrate case piazze se strade, facevano in realtà parte di un gigantesco misterioso macchinario. Una miriade di tubazioni usciva da quelli che erano state erroneamente scambiate per abitazioni e si svolgevano a terra insieme ad un viluppo di cavi, per poi rientrare in altre strutture simili a dei giganteschi tralicci. Altro i due non avevano per il momento potuto vedere, a parte una torre gigantesca in metallo traforato che ricordava vagamente Il monumento più famoso della capitale francese, perchè erano stati subito introdotti in una stanza che dava l'impressione di essere l'anticamera di un laboratorio per l'odore di alcool e di sostanze chimiche che si poteva notare tutto all'intorno. Li erano stati abbandonati senza una parola dalla scorta armata e lasciati assolutamente soli per almeno una buona mezz'ora. Certo che la paura era tanta..........un conto era essere sequestrati da una banda di banditi, un altro essere “rapiti” da degli esseri di cui non si conosceva nulla, ne le loro intenzioni, ne la loro moralità e concezione della vita......nulla assolutamente nulla. Oltre a tutto Gianni e Anna erano per cosi dire avviliti e soffrivano la loro ovvia ed evidente inferiorità culturale e si sentivano nelle stesse condizioni un terrestre dell'epoca medioevale che fosse stato sequestrato da uno dei tempi moderni. Ma alla fine la porta da dove erano entrati si era nuovamente aperta e questa volta un normalissimo essere umano, vestito di una stranissima combinazione bianca completa di giacca e pantaloni, era entrato e aveva fatto loro cenno di alzarsi e di seguirlo. Subito Anna aveva cercato di comunicare con il nuovo arrivato bersagliandolo con le più ovvie domande ma aveva ottenuto soltanto di sentirsi apostrofare con un quanto mai secco e anonimo:”Muovetevi e seguitemi!” Non c'era stato nulla da fare, Gianni aveva anche cercato di fermare per un attimo il nuovo arrivato, cercando di trattenerlo per un braccio ma aveva ottenuto dall'uomo soltanto uno sguardo assolutamente ”vuoto” e nulla altro. Avevano dunque imboccato un nuovo corridoio ed erano entrati in una stanza al centro della quale era situata una piscina circolare dal diametro approssimativamente di una decina di metri, in cui ribolliva un liquido chiarissimo appena velato di un bellissimo rosa trasparente. Ai lati era stata posta una lunga panca e li accanto si ergeva un bidone all'interno del quale c'erano degli abiti e della biancheria sporca gettati li dentro e li abbandonati chissà da quanto. La loro guida, appena entrati nel nuovo locale, aveva nuovamente aperto la bocca per dire semplicemente:” Spogliatevi completamente ed entrate in piscina...........le bolle sono dovute al disinfettante ma il liquido è a temperatura ambiente. Muovetevi, immergetevi e tenete gli occhi aperti anche sotto la superficie del liquido!” Ai due non era rimasto altro che ubbidire........si erano spogliati in silenzio e a occhi bassi e si erano immersi nel liquido ribollente. Il liquido era effettivamente a temperatura ambiente e non dava alcun fastidio sulla pelle, anzi sembrava quasi accarezzarla dando un vivo senso rilassante e di di benessere. Gianni sempre ironico, anche per cercare di spezzare con una battuta la tensione, aveva sorriso alla compagna accarezzandole dolcemente il viso e aveva detto:” Vedi Anna, oggi è la mia giornata fortunata.......sono stato alle terme ed ho visto finalmente nuda la ragazza dei miei sogni!” E ad Anna non era rimasto alto che rispondere:” Spero che quanto hai visto sia per lo meno stato di tuo gradimento, perchè quanto a mia volta ho visto io in effetti......mi ha francamente un po' delusa!”. Dopo cinque minuti di permanenza in “acqua”, erano stati fatti uscire e condotti sollecitamente verso due grandi tubi trasparenti di materiale plastico all'interno dei quali, un getto di aria calda li aveva perfettamente asciugati. Poi il loro accompagnatore li aveva fatti entrare in un altro tubo delle stesse dimensioni del primo, li aveva costretti a divaricare le gambe e a spalancare le braccia fino a quando una luce azzurra aveva loro bruciato e fatto scomparire i capelli fino quasi alla radice, tutti i peli corporei e perfino lo strato superficiale della pelle. Il tutto appariva chiaramente come una ulteriore e massiccia disinfezione ma a cosa una pratica del genere potesse servire rimaneva purtroppo un mistero. Terminata la sgradevole pratica, i due scienziati non erano nemmeno stati fatti rivestire ma abbandonati ancora completamente nudi e in perfetta solitudine sulla panca ai bordi della piscina. Dire che erano imbarazzati era poco.......completamente nudi, privati anche della ben misera “protezione” dei loro peli...........e soli........drammaticamente soli! Ma erano anche terrorizzati sentendosi trattati alla stregua di animali da macello o peggio da esperimento e questo era adesso il loro più grande terrore.......quello di essere considerati nulla di più che delle cavie. Dopo un periodo di tempo non quantificabile, finalmente era rientrata la loro guida e con il solito brusco:”Seguitemi” li aveva fatti alzare e senza nemmeno averli fatti rivestire, indirizzati verso l'altra porta che si apriva in fondo alla stanza e condotti con lui per un altro interminabile corridoio illuminato da una tenue luce azzurra. Dal pavimento saliva per una altezza di una decina di centimetri una nebbiolina verde che aveva forse la funzione di mantenere asettici i piedi scalzi che camminando toccavano evidentemente il pavimento. O li sotto qualcuno era fanatico della pulizia o i due compagni erano destinati a qualcosa di orribile! Bisognava fare qualcosa prima che fosse troppo tardi, non si poteva continuare senza nemmeno tentare di reagire in qualche modo. Prima che il corridoio potesse terminare Gianni all'improvviso si era di colpo lanciato addosso all'uomo che li precedeva e lo aveva atterrato con tutto il suo peso. Anna che aveva compreso subito dove il compagno volesse arrivare, era intervenuta a sua volta contribuendo a tenere l'uomo fermo a terra in modo che non potesse sfuggire ma l'individuo non aveva stranamente cercato per nulla di reagire e aveva mantenuto intatta la sua consueta flemma e la sua innata passività senza nemmeno cercare di gridare:”Adesso mi dici tutto quello che voglio sapere se non vuoi che ti torca il collo” Disse Gianni” Dove cavolo siamo, chi siete e cosa volete da noi? PARLA UNA BUONA VOLTA !” E l'uomo questa volta rispose dicendo testualmente:“ Voi siete solo cavie da esperimento e dovete entrare al più presto oltre la porta che si apre la in fondo.......io non so altro, vi devo semplicemente condurre la e ritornare a prendere il prossimo arrivo dalla superficie. Voi siete solo cavie da esperimento e dovete entrare al più presto oltre la porta che si apre la in fondo........io non so altro, vi devo semplicemente condurre la e ritornare a prendere il prossimo arrivo dalla superficie” “BASTA!” Urlò Gianni....ADESSO MI DEVI SUBITO DIRE CHI SEI E COSA FAI QUI SOTTO?” E così dicendo cominciò a stringere il collo del malcapitato che però ricominciò imperterrito con la sua eterna tiritera:”Voi siete solo cavie da esperimento............” Era evidente che nulla di diverso avrebbe mai detto. Gianni allora lo aveva lasciato libero e l'uomo rialzatosi come se nulla fosse, si era semplicemente avviato verso la porta che si apriva in fondo al corridoio, ripetendo per l'ennesima volta con il consueto tono di voce:”Seguitemi” come se l'aggressione subita non fosse mai esistita. Gianni allora prese una decisione, folle, inconsulta, forse assolutamente irrazionale ma forse l'unica che gli restasse da prendere in quel contesto: si avvicinò all'uomo che li precedeva e con un colpo di taglio al collo a mano tesa lo fece cadere morto a terra. Poi, nonostante le proteste della compagna, che questa volta non si aspettava certo un manovra del genere, si avvicinò di soppiatto alla porta che aveva nella sua parte più alta una specie di oblo circolare che faceva vedere cosa c'era all'interno della stanza successiva. La stanza aveva le dimensioni di una aula scolastica e ospitava su delle panche appoggiate alle pareti un cinquantina di esseri umani di varie età, tutti nudi come loro e tutti apparentemente passivamente rassegnati al loro destino. Una opaca nebbiolina scendeva dall'alto da dei diffusori e Anna si rese subito conto che si doveva trattare di un forte calmante che rendeva quei disgraziati docili e passivi, pronti dunque per essere utilizzati per chissà quali oscure sperimentazioni. Entrare li dentro voleva dire rinunciare a combattere per la propria esistenza, in attesa di essere utilizzati come dei topolini da laboratorio. Ci doveva per forza essere una alternativa: ma tornare indietro non aveva senso, si doveva cercare invece un altra uscita e far perdere le loro tracce all'interno di quella struttura......poi si sarebbe visto cosa poter fare per poter uscire da quell'incubo. Gianni, preso dalla disperazione, si era messo metodicamente a tastare le pareti del corridoio dove loro si trovavano, alla ricerca dell'esistenza di qualche apertura nascosta. Dopo una mezz'ora si erano convinti di due cose: prima di tutto all'interno del corridoio non esistevano telecamere, altrimenti dopo la morte della loro “guida” qualcuno di sicuro si sarebbe precipitato per catturarli e farli entrare nella stanza successiva, poi evidentemente nessuno li stava aspettando......chi mai poteva preoccuparsi del mancato ingresso nella stanza di due “cavie” quando il locale ne era già pieno? Ma alla fine, a forza di cercare, Anna aveva trovato un bottone dello stesso colore della parete che perfettamente nascosto, sporgeva però per un paio di centimetri all'esterno, lo aveva premuto e subito una porta si era aperta davanti a lei. Era quello che stavano cercando.......la avevano subito attraversata e si erano trovati in una stanza che conteneva degli armadietti con all'interno delle combinazioni bianche perfettamente identiche a quella indossata dall'uomo che avevano malauguratamente dovuto sopprimere. Dopo essersi finalmente rivestiti, erano tornati in corridoio, avevano preso il cadavere e portatolo nella stanza lo avevano rinchiuso con grande fatica in uno degli armadietti. Per un po' nessuno, almeno così loro speravano, si sarebbe dunque accorto di nulla. Un monitor era appoggiato su di un tavolino e le immagini che trasmetteva erano quello di una serie di corridoi dove circolavano pochi esseri umani tutti vestiti nel modo consueto, mescolati ad alieni. Nessuno sembrava fare caso gli uni agli altri, tutti camminavano per la loro strada per compiere chissà quale misterioso incarico. Il problema era adesso di dove poter andare per cercare di risalire, si doveva fare di tutto per tornare alla superficie per avvertire le autorità del N.C.D.I.E in cosa si erano imbattuti. La loro missione infatti era conclusa, non stava a loro indagare oltre, loro dovevano esclusivamente tagliare la corda e riferire. Ma non era certo una faccenda semplice riuscire ad allontanarsi da li. Uscire allo scoperto e mescolarsi a quella folla indaffarata era da ritenersi assolutamente una faccenda non proponibile........loro due non sapevano assolutamente nulla di quel luogo e cosa importantissima, non avevano la più pallida idea di dove dirigersi per tornare in superficie. Oltre a tutto prima o poi avrebbero inevitabilmente dato nell'occhio e sarebbero stati immediatamente ripresi. D'altro canto cercare di ripetere a ritroso il cammino percorso era cosa impossibile......come erano stati catturati la prima volta, sarebbero certamente stati di nuovo ripresi una seconda. L'unica alternativa che forse rimaneva loro, era quella di proseguire nell'esplorazione, entrando magari nel corridoio che costeggiava quella stanza dove giacevano tutti quegli esseri umani quasi anestetizzati dal vapore che calava dal soffitto.

CAPITOLO SESTO.

E così avevano fatto: avevano cautamente aperta la porta e visto che nessuno era in vista, avevano iniziato a percorrere il lunghissimo corridoio. All'interno il buio era totale, mentre la serie di stanze che si intravedevano sulla destra, tutte separate dal corridoio da un vetro polarizzato, risultavano vividamente illuminate di una luce bianchissima. La prima stanza che potevano osservare era quella dove la nebbia ipnotica scendeva dal soffitto: come avevano già notato in precedenza, una cinquantina di uomini e donne di varie età completamente nudi, giacevano gettati sulle panche. Si trattava di una schiera di poveri esseri umani a cui sembrava che mancassero forza e volontà di reagire, era la schiera di disperati dei quali anche loro erano stati destinati a far parte prima della loro fuga...........Tutti quei poveracci si trovavano li sdraiati con gli occhi sbarrati e sembravano non percepire nemmeno la loro vicinanza gli uni con gli altri, evidentemente il gas soporifero che scendeva dall'alto annullava completamente la loro volontà. La seconda stanza era invece una vera e propria sala operatoria dove i prigionieri passavano per.........non si sapeva bene, quale recondito motivo. La stanza era dotata di ben sei lettini operatori e i “medici” che dovevano “operare” erano lo stesso genere di alieni che i due esploratori avevano visto in precedenza. Tutti i sei tavoli erano occupati ma ovviamente riuscire a comprendere quale genere di operazione fosse in corso non era dato poterlo sapere. La stanza seguente era evidentemente riservata alla rianimazione dopo l'operazione subita ma quella che cominciava a chiarire quale fosse il genere di intervento che veniva fatto ai pazienti, era quella ancora successiva. Li infatti si poteva notare un certo numero di alieni che si aggiravano per ogni dove, alcuni dormivano ancora distesi sui lettini ospedalieri, altri vi stavano seduti, altri ancora camminavano ancora incerti qua e la. Anna ad un certo punto aveva esclamato:”Ma dove sono finiti gli esseri umani usciti dalla sala operatoria? Qui ci sono solo alieni..........eppure da qualche parte devono pur essere andati!” “Hai perfettamente ragione Anna. Ma io credo di avere capito quale sia stato il loro destino........e se per caso avessi ragione, vorrebbe dire che un qualcosa di mostruoso sarebbe stato ordito da qualcuno o da qualcosa ai danni della razza umana. Vedi, secondo me gli esseri umani entrano in sala operatoria e li a loro viene fatto un qualcosa, un trapianto di cellule o che so io, che in seguito altera definitivamente la loro struttura corporea, trasformandoli in quelle strane creature che noi chiamiamo “alieni”! Tu stessa prima mi hai spiegato che la loro fisiologia non è poi tanto diversa da quella degli esseri umani” “Certo che se tu avessi ragione........ci sarebbe un motivo in più per scappare a gambe levate da questa “clinica” da incubo!”. Ma trovare la via di uscita da quel luogo non era affatto facile: infatti loro due non sapevano assolutamente la direzione da prendere e non conoscevano nemmeno il punto esatto in cui si trovavano. “Sai Anna, mi sa che diventa necessario prendere un ostaggio e cercare in tutti i modi di farlo parlare. Un essere umano di quelli che abbiamo visto aggirarsi un po' dovunque, un tecnico o un operaio.........un individuo di questo genere andrebbe benissimo. Non sarà certo una faccenda facile trovarlo e riuscire a sopraffarlo.......ma se vogliamo andarcene di qui, non vedo altre alternative a nostra disposizione” Anna non aveva potuto che accettare il piano di Gianni e entrambi avevano sollecitamene raggiunto la fine dello stretto corridoio dove si trovavano e avevano sbirciato con la massima attenzione attraverso la fessura della porta che dava nella stanza seguente e che avevano apposta lasciata semiaperta. Il locale che si stendeva al di la della porta non era una stanza ma si trattava di un altro corridoio, largo almeno cinque metri e di una lunghezza tanto grande che ne fine ne inizio si potevano vedere. Ogni tanto qualche essere umano passava davanti a loro, con un passo che ricordava dei sonnambuli appena alzati dal letto. Gianni aveva pazientemente atteso che uno di loro passasse dinnanzi alla porta senza che nessun altro transitasse in zona e poi con uno strattone improvviso aveva tirato dentro il suo corridoio il malcapitato. Anna gli aveva subito posto la mano sulla bocca impedendogli di gridare ma questa manovra era stata perfettamente inutile. L'individuo infatti non aveva alcuna intenzione di dare l'allarme, non reagiva per nulla all'aggressione, cercava solo di divincolarsi per continuare semplicemente a camminare verso la sua destinazione prestabilita. Purtroppo però non era stato assolutamente possibile interrogarlo come Gianni aveva sperato, il prigioniero non parlava per nulla come se non capisse le domande o non fosse stato programmato per dare delle risposte. Osservandolo bene Anna aveva poi notato una vasta cicatrice, ricoperta parzialmente dai capelli, di una specie di lobotomia e allora tutto era apparso chiaro........il poveraccio era stato volutamente stato messo in grado di eseguire un unico e semplice compito e nulla di più, dell'uomo che era stato un tempo.......non era rimasta alcuna traccia. Era assolutamente inutile insistere e i due decisero di lasciarlo andare via in modo che nessuno potesse accorgersi della sua assenza. Il robot umano infatti, non appena lasciato libero, si era subito alzato in piedi e diretto verso la porta, la aveva aperta e si era incamminato come se nulla gli fosse accaduto, per la sua strada, a compiere evidentemente la missione o il lavoro per cui era stato comandato. Per i due giovani dunque in definitiva non era assolutamente cambiato nulla: erano sempre all'interno di quel maledetto corridoio di cui non conoscevano nemmeno la posizione e non sapevano più dove andare. C'era poco da scegliere in verità, non restava adesso altro da fare se non tentare la improvabile risalita per la strada percorsa all'andata. Si trattava di una soluzione disperata e di assoluto ripiego ma a disposizione non ne avevano altre. Sapevano che la zona dove erano stati individuati era quella della caverna e avevano pensato che se la avessero attraversata di corsa, precedendo così l'arrivo degli alieni di guardia, forse ce la avrebbero fatta a uscire all'esterno. Non era certo un gran piano ma altre alternative non ce ne erano.........non si poteva pensare che i due potessero aggirarsi attraverso una base aliena senza mai farsi scoprire, una cosa del genere non era ne logica ne attuabile. All'inizio non c'erano state difficoltà apparenti, avevano ripercorso stanze e corridoi senza che nessuno gli ostacolasse, avevano passato la stanza della piscina di disinfezione senza mai imbattersi anche li in qualcuno che volesse o potesse ostacolare il loro cammino. Tutto era andato bene fino all'ascensore che li avrebbe dovuti riportare in superficie: avevano imparato benissimo ad imitare la “camminata” degli uomini robot che si spostavano nella struttura e nessuno aveva fatto più di tanto caso a loro. Ma nel momento stesso in cui cercavano il modo di far scendere l'ascensore verso il basso, erano stati individuati da due alieni che evidentemente si erano accorti di qualcosa di sbagliato in quei due esseri umani. Forse poteva essere stato il loro evidente stato di nervosismo, forse un qualcosa di sbagliato, fatto senza che loro potessero accorgersene o forse nessun essere umano era semplicemente autorizzato a trovarsi in quella zona o a trafficare con l'ascensore tentando di risalire in superficie...... il fatto è che questa volta sfortunatamente erano stati individuati. Era sta questione di un attimo, uno strano aggeggio era comparso nella mano a quattro dita di uno dei due alieni e Gianni ed Anna erano crollati a terra in preda ad un sonno profondo.

CAPITOLO SETTIMO.

Quando Gianni riprese conoscenza si rese subito conto con sommo terrore, che sfortunatamente erano stati portati proprio nella sala dove mai avrebbero voluto entrare, nella stanza dove aleggiava quel vapore ipnotico che evidentemente aveva il duplice scopo di calmare e di preparare il corpo al successivo intervento. La dentro la temperatura risultava elevata come quella di una sauna e chi vi entrava sudava copiosamente. Forse si trattava di un ulteriore metodo per eliminare le tossine dell'organismo o forse si voleva conferire all'organismo una ulteriore sensazione di stanchezza. La capacità di concentrazione di Gianni era però ancora fortunatamente rimasta intatta e lui in effetti si sentiva lucidissimo ma era la sua volontà di reagire, di fare qualsiasi cosa che veniva completamente a mancare. Non si poteva muovere quasi per nulla e a parte qualche lento e limitato cambio di posizione, non poteva fare nessun altro movimento.......un grandissimo senso di stanchezza non lo voleva lasciare, impedendogli sia di camminare sia di parlare. Una grande tranquillità nel medesimo tempo, pervadeva il suo animo, una stranissima sensazione di pace gli rendeva quasi piacevole la permanenza li dentro. Ma la mente sapeva benissimo che si trattava di un tragico inganno, e rimaneva nello stesso tempo perfettamente sveglia e vigile. Si era reso anche conto che nessuno fino a quel momento stranamente si era preso la briga di interrogarlo......a nessuno evidentemente interessava chi loro due fossero, ne il motivo per cui loro due erano giunti fino a li. Agli alieni apparentemente interessavano solo i loro corpi e basta. Tutti quanti la dentro erano apparentemente destinati ad entrare nella stanza seguente, quella delle operazioni chirurgiche. Gianni lo sapeva benissimo ma stranamente anche la paura lo aveva lasciato e al suo posto era subentrata una innaturale rilassatezza dovuta certamente alla nuvola ipnotica che stava respirando. Anna era li accanto, con uno sforzo non da poco i loro sguardi si erano incontrati ma aprire la bocca per parlare implicava purtroppo uno sforzo troppo grande per poterlo sostenere. Il destino di Anna però pareva che sarebbe invece stato diverso: ad un certo momento la ragazza era stata portata via dalla stanza ma non in direzione della sala operatoria ma attraverso una apertura che si era spalancata sulla destra, appena dopo l'ingresso. Poi tre alieni erano venuti a prendere proprio Gianni e lo avevano portato di peso nella sala operatoria. Non vi era modo di reagire........Gianni era completamente privo di forze e non poteva fare assolutamente nulla per cambiare il suo destino. Anna era stata portata invece in una sala di “attesa”, attesa per un qualcosa che le sarebbe dovuto inevitabilmente accadere. La stanza era vuota a parte la solita panca addossata alla parete e un lettino da ospedale che era parcheggiato verso il centro della stanza. Li la nebbia ipnotica che scendeva dall'alto era assente e la ragazza aveva di colpo riacquistato tutte le proprie forze. Dopo un po' una ragazza era entrata vestita come sempre vestivano gli umani la sotto e aveva detto con la solita voce spenta:” Spogliati e distenditi sul lettino” Ma Anna invece di ubbidire le aveva domandato:” Ma cosa sta succedendo qui sotto? Chi siete e cosa volete fare di me?” Ma era stato come era accaduto in precedenza con gli altri esseri umani, come parlare al muro, la ragazza infatti si era limitata a continuare a ripetere all'infinito, senza nemmeno muoversi la medesima frase:”Spogliati e distenditi sul lettino” Evidentemente non c'era modo di “cavarle” altro ma Anna ad ubbidire questa volta non ci pensava proprio e rimaneva ostinatamente seduta sulla panca. Dopo la quinta ripetizione del suo ritornello, qualche cosa era scattato nella mente della misteriosa ragazza, la sua espressione era di colpo cambiata e con grande sveltezza la giovane si era avvicinata ad Anna e senza che la ragazza avesse tempo e modo di reagire, aveva estratta di nascosto una siringa dalla tasca e con grande sveltezza aveva inoculato un qualcosa nel braccio della scienziata. Anna era sussultata per il dolore improvviso della puntura e aveva fatto il gesto di alzarsi e di scaraventarsi addosso a quella sorta di infermiera ma di colpo una grandissima stanchezza le aveva nuovamente pervaso il corpo. Appena alzatasi dalla panca si era resa conto che non riusciva più nemmeno a mantenersi all' impiedi........la mente rimaneva ancora come sempre lucidissima ma il corpo non rispondeva più agli ordini impartiti dal cervello. La ragazza approfittando della situazione, allora la aveva sospinta con decisione verso il lettino dove Anna oramai senza forze si era dovuta adagiare per non cadere rovinosamente a terra. La ragazza dunque, la aveva spogliata e le aveva messo le gambe divaricate e la aveva spinta giù distesa con dolcezza ma con grande decisione. Subito dei fermi di contenzione avevano imprigionato braccia e gambe di Anna e il lettino spinto dalla ragazza si era avviato verso la porta di uscita verso la sua nuova destinazione. Il turno di Gianni dunque era alla fine arrivato: due alieni lo avevano prelevato e fatto adagiare su un lettino che era stato subito spinto nella attigua sala operatoria e li era esploso il terrore il terrore folle dell'ignoto accanto alla paura della sofferenza e della morte. Li due braccia meccaniche lo avevano sollevato e posto delicatamente sul tavolo operatorio. Il giovane era terrorizzato.......la mente era rimasta sempre lucidissima ed anche l'effetto paralizzante e tranquillizzante del gas che scendeva dal soffitto si stava adesso attenuando. Ma non c'era stato il tempo di riprendere completamente possesso del suo corpo: Un alieno era comparso assolutamente invisibile da dietro e aveva fatto a Gianni una iniezione che aveva avuto come effetto quello di paralizzarlo completamente. Il giovane non solo non si poteva muovere per nulla ma aveva anche perso del tutto la sensibilità del suo corpo. Un altro alieno si era allora avvicinato a lui con degli strumenti chirurgici riposti su di un carrello e allora il terrore era nuovamente esploso in tutta la sua violenza nel cervello di Gianni. Le trame di tanti film dell'orrore visti nel passato, erano passate per un attimo nella mente del giovane. Per un lunghissimo attimo a Gianni era sembrato di poter riprendere il controllo del suo corpo, una massiva scarica di adrenalina era entrata di colpo in circolo ridandogli per un momento l'illusione di poter vincere in qualche modo il farmaco inabilitante ma una seconda iniezione di un liquido incolore e una fleboclisi inserita in vena, lo aveva definitivamente privato di ogni difesa. Non c'era stato nulla da fare, Gianni era completamente in balia dei “chirurghi” e il guaio era che si sentiva perfettamente sveglio, paralizzato ma sveglio. L' alieno si era allora di nuovo avvicinato e con il bisturi e aveva incominciato ad incidere la pelle intorno all'inguine del giovane che per fortuna non poteva ne vedere ne sentire nulla di quello che gli veniva fatto: dopo circa un' ora l'apparato riproduttivo di Gianni era stato tristemente riposto su una bacinella e portato all'inceneritore, al suo posto era stata invece inserita una protesi organica che conteneva una “sacca” con un liquido ricco di “informazioni genetiche” che con il progressivo successivo sciogliersi del contenitore, sarebbero entrate in circolo nel corpo del giovane, causando i radicali mutamenti che lo avrebbero trasformato in una di quelle creature aliene. Terrore, terrore allo stato puro aveva allora pervaso la mente di Gianni rischiando veramente di farlo impazzire. Ma il peggio, anche se l'uomo ancora non lo sapeva, doveva purtroppo ancora arrivare. Poi il Chirurgo aveva con grande abilità suturato il tutto e Gianni, o meglio quanto di lui rimaneva, era stato spinto nella sala attigua, quella riservata al decorso post operatorio. Di tutto quanto era accaduto, il giovane non aveva visto per fortuna nulla, ne tanto meno aveva provato per sua fortuna alcun dolore. Aveva solo visto il “medico” alieno agitarsi accanto a lui ma per fortuna non si era assolutamente reso conto di quanto gli era stato fatto. Disteso e tutt'ora immobilizzato sul lettino, Gianni fortunatamente non si era assolutamente accorto del cambiamento che stava già modificando il suo corpo: le membra si erano all'inizio come rattrappite su se stesse, di conseguenza la sua altezza si era ridotta e la pelle aveva perduto il suo naturale colore rosato e stava diventando di una tinta lattea. Gli stessi occhi erano diventati molto più grandi........Gianni stava diventando in tutto e per tutto......un alieno. Ma il vero e proprio cambiamento stava adesso per avvenire: quanto era stato fatto finora non era altro che una specifica preparazione a quanto stava adesso per accadere. Due alieni si erano avvicinati a lui, gli avevano posto sul lobo dell'orecchio un qualcosa di vivo che non era altro che una crisalide di un qualcosa di totalmente sconosciuto, un qualcosa proveniente dallo spazio profondo......quello che era il vero e proprio “alieno”. La crisalide si era subito introdotta zampettando veloce nell'apparato uditivo dell'uomo immobilizzato e risalendo, si era posta alla base del cervello, inserendosi saldamente nella corteccia cerebrale. Il tragico era che Gianni era rimasto sempre perfettamente sveglio e cosciente, prima si era solo reso conto che un qualcosa gli veniva introdotto nel suo corpo attraverso un orecchio ma quando la crisalide si era ancorata nella sua corteccia cerebrale, messaggi che non partivano assolutamente da lui avevano incominciato a far muovere quello che lui credeva ancora che fosse il suo vecchio corpo. Poi era arrivato una volta di più il terrore, il terrore puro: lui si era accorto di essere diventato nulla più che una mente prigioniera di un corpo che oltre a non appartenerli più, non era nemmeno più quello a cui era abituato dalla nascita.........non aveva ancora potuto “vedersi” ma sapeva per averlo visto in precedenza assieme ad Anna...........sapeva adesso quello che era diventato e non poteva fare nulla se non impazzire. Il destino di Anna invece era stato invece completamente diverso. Lei era stata portata in una sala operatoria completamente diversa da quella dove Gianni era stato “trasformato” in alieno............il lettino era stato sospinto all'interno di un macchinario che lo aveva accolto dentro di se con la ragazza ancora immobilizzata sopra. Tutto si era volto automaticamente, una rapida anestesia locale eseguita da una siringa apparsa dal nulla, un bisturi che aveva inciso la pelle del cranio della giovane, una sega che aveva praticato un foro nella scatola cranica e una specie di siringa che aveva introdotto all'interno del forellino una sorta di sonda trasmittente. Poi la ferita era stata suturata e richiusa e la ragazza liberata dalle costrizioni e lasciata riposare sul solito lettino in una sala asettica. Poi ad un momento ben preciso la sonda aveva incominciato a trasmettere ed Anna da quell'esatto momento con volontà e ricordi completamente azzerati, si era alzata e aveva incominciato a svolgere le sue nuove mansioni a cui era stata destinata: si sarebbe presa cura della trasformazione di componenti metallici, in una struttura più complessa, che sarebbe servita al cablaggio di alcune apparecchiature.

CAPITOLO OTTAVO.

Si trattava di una situazione incredibile...........lui era diventato un semplice spettatore di quanto avveniva attorno a lui. Vedeva quello che era stato e che era diventato il suo corpo spostarsi qua e la in assolvimento dei suoi nuovi compiti e non poteva fare assolutamente altro se non assistere passivamente. Da quando, terminata l'operazione, la sacca dentro di lui aveva incominciato a rilasciare enzimi, catalizzatori e nuovi geni, il suo corpo si era rapidamente trasformato e lui non era stato..........più lui nemmeno fisicamente, il che gli faceva nello stesso tempo schifo ed orrore! Solo la sua mente era rimasta quella di sempre ma una mente che non aveva alcuna possibilità di controllare alcun che del suo nuovo corpo. Lui poteva solo vedere quello che accadeva attorno a lui ma vedeva solo ed esclusivamente quello che l'alieno decideva di guardare in quel momento e basta. Gianni non aveva assolutamente la possibilità di puntare lo sguardo dove più lo aggradava, lui non aveva il controllo di muscoli e nervi, lui era diventato un ospite assolutamente passivo ed inerme di quello che una volta era stato il suo corpo, una sorta di passeggero non pagante e basta. L'alieno che Gianni era diventato si occupava di computer: come se si fosse trattato di un normalissimo essere umano aveva preso l'abitudine di sedersi su di un pallone da spiaggia gonfiabile capitato chissà come fino a li e pestava sulla tastiera per otto ore filate. Gianni sentiva benissimo accanto a se la presenza di un'altra entità che aveva il comando di quello che l'uomo era diventato, una mente sviluppatissima che faceva muovere il suo nuovo corpo a suo piacimento. Gianni aveva anche cercato in ogni modo di contattarla, di parlarle, di interrogarla in tutte le maniere possibili, di far quanto meno far sentire la sua presenza, la sua ESISTENZA ma non aveva assolutamente MAI ricevuto cenno alcuno che potesse fargli capire che la sua richiesta era stata accettata o solo per lo meno percepita. Non c'era stato nulla da fare..........lui continuava ad essere ignorato come se la sua presenza e la sua stessa esistenza, non rivestissero per l'alieno alcuna importanza. Gianni non aveva neppure il controllo della vista, vedeva solo ed esclusivamente quello che voleva vedere l'alieno solo quando l'alieno rivolgeva lo sguardo da qualche parte. C'era veramente da impazzire........quello che rimaneva di Gianni doveva sopportare di continuo una esistenza che non era più la sua senza mai potersi per lo meno per lo meno ritirare in un mondo fatto di ricordi e di silenzio. Adesso però per lo meno sapeva.........l'unico “vantaggio” che aveva potuto ottenere da quella forzata connivenza, era il fatto che ora aveva accesso a tutte le informazioni che erano tesoro della mente dell'alieno o almeno così credeva..........Ora per lo meno era convinto di conoscere tutto, lo scopo di quella che stava diventando una vera e propria invasione, i metodi che sarebbero stati utilizzati per avere il sopravvento sugli esseri umani e la tempistica per poter ottenere tutto ciò. Credeva di sapere tutto ma non era in grado di fare assolutamente nulla per poter sventare la minaccia incombente che rischiava di far scomparire la civiltà dell'uomo sulla Terra. Gli alieni......i Mox, erano arrivati dieci anni prima sulla Terra con una piccola astronave che si era volutamente inabissata presso l'isola di Montecristo, ma erano anni e anni che con le navette spaziali cercavano di trovare sulla terra un luogo adatto al loro insediamento. Avevano in questo lasso di tempo rapito degli esseri umani per le prime trasformazioni in alieni e proprio dopo le prime trasformazioni avevano anche subito anche degli incidenti che li avevano fatti schiantare al suolo. I Mox, durante il viaggio interstellare, erano rinchiusi nei loro bozzoli protettivi al sicuro all'interno, mentre il mega computer che aveva portato fino a li la nave spaziale, aveva iniziato a cercare i primi “ospiti” adatti per introdurre le crisalidi. Una notte una nave da crociera con trecento esseri umani tra passeggeri ed equipaggio che navigava in zona, era stata “catturata” da un raggio trattore partito dall'astronave e fatta forzatamente attraccare presso l'isola di Montecristo. Tutti i passeggeri erano stati sbarcati con la semplice forza della mente, portati subito a turno all'interno della nave spaziale e sottoposti con il solo ausilio del computer e dei pochi alieni già ottenuti dai primi umani rapiti, alle prime operazione di “trasformazione” in alieni e robot umani. Il Computer e le macchine chirurgiche preposte all'operazione erano estremamente lente ad agire sui corpi degli esseri umani e fino a quando i primi nuovi alieni “chirurghi”non erano stati “operativi” le trasformazioni erano state fatte con estrema lentezza........ma poi quando i nuovi medici erano entrati in azione, tutta la procedura si era notevolmente sveltita. La nave oramai vuota, era poi stata riportata al largo e fatta incendiare fino a farla scomparire in tutt'altra zona sul fondo del mare. Poi piano piano, con la forza lavoro ottenuta, si era iniziata la costruzione della basse sotterranea, mentre altri esseri umani venivano periodicamente rapiti in zone sempre più lontane da li per non destare sospetti, e trasformati a loro volta in ospiti per crisalidi e.....forza lavoro coatta. Sembrava proprio che il destino ultimo di tutta la razza umana fosse dunque quello di diventare un semplice veicolo di trasporto per i Mox e operai specializzati per le loro esigenze. Gianni sapeva adesso che l'unica vaga speranza che gli rimaneva, l'unica forma di indipendenza, era quella che il Mox che gli aveva “fregato” il corpo non aveva assolutamente la possibilità o semplicemente l'interesse di leggere nella mente che era tutto quanto era rimasto dell'uomo che lo conteneva. Mentre Gianni sapeva in ogni momento tutto dell'alieno, scopi pensieri, sensazioni......l'alieno da parte sua non poteva o non voleva penetrare per nulla nella mente dell'uomo. Ciò Gianni lo sapeva per averlo “letto” nella mente del suo “invasore”........ai Mox non era possibile entrare nella mente dl loro ospite e nemmeno, per la verità li interessava poterlo fare. A loro serviva solo il corpo modificato per le loro esigenze e null'altro. Questo era per Gianni un indubbio vantaggio ma a cosa gli potesse servire un vantaggio del genere, questo era invece tutto da scoprire. A causa di tutta questa tremenda situazione, c'era veramente da dare di matto ma lui non poteva impazzire, non se lo poteva assolutamente permettere......aveva un compito e dei doveri da compiere e poi c'era anche Anna da cercare e trovare! Anna, la sua Anna.....adesso si che ne sentiva veramente la mancanza, adesso si che coglieva veramente quello che la ragazza era stata e soprattutto avrebbe potuto essere stata in futuro per lui..........gli sguardi fugaci, le strette di mano, i baci sulla guancia, la sua costante presenza, il suo soave profumo di primavera che la accompagnava ovunque andasse! No, non poteva pensare anche a queste cose........doveva trovare il modo di reagire, di fare qualcosa a tutti i costi, per lui stesso, per Anna per il genere umano.......e poi alla fine sperare di morire! Anche il Mox riposava.......non dormiva come facevano gli uomini ma periodicamente spariva dalla mente di Gianni e lasciava il corpo abbandonato immobile sul letto. Gianni sapeva che la crisalide in quei momenti fuoriusciva all'aperto e si recava zampettando.........non sapeva dove ne perchè ma comunque fuori di lui. Ciò accadeva in pratica ogni ventiquattro ore e l'assenza dal corpo durava per circa altre otto ore. In quei momenti il contatto tra la mente del Mox e quella di Gianni si interrompeva del tutto e la mente dell'uomo rimaneva sola e padrona del campo e in teoria di quel corpo tanto cambiato dalla sua configurazione originaria. Gianni, appena rimaneva da solo, cercava in ogni modo di prendere possesso delle facoltà motorie di quell'essere oramai alieno che lo conteneva, cercava in tutti i modi di tentare di assumere il controllo di braccia e gambe ma non c'era nulla da fare, nonostante tutti i tentativi, non otteneva assolutamente nulla. Addirittura il suo campo visivo era limitato alla direzione dello sguardo fisso nella posizione in cui il Mox lo aveva lasciato. Gianni non era padrone di nulla più che non fosse il suo puro pensiero. Evidentemente la strada da seguire per ottenere un qualche risultato non era quella.......ma cosa altro si poteva fare? A forza di provare Gianni rischiava veramente di impazzire: una sera mentre la crisalide si era eclissata in uno dei suoi giri misteriosi e lo aveva lasciato solo con i suoi pensieri, la mente dell'uomo si era allora concentrata li, solo dove poteva, dove lo sguardo puntava, cioè su quel pallone che l'alieno usava a volte come sgabello, ma che in quella occasione si trovava nel suo raggio visivo ma in fondo alla stanza: gli era allora tornato alla memoria la memorabile partita di calcio che più lo aveva coinvolto ed emozionato nella sua vita precedente all'arrivo dell'astronave aliena..........ricordava perfettamente il tiro da lontano effettuato da Balottelli che aveva alla fine dell'incontro, consegnato all'Italia il quinto titolo mondiale......dentro di se aveva rivissuto la scena e si era talmente entusiasmato ed immedesimato nella parte, che aveva quasi immaginato di calciare lui stesso il pallone.......e incredibilmente il pallone dell'alieno era volato via come se fosse stato effettivamente colpito! Gianni era rimasto esterrefatto. Come aveva potuto accadere una cosa del genere? Poteva forse la sua mente spostare con la telecinesi gli oggetti che si trovavano a portata di vista? Subito Gianni aveva riprovato, questa volta con la scrivania che si trovava proprio davanti ai suoi occhi......si era concentrato, aveva immaginato di doverla arretrare.......ed ecco il mobile spostarsi di almeno una ventina di centimetri all'indietro! Si.........era possibile, non sapeva come, ma era accaduto. Gianni era esultante, ora si sentiva rinfrancato e pieno di fiducia nell'avvenire. Adesso si che aveva in mano una vera e propria arma, con la quale poteva fare.........ma , CALMA!, COSA mai poteva fare? In realtà a COSA gli poteva servire questo nuovo potere che aveva acquisito? Apparentemente a un bel nulla! La sua mente, il suo potere di spostare gli oggetti era prima di tutto sempre legata alla direzione dove il Mox decideva di puntare lo sguardo e inoltre la mente di Gianni continuava a non avere nessun potere sul suo ex corpo. E allora?.........il tutto risultava di nuovo estremamente frustante ma non bisognava perdere la speranza, si doveva resistere e stare continuamente in guardia, chissà........qualcosa avrebbe sempre potuto accadere.

CAPITOLO NONO.

Anna intanto continuava a svolgere il suo compito con la regolarità di un automa. La mattina si alzava dalla sua brandina, andava in bagno, si lavava semplicemente perchè il suo corpo doveva rimanere pulito ma senza indulgere in trucco o a pettinarsi in modo “femminile”, faceva colazione con quello che trovava sul tavolo perchè era indispensabile mangiare per mantenere il suo corpo in forma e poi si recava in catena di montaggio dove iniziava la sua giornata produttiva. Lei lavorava come un automa.......da automa quale era diventata, non parlava mai con le vicine, non si guardava attorno, non pensava assolutamente a nulla. L'oggetto che le era stato inserito nel cervello le impediva ogni ragionamento, nel senso che il suo corpo appariva come “staccato” dalla mente, e funzionante solo con i comandi che partivano dagli impulsi emessi da quella sonda aliena. Quella che la mattina si svegliava, lavorava, mangiava non era Anna.......ma il suo corpo che viveva in simbiosi con quell'oggetto inserito nel cranio. Ma la verità era che la vera Anna esisteva ancora........subito dopo l'operazione, non appena la sonda era entrata in funzione, la mente della ragazza non era certo svanita nell'oblio ma si era per così dire “distaccata” dal suo corpo. La ragazza si era vista come se lei si fosse estraniata dalla sua “fisicità”, come se una volontà superiore la avesse allontanata dal suo corpo di qualche metro tenendola accuratamente separata dalla sua essenza fisica. Anna adesso vedeva se stessa da una distanza che andava da un metro di distanza ad un massimo di tre metri e rimaneva completamente distaccata dal suo corpo come se ne fosse stata cacciata fuori da qualcuno. Vedeva se stessa dall'esterno compiere le poche indispensabili, monotone operazioni della giornata, si vedeva alzarsi, lavarsi, mangiare e.....lavorare ma assolutamente non poteva interferire in alcun modo con il suo corpo. Aveva, allora anche provato ad allontanarsi pensando di essere diventata come per miracolo “puro pensiero” ma si sbagliava di nuovo........allontanarsi di un paio di metri o poco più, era il massimo che lei potesse fare......non c'era un impedimento particolare che la limitasse a farlo.........non ci riusciva proprio! Si vede che non poteva farlo e basta. Ma la fortuna stava per dare una mano alla razza umana. Dopo un mese passato a lavorare alla catena di montaggio, Anna era stata chissà perchè destinata ad un altro incarico. Era prima di tutto stata portata in sala operatoria, e la sua “protesi” era stata riprogrammata. Anna d'ora in poi si sarebbe occupata di portare materiali di qua e di la nella struttura che era tutt'ora in costruzione e la cui ultimazione sembrava che avesse la precedenza su tutto. Dove un qualche oggetto fosse servito a qualcuno degli alieni o dei robot umani, lei, anzi.....il corpo della ragazza comandato dall'oggetto inserito nel suo cranio, avrebbe provveduto a portarlo. Ma un errore era stato commesso, un errore clamoroso nella sua gravità, fatto questo che avrebbe modificato drasticamente quanto era stato programmato dai Mox. Durante l'operazione di riprogrammazione della sonda, un calo improvviso di corrente aveva momentaneamente bloccato l'operazione e quando questa era ripresa, non era stato inserito il “blocco” che impediva alla mente della ragazza di rientrare nel suo corpo.........per cui Anna al risveglio dell'anestesia, si era ritrovata come per miracolo......”a casa sua”! All'inizio felice ma spaventatissima, aveva accettato passivamente quanto le era accaduto......era bellissimo trovarsi ancora “dentro” a se stessa anche se il suo corpo continuava ad essere manovrato dalla struttura aliena inserita dentro di lei. Appena resasi conto della situazione, non aveva interferito con i comandi che provenivano dalla sonda, timorosa di dare nell'occhio e di poter essere scoperta ma piano piano si era resa conto di tre cose: prima di tutto la sonda non era una sorta di mente invasiva che potesse controllare e dominare il suo corpo.....si trattava solo di un meccanismo che consentiva al fisico della ragazza di compiere azioni ben precise, programmate in precedenza e basta e di tenere nello stesso tempo al di fuori, quella che era l'essenza stessa di Anna. Poi che il meccanismo non era collegato a nulla e a nessuno, e che non inviava messaggi di alcun tipo......si limitava a comandare il corpo della ragazza nell'espletamento dei suoi semplici compiti e doveri quotidiani e basta. Una volta accertatasi di ciò, Anna aveva atteso che arrivasse il momento dedicato al riposo, momento in cui la sonda non avrebbe inviato messaggi di alcun tipo al corpo addormentato. Allora aveva agito: aveva cercato di muovere il suo corpo, prima una gamba, poi l'altra e vedendo che ci riusciva senza problemi.....ad alzarsi in piedi e a camminare. Poi terrorizzata che qualcuno potesse essersi accorto di quanto aveva fatto si era di nuovo distesa sul letto. Ma nessuno era intervenuto, nessuno si poteva accorgere di quanto Anna aveva fatto. La mattina seguente la ragazza aveva effettuato il secondo tentativo: avrebbe cercato cioè di sovrastare questa volta la volontà della sonda, facendo compiere al suo corpo quello che lei decideva di fargli fare, in netto contrasto con i movimenti comandati dall'oggetto. Anna aveva atteso di essere sola e mentre la sonda la faceva camminare con un pacchetto in mano verso la fine del corridoio che stava percorrendo, aveva cercato di invertire la direzione di marcia. Non c'era stato alcun problema........Anna si era girata e si era diretta dove lei voleva, facendo anche volutamente cadere a terra l'oggetto che portava in mano. Poi si era di nuovo “ritirata” dal suo corpo e aveva constatato che “lei” si era semplicemente girata, aveva raccolto l'oggetto da terra......e si era diretta nuovamente verso la direzione programmata in origine. Anna aveva di nuovo atteso terrorizzata che qualcosa o qualcuno potesse intervenire, che nella struttura gigantesca, che cresceva di giorno in giorno sempre di più, un qualche “controllore” si accorgesse che qualcosa di strano era accaduto......ma niente, NON ACCADEVA PER FORTUNA ASSSOLUTAMENTE NULLA! Lei non solo poteva riprendere quando voleva il controllo del suo corpo, non solo si poteva distaccare da esso “svolazzando” intorno, ma anche poteva muoversi all'intorno facendo all'occorrenza agire il suo corpo esattamente come ci si aspettava che facesse il “robot umano” che era diventato..........si trattava di un perfetto infiltrato tra le linee dei Mox, un imprevisto asso nella manica capitato al genere umano..

CAPITOLO DECIMO.

Gianni invece doveva stare attento a non farsi scoprire. Sapeva benissimo che il Mox che aveva preso possesso del suo corpo trasformato, non aveva la minima possibilità di comprendere i suoi pensieri o forse si disinteressava completamente della sua esistenza non ritenendola importante. Ma Gianni non voleva ugualmente che l'essere che dominava quello che Gianni stesso era stato un tempo, si rendesse conto della nuova capacità appena acquisita dalla mente dello scienziato. Adesso era necessario attendere di avere questa volta un po' di fortuna, di aspettare l'attimo propizio per poter agire.........ci voleva pazienza, tanta pazienza e fiducia in se stesso, in Dio........... nel futuro.
Anna aveva invece incominciato ad agire..........inizialmente con grande circospezione, aveva provato a muoversi di notte nei corridoi della struttura girando qua e la cercando di memorizzare la pianta della struttura in cui si trovava. Si trattava di una immensa costruzione che si ingrandiva sempre di più mano a mano che il tempo passava. Aveva percorso chilometri di corridoi che sbucavano in passerelle che davano su abissi senza fondo, dove ascensori senza parapetti salivano e scendevano in continuazione. Si era imbattuta in strutture che dall'alto erano apparse alte come palazzi ma, che invece facevano parte di un gigantesco macchinario la cui funzione le appariva però assolutamente misteriosa. Nessuno mai la aveva fermata: aveva provato a ritirarsi all'improvviso dal suo corpo e aveva constatato che l'impianto che aveva nel cervello, aveva semplicemente fatto in modo, in assenza di ordini, di ricondurla alla sua branda come se mai si fosse spostata da li. Era libera, libera di fare tutto quanto doveva senza la paura e l'assillo di essere scoperta! Sapeva adesso di avere due compiti da svolgere, il primo era quello di riuscire ad avvertire in superficie di quanto stava accadendo la sotto o riuscire ad impedire in qualche maniera l'attuazione delle mire che i Mox avevano sull'umanità intera......il secondo quello di riuscire a ritrovare Gianni. Anna aveva inizialmente pensato di tentare di uscire come programmato con Gianni in precedenza, per la stessa strada attraverso la quale loro due erano entrati nella struttura. Conosceva adesso perfettamente la strada da percorrere ma non sapeva se per lei sarebbe stato possibile evitare gli alieni di guardia presso la grotta dove in precedenza erano stati catturati. C'era poi l'incognita di non sapere se il mezzo che gli aveva condotti fino a li era ancora ancorato dove lo avevano lasciato, o era stato invece rimosso.......o semplicemente era stato portato via dalle onde: uscire all'aperto ed essere ripresa solo perchè il gommone non c'era più sarebbe stata una faccenda a metà tra il comico ed il tragico. Non non era questa la soluzione giusta, bisognava cambiare programma. Ma intanto si era fatto giorno e Anna dopo la pulizia giornaliera fatta come al solito in maniera più rapida possibile e dopo una colazione abbondante, era “partita” per la sua prima missione giornaliera: avrebbe dovuto portare un componente elettronico, una tastiera da computer per l'esattezza, ad un Mox che si trovava all'interno di una stanza non molto lontana da dove Anna si trovava in quel momento. La mente della ragazza si manteneva distaccata e lasciava che l'iniziativa fosse in quel frangente nelle mani della protesi che aveva inserita in testa, si limitava ad osservare quanto si presentava ai suoi occhi Proprio quel giorno, per recarsi dove doveva, aveva preso a costeggiare un grande invaso colmo di acqua che sfociava in una cascata che alimentava quelle che dovevano essere delle grandi turbine per la produzione di energia idroelettrica. Si era poi imbattuta in una serie di tralicci alti una trentina di metri che sorreggevano una miriade di cavi che portavano ovunque corrente elettrica, nelle “scatole” che dall'alto assomigliavano tanto a delle case, sotto terra e in altre costruzioni di cui non si poteva nemmeno indovinare ne uso ne scopo.
Gianni invece osservava il mondo esterno solo quanto il Mox gli consentiva di vedere.......e quanto vedeva non era certo molto ne tanto meno interessante. Evidentemente la tastiera con la quale l'essere extraterrestre lavorava, si era quel giorno guastata e il Mox girava passivamente per la stanza assorto nei suoi pensieri. La mente di Gianni percepiva rabbia repressa e noia e il desiderio assillante di rimettersi al più presto al lavoro. Non c'era nulla di interessante in quella mente aliena.....il Mox non aveva altri pensieri che potessero “spaziare” nell'astratto, in un qualcosa che potesse assomigliar ad un pensiero creativo, a un affetto, a dei sogni o delle speranze...........lui pensava solo in apparenza a compiere il suo dovere per il bene della sua razza e il non riuscire in quel momento a farlo, lo riempiva di un qualcosa che Gianni percepiva come molto simile all'angoscia e alla frustrazione. Non era come per un essere umano che nelle stesse condizioni del Mox si sarebbe nell'attesa dedicato a pensare alle ferie, alla fidanzata o a i suoi problemi personali......per l'alieno il pensiero andava al lavoro, al bene comune della razza a cui apparteneva e basta. Alla fine la tastiera tanto attesa era arrivata: il Mox aveva fissato la porta che si apriva e........incredibilmente Anna, anzi il corpo della ragazza in quel momento “comandato” dalla protesi, che gli porgeva l'oggetto. Se Anna non poteva essersi assolutamente accorta che il Mox in realtà era il vecchio corpo di Gianni geneticamente modificato e trasformato, Gianni per l'attimo in cui il Mox aveva fissato il volto della ragazza, aveva visto benissimo di chi si trattava e aveva urlato il suo nome con tutto se stesso. Ma ovviamente nulla, assolutamente nulla aera potuto accadere......L'alieno aveva semplicemente preso tra le mani la tastiera che la ragazza gli porgeva e si accingeva a distogliere di nuovo lo sguardo. Non restava che qualche attimo per poter fare qualcosa.......ma COSA? Prima di tutto Gianni doveva in qualche modo manifestare la sua presenza ad Anna e farlo senza farsi “sgamare” dal Mox …....ma poi a cosa sarebbe servito? Anna per Gianni era stata trasformata in un robot come quelli con i quali avevano avuto a che fare in precedenza e qualsiasi cosa lui fosse riuscito a fare provabilmente non sarebbe nemmeno stata notata dalla mente della ragazza! Eppure voleva tentare, in ogni modo.......tanto perso per perso, cosa mai gli poteva capitare di peggio? Il momento opportuno tanto atteso da Gianni era finalmente giunto: il Mox presa la tastiera dalle mani della ragazza la aveva subito collegata allo spinotto e così facendo il suo campo visivo riusciva a comprendere sia la tastiera sia lo spinotto stesso che però inserito nella sua sede, dava fastidio all'alieno interferendo con i movimenti che il Mox doveva fare per poter lavorare comodamente. Il Mox pur lavorando sullo spinotto, aveva incluso nel suo campo visivo anche lo schermo e la tastiera. Tutto preso dall'impegno di sistemare quanto gli dava tanto fastidio, non riusciva però a leggere quanto poteva apparire sullo schermo e non si rendeva conto di quanto poteva verificarsi la accanto a sua insaputa e Gianni allora ci mise un attimo a far muovere i tasti e a far apparire sul sul monitor le seguenti parole:”Anna il Mox sono io, Gianni.........vieni a trovarmi alle ventiquattro di questa notte” per poi cancellarle immediatamente non appena l'alieno aveva terminato di trafficare con l'attacco che gli dava tanto fastidio. Anna aveva visto apparire all'improvviso le lettere digitate in maiuscolo sul monitor e aveva compreso subito tutto e per poco non aveva anche perso il controllo della situazione..........aveva per un attimo preso possesso del suo corpo e per far capire all'amico che aveva compreso il messaggio aveva detto semplicemente calcando la voce su alcune parole che stava per pronunciare:” Ho CAPITO.....ho CAPITO che ho fatto quanto era stato detto di fare. TORNERO' PIU' TARDI se servirà qualche altro pezzo di ricambio” Era fatta......per un miracolo non solo Anna aveva compreso il messaggio lanciatole da Gianni ma la mente dell'uomo si era anche resa conto, che Anna stessa evidentemente era anche cosciente e in grado di reagire e forse anche di poterlo aiutare.

CAPITOLO UNDICESIMO.

Andata via Anna, la mente di Gianni era in subbuglio: adesso si che c'era la fondata possibilità di fare qualcosa di concreto. Anna evidentemente era chissà come, “padrona” di se stessa e aveva la possibilità di spostarsi visto che aveva accettato di aderire al suo invito. Lui ora sapeva che ci sarebbe stato anche il modo di comunicare se solo Anna avesse compreso che l'unica maniera di parlare tra loro sarebbe stata tramite l'uso del computer. Gianni sapeva poi che regolarmente tutte le notti dalle undici alle sette, la crisalide lo lasciava libero andandosene a riposare altrove o a fare chissà dove, chissà cosa d'altro. Il fatto era, che ogni notte invariabilmente, la crisalide lasciava il corpo di Gianni sempre nella medesima posizione, seduto sul pallone da spiaggia o sullo sgabello con la testa cioè appoggiata alla scrivania e con lo sguardo rivolto al computer che rimaneva sempre acceso in sten By. La giornata era passata.......ma mai in precedenza il tempo era sembrato così eterno da trascorrere e l'attesa si stava facendo sempre più spasmodica: Il Mox se ne sarebbe andato come al solito? E avrebbe lasciato il suo corpo nella consueta posizione? E Anna sarebbe arrivata come la mente di Gianni sperava o forse lui si era solo illuso di essere riuscito a farsi comprendere dalla ragazza? Ma alla fine tutto era andato come previsto.....il Mox come tutti i componenti della sua specie, era di una precisione e di una monotonia incredibile, faceva sempre esattamente le medesime cose e non sgarrava mai di un niente. Pareva proprio che qualsiasi cambiamento fosse avversato da quella stranissima razza senza fantasia. Ma questo per fortuna tornava a tutto vantaggio di Gianni ed Anna e la ragazza fu in grado come programmato di presentarsi all'appuntamento senza alcun ostacolo. Anna a mezzanotte precisa era entrata con la massima cautela nella stanza: aveva notato il Mox seduto nella sua innaturale posizione alla scrivania assolutamente immobile. Lo aveva allora ripetutamente chiamato ma senza avere ovviamente nessun cenno di risposta. Quello che era stato il suo compagno di lavoro e l'uomo di cui si era innamorata, giaceva adesso assolutamente muto ed immobile senza dare alcun segno visibile di essersi accorto della presenza della ragazza. Con lo sguardo rivolto alla tastiera Gianni aveva solo potuto udire l'arrivo della visita tanto attesa ma non certo vedere Anna che apriva la porta. La mente dello scienziato ribolliva di aspettativa di emozione e dal terrore che Anna non sapesse come comportarsi.......adesso più che mai era diventato IMPERATIVO riuscire a scambiarsi le prime impressioni.........poi tutto sarebbe diventato più facile. Ma Anna non era certo stupida, visto che il Mox non si muoveva, aveva cominciato tra se e se a pensare:” Per sapere che io sono qui.......so di certo che Gianni si è accorto della mia presenza. Evidentemente non è padrone come lo sono io, del suo corpo e per comunicare tra noi non resta allora altro da fare se non farlo attraverso l'uso del computer, come ha fatto lui per farsi notare da me. Non c'è altro modo!” E così facendo la ragazza si sedette accanto a ciò che era stato il suo compagno e cominciò a digitare sulla tastiera:” Sono qui Gianni, sono qui accanto a te! Adesso rispondimi se puoi, io sono qui che attendo” E la tastiera come per magia cominciò a funzionare da sola come se qualcuno di invisibile “pestasse” sui tasti:” Anna, Anna mia......sono proprio io, Gianni! Adesso sono solo, Il Mox che “abita” stabilmente dentro di me non tornerà che per le sette di domani mattina ed io ora posso finalmente parlarti e spiegarti tutto. Ti ricordi quando abbiamo visto attraverso il vetro polarizzato la trasformazione tra essere umano e quello che sono divenuto io..........ti assicuro che è una situazione tremenda. Io sono prigioniero di un corpo che non mi appartiene più e che assomiglia solo vagamente a quello che ero, a colui che tu conoscevi e vivo in “coabitazione”forzata con la mente di un Mox che, quando è presente, è il padrone assoluto del mio corpo. Io sento quello che prova, so tutto sui progetti di questa mostruosa razza di parassiti......io esisto solo ed esclusivamente come “mente” racchiusa in un involucro che non mi appartiene più...........io posso solo pensare, ascoltare e basta. Ma ultimamente e non farmi raccontare come, mi sono reso conto che nel campo visivo dove il Mox sposta lo sguardo, io posso spostare gli oggetti che mi circondano con l'ausilio della telecinesi e questo è tutto quanto mi rimane per comunicare con te e per poter sperare in futuro di poter fare qualcosa di utile. Adesso per esempio sto comunicando con te attraverso la tastiera del computer. Non c'è altro che possa fare se non dirti che questo è l'ingrato destino che attende la razza umana se io o tu non riusciamo in qualche modo a sventare le trame dei Mox. L'uomo è disgraziatamente destinato da un crudele destino, a diventare il mezzo di trasporto per i Mox e forza lavoro robotizzata come pensavo che fossi tu. Ma adesso.......dimmi, come mai sei.....libera? Cosa mai ti è accaduto dal momento in cui ci hanno separato?” Anna aveva avidamente letto il messaggio e con le lacrime agli occhi aveva subito preso a parlare certa che udire il suono della sua voce avrebbe fatto piacere a Gianni e aveva raccontato tutta la sua avventura nei minimi particolari, cercando di non omettere nulla di quanto lei riteneva importante che Gianni potesse sapere. Quello che i due giovani avevano dalla loro parte per poter sperare di portare a termine la missione, era solo la capacità di Anna di spostarsi assolutamente indisturbata su e giù per la struttura che li ospitava e il fatto che nessuno dei Mox fosse a conoscenza dell'esistenza di un “complotto” atto a sconfiggerli. Ma la situazione rimaneva disperata.........tutto verteva solo ed esclusivamente sulla capacità di Anna di agire da sola, visto che la mente di Gianni poteva essere consultata solo la notte e che altro non poteva dare all'impresa che non fosse che dei consigli puri e semplici. Anna era sola, sola più che mai e tutto poggiava e sarebbe poggiato solo ed esclusivamente sulle sue fragili spalle.

CAPITOLO DODICESIMO

Dopo quindici giorni dall'inizio della loro missione, di Gianni ed Anna nessuno aveva avuto più alcuna notizia. I due giovani agenti avrebbero dovuto dare loro notizie all'organizzazione a cui appartenevano non oltre il dodicesimo giorno dall'inizio della missione ma nessuna notizia sulla loro sorte era mai arrivata. Si sapeva che i due erano regolarmente sbarcati a Montecristo nei tempi e nei modi dovuti ma poi di loro si era purtroppo persa ogni traccia. Il “Direttore”, il responsabile generale della organizzazione aveva contattato immediatamente il reparto operativo che aveva immediatamente organizzato una spedizione di soccorso. Nessuno dei designati aveva la più pallida idea a cosa loro stessero per andare incontro, la spedizione, pur immaginando che ai due non potesse essere capitato altro se non qualche inconveniente o nel peggiore dei casi qualche disgrazia dovuta alla natura impervia ed isolata della zona dove erano stati mandati ad indagare, era stata organizzata ed armata con la maggiore potenza di fuoco possibile. Il “direttore” che aveva uno strano ed insistente presentimento che questa volta i due agenti si fossero veramente imbattuti in qualcosa di grosso, per l'occasione si era appoggiato ad un reparto di “Elite” delle “Forze Armate“ italiane che aveva sollecitamente fornito un squadra di nove uomini comandati da un capitano. I dieci incursori erano stati fatti sbarcare nottetempo da un AV7 scortato per ogni evenienza da altri due. Sulla spiaggetta erano rimasti dunque i tre mezzi anfibi, i sei piloti e due altre squadre di dieci uomini, pronti ad intervenire immediatamente su chiamata. La squadra di ricerca aveva trovato ancora al suo posto il gommone con cui Gianni ed Anna erano sbarcati, le loro provviste e l'attrezzatura di riserva ma di loro due non si era trovata alcuna segno. Altre tracce tutto intorno non ne avevano trovate. Risalendo cautamente il costone di roccia, il capitano Adamuccio e i suoi nove uomini, si erano imbattuti invece nelle impronte delle scarpe chiodate che Gianni calzava all'inizio della missione ma tali impronte terminavano bruscamente dove doveva trovarsi l'ingesso della fenditura che tanto aveva incuriosito i due agenti, spingendoli a proseguire al suo interno. Ma invece adesso della fenditura non rimaneva più alcuna traccia.......solo roccia vulcanica che ricopriva completamente il tutto. I dieci militari avevano cercato ovunque ma nessuna altra traccia era purtroppo stata individuata. Non c'era nulla da fare, nessun luogo dove potersi recare........dei due agenti non vi era altro traccia se non quelle strane orme dei piedi di Gianni........orme che interrompendosi all'improvviso non portavano però da nessuna parte. Il capitano aveva allora richiesto dalla nave appoggio che incrociava in zona, l'intervento di un elicottero che sorvolando la zona, potesse fare delle foto e magari rilevare qualche cosa di strano in zona. La richiesta di Adamuccio era stata subito esaudita e un Mangusta da combattimento, uno dei pochi in dotazione alla”Aviazione Leggera dell'Esercito”, aveva incominciato dopo essere atterrato e avere preso a bordo il capitano Adamuccio come osservatore,, a cercare ovunque un qualche cosa di strano o di inconsueto. Ma l'isola sembrava non nascondere assolutamente nulla di strano o di particolare.........tutto appariva esattamente come doveva essere. Prima di desistere il Mangusta si era spinto fino alla cima della montagna che sovrastava la zona di attracco e li si era finalmente imbattuto in qualche cosa di veramente anomalo e di totalmente imprevisto. La cima del monte letteralmente........mancava! Era come se la montagna si fosse trasformata in una sorta di vulcano con tanto di cratere........ma si sapeva benissimo che vulcani in zona non ce n'erano e che la montagna in questione era una montagna pura e semplice. Eppure negare l'evidenza era inutile, adesso c'era un cratere o qualcosa che sembrava assomigliarli molto. Per la verità qualcosa di simile era stato riferito ad Adamuccio prima che la sua missione avesse inizio ed era proprio per questo motivo che il capitano aveva voluto spingersi fino a li per verificare con accuratezza la'nomalia che gli era stata riferita. Il Mangusta si era allora avvicinato prima rasente al suolo, poi si era addentrato con la più grande prudenza, nel cratere che si apriva sotto l'elicottero e si era abbassato di una buona cinquantina di metri. Era stato sufficiente calarsi solo di quei pochi metri all'interno, per rendersi conto della situazione: Adamuccio aveva fotografato tutto quello che poteva vedere a cominciare dalle rocce circostanti, per finire a quello che si poteva vedere all'interno di quella enorme voragine. Ma era quello che l'equipaggio dell'elicottero aveva visto sul fondo che aveva indotto il capitano appena tornato a terra, a levare immediatamente le tende e ad abbandonare almeno per il momento la missione. Con quello che aveva visto, sul fondo della montagna, non si poteva tentare assolutamente nulla se non con la più completa sorpresa e soprattutto con forze molto più consistenti di quelle che lui aveva a disposizione. La presenza di uomini, mezzi ed elicottero era stata senza dubbio notata da chi aveva costruito quella struttura e procedere adesso, senza adeguato supporto logistico e soprattutto con forze non adeguate, avrebbe potuto causare anche la perdita di tutta la squadra di assalto. E poi la faccenda era talmente grossa che il procedere era una responsabilità che lui da solo non voleva e non poteva proprio prendere, a lui era stato solo richiesto di “indagare” e lui la sua missione la aveva assolta. La differenza tra la ricognizione fatta con il primo elicottero mandato ad indagare e quella fatta dal “Mangusta” era stata solo quantificata in una misera cinquantina di metri di discesa all'interno del cratere.......ma quei pochi cinquanta metri avevano consentito questa volta di scoprire quanto si celava all'interno della montagna.

CAPITOLO TREDICESIMO.

Il Presidente Americano era venuto improvvisamente in visita in Italia........ La faccenda era subito apparsa strana visto che i due Capi di stato si erano appena incontrati il mese scorso negli Stati Uniti. La scusa da propinare ai “media” per non insospettirli, era stata quella di una visita di ringraziamento, una sorta di pellegrinaggio a Roma dal Santo Padre, per la guarigione da una grave malattia ottenuta dalla figlia minore del capo di stato americano. Poi, ovviamente il Presidente si era incontrato con il Presidente Del Consiglio italiano, apparentemente per una dovuta visita di cortesia ma invece per discutere il da farsi su questa faccenda che era diventata, dopo lo sviluppo delle foto fatte da Adamuccio, estremamente scottante e urgente da risolvere Era stato proprio il Capo di Stato italiano a telefonare al Presidente americano e ad organizzare il colloquio........il misterioso ritrovamento era stato fatto si alle porte del territorio italiano ma la natura di quanto era stato trovato poteva interessare non solo l'Italia ma il mondo intero Oltre a tutto nessuno poteva ancora sapere che cosa ci fosse veramente dentro la montagna: un qualcosa di alieno alla civiltà dell'uomo o forse qualche cosa di molto più terrestre legata magari al terrorismo internazionale?.:” Caro Silvio, grande amico mio.........hai visto anche tu purtroppo a che cosa stiamo andando incontro.......due miei agenti scomparsi nel nulla e poi.......tutto quanto puoi anche tu constatare dalle foto che ti ho fatto vedere. Vedi, all'interno di quella fottuta montagna si cela una vera e propria città o per lo meno una struttura che a un centro abitato assomiglia molto. Guarda adesso le foto scattate dal satellite che abbiamo appositamente fatto passare sulla verticale di quella specie di cratere che poi cratere.......non è. Vedi, sono molto più accurate e precise di quelle scattate dal vostro “Mangusta”........si vedono benissimo che ci sono degli esseri umani che camminano qua e la ma che cavolo pensi che possano essere quegli stranissimi esseri che si aggirano ovunque assieme a loro? Io lo so e adesso informo anche te di quanto sono stato messo a conoscenza non appena io sono diventato “Presidente”. Fin dagli anni cinquanta siamo venuti in vari modi in possesso di svariati resti, conservati all'interno dell'area 51, di esseri alieni provenienti dallo spazio. Ebbene da quello che abbiamo constatato con queste foto, che come vedi bene grazie al satellite sono chiarissime ed estremamente ravvicinate, gli esseri che noi conserviamo in America sono esattamente identici a quelli che stai vedendo tu in questo istante in fotografia. La struttura di cui si parla e che puoi vedere anche tu, è enorme e noi ne possiamo vedere solo una piccola parte e capirai anche tu che non possiamo assolutamente lasciar cadere nel nulla una scoperta di questo genere senza intervenire. Dobbiamo assolutamente investigare con la massima accuratezza e scoprire al più presto lo scopo per cui tale struttura è stata realizzata ed essere purtroppo pronti anche alla soluzione estrema......cioè di distruggerla se ciò si renderà necessario. So però benissimo......... che ci troviamo a casa vostra ed è per questo che chiedo la vostra massima comprensione e la vostra collaborazione.” “Caro Presidente........ho perfettamente compreso la situazione e sono d'accordo su tutto con lei. Io propongo, visto che ci troviamo all'interno del nostro territorio, di affidare l'indispensabile ricognizione ad un “Team” di miei militari e di lasciare invece la responsabilità di una eventuale distruzione del sito in questione alla vostra potenza militare, però con la clausola irrinunciabile, che il genere e tipo di armi da impiegare sia preventivamente concordato tra me e lei. L'eventuale e ripeto ancora ben chiaramente EVENTUALE impiego di armi di distruzione di massa soprattutto, dovrà per gli ovvi motivi essere PREVENTIVAMENTE richiesto direttamente da lei e autorizzato PREVENTIVAMENTE da me o da chi in quel momento, siederà sulla mia poltrona. Se questa opzione dovesse per disgrazia dimostrarsi assolutamente, Dio non voglia, indispensabile, io penso che sarà necessario inoltre informare di quanto sta per accadere sia il Presidente russo, sia quello Cinese ed anche ovviamente i capi di stato dell'Europa, ma anche Israele, l'India ed il Pakistan........tutti i paesi in pratica che dispongono di ordigni nucleari”. Questo era quanto era stato detto e stabilito nel colloquio avvenuto tra il Presidente e il primo ministro italiano, e così il via alla missione era stato dato. Prima di tutto era stato deciso che si sarebbe intervenuti con una missione di ricognizione in loco, fatta da elementi scelti del “Reggimento Lagunari Serenissima”, poi una volta appurata l'eventuale ostilità della base sotterranea, sarebbero intervenuti gli Americani nei tempi e nei modi più appropriati per risolvere una volta per tutte la situazione. La speranza era quella che tra gli alieni non si fosse trovata ostilità alcuna verso gli abitanti del pianeta Terra, che i due scienziati dispersi avrebbero potuto far ritorno a casa e che ci potesse essere sia spazio per una trattativa sia per una eventuale convivenza tra le due razze. Certo però che la malaugurata sparizione improvvisa di Anna e di Gianni non era certo un fattore di buon auspicio.

CAPITOLO QUATTORDICESIMO.

La spedizione era approdata nottetempo a Montecristo già la settimana seguente. A terra erano arrivati nottetempo gli otto AV7 della “Compagnia Mezzi Nautici” con a bordo il “Plotone Esploratori Anfibi” forte di settantadue uomini. Al largo, ma ancora fuori vista, si era invece ormeggiata la portaerei americana “America” con tutta la sua imponente scorta. Tutte le unità della sesta flotta presenti nel Mediterraneo si trovavano in stato di massimo allarme e pronte a reagire ad un qualsiasi attacco. La squadra di ricognizione era formata dunque da sessantotto volontari, due marescialli anziani un tenente e il capitano Adamuccio. Come armamento il plotone di “Lagunari” aveva solo ed esclusivamente quello consueto individuale, bombe a mano in abbondanza e tre mitragliatrici leggere. La mobilità era la loro caratteristica fondamentale, visto che il loro compito era soltanto quello di indagare, prendere informazioni più accuratamente possibile, ricercare i due dispersi e rendersi conto della pericolosità o meno degli alieni. Se essi si fossero dimostrati inoffensivi e desiderosi di collaborare, il capitano Adamuccio avrebbe allora e solo allora cercato di contattarli e di invitarli ad un confronto diretto con le autorità terrestri per il bene comune delle due razze. I “Lagunari” sapevano anche benissimo che se entro un lasso di tempo concordato non avessero fatto sapere loro notizie.......nessuno sarebbe intervenuto in loro soccorso ma il sito con anche loro o quanto rimaneva di loro, sarebbe stato “sterilizzato”una volta per tutte.
Anna intanto ci aveva messo tutto l'impegno nel tentativo di tornare in superficie. Aveva parlato ancora in una occasione con Gianni che le aveva però confessato che anche potendo, lui non avrebbe mai voluto continuare a vivere in quelle condizioni anche a “battaglia eventualmente vinta”. Anche se tutto fosse andato per il meglio e il Mox che viveva dentro di lui fosse stato ucciso o costretto ad andarsene, che cosa mai avrebbe potuto Gianni farsene di un corpo “alieno” che lui tra l'altro non era assolutamente in grado di muovere e tanto meno di controllare e di gestire. Sarebbe stato un tormento per lui ed un peso per gli altri che avrebbero dovuto assisterlo in continuazione. Gianni poi le aveva riferito che l'unica maniera per poter uscire dalla struttura sotterranea era quella attraverso il cratere con una delle navette aliene e che la via attraverso l'ascensore non era praticabile a causa della impossibilità per loro di usare l'ascensore. Altre vie di fuga......non erano previste ne predisposte per cui tentare di andarsene da li era perfettamente inutile. Anna allora, sola con il suo dolore, si era rassegnata a tentare ugualmente di salvarsi, da sola attendendo una qualsiasi imprevista situazione favorevole avesse potuto presentarsi a lei e a concentrarsi nel modo di non farsi mai scoprire. Aveva anche pensato di cercare per lo meno di trovare un modo per comunicare con l'esterno e raccontare quanto accaduto li sotto, in modo che si potesse provvedere una volta per tutte a distruggere quella minaccia incombente..............Per adesso non sapeva come fare ma avrebbe ugualmente continuato a cercare il modo per farlo anche se sapeva benissimo che non si trattava per nulla di una faccenda semplice da attuare. Di giorno era sempre di più impegnata a recapitare in giro per la base oggetti tra i più disparati e se ciò per lei era una indubbia perdita di tempo, questo fatto nello stesso tempo le serviva moltissimo per imparare a conoscere nei minimi particolari quella base aliena. In tutto il tempo trascorso la sotto la ragazza però non era ancora riuscita a comprendere chi comandasse. Non aveva mai trovato qualcuno che apparisse diverso dai consueti Mox, li, nelle viscere della terra, ogni essere vivente sembrava sempre essere impegnato in qualcosa di importante e lavorava assiduamente dalla mattina alla sera per realizzare quanto doveva. Eppure da qualche parte doveva pur esistere un “cervello” una mente dirigente che potesse coordinate il lavoro e da cui potessero partire ordini e disposizioni. L'ultima volta che lo aveva visto, aveva chiesto “lumi” a Gianni, che però non le aveva saputo rispondere adeguatamente e risolvere tutti i suoi dubbi. A lui risultava solo che i Mox lavoravano tutti assieme come se loro fossero un tutto unico, separato però nelle varie entità individuali........tutti e nello stesso tempo nessuno comandava, tutti, dal primo all'ultimo in comune avevano un unico scopo da raggiungere........la continuità della specie anche a scapito di quelle inferiori, come era considerata la razza degli uomini. Non esisteva un vero e proprio centro di potere, non c'erano alcuni Mox più potenti o fortunati degli altri, tutti erano uno e tutto nello stesso tempo. Se poi ci fosse stato qualcosa di più e di diverso Gianni non lo sapeva. Si era difatti accorto che pur avendo lui il completo accesso alla mente del “suo” Mox, esisteva anche nello stesso tempo una sorta di sbarramento mentale che bloccava la sua curiosità su certi argomenti ben precisi, sbarramento che lui assolutamente non era assolutamente in grado di superare. Non sapeva infatti nulla sulla “riproduzione” dei Mox, posto che nelle loro condizioni si potessero ancora riprodurre e sulla natura del gigantesco macchinario in perenne costruzione la sotto. Uno sbarramento mentale di protezione, non gli dava assolutamente accesso a tali, fondamentali informazioni.
I “Lagunari” avevano cercato di introdursi all'interno della struttura, entrando, per così dire, dalla porta principale. Erano infatti saliti sulla sommità del cratere e si erano calati all'interno con delle scale di corda. Adamuccio non aveva ritenuto opportuno cercare di entrare di soppiatto, anche perchè non avrebbe saputo come e da dove poterlo fare non esistendo altri luoghi conosciuti di entrata. Avrebbero è vero potuto far saltare una parete della montagna ed entrare dal foro così praticato ma agendo in questa maniera avrebbero dato subito l'impressione di essere solo dei barbari “distruttori” senza scrupoli e questo non era assolutamente lo scopo della missione. Mano a mano che il plotone scendeva, sul fondo incominciavano a farsi notare delle luci che mano a mano che la discesa continuava, ricordavano sempre di più quelle di una città di notte. Ad una decina di metri dal suolo con grandissima sorpresa avevano notato la presenza di esseri umani e di altre forme di vita a loro completamente sconosciute che ricordavano si una forma umanoide ma che erano nello stesso tempo completamente aliene. Alla fine tutti e settantadue avevano senza alcun problema apparente, toccato il suolo e si erano ritrovati in quella che sembrava essere una sorta di piazza o per lo meno un ampio slargo tra le costruzioni. Appena preso terra, avevano notato che gli alieni presenti si erano allontanati di corsa dal luogo dove i militari erano “atterrati” mentre gli esseri umani che si trovavano a passare nei paraggi, li avevano completamente ignorati e avevano imperterriti continuato a svolgere le loro mansioni, camminando come se nulla fosse accaduto per la loro strada. Quando Adamuccio ne aveva fermato uno, come al solito l'uomo robotizzato non aveva risposto per nulla alle domande postegli e lasciato nuovamente libero, se ne era andato di nuovo per la sua strada. Poi. Mentre il plotone di militari si stava per avviare per esplorare la zona, un impenetrabile campo di forza aveva inglobato l'intero plotone lasciandone al di fuori solo il capitano. Tutti i militari, nonostante i loro sforzi, non riuscivano ad uscire da quella specie di cupola dove erano stati rinchiusi, avevano provato a pestare a mani nude su quella specie di costruzione traslucida ma senza alcun risultato, avevano tentato di sfondarla a spallate ma nessun varco si era aperto. Era come trovarsi dentro un bozzolo trasparente e quando si cercava di uscirne, il corpo riusciva a spingere le pareti all'infuori.........per un po' la struttura si tendeva ma poi respingeva indietro chi cercava testardamente di spezzarla. Solo il capitano era rimasto inspiegabilmente libero......ma non sapeva dove andare e soprattutto cosa fare per aiutare i suoi uomini.

CAPITOLO QUIDICESIMO.

Anna intanto continuava la sua vita di tutti i giorni, divisa tra il lavoro “impostole” dalla protesi conficcata nel cervello e le visite notturne a colui che un tempo era stato Gianni. La mente del suo ex compagno non si era persa certo in chiacchiere inutili con lei ma aveva cercato di trasmetterle più nozioni possibile su quello che i Mox erano, per lo meno su tutte quelle informazioni a cui lui aveva libero accesso. La crisi era arrivata improvvisa quando Anna aveva saputo che si sarebbe dovuta recare in sala operatoria per un nuovo cambio di incarico. Lo aveva saputo nello stesso momento in cui il suo corpo si era mosso comandato dalla protesi per recarsi alla nuova meta. Lei sapeva benissimo che questa volta l'errore fatto in precedenza, errore che le aveva consentito tanta indipendenza, con l'occasione sarebbe stato certamente scoperto e riparato e lei sarebbe diventata un robot come tutti gli altri senza ne volontà ne ricordi. Come poteva evitare tutto ciò? C'era forse un modo possibile? Certo, lei poteva ignorare l'ordine scavalcando quello impartito dalla sonda come sapeva benissimo di poter fare.......ma dopo, quando la sua mancata presentazione fosse stata alla fine notata, cosa sarebbe accaduto? Lei a parte l'appoggio morale della povera mente di Gianni........la sotto era completamente sola e non aveva alcuna speranza di sopravvivere per lo meno come essere umano libero e “senziente”. Cosa sarebbe stato di lei e della civiltà a cui apparteneva? Per adesso non c'era altro da fare se non ubbidire. Anna il più lentamente possibile aveva iniziato allora a muoversi verso quella che minacciava di essere la sua ultima destinazione, camminava senza la minima fretta e fermandosi il più spesso che poteva, nella recondita speranza che le venisse in mente qualcosa per evitare il destino cui sembrava essere senza appello condannata. Mentre procedeva lentamente, aveva assistito da lontano all'imprigionamento del plotone di “Lagunari” e senza dare troppo nell'occhio, con il cuore in gola e l'adrenalina a mille, si era avvicinata ad Adamuccio e gli aveva detto facendo letteralmente sobbalzare dalla sorpresa l'ufficiale:” La prego, mi stia a sentire.......io sono l'unica persona che forse le può essere di qualche aiuto qui sotto. Ho visto benissimo quanto è accaduto ai suoi compagni e penso che una idea per aiutarvi mi sia appena venuta in mente: io penso di essere riuscita finalmente a capire, non mi chieda per favore come perchè adesso perderemmo solo tempo prezioso, che tutto l'immenso macchinario che lei vede qui sia stato costruito per creare energia, una mostruosa energia che però non le so dire a cosa mai possa servire. Comunque so che tutto qui dentro funziona con l'energia qui prodotta.........per cui, se lei riesce a sparare e a distruggere almeno parzialmente qualche macchinario qui vicino, forse e dico forse, riuscireste ad interrompere il campo di forze che blocca i suoi uomini e a liberarli almeno provvisoriamente. Provi per esempio a sparare contro quell'apparecchiatura che ricorda uno dei nostri condensatori e vedremo che effetto farà” Adamuccio non se lo fece certo ripetere due volte e cominciò a sparare con il suo “l'Ar 70/90” e aggiunse alla distruzione in atto, anche quella provocata da sei bombe a mano lanciate una dopo l'altra. Immediatamente, come sperato dalla ragazza, il campo di forze prima si affievolì per poi dissolversi nel nulla e i 71 militari si sparpagliarono gettandosi a terra in uno schieramento difensivo. Il capitano fece stendere a terra anche Anna e diede l'ordine di distruggere quanto più si poteva tutto intorno e, nello stesso tempo, fece chiamare per radio gli elicotteri per effettuare l'evacuazione immediata della zona. L'ostilità dei Mox era stata di fatti ampiamente dimostrata con l'imprigionamento preventivo dei militari ed anche Anna aveva loro confermato i piani di “invasione” dei Mox stessi ai danni di tutti gli esseri umani. I “Lagunari” cominciarono dunque a gettare ovunque tutte le bombe a mano che avevano portato con loro, mentre costituivano con le tre mitragliatrici un efficace perimetro difensivo in attesa degli elicotteri che li avrebbero evacuati da li. Solo con la distruzione di quelli impianti, infatti il piano di ripiegamento aveva potuto avere il successo sperato........gli elicotteri erano arrivati nel giro di pochi minuti, si erano calati all'interno del cratere, si erano librati a pochi centimetri dal terreno, avevano rapidamente imbarcato sia Anna che i militari e dopo essere decollati, erano usciti dal cratere ponendosi finalmente in salvo.
Appena partiti gli elicotteri, i Mox avevano immediatamente incominciato i lavori per riparare i danni subiti, il progetto non ammetteva soste, la sopravvivenza della specie era prioritaria su tutto. Anna intanto veniva interrogata da una equipe di medici e psicologi dopo di che, con la massima cautela possibile, le era stata estratta dal cranio la protesi che la aveva comandata nel primo periodo di permanenza nella struttura sotterranea.

CAPITOLO SEDICESIMO.

A Roma il Presidente americano era nuovamente a colloquio con i principali esponenti politici mondiali. Si doveva decidere la tattica da seguire per porre fine una volta per tutte alla grande minaccia che pendeva come una spada di Damocle su tutto il genere umano:” Cari colleghi, siamo qui riuniti una buona volta non per azzannarci a vicenda come siamo soliti fare, ma almeno in questa difficile situazione in cui TUTTI noi ci troviamo, per decidere che cosa sia bene e nelle nostre possibilità fare per proteggere l'indipendenza della razza umana a cui tutti noi apparteniamo. L'ostilità della razza aliena con cui disgraziatamente abbiamo a che fare, è stata ampiamente dimostrata, come ora sappiamo benissimo che lo scopo ultimo che i così detti Mox si prefiggono, è quello di impadronirsi di noi in senso fisico e poi ovviamente di tutto ciò che si trova sul nostro pianeta. Il problema è adesso solo questo: cosa è necessario fare e cosa.....possiamo in realtà fare per difenderci? Possiamo limitarci ad un attacco con paracadutisti lanciati in loco o dobbiamo scatenare dentro il cratere un bombardamento con missili di precisione con testate di esplosivo convenzionale o.......regalare ai Mox un bell'ordigno nucleare e non pensarci più? Le alternative attuabili purtroppo sono solo queste, non mi pare proprio che abbiamo a nostra disposizione delle scelte alternative. La prima soluzione ci consentirebbe forse, se tutto andasse bene, di impadronirci di una tecnologia assolutamente nuova e di liberare gli esseri umani per così dire “robotizzati” e di farli tornare alla normalità tramite l'estrazione della protesi che li “blocca”. É questa una soluzione che però ci esporrebbe a un inevitabile combattimento e al pericolo concreto di subire perdite dolorose ammesso poi che fossimo in grado alla fine di spuntarla. C'è anche il fondato pericolo che i Mox posano reagire all'attacco scatenando chissà cosa sulle nostre città come atto di rappresaglia........noi non li conosciamo affatto e non sappiamo come potrebbero reagire se invadessimo il “loro” territorio........ noi purtroppo non conosciamo per nulla le capacità difensive dei Mox. La seconda opzione ci consentirebbe invece di evitare senza alcun dubbio tali perdite ma ci esporrebbe ugualmente ad una possibile e non definita rappresaglia fatta tra l'altro da una civiltà che senza ombra di dubbio ci è superiore. L'ultima possibilità è la più radicale e definitiva, non ci esporrebbe a possibili danni, lascerebbe ovviamente la zona completamente “sterile” ma una esplosione nucleare vicino alla costa italiana non so quanto sarebbe gradita al mio amico Cavalier Berlusconi.....Altre possibilità pur troppo io non ne vedo, se qualcuno di voi ha una proposta da fare, questo è il momento adatto per esporla”
Gianni si era reso conto che qualcosa di strano stava accadendo, sentiva che il “suo” Mox era inquieto, che non “pensava” come al solito. Non capiva cosa potesse essere accaduto ma un qualcosa di grave “bolliva” certamente in pentola. Si trattava di un qualcosa di non ben definito che faceva parte di quella zona della mente del Mox che gli rimaneva preclusa ma lui percepiva ugualmente un qualcosa che traspariva dal profondo, che assomigliava allo sconcerto e alla paura. Si era ripromesso di mettere a parte di tutto ciò Anna appena la avesse potuta vedere ma la ragazza stranamente era oramai da una settimana che non si reca più a trovarlo. Cosa poteva esserle accaduto? Gianni non poteva saperlo ma era stata proprio l'incursione improvvisa dei “Lagunari” a mettere in subbuglio l'intera operazione. Il grave era che la reazione dei Mox non era stata sufficiente ne a catturare o almeno ad eliminare l'invasore, ne ad impedire la distruzione di impianti tanto preziosi. La parziale distruzione degli impianti causata dall'esplosione delle bombe a mano aveva creato in realtà molto scompiglio. Non era stata prevista una simile reazione da parte dei terrestri, tutte le norme di sicurezza si erano dimostrate inefficienti e adesso il loro segreto, fatto questo gravissimo, era diventato di dominio pubblico sulla terra e loro stessi, i Mox erano provabilmente minacciati a loro volta di distruzione. Ciò non poteva essere consentito, si doveva provvedere in qualche maniera e......farlo oltre a tutto al più presto. Era una vera e propria sfida della natura che delle menti così progredite ed evolute fossero rinchiuse in corpi così piccoli come le crisalidi..........ma ovviamente non era stato sempre così. In origine sul loro lontanissimo pianeta, i Mox erano delle creature estremamente simili a quello che erano diventati gli esseri umani dopo la “trasformazione” cui erano stati sottoposti. Si trattava in pratica di umanoidi dotati di una viva intelligenza e versati soprattutto nello studio della genetica, scienza dove avevano raggiunto risultati sbalorditivi. Quando il loro pianeta era arrivato vicino alla fine del suo ciclo vitale a causa dell'esaurimento dell'energia del loro sole, si erano trovati però nella assoluta impossibilità di emigrare in blocco verso altri mondi per l'enorme distanza del loro pianeta da ogni altro sistema solare e per la loro congenita avversione ai viaggi interplanetari. L'unica soluzione che i Mox erano riusciti a trovare, l'unica maniera per salvaguardare la loro specie, era stata individuata nel rinunciare per sempre alla loro individualità o almeno a gran parte di essa e al loro corpo originario. Erano riusciti prima di tutto a fondere in un tutt'uno le loro menti a fonderle in un qualcosa di immenso, unico ma nello stesso tempo che ricordava almeno un po' l'individualità che era stata un tempo precipua caratteristica della razza. Poi avevano costruito una unica astronave, non molto grande e avevano diviso e trasferito la loro essenza vitale che oramai si poteva considerare un quasi “unico tutt'uno”, in milioni di crisalidi di insetti che vivevano da sempre sul loro pianeta e le avevano messe in uno stato di animazione sospesa. Mettere in questo stato di vita sospesa organismi tanto semplici non era stato un problema come sarebbe stato invece per fare la stessa cosa per dei corpi complessi come quelli di tipo umanoide e inoltre lo spazio per immagazzinare e trasportare le crisalidi, era così molto ridotto e l'astronave avrebbe potuto essere molto ma molto più piccola. Le crisalidi, anche se fossero state vitali e non in animazione sospesa, non avevano però la possibilità e la capacità di fare alcunchè e tanto meno di far muovere e governare un'astronave e allora i Mox erano ricorsi allo stratagemma di affidare il viaggio, la ricerca di un nuovo pianeta adatto alla vita e le loro stesse vite ad un grande ed evolutissimo computer “organico” i cui gangli vitali erano in pratica le crisalidi stesse, anzi la forza vitale e mentale racchiusa in esse. Poi, arrivati sulla Terra il processo di trasformazione degli esseri umani in qualcosa di molto simile a quello che i Mox erano stati un tempo e il trasferimento delle crisalidi nel cranio degli “ospiti” avevano compiuto il miracolo. Ma tutto in natura ha il suo prezzo e nonostante il trasferimento della “mente” avesse avuto per i Mox un completo successo...........l'antica “individualità” di ciascun Mox era andata in gran parte perduta per sempre: ogni Mox aveva un ciclo di pensiero individuale solo fino ad un certo punto, pensava in modo indipendente per quanto riguardava le situazioni e le difficoltà di tutti i giorni ma per quanto riguardava invece il vero e proprio pensiero creativo individuale...........questo non esisteva praticamente più. Amore, passione, arte, sogni...........tutto ciò era scomparso nel nulla, tutto il resto era accentrato in una mente che era ovunque e che essendo di tutti e comune a tutti comandava e dirigeva ogni cosa......il tutto per il tutto allo stato puro.

CAPITOLO DICIASSETTESIMO.

I Mox erano venuti per conquistare e non avrebbero mai potuto accettare dei compromessi, la loro mega mente oramai distorta, e resa insensibile dai passaggi fatti da essere singolo ad una mente unica e poi di nuovo a menti frazionate e introdotte nelle crisalidi, non accettava più principi come pietà o sofferenza.........concentrandosi per forza di cose oramai esclusivamente sulla sopravvivenza della specie e nell'istinto di conservazione anche a scapito di altre razze intelligenti come quella umana. Il meglio di quella che era stata una razza meravigliosa era andato purtroppo irrimediabilmente perduto per sempre. A loro erano indispensabili i corpi umani di tutto il pianeta per poterli trasformare a loro piacimento in nuovi Mox e in obbedienti robot umani. L'idea originaria era quella di impadronirsi all'inizio, di nascosto da tutti, di più esseri umani possibile in modo da poter ultimare il grande macchinario che sarebbe servito loro per conquistare l'intero pianeta. Questo gigantesco impianto una volta terminato, avrebbe avuto lo scopo ed il compito prima di tutto di creare un gigantesco e globale sovraccarico di micidiale energia in tutto il pianeta, sovraccarico che in pratica avrebbe mandato in tilt e bloccato tutti gli impianti elettronici da cui l'uomo ora dipendeva, dagli aerei, alle auto, ai computer e così via e poi di risucchiare in un secondo tempo dentro di se ogni tipo di forza motrice residua presente sul pianeta, riportandolo in pratica indietro nel tempo e impedendogli di fatto di reagire e di potersi difendere. Corrente elettrica, forza motrice, energia termica e nucleare........ogni cosa si sarebbe fermata e senza energia il mondo sarebbe repentinamente caduto in loro balia! L'impianto era quasi stato finalmente ultimato e solo l'incursione dei “Lagunari” aveva impedito che il giorno previsto potesse essere messo in funzione, ma adesso le riparazioni erano state ultimate e l'ora X stabilita per il giorno seguente. Come al solito il Mox la sera, aveva abbandonato il corpo di Gianni e se ne era andato come faceva sempre con una regolarità cronometrica. La mente di Gianni quella sera era praticamente sconvolta e vicino all'annullamento per pazzia. Oltre ad aver perso nuovamente e a quanto pareva per sempre Anna che da giorni non si era più fatta vedere, sapeva adesso dell'imminente e definitivo attacco dei Mox al genere umano. I dati in suo possesso erano infatti tra quelli non schermati della mente aliena, visto che tutti gli “elementi” della grande mente sarebbero stati parte attiva nella messa in funzione del macchinario. Il Mox di Gianni avrebbe dovuto difatti l'indomani compiere tramite il suo terminale, le azioni preliminari di accensione dell'impianto, digitando gli ordini di messa in funzione dalla sua consueta tastiera di computer. Gianni non sapeva cosa fare.........era impellente avvertire la Terra di quanto stava per accadere ma non sapeva cosa fare e come farlo. Aveva circa sei ore per trovare una soluzione e metterla in atto.......sei misere ore, una mente lucidissima e un corpo che non funzionava per nulla. Ma c'era anche un computer a sua disposizione e quello si che poteva usarlo grazie alla telecinesi, la direzione dello sguardo che il Mox aveva lasciato prima di andarsene era il consueto, quello cioè “puntato” verso la tastiera........ma cosa avrebbe potuto farsene? Ma a forza di pensare, qualche cosa stava facendo capolino nella sua mente impazzita dalla tensione. Sapeva infatti che per necessità operative dei Mox, era stato creato un terminale telefonico con il quale più di una volta gli alieni si erano messi in comunicazione via internet con questo o con quel terrestre per ottenere informazioni spacciandosi ovviamente, per normalissimi esseri umani. Dunque se esisteva un “centralino” collegato con l'esterno, se esisteva un “Sito”, esisteva la possibilità di instaurare con la tastiera che aveva a sua disposizione, un collegamento internet con chi gli interessava parlare! Gianni cominciò allora a muovere i tasti con cautela, non voleva che qualcuno potesse scoprirlo: sul monitor apparve la consueta schermata che lui era abituato a vedere quando il Mox lavorava, le icone che servivano a mettersi in contatto con il grande macchinario, quelle che riguardavano altre attività di cui Gianni non aveva notizia non essendo mai state utilizzate, ed ecco in fondo una icona solitaria posta sull'angolo destro dello schermo con il simbolo riconoscibilissimo di un microfono terrestre. BINGO!!!!! Il problema adesso era solo il tempo......il tempo che lui avrebbe avuto prima che qualcuno si accorgesse di quanto stava accadendo e che provvedesse di conseguenza. Bisognava muoversi e presto........Gianni non aveva nulla da perdere! Cominciò a cliccare sull'icona in questione e subito apparve la familiare e consueta schermata di Google. Era fatta.......scrivere queste semplici parole:” Dal professor Calvi al “Direttore”N.C.D.I.E: NUCLEARIZZATE IL SITO NON OLTRE LE ORE 24 DI DOMANI. DOPO PER LA NOSTRA CIVILTA' SARA' TROPPO TARDI. FATELO ORA, FATELO SUBITO MA.....FATELO!!!” ed inviarle al direttore del N.C.D.I.E. era stato questione di un paio di minuti. Il messaggio era partito senza difficoltà e per ulteriore colpo di fortuna nessuno lo aveva intercettato all'interno della struttura. Adesso Gianni si sentiva finalmente in pace, tutto molto presto si sarebbe concluso. Il pericolo sarebbe svanito una volta per tutte e lui sarebbe finalmente morto. Si......finalmente! Gianni infatti non avrebbe mai sopportato di continuare a vivere in un corpo che non era più suo e che mai tra l'altro avrebbe potuto muovere. ANCHE SE CI FOSSE STATA UN GIORNO LA POSSIBILITA' DI LIBERARSI DEL MOX.......non avrebbe mai voluto continuare a vivere in quelle condizioni ed ora attendeva la morte come una vera e propria liberazione.

CAPITOLO DICIOTTESIMO.

La riunione dei Capi di Stato era arrivata ad una svolta: il Presidente, spalleggiato soprattutto dal presidente del Consiglio italiano, che oltre a tutto non gradiva certo l'uso indiscriminato di armi atomiche così vicino a casa sua, aveva fatto la estrema proposta di cercare in tutti i modi di contattare gli alieni e di trovare una qualche soluzione che potesse salvare la pace tra le due razze. Iniziare un rapporto tra due razze intelligenti con una guerra non piaceva poi quasi a nessuno, anche se non era stata certamente la razza umana a incominciare. Si sarebbe cercato dunque di contattare in qualche modo i Mox e di convincerli a partecipare a delle trattative. La strada scelta era oramai questa ma un attimo prima che i delegati abbandonassero l'aula, un fax venne portato direttamente nelle mani del Presidente americano, che alzandosi in piedi pallidissimo cominciò a parlare:” Cari colleghi........vi prego, ascoltatemi attentamente. Come voi sapete all'interno della struttura dei Mox è rimasto un emissario di una organizzazione che si chiama N.C.D.I.E. Organizzazione di cui solo alcuni di voi conosce l'esistenza. Non sto adesso a spiegare a chi di voi non è al corrente, cosa sia e cosa faccia la N.C.D.I.E, ora non c'è purtroppo il tempo materiale per farlo. Vi posso solo dire che si tratta di persone “fidate” che hanno messo le loro stesse vite a disposizione dell'uomo libero. Ora una di queste persone mi ha mandato il seguente avviso: ENTRO POCHE ORE DOBBIAMO DISTRUGGERE IL SITO DEI MOX.....E FARLO CON UNA TESTATA NUCLEARE, pena la distruzione imminente dell'essere umano sulla terra come unità indipendente e libera. Io MI FIDO CIECAMENTE di colui che ha inviato tale messaggio, vi rendo noto, che se ha inviato un messaggio del genere, è di sicuro perchè questa è evidentemente l'unica strada da seguire e vi informo CHE INTENDO DARE SUBITO L'ORDINE ESECUTIVO PER FARE QUANTO MI E' STATO APPENA RICHESTO. Mi dispiace dirvi che non ho tempo per eventuali discussioni o per ulteriori chiarimenti e che non posso in questo momento accettare o discutere obiezioni di sorta. Mi dispiace ma è così che la penso ed è COSI' CHE INTENDO SUBITO AGIRE! PRENDENDO OVVIAMENTE OGNI RESPONSABILITA' SU DI ME” E allontanandosi in una saletta laterale il Presidente si fece portate la valigetta con i codici di lancio che lo seguiva ovunque andasse. La procedura era la solita. Prima di tutto il Presidente aveva domandato ai suoi collaboratori di che cosa sarebbe stato opportuno servirsi per distruggere totalmente il sito dei Mox e gli era stato risposto che un paio di missili con testata all'idrogeno sarebbero state sufficienti. L'idea suggerita dai militari, era quella di colpire con la prima testata il sito vero e proprio e con la seconda l'interno della montagna con l'intento di farla crollare su se stessa in modo da poter terminare l'opera di distruzione e soprattutto di contenere all'interno la maggior quantità possibile delle micidiali radiazioni. La valigetta era stata aperta, ci si era messi in contatto col sommergibile nucleare di scorta alla portaerei che incrociava da tempo nei dintorni dell'isola di Montecristo e si era avviata la complessa procedura di conferma dell'identità del Presidente, del Capo di Stato Maggiore Delle Forze Armate Statunitensi, di lettura e di conferma dei codici di lancio. Poi due missili erano stati lanciati dal sommergibile in immersione e si erano diretti immediatamente verso l'obiettivo assegnato. I Mox non si aspettavano certo nulla di quanto stava accadendo. L'Entità che li componeva era tutta intenta ad effettuare gli ultimi preparativi per l'attacco che sarebbe stato lanciato contro l'umanità tra poche ore. Tuttavia se si fosse trattato di un attacco eseguito con un lancio di missili intercontinentali,che potevano essere preventivamente individuati nel loro avvicinamento, sarebbero anche riusciti a correre ai ripari e a distruggere i missili in arrivo ma la minaccia in atto era invece molto ma molto più subdola: I Mox non conoscevano certo i missili “Cruiser” di precisione e quando notarono il lancio e la successiva sparizione d ogni traccia dei missili stessi, non ci fecero caso più di tanto. Ma i Missili non erano certo svaniti nel nulla come i Mox avevano erroneamente pensato, ma si erano diretti invece a pelo d'acqua verso l'isola di Montecristo, per poi risalire rasente le rocce e addentrarsi all'interno del cratere. Troppo tardi i Mox si erano resi conto del disastro incombente........non c'era nulla che si potesse adesso fare per fermare l'aggressione. La grande mente si era resa conto, con una ondata di terrore, che stava per morire.......secoli di evoluzione gettati al vento, decisioni dolorosissime prese per la sopravvivenza della specie a scapito della rinuncia quasi totale all'indipendenza mentale fatte per nulla........l'annullamento definitivo e totale di tutto e di tutti. Questa volta era finita per davvero e i Mox, il Mox che era tutti loro, per un ultimo drammatico attimo.........pianse e poi fu il nulla, nel brevissimo volgere di una bianca luce abbagliante! Gianni era stato per ore in ansia......sapeva che il suo messaggio doveva per forza essere arrivato a destinazione e sperava che chi di dovere questa volta lo ascoltasse e seguisse il suo disperato consiglio senza perdere del tempo prezioso. Era indispensabile agire SUBITO, dopo sarebbe stato troppo tardi.....per tutto. Un attimo prima dell'arrivo dei missili, il “suo” Mox era ritornato nel suo corpo e Gianni aveva disperatamente cercato come mai prima di mettersi in contatto con lui. Tutta la sua apprensione, tutta la sua disperazione si era concentrata in un “urlo” mentale di intensità inaudita. Accettava di morire ma non voleva morire solo! Il Mox questa volta aveva stranamente colto in qualche modo la richiesta dell'uomo......o l'urlo era stato di una intensità tanto forte da destarne per la prima volta l'attenzione o forse l'essere alieno incuriosito aveva deciso di rispondere questa volta a tanta intensità di pensiero. Dapprima Gianni intese solo una domanda a cui rispose con un fiume di risposte che fluivano dalla sua mente come un torrente in piena, poi cominciò ad arrivargli quello che tanto aveva atteso di sapere........non tanto i pensieri correnti dei Mox che in pratica conosceva già ma la vera essenza della loro vita, il loro pensiero più nascosto, quelle che un tempo erano state le loro speranze, i loro sogni......il loro amore per se stessi e per gli altri che un tempo lontano aveva fatto parte anche di loro. Tutto ciò che era racchiuso e nascosto in quella unica mente, fatta da tante altre, che però avevano in un certo senso rinunciato a tutto questo, adesso tutto gli era noto e il dolore immenso che i Mox avessero rinunciato a chiedere aiuto, invece che cercare una strada diversa e sbagliata per sopravvivere, cominciò a pervaderlo. Allora anche il Mox, I Mox.......compresero e pur nel terrore e nell'angoscia della distruzione che si stava materializzando adesso davanti ai loro occhi, presero Gianni e lo abbracciarono mentalmente facendolo quasi parte di loro con un ultimo e tardivo ma ugualmente grandissimo ed estremo atto di amore e di pietà.


S E C O N D A P A R T E.

PREFAZIONE.

Tre anni erano oramai trascorsi dalla distruzione dell'isola di Montecristo e di quanto vi era contenuto. Il pericolo dell'assoggettazione della razza umana da parte dei Mox era stato definitivamente sventato e tutto era rientrato nei canoni della vita di tutti i giorni. Solo i rapporti tra le nazioni avevano subito fortunatamente questa volta una salutare svolta. Moltissimi, anzi praticamente tutti ,avevano finalmente compreso di appartenere tutti alla medesima razza e piano piano, a costo di titanici sforzi, gli abitanti del pianeta Terra avevano incominciato a cercare per lo meno di comprendersi di più, rinunciando progressivamente all'uso indiscriminato di odio e di vendetta. Non si trattava certo di una cosa facile da attuare, terribili erano le conseguenze sulla Terra di odio, vendette e guerre che si trascinavano da.....sempre ma si trattava certo di un inizio ed era un fatto che, per la prima volta nella storia dell'uomo, la parola guerra cominciava ad essere soppiantata da quella ben diversa che era COMPRENSIONE! Il tratto di mare circostante l'isola era tutt'ora interdetta alla navigazione per l'elevato tasso di radioattività ancora presente in zona ma ora che tale tale tasso, almeno sull'isola sembrava molto diminuito, rientrando in valori ancora ben lontani dalla normalità ma accettabili per poter compiere una esplorazione di alcuni giorni da personale adeguatamente protetto e schermato, si era deciso di procedere ad una prima esplorazione in loco. Nessuno aveva la più pallida idea di quello che si sarebbe ancora potuto trovare dopo la distruzione causata dalle due esplosioni nucleari, in teoria nulla di riconoscibile avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo desolato ma il sito dove una civiltà tanto progredita aveva eretto una struttura tanto importante da minacciare la stessa esistenza dell'uomo come essere senziente, non poteva essere definitivamente abbandonato senza effettuare delle scrupolose ricerche.

CAPITOLO PRIMO.

La professoressa Anna Pais era stata convocata al Ministero della Difesa per un imprecisato colloquio di lavoro. Anna, dopo la avventura vissuta tre anni prima, aveva appena possibile ripreso il suo lavoro presso il N.C.D.I.E. Ci aveva messo più un anno in verità per riprendersi completamente dallo stress subito con l'avventura vissuta nella base sotterranea dei Mox e dalla perdita del compagno e solo ora si sentiva pronta per riprendere a pieno ritmo il suo lavoro. Per la verità era strano che a convocarla non fosse stato il N.C.D.I.E ma bensì il Ministero della Difesa ma in definitiva ciò non aveva fatto altro che aumentare la curiosità della ragazza. Anna si era presentata al Ministero in perfetto orario ed era stata ricevuta dal Sottosegretario Alla Difesa professor Pizi che la aveva subito fatta accomodare accanto a lui e dopo averle offerto un te caldo, le aveva spiegato cosa aveva in mente per lei:” Cara signorina, io la ho convocata qui da me perchè ho assolutamente necessità della sua collaborazione. La struttura da cui lei dipende, si occupa di trovare tracce di intelligenze extraterrestri sul nostro pianeta e di passare subito dopo “la patata bollente” a chi di dovere per le indagini più approfondite. Ora noi abbiamo invece bisogno del suo aiuto per vedere che cosa possa mai essere rimasto della base aliena che noi, anzi........gli americani hanno distrutto. Io non penso affatto che possa essere rimasto gran che dopo l'esplosione di ben due ordigni nucleari di quel genere ma è meglio controllare, non si sa mai.........forse tra le rovine qualcosa di interessante lo potremmo sempre trovare. In definitiva noi abbiamo avuto a che fare con una civiltà tanto più evoluta della nostra e ogni traccia che noi potremmo reperire di essa sarebbe indubbiamente per noi di grandissima utilità. Lei signorina che cosa ne pensa?”” Signor ministro, io sono stata “la sotto” e quello che ho potuto vedere è l'espressione più alta di una grandissima civiltà. Quanto i Mox sono riusciti a fare con la genetica prima e con le loro menti poi, è stato semplicemente sbalorditivo. Riuscire a scinderle dal loro corpo, a fonderle prima in un tutt'unico e poi a trasferirle nuovamente in delle piccole crisalidi e a riportarle per finire in qualche modo all'interno di corpi umani modificati e resi il più possibile simili a quelli che loro avevano una volta, beh.......tutto ciò ha dell'incredibile! Anche se poi questo processo aveva limitato come effetto collaterale la loro individualità, resta sempre e comunque una impresa pazzesca e assolutamente per ora al di fuori della nostra portata ed anche della nostra semplice comprensione. Io la capisco.........mi rendo benissimo conto anch'io che è necessario indagare e vedere se effettivamente noi siamo in grado di trovare almeno qualche “frammento” della loro tecnologia, sarebbe un delitto rinunciare a trovare un qualsiasi reperto di una civiltà tanto grande!”” Bene signorina, vedo che ragioniamo sulla stessa lunghezza d'onda........le raccomando solo una cosa: lei ha già rischiato in questa impresa già molto più di quanto doveva, ha perso il suo compagno ed è stata sul punto di perdere la sua stessa vita. Per cui, per favore, sia prudente e non rischi più del dovuto, la sopravvivenza del genere umano questa volta per fortuna non è più in pericolo e dunque non è più necessario prendere rischi inutili” Anna aveva compreso perfettamente il messaggio ricevuto e tornata a casa aveva ripensato con calma a tutta la faccenda, dal suo inizio, fino ad allora e aveva ripromesso a se stessa che avrebbe fatto la massima attenzione evitando questa volta di esporsi a rischi inutili.

CAPITOLO SECONDO.

Il sommergibile “Tazzoli” si era spinto fino a venti metri dalla spiaggia e si era ancorato saldamente al basso fondale. Si trattava dell'ultimo modello di battello appena messo in servizio dalla Marina Militare italiana. Si trattava del miglior sommergibile al mondo a propulsione convenzionale esistente in commercio, modello Diesel Elettrico commissionato dall'Italia e dalla Germania e costruito appunto in collaborazione dalle due nazioni in questione. Il battello era senza dubbio prestigioso e il nome che portava lo era anche di più. Si trattava di “portare” con valore e con onore, lo stesso nome di un battello che nel secondo conflitto mondiale si era comportato in modo eroico, mettendosi alla pari con i più blasonati U Boat tedeschi. Lo scopo del sommergibile era quello di aver trasportato fino a li la squadra che avrebbe dovuto compiere le esplorazioni sull' isola e di rimanere in zona per portare aiuto e sostegno in caso di necessità. Lo scafo in titanio era schermato contro le radiazioni e manteneva perfettamente al sicuro da esse il suo equipaggio. La squadra di esplorazione era formata dal Maggiore Bari, dal Tenente Grosso e da Anna. Tutti e tre erano ricoperti da tute anti radiazioni complete di casco e bombole per il ricircolo dell'aria e munite di appositi filtri. Sbarcati dal gommone i tre si erano trovati su di una spiaggetta costellata di sassi arrotondati, mentre vistose tracce di suolo vetrificato aumentavano sempre di più mano a mano che la squadra si spingeva verso l'interno dell'isola. Le rocce, il suolo, la montagna stessa appariva ricoperta da una lastra ininterrotta di terreno vetrificato, le radiazioni erano molto alte e la loro quantità saliva esponenzialmente mano a mano che si saliva verso la cima del monte. A duecento metri di altezza i tre esploratori avevano dovuto rinunciare per non essere contaminati oltre ogni limite ed erano dovuti ritornare a bordo senza aver trovato assolutamente nulla di utile. Lo si sapeva benissimo, il luogo in questione era troppo contaminato per poter essere esplorato con un minimo di sicurezza e la situazione sarebbe certamente peggiorata se i tre fossero riusciti a spingersi in qualche maniera nel sottosuolo. Il sommergibile allora aveva compiuto il periplo dell'isola alla ricerca di un luogo più propizio ad essere esplorato, era entrato in alcune calette nascoste ma non aveva trovato da nessuna parte una situazione favorevole allo sbarco. Era stato il modernissimo sonar alla fine a dare una precisa indicazione che avrebbe potuto portare al reperimento di qualche cosa di interessante: al di sotto della superficie dell'acqua, proprio li dove il mare risultava più profondo, si apriva una gigantesca cavità che partiva dal fondo a trecento metri di profondità e si addentrava nella roccia viva dell'isola. Le dimensioni della gotta apparivano tali che il Tazzoli, le cui dimensioni non erano certo quelle di un “nucleare” americano, avrebbe comodamente potuto introdurvici dentro. Se si voleva continuare nell'esplorazione non restava altro da fare che immergersi ad andare a vedere se si trattava di una cavità naturale o costruita da qualcun altro...........magari dagli stessi Mox. Il Comandante, Capitano di Corvetta Toniolo, aveva fatto chiudere i boccaporti e aveva preparato il sommergibile per l'immersione e il Tazzoli si era immerso lentamente fino a raggiungere il fondo dove si era provvisoriamente posato.”Eccoci qui dottoressa Pais” Disse il Comandante.”Adesso noi ci troviamo proprio davanti all'imbocco di questa gigantesca caverna sottomarina e il sonar mi dice che questa struttura si prolunga all'interno della montagna senza ne scendere ne risalire. Secondo Ufficiale.......stacchiamoci dal fondo e procediamo in avanti con la più grande cautela alla minima velocità di esercizio”. E il battello cominciò allora ad avanzare in avanti lentamente e con il sonar in costante funzione per evitare pericolosi ostacoli che potessero presentarsi all'improvviso davanti a loro. Ma la via appariva sgombra, anzi era evidente che la formazione sottomarina all'interno della quale stavano navigando, era artificiale e adatta proprio alla navigazione di mezzi subacquei. Dopo circa tre chilometri il “tunnel” sottomarino terminava bruscamente con una parete rocciosa a picco nell'acqua ma il Comandante si era accorto che cinquanta metri sopra di loro c'era aria e non più solo il mare. Il Tazzoli era dunque sollecitamente risalito ed era emerso in una attrezzatissima darsena di un porto sotterraneo. Li la radiazione ionizzante era perfettamente nella norma e non vi era nessun pericolo apparente che potesse minacciarli, per cui Toniolo aveva fatto ormeggiare il battello alla banchina della darsena ed era uscito in torretta con Anna per rendersi conto di dove erano capitati e di che cosa avrebbero dovuto fare. La darsena ospitava tre distinte banchine, ad una era attraccato il sommergibile, un'altra risultava vuota ma la terza ospitava quello che sembrava essere uno stranissimo sottomarino. Toniolo al solo vederlo era sussultato dall'emozione e aveva deciso di recarvisi a bordo con Anna e la sua squadra per indagare. Fortunatamente le micidiali radiazioni fino a li non erano arrivate e così i quattro esploratori erano liberi dal peso ingombrante imposto dalle tute. Attorno non c'era assolutamente nessuno, solo un grande silenzio rotto solo dal rumore dei loro passi sull'acciottolato. Il sommergibile ormeggiato li accanto non aveva assolutamente nulla in comune con la forma affusolata del Tazzoli e assomigliava ad una sorte di grande “ferro da stiro”, una forma cioè corta e molto più larga del normale, in pratica aveva le dimensiono di ottanta metri di lunghezza per quaranta di larghezza. Toniolo era salito a bordo per primo e aveva subito individuato il boccaporto d'ingresso per poi scendere cautamente una scaletta in materiale plastico che scendeva verso il basso. La squadra si era ritrovata al completo in quella che doveva essere stata la “camera di manovra” e aveva incominciato a guardarsi intorno con la più viva curiosità. Alle pareti stranamente non esistevano ne pannelli di strumentazione ne quadranti ed indicatori...........nulla di nulla. Solo un grande schermo al plasma ora spento sovrastava il tutto. In fondo alla stanza, proprio sotto lo schermo, era ancorata al pavimento una sedia anatomica posta proprio davanti ad una cloche e ad uno schermo televisivo al di sotto del quale facevano mostra di se alcune manette ed indicatori vari. A parte ciò non esisteva altra strumentazione in tutta la sala. Evidentemente il sommergibile veniva comandato solo da li e poteva esserlo fatto da una persona sola. Il resto del battello era completamente vuoto, da poppa a prua come se lo spazio fosse stato riservato esclusivamente al carico ed al trasporto di materiali e di personale. Solo a poppa la parte posteriore del battello era chiusa da una paratia che separava la zona destinata al carico e al controllo, dalla sala macchine e dall'impianto di propulsione vero e proprio. Altro da vedere non ce n'era............a poppa non era il caso di entrare visto che le dimensioni della paratia di separazione ed il genere della porta suggerivano che la propulsione fosse del tipo nucleare. L'esplorazione più particolareggiata sarebbe stata fatta in seguito da personale specializzato. Quando poi erano risaliti sulla banchina Toniolo era tornato a bordo del suo sommergibile mentre Anna e suoi due compagni avevano iniziato ad aggirarsi cautamente per il piccolo porto. In tutto il mondo conosciuto i porti si assomigliano un po' tutti.........gru per il carico/scarico di materiali, capannoni per lo stivaggio delle merci di passaggio, binari ferroviari e vagoni parcheggiati, file e file di container uno poggiato sull'altro. Ma qui la situazione appariva completamente diversa........tutto appariva vuoto sulle banchine, c'erano ovviamente delle piccole gru atte a carico/scarico di materiali dal sommergibile ma nulla più. Ne capannoni ne container, niente di niente. Evidentemente i rifornimenti alla base sotterranea venivano effettuati in altro modo e non passavano quasi per nulla da quel porto sotterraneo. E allora.....a cosa mai serviva quella imponente struttura? Perchè era stata costruita? Anna non sapeva dirlo e nemmeno i suoi due compagni avevano una risposta plausibile da proporre.

CAPITOLO TERZO.

Girando per la struttura sotterranea Bari, Grosso ed Anna avevano alla fine trovato sulle pareti rocciose della grande caverna, due grandi aperture chiuse ermeticamente da robuste porte a pressione che isolavano perfettamente l'ambiente che richiudevano, da quello del porto. Altre uscite non ce n'erano proprio e ai tre esploratori non rimaneva altro da fare se non cercare di introdursi in entrambe cominciando da quella che si trovava più a sinistra. Anna si sentiva per la verità un po' imbarazzata e nello stesso tempo triste. Era stata da tre anni a lavorare solo con Gianni e adesso la sua mancanza si faceva sempre di più sentire. Per la verità i suoi due nuovi colleghi si comportavano in modo a dir poco perfetto ma tra loro tre mancava ancora quella sorta di complicità ed affiatamento che avevano invece caratterizzato il rapporto che la ragazza aveva da subito avuto con il povero Gianni. Ma la vita doveva continuare e il lavoro non poteva certo attendere. La porta che i tre avevano deciso di aprire, aveva incastrato nel battente una sorta di oblò circolare che faceva intravvedere al di la della porta stessa, l'inizio di un lungo corridoio ancora fiocamente illuminato da una tenue luce bianca. Il maggiore Bari la aveva aperta ed uno sbuffo di aria stantia aveva subito colpito i tre esploratori. Il corridoio proseguiva diritto per un centinaio di metri per poi piegare bruscamente a destra. Ai lati non esistevano altre porte ne slarghi ne altre curve che ne potessero modificare la direzione. Ad un certo punto il loro procedere in avanti venne impedito definitivamente da una grande massa di macerie che tutto avevano invaso, mentre la radioattività saliva bruscamente a livelli mortali. Evidentemente erano arrivati a dove gli effetti delle due esplosioni nucleari avvenute, si facevano ancora sentire........la volta completamente crollata, la presenza delle micidiali radiazioni ionizzanti. Di li non si poteva proprio passare e si doveva tornare indietro al più presto. Per quanto poco si fossero fermati in zona era adesso opportuno interrompere l'esplorazione, tornare a bordo ed essere sottoposti ad un ciclo completo di decontaminazione. Dopo una buona mezz'ora si erano ritrovati nel locale docce del Tazzoli, nudi come vermi a farsi scorrere addosso litri su litri di acqua calda.......Anna era oramai abituata a farsi vedere nuda nelle occasioni più disparate, prima le era accaduto con Gianni nella vasca disinfettante e adesso di nuovo con i due nuovi compagni di avventura e altre volte ancora nelle esercitazioni sostenute.............ma non c'era nulla da fare, ci si doveva rassegnare perchè così andava la vita........all'intimità nel suo lavoro, evidentemente era proprio destino che si dovesse proprio rinunciare! Il giorno dopo Anna e i suoi due compagni, si erano addentrati nel secondo corridoio, quello chiuso dalla porta a fianco a quella che portava.......nel nulla. Già l'apertura in se stessa aveva causato non pochi problemi ed era stato necessario ricorrere alla “violenza” per spalancarne i battenti. Il corridoio che proseguiva questa volta in una luce abbagliante bianca, si addentrava all'interno della montagna ma ad un certo momento si divideva in due, A sinistra un'altra frana altamente radioattiva sbarrava nuovamente il cammino ma i tre, sospettando questa volta il pericolo, non si stavano per nulla avvicinati alla montagna di detriti e si erano invece subito avventurati a destra dove la strada risultava ancora libera e apparentemente sicura. Dopo un ventina di metri si erano improvvisamente imbattuti in una sorta di punto di controllo: una scrivania era stata posta davanti ad una altra porta e su di una sedia sedeva il cadavere di un essere umano con la testa reclinata sulla superficie del mobile. Il corpo appariva mummificato a causa dell'aria particolarmente secca di quel luogo ed emanava uno strano sentore come di cannella. Anna lo aveva esaminato da vicino ed aveva scoperto che il corpo sulla testa portava la stessa cicatrice che aveva avuto anche lei........si trattava dunque di un robot umano addetto semplicemente al controllo ed all'apertura della porta in questione e a null'altro. Anna aveva anche suggerito ai due compagni che provabilmente l'uomo era morto semplicemente di fame, quando il flusso di alimenti che lo sostenevano, con la distruzione dell'impianto sotterraneo era fatalmente venuto a mancare. L'apertura della porta seguente era comandata da un bottone rosso che si trovava direttamente sulla scrivania e aveva consentito di introdursi in una stanza di quattro metri per quattro che a sua volta dava su di una scalinata che portava verso il basso. Evidentemente le due bombe nucleari avevano distrutto tutto quanto si trovava nei livelli superiori dell'impianto, lasciando però almeno parzialmente intatti quelli che si trovavano più giù ancora. Restava adesso da vedere cosa ci potesse essere di tanto interessante alla base di quella grande scala che si inoltrava verso il basso. Arrivati in fondo uno spettacolo assolutamente incredibile era apparso ai loro occhi. Una stanza di dieci metri quadrati si stendeva dinnanzi ai loro occhi sul fondo della quali si apriva un ennesimo corridoio. Tale ingresso doveva rivestire per i Mox una importanza particolare e di sicuro di grande importanza, visto che un fittissimo intreccio di raggi laser che si incrociavano uno con l'altro fino a formare una sorta di rete, riempiva tutto il locale. Passare attraverso a tali raggi avrebbe voluto letteralmente dire.......farsi affettare, per cui era indispensabile o trovare un'altra via di accesso , spegnere i raggi o........tornare indietro e rinunciare al tentativo di proseguire oltre.

CAPITOLO QUARTO.

Il corridoio dove i tre esploratori si trovavano, non aveva altre porte o altri accessi, le pareti risultavano perfettamente levigate ed uniformi e pavimento e soffitto non avevano traccia alcuna di eventuali botole nascoste. Anna per non tornare indietro a mani vuote e non perdere così altro tempo prezioso, si era messa ad osservare con l'aiuto del binocolo che si era portato appresso, la parete da dove partiva quella micidiale ragnatela luminosa alla ricerca di un qualcosa che potesse ad essa essere collegata. Alla fine aveva notato due particolari importanti: il primo era che la rete laser si spostava in continuazione da una parte all'altra e la seconda era che gli spostamenti parevano comandati da una lucetta rossa che si accendeva e spegneva alternativamente e che si trovava su una scatola metallica fissata alla parete. Evidentemente si doveva trattare di una sorta di interruttore e nello stesso tempo di un temporizzatore. Anna allora aveva chiamato Bari, lo aveva messo a parte della sua scoperta e lo aveva invitato a sparare una sventagliata di mitraglietta sulla scatoletta in questione. La ragazza era difatti convinta che da quella scatoletta dipendesse il funzionamento dei micidiali raggi laser. Anche questa volta Anna aveva avuto ragione. Non appena l'ufficiale aveva colpito la scatoletta, i raggi laser si erano spenti, lasciando libero il passaggio. Ma le difficoltà ed i pericoli non erano affatto finiti. Quella zona dell'impianto che stavano esplorando, oltre ad essere praticamente l'unica ad essersi salvata, evidentemente doveva rivestire anche una grande importanza per i Mox: infatti si trovava protetta a grande profondità ed era protetta da trappole come quella a raggi laser che i tre avevano appena disattivato. Cosa potesse mai contenere questo era però tutto ancora da scoprire. Anna era cautamente avanzata attraverso la stanza verso il corridoio che si allungava più avanti, davanti a lei il pavimento perfettamente levigato appariva formato da una unica lastra di marmo iridescente. Il cammino sembrava sicuro ma un attimo prima di poter entrare nel nuovo corridoio, una paratia in metallo era calata di colpo dall'alto, bloccando la strada alla ragazza e ai due ufficiali che la seguivano da presso. Se si voleva procedere in avanti, era necessario rimuovere l'ulteriore ostacolo che i tre avevano trovato sulla loro strada. Subito si erano messi alla ricerca di un qualcosa che potesse avere a che fare con la chiusura del corridoio, un interruttore, una leva, una scanalatura sulle pareti.........ma niente sembrava esserci di collegato all'apertura della porta. Evidentemente nel loro procedere c'era un qualcosa di errato visto che le trappole messe a bella posta scattavano con una impressionante regolarità: “Per me” Disse Anna ai due compagni” Non stiamo facendo la cosa giusta. Noi non siamo in grado di disattivare in continuazione tutte le trappole messe per impedirci di procedere, non sappiamo infatti ne quante siano, ne come siano fatte, ne come disattivarle. Con i raggi laser ci è andata bene ma proseguendo rischiamo veramente di rimetterci la pelle per nulla” “E allora, cosa ci consigli di fare?””Rispose Bari” Forse vuoi che rinunciamo e demandiamo il tutto ad una squadra di Forze Speciali che magari potrebbero demolire tutto?”” Ma no ….......proviamo invece a tornare nella stanza dell'uomo mummificato e vediamo se troviamo li un qualcosa di interessante, un qualche oggetto, non so.......una chiave, una tessera magnetica, un qualcosa insomma in grado di disattivare il sistema di allarme” E così avevano fatto. I tre esploratori erano dunque ritornati sui loro passi ed erano di nuovo entrati nella stanza dove l'uomo robot dormiva il suo sonno eterno. Con la massima attenzione avevano frugato ovunque ma nulla di particolare era stato trovato. L'unica cosa interessante che poteva avere una certa attinenza con un impianto di allarme, era una apparecchiatura che si trovava fissata sul tavolo e che presentava anche una luce rossa accesa, una verde spenta ed una fessura adatta a ricevere una scheda magnetica. Doveva essere questa l'apparecchiatura che stavano cercando..........ma mancava proprio la scheda magnetica da inserire nella fessura. Per terra non era caduta, sulla scrivania non c'era...........non restava altro da fare se non il macabro compito di spostare e spogliare la mummia per vedere se la conservava in qualche tasca della tunica bianca che indossava. Ma era stato sufficiente spostarla dalla sedia.......subito la tessera magnetica era apparsa proprio sotto il braccio del cadavere dove era rimasta nascosta fino ad allora. Anna la aveva sollecitamente raccolta, la aveva infilata nell'apposita fessura che si apriva nell'apparecchiatura e aveva con gioia notato che la luce rossa si era spenta lasciando il posto a quella verde. Era fatta! Poi tutti e tre erano tornati nella stanza della prima trappola ed avevano potuto constatare con somma soddisfazione che la paratia si era nuovamente alzata lasciando loro libero il cammino. Era fatta!

CAPITOLO QUINTO.

Attraversata la porta, erano alla fine giunti alla fine del corridoio ed erano sul punto di entrare nel luogo che evidentemente era il più “sacro” per i Mox. L'ambiente successivo dava infatti l'impressione di essere un vero e proprio “tempio”: tutto attorno della grande cavità si trovavano numerosissime colonne in pietra disposte in tre cerchi concentrici, al centro un grande spazio vuoto e un grande altare in marmo rosa. Dei lampioni nascosti tra le colonne, davano sapientemente una luce molto tenue che conferiva a tutto l'ambiente una particolare aura di sacralità. I tre esploratori avanzavano cautamente quasi intimiditi dall'evidente imponenza del luogo in cui si trovavano. Alle pareti stranamente però non c'era nulla.........ne quadri ne statue ne mosaici o pitture, assolutamente nulla! Anna si era avvicinata all'altare, aveva salito i sei gradini, in marmo bianco e si era accorta che dietro l'altare vero e proprio si apriva una botola dotata di una scala a chiocciola che una volta di più portava verso il basso. Bari seguito dal compagno e da Anna aveva sceso gli scalini e per ritrovarsi una decina di metri più in basso all'interno di una bellissima “cripta” con le pareti completamente foderate di marmo candido, tanto bello da sembrare quasi traslucido. Sembrava di trovarsi nella bellissima cripta che si trova tutt'ora al di sotto della chiesa di Santa Giustina a Padova. In fondo alla bellissima stanza si trovavano due vasche trasparenti poste proprio sul fondo, all'interno delle quali immerse in un liquido ambrato, galleggiavano quietamente completamente immerse, due bellissime figure umanoidi. Anna si era subito avvicinata chiamando a voce alta i due compagni perchè venissero a vedere anche loro. I due umanoidi erano bellissimi, simili ma nello stesso diversi e soprattutto enormemente più belli di quelli che la ragazza aveva visto in precedenza. Gli alieni con i quali Anna era stata a contatto nella struttura sembravano solo delle pallide imitazioni di questi, che avevano i lineamenti del viso estremamente dolci ma anche decisi e la pelle appariva tanto sottile da apparire quasi traslucida. Chi potessero essere questo era un mistero ma Bari aveva notato che dietro i due contenitori si trovava un'ulteriore macchinario, dotato di due cuffie che evidentemente sembravano poter essere compatibili all'orecchio umano..........forse poteva trattarsi di una sorta di registratore, di comunicatore, di “distributore” di informazioni, l'accesso ad una immensa banca dati. L'unica cosa evidente ed inequivocabile era la funzione delle cuffie.......se si voleva sapere qualcosa su quel luogo, era necessario indossarle e stare a vedere quello che sarebbe avvenuto. La persona più indicata a fare l'esperimento ovviamente era Anna......lei era stata a contatto con gli alieni, lei era stata trasformata da loro in robot umano, lei conosceva la loro anatomia e fisiologia.........la ragazza dunque era stata fatta distendere a terra con un sacco a pelo sotto la testa affinchè si trovasse il più comoda possibile e poi Bari stesso le aveva applicato agli orecchi quelle che sembravano proprio delle cuffie pronto a staccarle al primo segnale di pericolo o di insofferenza che Anna avesse manifestato. Mettersi le cuffie non era certo stata una cosa di grande difficoltà, difficile era invece riuscire a prevedere cosa questo semplice atto avrebbe comportato per la sua persona. Nessuno difatti poteva sapere che cosa sarebbe accaduto, cosa da quelle cuffie sarebbe in effetti potuto scaturire: sarebbe poi Anna stata in grado di comprendere quanto eventualmente le sarebbe stato comunicato e il suo cervello sarebbe stato abbastanza “potente” per poter assorbire senza danno la massa delle informazioni ricevute senza danneggiarsi o la ragazza avrebbe invece rischiato la pazzia o addirittura la vita? Si trattava di interrogativi estremamente inquietanti a cui solo quanto sarebbe accaduto avrebbe potuto dare una adeguata risposta. All'inizio c'era solo silenzio, silenzio e buio......totale completo ma anche scevro da paura e tensione.......il nulla cosciente, la coscienza della preesistenza, la coscienza ancora in parte........ incosciente. Poi ecco la superficie di un pianeta verdissimo e ricco di acqua e ecco il popolo dei Mox apparire ovunque, un popolo bellissimo ed estremamente intelligente, versato in tutte le arti e nella scienza che nel corso del tempo che passava si sviluppava sempre di più. La genetica associata alla medicina aveva da tempo immemorabile sconfitto le malattie ed era quasi riuscita a venire a capo del nemico supremo.....la morte. Ma un nemico invisibile tramava alle loro spalle.......il loro sole morente stava per spegnersi e la sua morte avrebbe significato anche morte per tutti i Mox. Troppo grande era il problema da risolvere, troppo lontano grande e complesso il “sole” per pensare solo di poter intervenire in qualche maniera........Angoscia, disperazione, un vivissimo senso di impotenza..........paura della morte, dell'ignoto, paura di perdere ogni cosa! Ma i Mox erano capaci di tutto......di quasi tutto per poter sopravvivere in qualche modo. La loro esperienza di viaggi interstellari era per la verità limitata e mai avrebbero potuto trasferirsi fisicamente così com'erano altrove nella loro galassia.........ma c'era ugualmente un modo anzi ce ne erano ben due per poter sperare di sopravvivere e di perpetuare altrove la loro razza: avevano deciso di fondere le loro evolutissime menti in un tutt'unico, una enorme maxi mente che però, una volta effettuata la fusione, era in grado di mantenere solo in minima parte la loro individualità, individualità che non si era per nulla sviluppata di nuovo quando la maxi mente si era nuovamente divisa ed era entrata in milioni di parti a far parte delle crisalidi destinate a contenerne l'essenza. Inoltre a bordo dell'astronave che avrebbe contenuto la crisalidi, erano stati tenuti in animazione sospesa due unici esemplari di quello che un giorno lontano i Mox erano stati, tenuti in vita per il tempo che sarebbe stato necessario, accanto ad un computer che avrebbe contenuto al suo interno tutte le conoscenze della loro meravigliosa razza. I Mox che avrebbero usufruito dei corpi degli ospiti che avrebbero trovato al momento opportuno sarebbero però stati solo un pallido ricordo di quello che erano stati un tempo e per nessun motivo avrebbero dovuto riprodursi. Invece i due esemplari, i veri Mox, se avessero avuto la possibilità e la fortuna di trovare una situazione favorevole........erano destinati a moltiplicarsi all'infinito e a popolare o ripopolare un intero pianeta, fino a riconquistare col tempo la gloria perduta. Questo è quanto il cervello di Anna stava assorbendo.............alla fine tutto era terminato con l'allontanarsi di un'unica astronave e l'esplodere di un sole lontano.

CAPITOLO SESTO.

Anna si era rialzata da terra, si era levata le cuffie e con la testa tra le mani aveva incominciato a raccontare ai due compagni l'esperienza extrasensoriale che aveva appena vissuto. Ora non restava altro da fare se non tornare a bordo del sommergibile e rientrare alla base per fare rapporto......altri e non certo loro avrebbero dovuto prendere le decisioni del caso. La loro missione si era dunque conclusa con il più grande successo: avevano dimostrato al di la di ogni dubbio che la distruzione della base dei Mox era stata totale e che loro erano riusciti a trovare l'unica cosa che di loro si era salvata........la cripta sotterranea. Tornati alla base Anna era stata convocata al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York per partecipare alla riunione dei Capi di Stato che era stata indetta per l'occasione. Addosso all'umanità era difatti ricaduta l'immensa responsabilità di decidere del futuro di una intera razza, se tentare di salvarla e se si, di dove farla rinascere, crescere e svilupparsi. Il Presidente Americano aveva preso la parola e aveva cominciato la riunione con il dire:”Cari colleghi..........sappiamo benissimo quanto potranno pesare le decisioni che siamo chiamati a prendere in questa occasione. A pesare per noi, anzi.......sulle nostre coscienze, per i Mox invece.........sulla loro stessa esistenza e sul loro stesso avvenire. Per noi tutti sarebbe facilissimo sigillare semplicemente la cripta e dimenticarci della sua esistenza o di limitarci a saccheggiare la memoria del computer dei Mox per nostro esclusivo uso e consumo e ad abbandonare i due corpi al loro destino rinchiudendoli in un museo dopo averli sezionati. Ma noi NON siamo dei barbari e non abbandoneremo chi ci chiede aiuto. Certo sarà necessario trovare il modo più adeguato per poterlo fare, il luogo dove lasciar sviluppare in maniera completamente indipendente il nuovo popolo che dovrà nascere............e ciò non sarà certo una faccenda facile. Non dimentichiamoci che abbiamo a che fare con una razza che era dispostissima a distruggere la nostra stessa sopravvivenza come razza senziente ed indipendente pur di preservare se stessa........e scusate se è poco! Ma tutti assieme vedremo ora quanto si potrà fare, salvaguardando ovviamente prima di ogni altra cosa la nostra stessa ed irrinunciabile sicurezza. Certo ora la “super mente” dei Mox non esiste più a causa delle due esplosioni nucleari da noi provocate per autodifesa, esplosioni che hanno distrutto ogni cosa.........resta adesso solo il problema della possibilità che noi abbiamo di dare nuova vita ai due bellissimi esseri che si trovavano tutt'ora in animazione sospesa. Dove farli “rinascere”, dove fare in modo che potessero riprodursi, dove soprattutto far sviluppare la loro civiltà senza che essa potesse interferire in maniera negativa con quella dell'uomo sapiens? Non certo sulla NOSTRA Terra sarà possibile farli rinascere e sviluppare! Per millenni l'uomo non è mai riuscito ad andare d'accordo con se stesso......figuriamoci se adesso lo sarebbe con una razza completamente aliena e decisissima a sopravvivere anche a spese nostre! No! La soluzione deve essere assolutamente trovata altrove........ma dove e soprattutto COME?”. Anna a questo punto aveva preso la parola e aveva detto:” Signor Presidente, Signori Capi di Stato, A me, che sono qui l'unica a conoscere nei minimi particolari la struttura mentale dei Mox, risulta purtroppo assolutamente chiaro come ha specificato lei, che questa evolutissima razza non è assolutamente in grado di vivere in simbiosi con il genere umano. La sua cultura superiore, unita all'innato istinto di sopravvivenza, hanno già cercato di sopraffare già una volta la nostra civiltà e ci è andata bene per un capello. Ma forse una cosa era il deprecabile comportamento nei nostri confronti tenuto dalla così detta “super mente”........un'altra cosa potrebbe forse essere la civiltà che potrebbe nascere col tempo dai due esseri in animazione sospesa. Ma l'uomo non può ovviamente rischiare la sua indipendenza e addirittura la sua stessa sopravvivenza per aiutare i Mox qui sul NOSTRO pianeta. É dunque necessario trovare una alternativa e sta proprio a noi il trovarla. Ci deve essere altrove una alternativa valida”” Dottoressa Pais, lei ha perfettamente ragione ed io sono assolutamente d'accordo con lei sul fatto che sulla Terra per i Mox non ci sia assolutamente spazio..... Io, come Presidente degli Stati Uniti d'America, ma sto parlando a nome del mondo intero, propongo di agire in questo modo che ora porrò alla vostra attenzione e alla vostra approvazione, modo che mi sembra l'unico possibile per far quadrare il cerchio. Visto che non abbiamo alcuna fretta di risvegliare i due “dormienti” penso che si potrebbe:A) acquisire prima di ogni altra cosa, tutto quanto è possibile dal computer dei Mox, si tratta di una mole infinita di nozioni che riguardano non solo la storia di quel popolo, ma anche e nei più minuti dettagli, di tute le loro scoperte scientifiche che nel campo della genetica ricordiamoci bene, hanno dell'incredibile e che a noi ovviamente tornerebbero estremamente utili; B) costruire con calma ed accuratezza una astronave interstellare che possa contenere a bordo l'equipaggio di esseri umani per manovrarla, un certo numero di scienziati e e i Mox stessi in animazione sospesa. La missione assegnata, avrebbe dunque il duplice scopo di cercare un pianeta adatto ai due “ospiti” e di poter finalmente cominciare da parte nostra ad esplorare seriamente il cosmo. Un mio famoso predecessore negli anni sessanta, nel periodo più buio della Guerra Fredda, aveva fissato per gli Stati Uniti una data in cui l'America avrebbe dovuto portare un uomo sulla Luna e la data imposta dal Presidente Kennedy era stata rispettata. Adesso io do non solo al mio Paese ma al mondo intero un'altra data fondamentale per l'intera umanità, un'ulteriore scadenza da rispettare: TRA DIECI ANNI UNA ASTRONAVE TERRESTRE DOVRA' DECOLLARE VERSO L'INFINITO PER PORTARE A TERMINE LE DUE MISSIONI CHE IO HO FISSATO PER LEI. Abbiamo le capacità per fare ciò, abbiamo a disposizione le nozioni contenute nel computer dei Mox..........possiamo e DOBBIAMO farlo, per la nostra civiltà e per quella dei Mox che il destino ci ha voluto affidare. Questa è la nuova sfida che io voglio lanciare all'America, a tutti voi, a tutto il genere umano e mi aspetto che la meta sia raggiunta nei modi e nei tempi che io ho previsto! UOMO.......ALZATI E SPICCA IL VOLO, VERSO L'INFINITO E OLTRE!”.

CAPITOLO SETTIMO.

ANCHE QUESTA VOLTA, COME IN PRECEDENZA NELLA STORIA DELL'UOMO ERA GIA' AVVENUTO, LA SCADENZA DATA DAL PRESIDENTE ERA STATA MANTENUTA e l'uomo era oramai pronto per partire per la grande avventura nel vuoto dello spazio. I dieci anni previsti dal Presidente erano trascorsi solo da due mesi e la grande astronave si trovava in orbita pronta a spiccare il volo. Con l'esperienza maturata con la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, l'uomo aveva assemblato già nello spazio la grande astronave e l'aveva chiamata “Aurora”. Si trattava di una struttura lunga trecento metri e larga cento, destinata al trasporto di trecento uomini di equipaggio, cento scienziati e ovviamente i corpi in animazione sospesa dei due Mox. Tutta l'impresa era previsto che sarebbe stata affidata all'instancabile opera dei computer di bordo mentre equipaggio e scienziati sarebbero rimasti in animazione sospesa fino a quando la loro presenza non fosse stata richiesta dall'intelligenza artificiale. Purtroppo la tecnologia per ottenere la velocità ultra luce non era ancora disponibile e forse non lo sarebbe nemmeno mai stata, per cui il ricorso all'animazione sospesa era diventato sfortunatamente indispensabile. Il trascorrere del tempo in questa titanica impresa non avrebbe avuto dunque alcuna importanza e tutti a bordo e sulla Terra sapevano che si sarebbe trattato di un viaggio senza ritorno e che tutto quanto sarebbe stato appreso nel lunghissimo viaggio sulla Terra non lo si sarebbe sfortunatamente mai potuto conoscere. Ma altre alternative non ce n'erano, almeno per il momento.........bisognava accontentarsi della pochezza della mente umana, immagazzinare tutto quanto si sarebbe appreso nel viaggio di esplorazione e farne buon uso nella nuova vita che si andava a cominciare, per ora nello spazio e forse un giorno lontano in una nuova Terra! Dopo la partenza a governare l'Aurora erano rimasti solo dieci membri dell'equipaggio, il comandante Kurt e nove tecnici addetti ciascuno ad un settore della astronave. Il loro compito era adesso quello di impostare la rotta e la velocità e di controllare che tutto fosse a posto prima di scomparire nello spazio profondo e andare a loro volta a.....”dormire”. L'Aurora poteva raggiungere la fantastica velocità di trecentomila chilometri all'ora, cioè ben sette milioni e duecentomila chilometri al giorno.......non era certo la velocità della luce ma si trattava ugualmente di un risultato notevole dato da motori atomici di ultima generazione, collaudati proprio per la prima volta due anni prima della partenza. Ma tra i nove tecnici ancora svegli ce n'era uno che non aveva alcuna intenzione di mettersi in animazione sospesa: Caio Pitt, giovane di trent'anni esperto in “tecnologia della sopravvivenza in animazione sospesa” non aveva alcuna intenzione di ottemperare all'ordine. Lui sarebbe stato l'ultimo essere umano a rimanere sveglio per controllare che tutto a bordo fosse a posto ma aveva deciso che invece di rinchiudersi nel suo “bozzolo” e di …...dormire per un periodo di tempo indefinito, sarebbe invece rimasto sveglio a “godersi” il viaggio interstellare. Avrebbe avuto una intera astronave a sua disposizione: immensi corridoi, sale di ritrovo, una mensa attrezzatissima, le palestre attrezzate di tutto, televisori con tutti i film di tutto il mondo a sua disposizione e poi videogiochi, musica......e tutto quanto un uomo potesse desiderare. Tutto quanto era stato preparato per il momento in cui l'equipaggio si fosse risvegliato, sarebbe stato a sua disposizione. Se poi si fosse stancato del suo nuovo mondo personale ebbene......allora si, che sarebbe potuto andare a nanna assieme a tutti gli altri! Ma la solitudine nella grande astronave, a stretto contatto con le stelle e il vuoto dello spazio era una avventura a cui Caio non voleva assolutamente rinunciare. Il momento era alla fine arrivato: il Comandante aveva preso posto nel suo “bozzolo” protettivo ed ecco che finalmente l'Aurora gli apparteneva completamente.....la grande astronave era adesso sua e solo sua!.

CAPITOLO OTTAVO.

Caio si era per prima cosa recato in sala comando: da quando l'Aurora era stata costruita il tecnico era sempre stato affascinato da quel locale adesso così silenzioso. Quando aveva avuto la ventura di entrarci aveva notato il caos che vi regnava: tecnici intenti a fissare particolari della strumentazione di bordo, ufficiali occupati a cablare strumenti e il Comandante Kurt che si aggirava ovunque mai soddisfatto di nulla. Ma adesso li dentro finalmente il silenzio regnava sovrano.......le lucette multicolori si accendevano e spegnevano ritmicamente, gli indicatori segnavano le temperature di esercizio dei motori e tutto veniva comunicato al grande computer che gestiva tutti gli impianti di bordo. In quel locale aleggiava adesso una gran pace e lo spettacolo che si vedeva sugli schermi panoramici che facevano vedere l'esterno era un qualcosa di esaltante. La Terra era già da tempo scomparsa e l'Aurora aveva anche già superato i confini del Sistema solare. Il mare di stelle della Via Lattea illuminava il cielo nero dello spazio infinito e il procedere dell'astronave non si notava per nulla e tutto appariva ai suoi occhi erroneamente immobile. Caio si era seduto sulla poltroncina riservata al Comandante non per una malcelata mania di potere ma per il semplice motivo che da li si godeva di una vista stupenda. Così era incominciata la avventura di Caio......erano per lui finalmente terminati una volta per tutti i tempi di affanni e preoccupazioni........adesso era il “padrone” dell'Aurora e di tutto quanto essa conteneva e a lui bastava questo per essere completamente felice. Quando si sentiva solo poteva entrare in una delle”Celle del ricordo” che erano dei piccoli cubicoli disposti nelle aree ricreative dell'Aurora, dove sedendosi su di una poltroncina e indossando delle apposite cuffie, si poteva cadere in una sorta di trance e vivere per un massimo di quattro ore, qualsiasi episodio della vita reale si volesse ricreare per se stessi: amore con qualsiasi donna della Terra, avventura, sport........si trattava di quattro ore reali, trascorse nel cubicolo ma che nella fantasia di quella specie di sogno, potevano allungarsi, dando l'impressione di poter trascorrere in un mondo che appariva perfettamente reale, anche un intero fine settimana. L'unica limitazione era quella che in una settimana non si poteva usufruire del cubicolo per più di una volta, esistendo il pericolo di una pericolosissima assuefazione ad un mondo tanto perfetto ma completamente illusorio. La macchina infatti riconosceva la mente dell'utente e ne impediva automaticamente un uso eccessivo. Caio aveva trascorso cinque anni in quel mondo dove tutti i suoi compagni di avventura dormivano rinchiusi nei loro bozzoli e nulla do particolare era accaduto all'Aurora che continuava ad avanzare nella immensità dello spazio senza alcun inconveniente, quando una mattina il giovane si accorse che un allarme si era acceso sul quadro di comando dell'astronave. Caio quel giorno si trovava per caso in sala comando, vi si era recato unicamente per verificare se la rotta seguita fosse quella programmata, come usava fare una volta la settimana. Aveva subito notato che una spia gialla si era accesa nel quadro strumenti che indicava che la via a prua dell'Aurora fosse libera. Il giallo stava ad indicare che un qualcosa si trovava in rotta di collisione con l'astronave, ancora molto ma molto lontana ma disgraziatamente già presente ed evidente nel suo costante avvicinamento. Lo stesso colore indicava anche che il computer stava per prendere alcune decisioni critiche........se il problema fosse apparso risolvibile, il calcolatore avrebbe provveduto ad agire indipendentemente e la spia si sarebbe spenta, se invece la decisione da prendere non fosse stata soddisfacente per il computer, lo stesso avrebbe provveduto a svegliare il Comandante e la luce sarebbe diventata rossa. Caio osservava affascinato quanto stava accadendo: vedeva le cifre sul display scorrere come impazzite mentre il computer calcolava i provvedimenti del caso da prendere. Poi all'improvviso la luce gialla si era spenta mentre il display indicava adesso che la Aurora aveva modificato la sua rotta e che l'oggetto non più in rotta di collisione sarebbe sfilato tre ore dopo alla distanza di tre chilometri dall'astronave dal lato di dritta. La crisi era stata brillantemente superata e ciò faceva grande onore ai costruttori e a i progettisti. Caio aveva atteso ansioso davanti allo schermo il passaggio dell'oggetto che avrebbe solo sfiorato l'Aurora e quando il meteorite era comparso dal nulla il giovane per poco non era svenuto dallo spavento: La montagna di roccia si avvicinava rapidamente sempre di più e sembrava che l'astronave sarebbe stata colpita in pieno e distrutta da quel bruttissimo mostro di roccia butterata ma poi il Killer dei cieli era passato di lato esattamente alla distanza, prevista senza provocare alcun danno.

CAPITOLO NONO.

Gli anni erano trascorsi inesorabili, a volte passavano in un lampo, altre volte con grande lentezza ma la vita di Caio tutto sommato scorreva tranquilla. Mangiava, andava in palestra, guardava i film memorizzati nella televisione, dormiva tranquillo senza problemi da risolvere e quando voleva trovava conforto dalla solitudine nelle avventure fantastiche che lui poteva pilotare a suo piacimento nel chiuso del “cubicolo” delle “celle del ricordo”. Li per le quattro ore canoniche settimanali, che però in realtà a lui sembravano durare molto di più, la sua mente spaziava dalla confusione di un supermercato all'intimità di una camera allietata dalla presenza della ragazza di turno, ad una gita in montagna............non gli mancava assolutamente nulla, aveva raggiunto lo scopo della sua vita e ne era assolutamente felice. Ma dopo il sessantesimo anno di vita un grande cambiamento si era verificato nella mente di Caio........un pensiero ricorrente aveva incominciato a tormentarlo. Gli anni erano passati e lui non aveva concluso assolutamente nulla di interessante nella sua vita: si, aveva passato una esistenza assolutamente tranquilla, aveva goduto a iosa di tutte le belle cose contenute all'interno della Aurora.......ma adesso desiderava per lui un qualcosa di più, desiderava essere presente quando il momento del risveglio generale sarebbe fatalmente arrivato. Non voleva morire senza sapere dove l'astronave sarebbe arrivata, non voleva rinunciare a tale emozione! Per ottenere ciò non c'era che un sistema......andare in animazione sospesa, raggiungere i compagni di avventura. Certo al suo risveglio avrebbe dovuto spiegare al Comandante il motivo del suo comportamento..........ma in fondo cosa mai avrebbe potuto essergli rimproverato? Di essersi goduto la sua vita come aveva sempre desiderato di fare? Di avere consumato delle provviste che poi si erano automaticamente reintegrate riciclando i rifiuti? In definitiva non aveva fatto nulla di male, non esisteva alcun problema, per cui a nanna per un po' di anni e poi si sarebbe visto!
Ma non si era trattato solo di un po' di tempo...........prima che il risveglio diventasse necessario, erano passati ben trecento altri anni. L'Aurora si era trovata nei pressi di un sistema dominato da due soli, più piccoli di quello terrestre ma che combinavano la loro forza vitale in una simile a quella dell'astro natale dell'uomo. I pianeti del sistema erano ben venti ma uno solo sembrava dare le caratteristiche giuste allo sviluppo della vita umana. Restava da decidere cosa fare, vedere se effettivamente il pianeta in questione fosse in grado di ospitare la vita, se risultasse già abitato da qualche razza intelligente, se in fine fosse scevro da particolari pericoli. Per tutte queste indagini non era certo sufficiente il computer di bordo per quanto potesse essere evoluto, per prendere le difficili decisioni del caso era indispensabile una decisione presa esclusivamente dalla mente dell'uomo. Per cui nel giro di due giorni tutti a bordo si erano svegliati e avevano ripreso il loro posto sostituendo di nuovo la volontà dell'uomo a quella della macchina senza però negare che il computer aveva svolto veramente un impeccabile servizio. Il comandante Kurk aveva dapprima allibito guardato un Caio invecchiato di trent'anni ma poi dopo averlo ascoltato aveva preferito soprassedere e occuparsi di cose più importanti. Il pianeta che avevano peso in esame, aveva le medesime caratteristiche della Terra, dimensioni, Forza di gravità, atmosfera e clima. Appariva ricoperto di foreste e un grande oceano ne ricopriva la superficie quasi per metà. Dalla distanza in cui l'Aurora si trovava nessuna emissione radio era pervenuta e nessuna costruzione simile a città era comparsa sulla superficie del pianeta, in orbita al pianeta non era stato individuato alcun satellite artificiale e quella “nuova terra” appariva completamente disabitata. Kurk aveva organizzato allora una navetta di esplorazione: sarebbe sceso sul pianeta assieme al primo pilota Mollie Mallory, avrebbe indagato a fondo su tutta una serie di fattori fondamentali e alla fine sarebbe rientrato a bordo per prendere assieme al team di scienziati una decisione definitiva sul da farsi:”Ricordati Mollie che il pianeta che ci accingiamo ad esplorare, per quanto possa essere bello ed ospitale non è per noi “Disse il Comandante alla compagna mentre la navetta scendeva verso la superficie del pianeta”E' vero Comandante.......prima di tutto vengono i due Mox e poi.........noi siamo appena partiti e non vorremo certo fermarci alla prima sosta! Noi siamo qui solo per curiosità scientifica e per imparare il più possibile””Certo ragazza mia.......è proprio questa la realtà delle cose!” Mentre la navetta scendeva sempre più il pianeta appariva in tuta la sua bellezza. Con la vecchia Terra aveva in realtà molto in comune: sorvolato a bassa quota mostrava boschi e valli incontaminate, un oceano bellissimo in tutta la sua selvaggia forza e prati verdi assolutamente incontaminati dalla presenza e dai veleni di qualsiasi civiltà tecnologica. Quando la navetta prese finalmente terra Kurk si rese subito conto che l'atmosfera era perfettamente compatibile con quella umana e che parevano non esistere virus o batteri pericolosi. La cosa strana era che non si vedevano animali, ne mandrie al pascolo ne predatori in cerca di cibo da cacciare, ne uccelli nei cieli......niente di niente. Appena sbarcati si erano trovati subito in una radura incredibile............bellissima ma assolutamente strana, una radura che in un mondo che appariva assolutamente deserto......non poteva esserci: loro due stavano camminando adesso incredibilmente su un tappeto di erba all'inglese che terminava cento metri più innanzi dove l'erba appariva invece alta ed assolutamente incolta: Ma chi allora aveva tagliato l'erba e perchè lo aveva fatto? Un torrente di acqua limpidissima scorreva la accanto e lambiva degli arbusti carichi di frutta bellissima che emanava un aroma estremamente appetitoso. Ma dove erano capitati? Forse nel mitico Eden? Ad un tratto, sul fondo della radura, proprio dove l'erba di colpo ridiventava alta ed incolta, una tenue e tremula luminescenza avanzava velocemente verso di loro. All'interno di questa iridescenza guizzavano i colori dell'arcobaleno e incredibilmente dei colori assolutamente “nuovi” che nessuno aveva mai visto prima di allora........non era possibile, non era scientificamente spiegabile.......ma era un fenomeno che si trovava proprio li, davanti ai loro occhi......non poteva esistere ma c'era. I due astronauti non erano indietreggiati, sapevano dentro di loro che nulla dovevano temere........la luminescenza alla fine li aveva avvolti ed una dolcissima voce interiore si era diffusa nella loro mente e aveva spiegato loro quanto era necessario che dovessero sapere:” Alla fine figli miei siete arrivati.........siete venuti fino a qui e mi avete portato coloro che sono destinati a popolare questo mondo. Io vi ringrazio per quanto avete voluto fare per i due esemplari che avete portato fino a qui, so che con voi loro, anzi la loro razza, anzi quello che la loro razza era diventata, non si è comportata certo in una maniera adeguata, so che quello che i Mox erano diventati ha cercato perfino di distruggervi e che voi avete dovuto per forza di cose, per poter sopravvivere, difendervi. Ma vi garantisco che i due esseri che fra poco scenderanno su questo pianeta per ripopolarlo con il loro amore, sono ben diversi da quell'entità amorale che erano stati costretti a diventare per sopravvivere..........i Mox come razza sono più evoluti di voi e in questo nuovo mondo che popoleranno sono destinati a fare il salto di qualità che un giorno ancora lontano, quando sarete ritenuti pronti, sarà richiesto da fare anche a voi. Adesso andate, sappiate che qui tutto è stato compiuto come doveva essere e siate orgogliosi di quanto avete fatto, non pensate alla stranezza di questo mondo secondo i vostri canoni, non pensate alla assenza degli animali che di sicuro avete potuto notare........pensate solo a quanto di buono avete fatto per salvare una razza intelligente e non preoccupatevi di altro, tutto in questo mondo si svolge ad un livello tanto alto e diverso che è ben al di la della vostra attuale capacità di comprensione..........voi vedete solo quello che dovete e potete vedere, quello che la vostra mente è in grado di recepire e nulla più. Ecco.....vedete accanto a voi, alla vostra destra, sono appena arrivati i nuovi abitanti di questo luogo incantato.......avvicinatevi vi prego........i Mox vi vogliono ringraziare e salutare” E i due astronauti si trovarono accanto per la prima ed ultima volta ai due alieni, più belli che mai, due esseri che emanavano gioia e completezza e che li abbracciarono non fisicamente ma con una emanazione di gioia frammista a forza vitale che per un attimo saziarono di gioia immensa i due esseri umani. Poi, di colpo i due astronauti si ritrovarono a bordo dell'Aurora che già si stava allontanando incomprensibilmente a velocità interstellare da quel sistema solare. Incomprensibile, meraviglioso! Con chi mai i due erano stati a contatto? Con un essere soprannaturale? Con un Angelo o forse con una parte di Dio stesso? Questo non era dato saperlo........l'unico fatto certo era che i due Mox erano scomparsi da soli dai loro alloggiamenti e che l'astronave dopo un'ora di corsa folle ad una velocità incalcolabile ma superiore a quella della luce, aveva ripreso la sua normale andatura su di una rotta prestabilita che nessuno era fino a quel momento, riuscito a cambiare, una rotta che li riportava verso.....CASA!! Ma la cosa più sbalorditiva era il fatto che ciascun essere umano a bordo della astronave, pur rimanendo al loro posto, aveva condiviso la medesima esperienza che i due loro “rappresentanti” avevano vissuto sulla superficie di quel mondo tanto bello Pur restando a bordo avevano visto dove i Mox erano destinati a vivere e soprattutto avevano udito dentro di loro quella medesima voce che parlava ai due astronauti che si trovavano a “terra” e avevano condiviso le loro medesime sensazioni di gioia e di completezza. Tutti adesso sapevano quale sarebbe stato il destino del genere umano.........l'uomo non era fatto per esplorare lo spazio infinito, il suo destino non era questo. I tempi oramai erano maturi e si doveva tornare subito a casa. Tutti a bordo sapevano che la situazione sulla Terra era cambiata radicalmente:già dopo la scomparsa dei Mox il buon senso aveva incominciato a fare capolino sulla Terra.......l'odio piano piano veniva superato dal buon senso e dal desiderio di porre fine a guerre e rivendicazioni. Il trovarsi per la prima volta “uniti” a combattere contro un nemico comune aveva sortito un benefico effetto su un po' tutti i governi del pianeta e la guerre come prima misura fondamentale di un radicale cambiamento si erano lentamente spente una dopo l'altra. Come l'odio chiama odio la comprensione chiama comprensione e la pace stava finalmente prevalendo sugli orrori infiniti dei conflitti e ciò stava accadendo a cascata, con un ritmo sempre più incalzante. Adesso l'Aurora si trovava nuovamente in orbita attorno al suo pianeta natale, pilotata da quella misteriosa Entità che li aveva voluti portare fino a li, da dove un secolo prima erano partiti. Il pianeta visto dall'alto era sempre il medesimo ma nello stesso tempo si poteva notare che l'atmosfera era molto più pulita rispetto al passato. Da subito avevano cercato di contattare la Terra ma stranamente nessuno aveva loro risposto.........

CAPITOLO DECIMO.

Dopo la partenza dell'Aurora, la situazione sulla Terra era in procinto di subire dei drastici cambiamenti: come inizio il fatto che l'uomo avesse rapidamente rinunciato a combattersi aveva prodotto come primo evidente risultato, l'accettazione dei diritti altrui e il riconoscimento spontaneo da parte di tutti dell'esistenza e del diritto da parte di tutti di poter accedere alle risorse del pianeta. Ma si trattava di un processo molto lungo e problematico, si trattava di far rinunciare ai privilegi acquisiti i ricchi per favorire i poveri..........e questo l'uomo da solo era un problema che non poteva affrontare e risolvere senza aiuto. Il pericolo di un ritorno all'antico era li, dietro l'angolo e se ritorno ci fosse stato per l'umanità intera sarebbe stata una catastrofe senza ritorno......allora si che ogni speranza nel futuro sarebbe per sempre finita! Ma allora Qualcuno era intervenuto con la sua enorme saggezza. Questa meravigliosa Entità si era resa conto che l'uomo desiderava finalmente e per davvero il cambiamento che era iniziato a verificarsi e che aveva, per poterlo portare a termine, bisogno di essere aiutato e pilotato per la strada giusta. E allora.......aveva agito: all'improvviso tutto quello che l'uomo aveva creato con la sua civiltà era scomparso nel nulla, case strade manufatti......tutto! Il pianeta di colpo era tornato un giardino, il giardino dell'Eden che era stato un tempo, prima che l'uomo rinunciasse a Dio con il Peccato Originale. Fame, sete, paura, odio, invidia.......erano svaniti per sempre. Gli animali erano tornati i migliori amici dell'uomo e vivevano in pace con lui senza più la drammatica necessità di cacciare ne essere cacciati. Il ricordo di quello che era stato era però ben radicato nella mente di ciascun essere umano, nessuno aveva dimenticato gli orrori del passato, le malattie, le sofferenze e la morte con la paura atavica che da sempre la accompagnava. Ma adesso tutti indistintamente sapevano che tutto era finito, che il Cielo si era “colmato” delle preghiere dei buoni, che il Bene aveva definitivamente trionfato e che la sofferenza era solo un ricordo del passato. Ora il destino dell'uomo era quello di vivere in pace e in armonia in quel luogo meraviglioso, amando e gioendo della gioia propria e altrui. La morte alla fine sarebbe arrivata ma non si sarebbe trattato più di un trauma temuto di cui evitare perfino di parlare.........la morte, la sorella morte, non sarebbe stata altro in realtà, che un ambito passaggio verso un qualcosa di ancora più meraviglioso che attendeva l'uomo: la completa e totale Comunione con Dio con il quale avrebbe finalmente condiviso le bellezze dell'universo, quel Dio che ora faceva solo intravvedere la sua benevola presenza con quella meravigliosa e misteriosa luminescenza che avvolgeva e “riscaldava” tutto e tutti. Anche l'equipaggio dell'Aurora si era trovato di colpo ad essere parte di quel disegno meraviglioso. L'astronave si era di colpo dissolta e tutti si erano trovati immersi di colpo in quello che sembrava un sogno meraviglioso, un sogno però che questa volta non avrebbe mai più avuto un amaro risveglio. Il sogno era finalmente diventato realtà. GLORIA A DIO NEL PIU' ALTO DEI CIELI E.....PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'.

Nessun commento:

Posta un commento